21 gennaio 2013 Edoardo VIRGILI

La memoria umana: diverse tipologie di memoria e disturbi della memorizzazione.


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Argomenti



• Definizione di memoria.



• Processi di memoria: codifica, ritenzione, recupero.



• L’oblio: perché dimentichiamo?



• I sistemi di memoria: memoria a breve termine, memoria a lungo termine (modello di Atkinson e Shiffrin).



• Memoria di lavoro (Woking Memory).



• Memoria a lungo termine: esplicita (episodica: retrospettiva e prospettica; semantica), implicita (condizionamento, priming, procedurale).



• Sedi neurali dei diversi sistemi di memoria: memoria esplicita (Henry Molaison), memoria procedurale.



• Meccanismi biomolecolari della memoria.



• Mnemotecniche. La sindrome dei Savant (idiots savant)



• La memoria degli anziani.





Definizione



• La memoria è la capacità di un organismo di immagazzinare, conservare e richiamare informazioni. Il cervello attraverso delle modifiche biologiche è capace di conservare le informazioni.




• La memoria è una funzione psichica fondamentale sulla quale si fonda ogni comportamento e ogni apprendimento. La nostra stessa personalità è fondata sulla memoria: abbiamo dei modello di comportamento (script) che adottiamo, dei modelli di relazione (MOI) basati sul tipo di attaccamento. Senza memoria non siamo più niente.

 

• I processi di memoria dipendono da fattori biologici, cognitivi, emotivi e motivazionali.



• La memorizzazione può avvenire anche inconsapevolmente, incidentalmente, automaticamente, senza sforzo. Ma la memoria è fondamentalmente un processo attivo in cui le informazioni vengono elaborate, associate, organizzate.



• La memoria non è una funzione unitaria. Non esiste una forma unitaria di memoria. Non possiamo dire che una persona ha in assoluto buona memoria.



• Le ricerche documentano che molte persone hanno una buona memoria per certe informazioni, per certi compiti ma non per altri. Buona memoria visiva, ma non verbale, ecc.



• Esistono diverse forma di memoria, diversi sistemi di memoria.

 

Questa ipotesi è sostenuta da diversi dati di ricerca:



1. Pazienti colpiti da amnesia evidenziano deficit mnestici differenziati: esempio molti amnesici non ricordano più chi sono, come si chiamano, non ricordano più niente della loro vita (hanno perso completamente la loro memoria autobiografica); ma conservano il linguaggio, sanno leggere, conservano la conoscenza enciclopedica (qual è la capitale della Cina, chi era Garibaldi, la tabellina del 3, ecc.) essi hanno conservata la loro memoria cosiddetta semantica. Un caso famoso è quello del musicista inglese Clive Wearing, che a causa di un virus (herpes simplex) era stata colpito da encefalite, egli non ricordava quasi niente ma aveva conservato le sue abilità musicali: sapeva suonare il piano, dirigere un coro, aveva mantenuto delle memorie cosiddette procedurali (dei saper fare).



2. Studi di neuroimmagine hanno evidenziato che diverse aree cerebrali mediano differenti compiti di memoria.


3. Studi di psicologia evolutiva hanno rilevato uno sviluppo differenziale delle diverse abilità di memoria. Ad esempio i bambini hanno una sviluppata memoria visiva paragonabile a quella degli adulti, mentre non hanno sviluppato una adeguata memoria verbale.


Processi di memoria

Prima di parlare dei sistemi di memoria è prioritario conoscere come avviene il processo di memorizzazione.


La memorizzazione è basata su 3 processi:


1. La codifica: acquisire ed elaborare l’informazione.


2. La ritenzione o immagazzinamento: mantenere le informazioni nella memoria



3. Il recupero: riportare le informazioni allo stato attivo



La codifica



La codifica si riferisce al modo in cui la nuova informazione viene inserita in un contesto di informazioni precedenti.

Il codice è il formato con cui la mente immagazzina l’informazione.

I codici usati possono essere di vario tipo: visivo, fonologico, o semantico.

Secondo la teoria dei livelli di elaborazione (Craick e Lockhart, 1972) più è profondo il livello di elaborazione nella codifica più è probabile che la traccia di memoria (engramma) sia duratura.



• Limiti del processo di codifica:



- Mancanza di attenzione.



- Mancanza di motivazione.



- Insufficienza del processo sensoriale.



- Scarsa comprensione del materiale da memorizzare.



• La codifica può essere:



- Esplicita: consapevole, volontaria, attiva (produce un



ricordo migliore).



- Implicita: inconsapevole, involontaria, passiva (produce un



ricordo peggiore).




La ritenzione

• La ritenzione è il processo di immagazzinamento. La qualità, la durata della ritenzione dipende dalla profondità della codifica, cioè dalla elaborazione e riorganizzazione del materiale.



• Esempio:



Devo ricordare i seguenti numeri: 6-9-3-7-1-9-1-8



(posso memorizzare ripetendo questi numeri ma la ritenzione sarà breve, ritenzione di mantenimento, cioè mi dimenticherò rapidamente).

Se invece associo questi numeri in questo modo il ricordo sarà molto duraturo, ritenzione elaborativa:



69 (sbarco sulla luna)



37 (temperatura corporea)



1918 (fine della prima guerra mondiale)



Nel secondo caso la ritenzione sarà duratura perché la codifica è stata più profonda il materiale da ricordare è stata elaborato e riorganizzato, c’è stato il processo di chunking (raggruppamento).



Nel primo caso devo ricordare una serie numerica costituita da otto numeri : 6-9-3-7-1-9-1-8.



Nel secondo caso devo ricordare una serie numerica costituita da soli 3 numeri (unità di informazione):



69-37-1918.

Inoltre il materiale è stato collegato ad altre conoscenze stabili nella memoria.



Esempi personali:


il mio primo numero di telefono è stato:



70763.



Questo numero non l’ho più dimenticato perché ho

fatto una elaborazione matematica: 70 – 7= 63.



Mio figlio non ricordava mai una tabellina: 7 x 8 = 56. Gli ho

suggerito di fare un collegamento, cioè di pensare al conteggio

5-6-7-8: prima di 7 e 8 c’è 5-6 (56).
In questo caso ha associato una nuova informazione instabile ad una informazione molto stabile, automatizzata, il conteggio:
5-6-7-8.

Il recupero


• Il recupero è la rievocazione del materiale, dipende da due fattori: la qualità della traccia di memoria, i cues (cioè gli stimoli per attivare la traccia).



• Secondo Tulving ciò che una persona ricorda non dipende soltanto dalla qualità della traccia mnestica, dalle sue proprietà in quanto tali, infatti le tracce di memoria sono solo disposizioni o potenzialità.


• Affinché il recupero avvenga devono essere presenti uno o più suggerimenti (cue) appropriati che attivino la traccia.



Principio di specificità di codifica (Tulving)



• Deve esistere una compatibilità tra la traccia codificata e le caratteristiche dell’informazione presente al recupero per attivare il ricordo (cues ):

• Ad esempio per ricordare un testo: i cues possono essere specifiche parole chiave associate a specifiche unità semantiche in un testo.



• I cues devono essere distintivi e specifici per la traccia che vogliamo recuperare (non devono essere associati a molte altre potenziali risposte).



Il recupero



• Il recupero può essere esplicito (consapevole) siamo consapevoli che stiamo ricordando.



Il ricordo consapevole si valuta con due compiti diversi:



1. La rievocazione: lettura di lista di parole e successivamente si devono ricordare (assenza di stimolo).



2. Il riconoscimento: lettura di lista di parole, poi si presentano delle parole e il soggetto deve dire se queste appartenevano o meno alla lista (presenza di stimolo)



Il recupero può essere implicito (inconsapevole) non siamo consapevoli che stiamo ricordando, ma il nostro ricordo è influenzato da apprendimenti precedenti.

Ricordo di procedure (comportamenti automatici): andare in bicicletta.

Ipotesi relative all’oblio (perché dimentichiamo)



• Secondo l’ipotesi del decadimento, le tracce mnestiche decadono nel corso del tempo. La variabile critica è quindi l’intervallo tra la codifica dello stimolo e la rievocazione: maggiore l’intervallo maggiore il decadimento.





• Secondo l’ipotesi dell’interferenza, le vecchie e le nuove informazioni interferiscono con le informazioni da memorizzare. Interferenza retroattiva: la nuova informazione inibisce il recupero di vecchie informazioni. Interferenza proattiva: la vecchia informazione inibisce il recupero di materiale appreso di recente


• Altre spiegazioni enfatizzano il ruolo dei cues (indizi) per il recupero (e la loro distintività) e la compatibilità’ tra il contesto di codifica e quello di rievocazione.



• Un’altra ipotesi di tipo neuroscientifico ipotizza che le tracce mestiche appena formate richiedano un processo di consolidamento che dura per un tempo variabile (ore o giorni). Se il consolidamento è disturbato (ad esempio da materiale interferente appreso dopo – interferenza retroattiva), la traccia sarà debole e difficile da recuperare.




Ruolo dei cues e del contesto


Tulving (1974) sostiene che si dimentica per due motivi:


1. Perché l’informazione non è più disponibile in memoria (oblio legato alla traccia).


2. L’informazione è disponibile in memoria ma non è accessibile (recuperabile).



Ruolo dei cues nel recupero



I cues presenti al momento della codifica facilitano la rievocazione se sono disponibili anche al momento del recupero.



Cues Esterni



Intrinseci: elementi associati alle informazioni da ricordare

all’interno del contesto di apprendimento (e.g., parole chiave

associate a brani)



Estrinseci: elementi del contesto di apprendimento (e.g., luogo)



Cues Interni

Umore: se si è dello stesso umore al momento della codifica

e della rievocazione, la prestazione migliora. Effetto maggiore

con umore positivo e con eventi personali.



Sistemi di memoria



• La ricerca ha portato prove a favore di una struttura multicomponenziale della memoria: la memoria è costituita da sistemi diversi.



• Le prove a favore della natura multicomponenziale delle memoria sono di diverso ordine:

1. Sovraccaricare un sistema lascia intatti gli altri sistemi.

2. Specifiche lesioni cerebrali possono danneggiare un sistema

ma non gli altri, gli amnesici mostrano deficit mnestici differenziati.

3. Studi di neuroimmagine hanno evidenziato che diverse aree cerebrali mediano differenti compiti di memoria.



Memoria a breve termine e memoria a lungo termine



• Un’importante distinzione tra i sistemi di memoria è legata alla durata della ritenzione e del ricordo per cui si parla di memoria a breve termine (mbt) che determina una memorizzazione temporanea (per un tempo dell’ordine di secondi) e di una memoria a lungo termine (mlt) che permette una memorizzazione per tempi lunghi, permanente.

Esistono diverse prove a favore di questi due sistemi di memoria:



1. Prove neuropsicologiche (Milner, 1966; Baddeley e Warrington, 1970; Shallice e Warrington, 1970): presenza di soggetti con una normale MBT associata ad una MLT molto compromessa o, viceversa, di pazienti con un funzionamento normale della MLT associata ad una MBT deficitaria.



2. Capacità di immagazzinamento: (Miller, 1956; Craik, 1971; Waugh, 1970): una serie di studi ha evidenziato la presenza di una capacità diversificata di immagazzinamento nelle due componenti mnestiche. La MBT presenta una limitata capacità d’immagazzinamento ma una notevole velocità nella registrazione e rievocazione delle informazioni; al contrario, la MLT ha una capacità molto ampia ma una maggiore lentezza nei processi di immagazzinamento e di richiamo



3. Codifica differenziale (Conrad, 1964; Conrad e Hull, 1964; Baddeley, 1966): questi studi hanno evidenziato la presenza di modalità diversificate di immagazzinamento nelle due componenti mnestiche: la MBT fa affidamento prevalentemente su una codifica acustica-fonologica, mentre la MLT su una codifica prevalentemente semantica.

4. Studi effettuati su animali hanno evidenziato che la MBT a si basa su modifiche transitorie nella comunicazione neuronale, mentre la MLT si realizzi tramite modifiche più stabili nella struttura neuronale.



• Vi presento un modello di memoria molto noto risalente alla fine degli anni 60. Tale modello è stato superato ma ci serve a capire le differenza tra MBT e MLT.



• Il modello multicompineniziale di Atkinson e Shiffrin (1968)


Schema del modello di ATKINSON E SHIFFRIN



Modello multicomponenziale di Atkinson e Shiffrin (1968)


• Questo modello, elaborato nel 1968, prevede l’articolazione della memoria in tre sottosistemi o magazzini:

1. Magazzino Sensoriale, capace di conservare una quantità limitata di informazioni sensoriali per un lasso di tempo molto breve;

2. Magazzino a Breve Termine, caratterizzato da limiti di capacità e di tempo;

3. Magazzino a Lungo Termine, capace di mantenere un numero virtualmente infinito di informazioni per un tempo indefinitamente lungo.



• Magazzino sensoriale: i magazzini sensoriali servono a ‘prolungare’ la durata della stimolazione sensoriale, in modo da favorire la sua analisi. Il tempo di ritenzione degli elementi in questo registro sensoriale è dell’ordine di 1 secondo circa. In questo sistema, strettamente connesso ai processi percettivi, è possibile distinguere registri specifici per le diverse modalità sensoriali: avremo quindi una memoria iconica e una memoria ecoica, maggiormente studiate e, più in generale, una tipologia distinta di memoria per ciascuno degli altri sensi.



• Magazzino a breve termine (MBT): l’informazione selezionata, attraverso l’attenzione, dalla memoria sensoriale può successivamente accedere al magazzino di memoria a breve termine (MBT) che rappresenta un sistema di elaborazione e di ritenzione dell’informazione con capacità limitata e durata limitata. La capacità è di 7 (più o meno 2) unità di informazione (Miller, 1956), il tempo di durata è di pochi secondi (circa 2s l’informazione visiva, da 2s a 20s quella uditiva), l’informazione può essere rinfrescata, riattivata tramite il processo di reiterazione (o rehearsal).



• Magazzino a lungo termine (MLT): Il modello prevede che il processo di reiterazione consenta alle informazioni, contenute nella MBT, di passare nella MLT. Tale struttura presenta una capacità molto estesa, per non dire illimitata, e un tempo di ritenzione lunghissimo che può estendersi per tutto l’arco di vita del soggetto. La MLT a sua volta come vedremo comprende diversi sottosistemi.



Limiti del modello di Atkinson e Shiffrin (1968)



1. Una tesi fondamentale del modello era che la probabilità che un’informazione passasse dalla MBT alla MLT dipendesse del suo tempo di permanenza all’interno della MBT. Questo principio fu ampiamente disconfermato da diversi studi, tra cui quello di Tulving (1966) e quello di Bekerian e Baddeley (1980).



Esperimento di Tulving (1966): fece ripetutamente leggere ad un gruppo di soggetti, una lista di parole che furono poi incluse all’interno di un’altra lista più ampia che i soggetti dovevano ricordare. I risultati dimostrarono che, in realtà, le parole che erano state precedentemente lette non venivano ricordate meglio rispetto a quelle che il soggetto vedeva per la prima volta all’interno della lista; questo significa che la semplice ripetizione del materiale non incrementa il suo successivo apprendimento e quindi non facilita il suo ingresso nel magazzino di memoria a lungo termine.



2. Il modello riteneva fondamentale il ruolo del magazzino a breve termine per i processi di apprendimento duraturi e quindi, anche per le prestazioni intellettuali; questo assunto, fu smentito tramite l’analisi dei pazienti con danni cerebrali. Se il principio infatti, fosse stato valido, i pazienti con seri danni alla MBT avrebbero dovuto presentare anche notevoli deficit di apprendimento a lungo termine. In realtà questo fatto non fu affatto riscontrato.



3. Il terzo assunto del modello di A. e S. era che il magazzino a breve termine fosse una struttura unitaria. Secondo il modello nella prova di digit span (ricordo di cifre) man mano che il numero di cifre da ricordare aumenta tale numero va ad occupare tutta la capacità disponibile della MBT e quindi il soggetto incomincia a sbagliare. Questa ipotesi è stata confutata attraverso il paradigma sperimentale del compito secondario.



• Il paradigma del doppio compito (Baddeley e Hitch, 1974) consisteva nel sottoporre ai soggetti due compiti contemporanei: un compito primario (apprendimento di una lista di parole non collegate) mentre eseguivano un compito secondario (ricordo di sequenze di cifre) che essi dovevano ripetere ad alta voce.



• Risultati dell’esperimento del doppio compito:



secondo il modello di A e S con l’aumentare del carico di cifre da ricordare (compito secondario) dovrebbe essere occupata gradualmente tutta la capacità della MBT, con un carico di 6 cifre che si avvicina alla capacità massima di MBT, tutto il magazzino a breve termine dovrebbe essere saturo, quindi non ci dovrebbero essere più risorse disponibili per eseguire il compito primario (ricordo di liste di parole) e nel ricordo di parole dovrebbe essere annullato l’effetto recenza. I risultati dell’esperimento evidenziano che con un carico di 3 cifre il decremento della prestazione nel compito primario era minima e con una carico di 6 cifre il decremento della prestazione era significativo ma non catastrofico, inoltre veniva conservato l’effetto recenza.



4. Il limite principale era costituito dal fatto che era di natura prevalentemente strutturale, cioè era focalizzato sulla suddivisione della memoria in un certo numero di magazzini, mentre non prestava sufficientemente attenzione agli aspetti funzionali, cioè ai processi di codifica e di controllo delle informazioni (ammetteva solo il processo di rehearsal).

 






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