20 dicembre 2010 GILBERTO CALCAGNINI

(LEZIONE RINVIATA)

Il presepe: sacralità del nascere

13 dicembre 2101 MARIA LENTI

Osvaldo Licini, pittore e poeta.

Osvaldo Licini, nato a Monte Vidon Corrado (AP) nel marzo del 1894, è uno dei massimi pittori del Novecento.
Si è formato all’accademia di Bologna, avendo a compagno di corso Giorgio Morandi, quindi in quella di Firenze, dove studia scultura e pittura. A Firenze è preso dal clima futurista. I suoi lavori del tempo, tuttavia, sono figurativi e paesaggistici.
Volontario dal 1916 nella grande guerra, ne viene congedato l’anno successivo poiché gravemente ferito alla gamba destra. A Firenze conosce un’infermiera, Beatrice Muller, da cui avrà un figlio, Paolo. (Lo saprà molti anni dopo e lo riconoscerà subito).
Si trasferisce quindi a Parigi. Entra, così, nel clima artistico delle avanguardie internazionali di cui Parigi era punto di incontro. Conosce Modigliani, Picasso, altri, la pittura di Kandinskji, i surrealisti. E, nel 1925, Nanny Hellstrom, una pittrice svedese, che diventerà sua moglie. Alterna tra il 1920 e il 1930 i suoi soggiorni parigini con i ritorni a Monte Vidon Corrado, dove si stabilirà definitivamente attorno al 1930.
Insegnamento e lavoro artistico sono le sue occupazioni. E lunghe passeggiate sulle strade di colline che, come tali, saranno soggetti di quadri realistici, e – più tardi – costituiranno il profilo incantato in cui viaggiano le sue Amalassunte, l’Olandese Volante, gli Angeli Ribelli: le creature, insieme alle “astrazioni geometriche” degli anni tra il 1930 e il 1940 circa, che fanno di Osvaldo Licini il pittore che è, premiato alla biennale di Venezia con il massimo riconoscimento internazionale nel 1958.
Nel corso dei suoi anni Licini ha scritto liriche, mai pubblicate in volume, e racconti e riflessioni critiche (uscite su riviste), che oggi si trovano in Errante, erotico, eretico. Gli scritti letterari e tutte le lettere, a cura di G. Baratta, F. Bartoli, Z. Birolli (Feltrinelli, 1974).
La sua poesie e, nel complesso, la sua scrittura non aggiungono nulla alla grandezza dell’artista Licini, alla sua unicità nel panorama dell’arte del secolo passato. Permettono, però, di rintracciare una uguale sensibilità per la luna, per esempio, per la notte, per la vita vissuta nella sua dinamica intima e nello stupore di una natura introiettata nella sua essenza poetica con aspetti di tenore leopardiano.
Le lettere, indirizzate ad amici, critici, persone con cui era variamente in contatto, ci restituiscono un uomo attento non solo alle cose dell’arte e della cultura ma vivo dentro le cose della vita. Non è a caso, e certamente è un caso singolare, che Osvaldo Licini, per due legislature, dopo la liberazione ovviamente, sia stato sindaco comunista di Monte Vidon Corrado.
E’ morto nel suo paese nell’ottobre del 1958.


Maria Lenti


Le opere di Licini
Le opere del periodo figurativo
Le opere del periodo astratto





Maria Lenti è nata a Urbino e qui vive. Docente di lettere fino al 1994, anno in cui è stata eletta deputata al parlamento per rifondazione comunista, impegno continuato fino al 2001. Per questo partito oggi segue il settore della conoscenza e in particolare cultura e università-ricerca.
Studiosa di letteratura ed arte. Saggi, recensioni e interventi critici (su scrittori e pittori italiani contemporanei) e di politica si trovano in volumi collettanei, in riviste e su alcuni quotidiani (dal 1976 a tutt’oggi). Ha una lunga esperienza di insegnamento - lezioni e seminari di lingua, letteratura, cultura italiana - con studenti stranieri, in Italia e all’estero.
Ha pubblicato: raccolte poetiche [Un altro tempo, Albero e foglia, Sinopia per appunti, Versi alfabetici, Cambio di luci]; poesie in edizioni d’arte; un poemetto - Il gatto nell’armadio, poesie nell’ Almanacco Odradek; racconti: Passi variati, Due ritmi una voce e, su rivista, in antologie, su quotidiani, Giustina, Nostromo sull’81, Anni sessanta, Neve, Le ragazze di ieri, Alluminio e rosa fucsia, La Scrittrice, Nomen omen Andrea, Le ore di Jonella, L’estate del Gallo, Parole dolci, Un giro di sale un giro di sarde, Ago e filo. Mettici un punto, Ogo Vitalis Olabode, A raccolta, Raffaello declinato in mille modi, La logica delle cose, Gioca con tutto dai scacco alla vita, Ratatouille, Cinque sussulti eun congedo, Scaglie aguzze nell’orticello felice, Tarta e Ruga, ecc. Questi ed altri racconti sono in via di pubblicazione in volume.
Recente la monografia-studio Amore del Cinema e della Resistenza.
Ha curato, con Gualtiero De Santi e Roberto Rossini, il volume Perché Pasolini (1978).
Sulla sua poesia il regista Lucilio Santoni ha realizzato nel 2002 il film-video A lungo ragionarne insieme. Un viaggio con Maria Lenti. Molti i critici e letterati che hanno scritto sulla sua opera.

9 dicembre 2010 ANNA SANTUCCI


(PAGINA IN COSTRUZIONE)


""Scavare" in archivio: dai documenti ai monumenti. Le prime indagini archeologiche a Cirene (Richard Norton, ottobre 1910 - maggio 1911)".

6 dicembre 2010 LUIGI MARRA

MATTEO RICCI - UN GESUITA ALLA CORTE DEI MING


La dinastia dei Ming regnò in Cina dal 1368 al 1644 con la capitale prima a Nanchino e poi a Pechino, dopo che il primo imperatore Chu-Yaun-Chang aveva abbattuto il regime oppressivo del Mongoli ricacciandoli oltre la Grande Muraglia.
Matteo Ricci nacque a Macerata il 6 ottobre 1552 da Giovan Battista e Giovanna Angioletti.
Primogenito di 12 figli fu affidato alle cure della nonna Laura. Dopo aver compiuto il ciclo di studi elementari, fu alunno del Collegio gesuita da poco aperto a Macerata. Nel 1568, appena sedicenne, il padre lo inviò a Roma per frequentare un corso di studi universitari di giurisprudenza, ipotizzando per il primogenito una carriera presso l'amministrazione pontificia. All'epoca in cui Matteo Ricci entrava nell'Urbe, l'Italia era un mosaico di staterelli soggetti alla Spagna che, con il Portogallo, si contendeva il predominio sugli oceani, dopo che i loro navigatori erano stati protagonisti delle più importanti imprese marinare nel secolo precedente: la scoperta del Nuovo Mondo, lo sbarco in India e la circumnavigazione del globo. Lungo le rotte aperte da navigatori e mercanti viaggiavano i missionari pronti a convertire gli "infedeli" in ogni angolo del mondo per riconquistare in terre lontane parte del potere perso dalla Chiesa in Europa a causa della Riforma protestante.
Matteo Ricci che da tempo sentiva un vivo desiderio di diventare missionario, prese la decisione di lasciare il corso di giurisprudenza per entrare nella Compagnia di Gesù e, appena ventenne, il 17 settembre 1572 dopo un anno di noviziato e aver pronunciato i voti semplici, fu ammesso al Collegio Romano dei gesuiti per frequentare i corsi di teologia, previsti per gli aspiranti all'ordine. Il giovane maceratese si dedicò anche allo studio della geometria e cartografia, discipline allora in pieno sviluppo in seguito all'opera di Copernico sulla nuova teoria Eliocentrica dell'universoj con il Sole al centro del sistema planetario invece della Terra. Studiò i meccanismi degli strumenti per le osservazioni astronomiche, apprese il funzionamento e le tecniche degli orologi solari e acquisì anche nozioni sui meccanismi degli orologi meccanici, un bagaglio di conoscenze indispensabili per entrare in contatto con la civiltà cinese aperta ai contributi di altre culture.
Mentre stava studiando e concentrato sul suo percorso spirituale, Matteo Ricci presentò domanda per diventare missionario, ma dovette attendere a lungo prima che la sua richiesta fosse accettata, perche la selezione era molto accurata e severa. Il 18 maggio 1577 si trasferì a Lisbona, porto da cui partivano le navi per l'Oriente. Dopo una lunga sosta a Coimbra, il 20 marzo 1578 si imbarcò con altri tredici missionari per Goa, avamposto portoghese in India, dove sbarcò il 13 settembre.
Matteo Ricci, dopo essere stato ordinato sacerdote e aver celebrato la prima messa il 26 luglio 1580 a Cochin, lasciò l'India per la Cina, paese nel quale i gesuiti desideravano recarsi, e sbarcò a Macao il 7 agosto 1582. Qui si dedicò all'apprendimento della lingua cinese e allo studio dei costumi locali e produsse la prima opera cartografica “Grande mappa dei diecimila Paesi..” che univa le conoscenze geografiche dei cinesi a quelle degli occidentali. Impiegò diversi anni per raggiungere la capitale imperiale Pechino. Il 10 settembre 1583 ottenne il permesso di stabilirsi a Shoa-ch'ing dove operò vestito a bonzo (prete buddista), approfondendo lo studio della lingua e dedicandosi allo studio del mandarino, la lingua della classe colta cinese.
La sua convinzione dell'importanza del "SAPERE" si era rafforzata a Goa, dove aveva verificato che i metodi impiegati dai portoghesi per conquistare i mercati e convertire gli indigeni causavano diffidenza, paura e odio. Era quindi necessario adottare una strategia diversa per conciliare l'opera missionaria con le usanze e i costumi locali. Per questo volle farsi "cinese" e assunse il nome di Li Ma dou che associò a quello attribuitogli dai cinesi Xitai che significava "il maestro del grande Occidente". Pertanto per i cinesi sarà Xitai Li Ma dou.
Nel 1589 Matteo Ricci si trasferì prima a Shao-Chou e poi nel 1595 a Nanchino da dove però fu espulso con l'accusa di tramare contro le istituzioni e di sovvertire l'ordine sociale. Solo il 24 gennaio 1601 riuscì a stabilirsi a Pechino dove inizialmente non ebbe vita facile per l'invidia suscitata negli eunuchi, la classe dirigente della corte, rischiando una condanna a morte perché accusato di aver tramato contro l'imperatore. Grazie però all'aiuto di mandarini amici riuscì a dimostrare la sua innocenza e dovette aspettare ben sei mesi prima di entrare in contatto con la corte anche se non riuscì mai a vedere l'imperatore Wan Li. Tuttavia i familiari dell'imperatore, tra cui la vecchia madre e alcuni alti dignitari di corte, si awicinarono al cristianesimo e chiesero di essere battezzati.
Il metodo seguito dai missionari gesuiti, allora considerato innovativo era indicato con il termine "accomodamento o adattamento culturale" consistente nell'adattamento alle usanze locali e nel rispetto delle tradizioni a meno che non fossero in contrasto con la morale cristiana. Matteo Ricci trattava tutti con gentilezza e dava grande importanza all'amicizia con la convinzione che attraverso l'accettazione della diversità culturale e il rispetto dell'altro era possibile vivere in armonia con tutti.
Grazie a questo metodo la religione cristiana fu riconosciuta e entrò in Cina senza sopraffare una civiltà consolidata da millenni.
Matteo Ricci, morto 1'11 maggio 1610 all'età di cinquantotto anni a Pechino e lì sepolto nel giardino di Shal, dove ancora oggi si trova la sua tomba, fu il primo straniero europeo ad essere sepolto in terra cinese.
Dopo la morte di Matteo Ricci, il metodo di "accomodamento o adattamento culturale" che aveva permesso la conservazione di certi riti in onore dei defunti, considerati puramente civili a cui nessun cinese poteva sottrarsi, anche se cristiano, senza apparire indegno, attirò l'attenzione dei missionari suoi successori. Questi però non ebbero la lungimiranza del gesuita maceratese che grazie al dialogo interreligioso era riuscito a convertire migliaia di cinesi alla religione cristiana. Nel corso del tempo nacquero dispute tra i gesuiti da una parte e i domenicani e francescani dell'altra se permettere o vietare ai cinesi convertiti di conservare le loro usanze.
I contrasti si protrassero a lungo e a nulla valsero gli interventi di papa Clemente XI Albani del 1715 e di papa Benedetto XIV Lambertini del 1742. Sarà papa Pio XII Pacelli nel 1939 a riaprire il sipario sui riti cinesi chiusosi con la morte di Matteo Ricci con il riconoscimento del valore civile dei riti cinesi.
Il 19 aprile 1984 il vescovo di Macerata ha aperto la causa di beatificazione di Matteo Ricci riproponendolo come figura esemplare per le generazioni future in un mondo globalizzato, per la ricerca dell'unità nelle diversità, con sensi di rispetto e vincoli di sincera amicizia.
Luigi Marra nato a Urbino, da oltre quarant' anni vive a Serra Sant'Abbondio (PU), laureato in Lingue e Letterature Straniere e in Filosofia e Storia presso l'Università degli Studi di Urbino, già preside di Scuola Media, iscritto all' Albo dell’Accademia "Raffaello" di Urbino come socio ordinario dal 18 ottobre 2001, impegnato in studi e ricerche storiche e archeologiche, ha curato diverse pubblicazioni tra cui:
-I Bronzi Dorati di Pergola ( 1 a edizione), Cagli 1986.
-I Bronzi Dorati di Pergola (2a edizione), Sant' Angelo inVado 1988.
-I Bronzi Dorati di Pergola: una tragica vicenda nella Roma dei Cesari, Cagli 1988.
-Serra Sant’Abbondio -un paese tra Marche e Umbria, Cagli 1996.
-I Bronzi Dorati di Pergola -Una storia infinita, Bologna 1988.
(presentato a Milano all'Esposizione Mondiale di Filatelia ITALIA '98).
-Anni Santi 1300-2000, Urbania 2000.
-Urbino- Oratorio del SS. Crocifisso di "Sirolo", Urbania 2000.
-I Bronzi Dorati da Cartoceto di Pergola - La storia continua con Viktor H. Bohm, Urbania 2003.
-San Pier Damiani (1007-1072) e il suo tempo, Urbania 2007.