29 marzo 2012 Lenina DONINI

Ambiente: aspetti culturali, antropologici.

• L’uomo esisterà nel centomila dopo Cristo.
• Non ci estingueremo come i dinosauri.
• Non avremo tre gambe ed un occhio solo.
• Incontreremo per strada robot di silicio.
• Il surriscaldamento ci costringerà al nomadismo, non raggiungeremo stelle lontane.
• Continueremo a sentirci soli a meno che, nel frattempo non venga a trovarci qualche specie più evoluta e più veloce della nostra.



Definizione di ambiente: termine derivante dal latino ambo (ambedue) che significa tutto cio’ che ci circonda.Da questa definizione, chiaramente ampia e quindi generica, ne derivano altre più circoscritte e quindi più specifiche:
1- L’insieme delle condizioni fisico-chimiche e biologiche che permettono e favoriscono la vita degli esseri viventi;
2- Complesso di condizioni sociali, culturali e morali nel quale una persona si trova, si forma, si definisce.
Il sostantivo ambiente arricchito di una aggettivo esprime un significato ancora più specifico quali ad esempio ambiente naturale, ambiente umanizzato, ambiente sano, ambiente aristocratico, ambiente di lavoro, ambiente operativo (in campo informatico) ecc.
Dal sostantivo ambiente deriva l’aggettivo ambientale esempio:
1- Condizioni ambientali
2- Intercettazioni ambientali
3- Difficoltà ambientali
4- Musica ambientale (new age)

Una delle domande fondamentali che gli studiosi si sono posti fin dall’antichità è la seguente: in che modo ed in che misura l’ambiente influisce sul genere umano?



Altra domanda: in che modo ed che misura il genere umano influisce sull’ambiente?



Ulteriore domanda: il genere umano distruggerà l’ambiente o viceversa?



A queste domande non esistono risposte inivoche, ma una serie di spiegazioni derivanti dalla complessità e dalla storia dell’umanità.


I no-Tav esistevano nell’antichità o sono una realtà abbastanza recente?



Ambiente naturaleNoi non conosciamo, né altri prima di noi hanno mai conosciuto un ambiente naturale, cioè senza la presenza degli esseri viventi: anche gli uomini primitivi hanno conosciuto un ambiente già modificato dalla loro stessa presenza; eventualmente si tratta di quanta parte dell’ambiente naturale sia stato modificato attraverso il millennio. L’ambiente è sempre stato sottoposto ad un processo di cambiamento sia da fattori naturali che umani.



CulturaLa nozione di cultura (dal verbo latino colere, "coltivare") appartiene alla storia occidentale. L'utilizzo di tale termine è stato poi esteso a quei comportamenti che imponevano una "cura verso gli dei", da cui il termine "culto".
• Il concetto moderno si può intendere come quel bagaglio di conoscenze e di pratiche acquisite ritenute fondamentali e che vengono trasmesse di generazione in generazione. Tuttavia il termine cultura nella lingua italiana denota più significati principali di diversa interpretazione:
Una concezione (Positivismo/utilitarismo), pragmatica presenta la cultura come formazione individuale, volta all'esercizio di acquisizione di conoscenze "pratiche". In tale accezione essa assume una valenza quantitativa, per la quale una persona può essere più o meno colta (pseudo-saperi);
Una concezione (Antropologia/Etica), metafisica presenta la cultura come un processo di sedimentazione dell'insieme patrimoniale delle esperienze condivise da ciascuno dei membri (Morale/Valoriale), delle relative società di appartenenza (Sociologia/Istituzioni), dei codici comportamentali condivisi(Morale/Costumi), del senso etico del fine collettivo (Escatologia/Idealismo), e di una visione identitaria storicamente determinata (Antropologia identitaria/Etnicità), come espressione ecosistemica di una tra le multiformi varietà di gruppi umani e civiltà nel mondo.
Concerne sia l'individuo, che i grandi gruppi umani (Sociologia/Collettività), di cui egli è parte. In questo senso il concetto è ovviamente declinabile al singolare, riconoscendosi ciascun individuo quale membro "di diritto", del gruppo etno-culturale di appartenenza Etno-identitaria, nonché nel "patto di adesione sociale" e nelle sue regole etiche ed istituzionali volte al fine della "autoconservazione" del gruppo etnico stesso.
Una concezione di senso comune è, inoltre, il potere intellettuale o "status", che vede la cultura come luogo privilegiato dei "saperi" locali e globali, tipico, delle Istituzioni "superiori", come le "conoscenze specializzate"(Scienza/tecnologia),
la Politica (Parlamento/Partiti),
l'Arte (Spettacolo/Rappresentazione), l'Informazione(Media/Comunicazione),
la interpretazione storica degli eventi (Storia/Ideologie), ma anche la influenza sui fenomeni di costume (Società/Modelli), e sugli orientamenti (Filosofia/Credenze religiose), delle diverse popolazioni, fino a livelli di misura planetaria.
Una concezione di tipo Istituzionale (Educazione/Pedagogia), che vede la cultura come strumento di formazione di base e di preparazione al lavoro nell'ordine di una Società economica, meritocratica e delle competenze remunerabili;
• E' opportuno ricordare che il 13 Settembre del 2007, a New York è stata approvata la DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEI POPOLI INDIGENI (45 Articoli), con voto quasi unanime (4 contrari), i cui si sancisce che "Le popolazioni indigene hanno il diritto di praticare e vivere le loro tradizioni e costumi, di essere rispettati nei loro diritti religiosi e spirituali e nelle loro proprietà intellettuali". Tale Dichiarazione fa seguito a quella precedente della "AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLI" della Carta delle Nazioni Unite del 1945, del Patto Internazionale sui diritti civili e politici (ONU) del 1966, nonché del trattato CSCE ad Helsinki nel 1975.



Usi tipiciAlcuni usi tipici del termine, nella vita quotidiana, possono essere utili ad indicare l’estensione semantica del concetto:
“ Ci sono diverse differenze culturali tra Oriente ed Occidente”
“Umberto Eco è una persona di grande cultura”
“La musica pop è usata dai gruppi giovanili per affermare la loro identità culturale”
“La cultura di massa ha un effetto di omologazione”
“Le telenovelas sono espressione della cultura americana”
“La cucina italiana è parte della tradizione culturale del nostro Paese”
“Il dialogo fra culture è necessario ma difficile”
Esistono quindi diversi significati del concetto di cultura:
Secondo una concezione classica la cultura consiste nel processo di sviluppo e mobilitazione delle facoltà umane che è facilitato dall'assimilazione del lavoro di autori e artisti importanti e legato al carattere di progresso dell‘età moderna.
Secondo una concezione antropologica la cultura - o civiltà - presa nel suo più ampio significato etnologico è “quell'insieme complesso che include il sapere, le credenze, l‘arte, la morale, il diritto, il costume, e ogni altra competenza e abitudine acquisita dall'uomo in quanto membro della società” secondo la nota definizione dell‘antropolo inglese Edward Tylor (da Cultura primitiva, 1871).
• Negli anni, la definizione antropologica di Cultura è molto cambiata, secondo l‘antropologo Ulf Hannerz, "una cultura è una struttura di significato che viaggia su reti di comunicazione non localizzate in singoli territori".
• La definizione dell‘Unesco considera la cultura come "una serie di caratteristiche specifiche di una società o di un gruppo sociale in termini spirituali, materiali, intellettuali o emozionali".
• L'uso popolare della parola cultura in molte società occidentali può riflettere semplicemente il carattere stratificato di queste società: molti usano questa parola per designare i beni di consumo, e attività come ad esempio la cucina, l‘arte o la musica. Altri usano il termine di “cultura alta" per distinguere quest'ultima da una presunta cultura "bassa", intendendo con quest'ultima l'insieme dei beni di consumo che non appartengono all‘élite.



In antropologiaLa cultura in senso antropologico consiste in;
Sistemi di norme e credenze esplicite,elaborati in modi più o meno formalizzati
Costumi ed abitudini acquisite da esseri umani per il semplice fatto di vivere in determinate comunità comprese quindi le azioni della vita quotidiana
Artefatti delle attività umane,dalle opere d’arte vere e proprie agli oggetti di uso quotidiano e tutto quanto fa riferimento alla cultura materiale,al sapere necessario per vivere.
Le caratteristiche che definiscono la cultura nella concezione descrittiva dell’antropologia sono principalmente tre:
La cultura è appresa e non è riducibile alla dimensione biologica dell’uomo. Ad esempio il colore della pelle non è un tratto culturale bensì una caratteristica genetica
La cultura rappresenta la totalità dell’ambiente sociale e fisico che è opera dell’uomo
La cultura è condivisa all’interno di un gruppo o di una società. Essa è distribuita in maniera omogenea all’interno di tali gruppi o società.
Perché un’azione o un tratto possano essere definiti ”culturali” occorre quindi che siano condivisi da un gruppo. Ciò non significa ,però, che un fenomeno “culturale” debba essere obbligatoriamente condiviso dalla totalità della popolazione:è necessario lasciare spazio per la normale variabilità individuale.

Anche per quanto riguarda le variazioni di comportamento tra individuo ed individuo all’interno di una società, però, è possibile individuarne dei limiti circoscritti proprio dalle norme sociali che regolano quel determinato gruppo.

Frequentemente gli individui appartenenti ad una determinata cultura non percepiscono la loro condotta regolata da tali norme che impongono quale comportamento sia consentito e quale no.

In antropologia l’insieme di queste norme sociali(comunemente chiamate ideali) vengono definite modelli culturali ideali.



Le proprietà antropologiche della culturaLa Cultura è:
un complesso di modelli (idee,simboli,azioni,disposizioni) PER e DI:
in tutte le culture esiste un modello di(es. pulizia,decoro,legge),un modello attraverso cui si pensa qualcosa. I modelli DI generano modelli PER,modelli guida al diverso modo di agire,
operativa:permette un accostamento al mondo in senso pratico ed intellettuale ed un relativo adattamento ambienta. Permette quindi di passare dall’ideale all’operatività.
selettiva:effettua una selezione di modelli funzionali al presente
dinamica:si mantiene nel tempo,ma non è fissa. Interagendo con altre culture vi cambiamenti reciproci.
stratificata e diversificata:all’interno della stessa società si notano differenze culturali in base all’età,al genere,al reddito,ecc., e queste differenze condizionano i comportamenti sociali. A seconda delle società vi è inoltre una diversa distribuzione della cultura.
La cultura presenta al proprio interno dei dislivelli. Gramsci, schematizzando, parlò di Cultura Egemonica (che ha il potere di definire i suoi confini) e Cultura Subalterna che, non avendo tale potere, non ha possibilità di definirsi. Ad esempio la divisione tra Hutu e Tutsi è nata in seguito alla colonizzazione belga. Nella società moderna, pur essendo presenti differenze culturali su base linguistica ed etnica, esse sono tollerate perché viene favorita l'integrazione culturale tramite l'istruzione obbligatoria e le classi sociali non hanno confini rigidi: Baumann addirittura parla di «modernità liquida».
basata sulla comunicazione: la cultura nasce infatti da uno scambio costante
olistica: (da olos, intero) ed è quindi formata da elementi interdipendenti tra loro. Ad esempio vi è un legame tra la religione e l’alimentazione di un paese e di conseguenza sull’economia. Secondo alcuni antropologici alcune culture sono più olistiche perché realizzano meglio questa interdipendenza tra elementi ( es. la divisione nelle caste indiane e lo stretto legame tra di esse).
Porosa: vi sono continui sconfinamenti tra le culture ed è difficile definire un vero limite, un vero confine tra culture.
La Cultura non è apparato esteriore della vita. È consapevolezza pratica legata alla propria esperienza individuale (nihil in intellectu quod non fuerit in sensu) , divenuta anche teorica attraverso una rete concettuale via via più complessa in base all'apporto del mondo esterno, delle esperienze altrui, di quanto gli autori-aumentatori hanno trasmesso di loro e del loro mondo (della loro epoca). È fatto sia individuale che sociale. Sociale però anche in senso negativo: i modelli che provengono dall'esterno, proprio perché si pongono come modelli, ci rendono passivi se ci danno l'illusione di aver trovato il significato e persino il fine da perseguire. Più che di imitazione, dinamica ricerca di miglioramento, si tratta spesso di pura e semplice seduzione ovvero di sviamento. Negli aspetti sociali della cultura c'è più apparato esteriore che stimolo alla personalità di ciascuno: più paternalismo e padreternismo e machismo che autentica liberazione. Più competizione (siamo i primi, siamo gli unici, siamo i migliori) che autentica liberazione. In poche parole c'è più sussiego che autenticità e sviluppo. (Lucia degli Scalzi)

Fritjof Capra rappresenta la Cultura di una rete sociale come una cellula con un nucleo culturale più definito e dei confini porosi. A seconda dei propri valori una cultura può essere aperta o chiusa, così come una cellula accetta alcuni elementi ed altri no.
A partire dagli anni 60/70 del 900, il concetto di cultura ha iniziato ad avere un ruolo centrale e non più marginale. La struttura produttiva e occupazionale (società dei servizi) cambia e si sviluppano i vari settori. La cultura dunque porta cambiamento, che a sua volta valorizza il marketing, la qualità del prodotto, le strategie economiche: tutti elementi che necessitano la conoscenza. Ogni cultura è relativa alla società o al gruppo a cui appartiene.
Essa può essere per esempio la vita familiare, la religione, gli abbigliamenti, le consuetudini ecc, ed è limitata ad un determinato arco di tempo e luogo. Uno dei più grossi errori della storia è stato quello di gerarchizzare la cultura, un vero e proprio atto di egoismo che ha comportato la credenza e il sostenimento di culture “superiori” ad altre, generando il blocco culturale delle nazioni e quindi conflitti internazionali. Oggi invece siamo nel pieno della globalizzazione: si può dunque parlare di Sincretismo, la fusione/conciliazione di più credenze.



Distinzioni• La cultura si può distinguere in base agli Aspetti materiali e quelli Immateriali:



Aspetti materiali (cultura materiale)


Sono oggetti, artefatti, tecnologia e beni di consumo: prodotti da una società. Secondo William Ogburn (sociologo usa), la cultura materiale muta sempre più velocemente in maniera progressiva. 2) Aspetti immateriali (cultura adattiva): linguaggio, simboli, conoscenze ecc. - Tuttavia esiste una correlazione (o meglio Interdipendenza) tra i due tipi di cultura, ovvero non può esistere la cultura materiale
senza quella immateriale: la materiale è portatrice dell’immateriale, ed è responsabile dei cambiamenti e dei modi di vita. Secondo Weber, in Cina erano molto più avanzati dell’Occidente, ma la presenza dell’etica confuciana e il tipo di società bloccavano la rivoluzione capitalista. In occidente, invece, la rivoluzione protestante sbloccò il capitalismo e svegliò il suo sviluppo economico. La cultura immateriale è sempre più lenta: le mentalità rimangono immutate per secoli.



Aspetti immaterialiSono i valori, le norme e i simboli: 1) Valori: definiscono ciò che è considerato importante in una cultura. I valori sono le idee e le sensibilità. Guidano gli esseri umani nella loro interazione con l’ambiente sociale. 2) Norme: Regole di comportamento scritte (formali) o non scritte (informali), che riflettono i valori di una cultura. Il conformismo, per esempio, è l’adattarsi a opinioni, usi e comportamenti preesistenti e prevalenti.
Le norme informali sono soggette a sanzioni da quelle formali. 3) Simboli: ogni insieme di lettere dell’alfabeto rimanda a un significato. Il linguaggio, infatti, è un simbolo. Ciò che ci distingue dagli altri esseri viventi, è la capacità di condividere e comprendere i simboli.



Diffusione ed influenzaEsistono diversi tipi di cultura: 1) Cultura dominante (Egemone): è il cosiddetto senso comune, l’insieme delle opinioni prevalenti in una determinata società: il modo in cui giudichiamo le cose. 2) Subcultura: è l’insieme di valori o norme che identificano un gruppo all’interno di una società (Partito politico, Hacker, ecc.). Si pone al fianco di quella egemone, ma non per questo è da considerarsi inferiore. Non si pone in contrasto con essa.
La società odierna è caratterizzata da più minoranze culturali. 3) Controcultura: si pone in conflitto con le norme dominanti e mina a sostituirsi a quella egemone (prevalente). È simile al concetto di anticonformismo.



La cultura in base al soggetto produttore• Da chi viene creata una cultura? E a quali scopi? E’ possibile distinguere diversi livelli di cultura: 1) Alta cultura: composta da cose prodotte intenzionalmente dagli intellettuali, con uno scopo preciso, un proprio codice e canone estetico. 2) Cultura popolare: cultura prodotta non intenzionalmente da Non intellettuali nel corso delle loro attività sociali (es. cucina, costumi, proverbi). È la tradizione. 3) Cultura di massa (Pop): prodotta intenzionalmente dai mass media e dalle industrie.
L’industria culturale è composta da cinema, tv, radio ecc, e traggono profitto economico. La cultura Pop è la cultura di massa che sostituisce la tradizionale cultura popolare, egemonizzando la vita quotidiana degli individui e dei gruppi. Il capitalismo e i mass media hanno dominato e pilotato in pochi anni gli individui e le loro menti, plasmandoli per mezzo dei prodotti di massa (di cui si fa un grande uso), pur avendo un margine di libertà di utilizzo.



Nell'era della globalizzazione• Con l'avvento della
globalizzazione lo studio della cultura si complica e semplifica allo stesso tempo. Se nella modernità i territori erano concepiti come contenitori di culture, nell'epoca contemporanea la cultura viene studiata in una prospettiva relazionale e reticolare. L'antropologo svedese Ulf Hannerz afferma infatti che “in quanto sistemi collettivi di significato le culture appartengono innanzituto alle relazioni sociali e ai network di queste relazioni. Appartengono ai luoghi solo indirettamente e senza una necessità logica” (da La complessità culturale, 1998).



L’antropologia culturale può essere definita come il “sapere” della differenza.Il termine “sapere” per indicare che l’antropologia moderna è nata in occidente e si è sviluppata secondo le modalità che costituiscono la conoscenza entro la tradizione scientifica ed accademica occidentale.
Il termine “differenza”, viceversa per, delimitare la specificità dell’ambito disciplinare antropologico, appunto, discorso che parla degli altri. (Ivo Pazzagli - Antropologia dell’educazione)
Secondo lo stesso autore il concetto di cultura può essere considerato il più potente strumento di analisi delle differenze tra i gruppi sociali.
L’antropologia culturale ha origine nella seconda metà del secolo XIX ed il suo fondatore può essere considerato Lewis Henry Morgan.
Agli inizi del XX secolo si sviluppò in forme diverse in Europa e negli Stati Uniti.
Fondamentale comunque rimane lo studio, attraverso l’osservazione diretta dei comportamenti dei popoli definiti “primitivi”:obbiettivo era la spiegazione/comprensione delle grandi differenze rispetto ai popoli occidentali. Nello stesso periodo nasce il concetto di identità e radici.
L’identità è incontro tra l’individuo e la sua cultura di riferimento; che con un complesso di modelli di idee e simboli serve all’individuo per il comportamento e per il pensiero.
L’apparente predisposizione deriva dalla introiezione di modelli culturali e corrisponde ad un sistema durevole di disposizioni fisiche ed intellettuali che sono il risultato dell’interiorizzazione di modelli di comportamento e di pensiero elaborati dalla cultura nella quale viviamo in risposta all’ambiente fisico, sociale e culturale che ci circonda.
E’ intorno a cinquantamila anni fa che gli esseri umani “moderni”cominciarono a differenziarsi somaticamente in seguito al processo migratorio e di dispersione della specie. La conferma è avvenuta anche attraverso la scoperta per gli esseri umani possiedono un codice genetico(DNA), del tutto simile a tal proposito sembra che quanto più tempo è trascorso dalla separazione di due popolazioni tanto più grande è la distanza genetica tra di esse.
Molte delle teorie antropologiche si basano sulla considerazione ed interesse per la tensione tra l’ambito locale (le culture particolari, il folklore) e l’ambito globale (la natura umana universale, ovvero la rete di connessione che unisce le persone in luoghi diversi). Fondamentale per l’antropologia degli ultimi decenni è stato sottolineare il carattere astratto e costruito non solo dei concetti di etnia e gruppo, ma addirittura dello stesso concetto di cultura.
Da alcuni antropologi viene addirittura contestato come non fondato ed accusato di contribuire alla creazione di identità forti utilizzate in contrasti politici. Lo scrittore Maurizio Bettini nel suo saggio spiega la pericolosità del mito delle radici intese come falsa metafora biologica che lega tradizioni ed identità.
“Gli oggeti si mondializzano, gli individui si tribalizzano” in una società “liquida”.Bauman
Secondo l’antropologo Bauman siamo in una società liquida, incerta in cui i punti fermi tradizionali sono venuti via via a mancare la postmodernità è un’epoca segnata dalla contingenza, dal sovraccarico di presente a scapito delle altre dimensioni. In questa sorta di mare immenso in cui ci troviamo a galleggiare senza meta e senza un faro in vista siamo continuamente in cerca di un approdo.
Come al naufrago si lancia una corda per aggrapparsi prima di essere portato via dalle onde, ai naufraghi della modernità si getta il salvagente della dimensione etnica. Sempre secondo Bauman “l’identità fiorisce sul cimitero delle comunità, ma lo fa grazie alla promessa di resurrezione; da questo derivano i movimenti xenofobi delle società occidentali. Ad una ridotta presenza dello Stato corrisponde una più forte ed esclusiva adesione alle piccole comunità, ai gruppi ( es. nelle periferie delle grandi città):


Siamo ad un nuovo medioevo?





IDENTITA’ di GENERE


Le due identità (maschile e femminile) stanno attraversando un processo di innovazione antropologica:





la donna:


ha superato il pregiudizio di inferiorità





l’uomo:


1) accettazione della nuova donna e compromesso con il vecchio uomo.


2) rilegittimare il suo ruolo.



La donna ha preso coscienza del suo funambolismo culturale (reggere più situazioni insieme).



L’uomo, presa coscienza → dolcezza.




Linee del processo evolutivo uomo-donna:• PARITA’ → primo passo verso le pari opportunità, ma porta discriminazione causata dall’intento di raggiungere una omologazione.
• PARI OPPORTUNITA’ →
• DIFFERENZA →
• EQUIVALENZA →
• DIVERSITA’ come RISORSA
La diversità tra culture deve tradursi in una ricchezza, valore. Per fare ciò bisogna abbattere i pregiudizi (alimentati e confermati dagli stereotipi, dà origine ad un processo di superizzazione ed interiorizzazione).


• NO:


1 – Neutralismo: ogni azione si colloca in una cultura (inclusione o esclusione)
2 – Tolleranza: perché chi tollera è superiore echi è tollerato è inferiore.
3 – Buonismo: perché indica superficialità ed ignoranza
4 – Mercificazione della vita: dare valore etico ad un bene.



• SI :


1 – Conoscenza: punto di partenza, informazione, trasmissione del sapere
2 – Comparazione: confronto per accorgersi che esistono vari punti di vista
3 – Comunicazione: innestare occasioni non occasionali di collegamento x passare dalle parole ai fatti
4 – Corresponsabilità/Responsabilità: favorire la responsabilizzazione del singolo.




Bibliografia:

Wikipedia
M.Bettarini “Contro le radici” Ed. Il Mulino
Ivo Pazzagli “Antropologia dell’educazione” Ed. Laterza
Bauman “Ogni società produce il suo straniero” Micromega 2012“

26 marzo 2012 Alessandro CIOPPI

Visita guidata al Museo Diocesano di Urbino.


22 marzo 2012 Stefano PAPETTI

"Le meraviglie del Barocco nelle Marche"

Sala del Ridotto.
In occasione delle giornate del FAI di primavera.

19 marzo 2012 Fernando MARZANI

L'ebanisteria a Cagli.

15 marzo 2012 Massimo IZZO

La rivoluzione neolitica.

12 marzo 2012 Sergio PRETELLI

Il paesaggio sonoro attuale: il secolo del rumore.

8 marzo 2012 (FESTA DELLA DONNA) Anna Maria MALGERI


LA DANZA ORIENTALE DALLE ORIGINI AI NOSTRI GIORNI


L’importanza della danza nel mondo orientale


Cosa c’è al di là dello stereotipo


L’unione con il Divino attraverso la danza orientale








Quello che l’uomo cancella dalla sua memoria il corpo lo conserva.
La danza rimane dentro di noi con il passare dei secoli e man mano che il tempo passa e le culture modificano le loro regole, il corpo sommerge le sue antiche radici, i suoi ricordi ancestrali fino a renderli invisibili!
Ma le nostre radici ci sono sempre e, se togliamo tutti i veli, le sovrastrutture dal nostro essere ecco che riappare la Danza!
Antica quanto il mondo, nata per esprimere quello che non si poteva o non si sapeva esprimere con il linguaggio, la danza è una delle espressioni insite nell’uomo.
La Danza Orientale è una danza ancestrale del nostro cuore!
E’ la nascita della terra e dell’essere umano! Si ricollega nella storia al mito della Gran Madre Terra, a Ishtar, a Venere, ricordando con i suoi movimenti circolari la nascita e il movimento dei pianeti, e riunisce nello spazio in maniera trasversale, l’India e la Spagna, passando lungo le coste del mediterraneo. Tutto il corpo partecipa alla danza facendo trasparire l’anima, la sua parte più nascosta, liberando così la propria energia vitale.


Che cos’è la danza orientale …è la musica nei Vostri occhi…
Il corpo è uno strumento che risuona con la musica, un binomio inscindibile!
Il corpo danza la musica degli occhi,
se io fossi sordo vedrei la musica su di voi,
sulla vostra danza!

guarda il video

Anna Maria Malgeri (in arte Nour el Ayat) è nata in provincia di Reggio Calabria e nella vita è un ingegnere civile che lavora per una grande azienda.
Da sempre ha avuto una grande passione per il teatro e per la danza, ha recitato come dilettante ed ha studiato , oltre la tradizionale tarantella, il flamenco ma la sua passione è la danza medio orientale.
Nour el Ayat ha iniziato studiare danza nel 1989 e ad insegnare danza del ventre a Roma nel 1994.
Nour el Ayat è tecnico federale F.I.D.S.( Federazione Italiana Danza Sportiva), maestra di Danze Orientali M.I.D.A.S. ( Maestri Italiani Danza Sportiva), nonché giudice di gara federale, le due Federazioni di Danza Sportiva sono riconosciute dal CONI. La scuola di Danza Orientale, Luna Danzante, ha sedi a Roma, Ostia, Rieti, Bolzano. Le insegnanti sono diplomate F.I.D.S e MIDAS.
Nour el Ayat tiene regolarmente degli stage di danza orientale a Roma e nel resto d'Italia.
Nour el Ayat ha una compagnia di danza araba chiamata " Al Kamar al Rakas” (La Luna Danzante)
http://www.lalunadanzante.com/

5 marzo 2012 Paolo ERCOLANI

La società post-umana. La religione, il mercato, internet: anatomia di un omicidio.





Liberalismo e liberismo coincidono? Quale il ruolo della religione oggigiorno nel costruire una società di cui non sono soggetti gli individui, relegati piuttosto a strumeti dei poteri? Viviamo in un'epoca in cui regna il processo di virtualizzazione,...poiché virtuale è l'economia, virtuale è l'entità cui facciamo riferimento per trovare consolazione, virtuale la seconda vita che ci è offerta dal web. Ma ben reali sono i danni per l'essere umano, per quell'individuo sempre più deprivato del ruolo di soggetto della sua storia...




E' questa l'epoca del "virtuale", in cui è virtuale l'economia, virtuale l'entità trascendente in cui riponiamo le nostre speranze ultraterrene, virtuale buona parte del nostro fare esperienza della vita, una vita sempre più mediata da quei......... meccanismi impersonali, fagocitanti e pervasivi che sono i nuovi media. Eppure, proprio questa epoca del virtuale totalizzante, produce dei danno ben reali sull'essere umano, stravolgendo le sue facoltà di percezione, pensiero e azione. Un'epoca sempre più post-umana...




Perché si è arrivati all'11 settembre? Qual è l'origine del crollo improvviso dell'economia internazionale? In cosa consiste oggi il ruolo delle religioni? Internet è un mezzo, oppure noi ne siamo gli schiavi inconsapevoli? La nostra è l'epoca in cui siamo informati su tutto ma non sappiamo nulla, incontriamo virtualmente milioni di persone ma siamo chiusi nella realtà di uno schermo piatto, ci crediamo onnipotenti proprio mentre cerchiamo disperatamente un nuovo Dio. Forse l'ultimo, prima che accada il "Terribile", l'eclissi totale della dimensione umana del vivere...poiché virtuale è l'economia, virtuale è l'entità cui facciamo riferimento per trovare consolazione, virtuale la seconda vita che ci è offerta dal web. Ma ben reali sono i danni per l'essere umano, per quell'individuo sempre più deprivato del ruolo di soggetto della sua storia...








"L’ordine spontaneo che regolerebbe in maniera virtuosa i rapporti economici e sociali fra gli individui, così come la divina provvidenza che non avrebbe avuto altro scopo che quello di crearci, assisterci e proteggerci nella vita terrena e...... infine riaccoglierci nella beatitudine del regno dei cieli, sono tutte creazioni di quell’essere angosciato e in fuga costante dal proprio mondo che è l’uomo, inebriato da un «desiderio infinito» di trovare una dimensione (in questo mondo o in un aldilà, trascendentale o trascendente) in cui qualcuno o qualcosa d’altro garantisca coi suoi poteri di arrivare là dove le limitate forze dell’uomo non riescono. Da questo punto di vista possiamo dire che la Rete rappresenta l’ultima illusione, o ultimo Dio, che l’uomo si è dato per coltivare la speranza di essere onnipotente, onnisciente e, nell’interconnessione con tutti gli altri individui, partecipe di una forza cosmica fornita di senso e significato".




Paolo Ercolani (Roma 1972), insegna materie storiche e filosofiche presso l’Universtà degli studi di Urbino. Allievo di Domenico Losurdo, studia da anni il pensiero e le società liberali dell’Otto e Novecento. E’ autore di saggi per riviste di livello nazionale (“Filosofia politica”, “Fenomenologia & Società”, “Reset”, “InOltre” etc.), oltre che di volumi molto discussi dalla comunità scientifica quali “Il Novecento negato. Hayek filosofo politico” (Morlacchi 2006), “System Error. La “morte dell’uomo nell’era dei media” (Morlacchi 2007) e “A. de Tocqueville. Un Ateo liberale” (Dedalo 2008), che è stato al centro di un acceso dibattito sulla stampa nazionale. Di questi giorni è la pubblicazione del suo nuovo lavoro dal titolo "L'ultimo Dio", una riflessione su internet, il mercato, la religione, responsabili di costruire una società definita post-umana. Ed anche questa volta il dibattito sta già dando segnali di vivacità, con evidente soddisfazione dell'autore. Iscritto all’Ordine Nazionale dei giornalisti è membro del Comitato di redazione di “Critica Marxista” e “Critica Liberale”, entrambe edite da Dedalo.