28 marzo 2011 Umberto PIERSANTI

UMBERTO PIERSANTI NEL QUADRO DELLA POESIA ITALIANA CONTEMPORANEA
Restituirsi alla natura…questo approccio alla cultura e al dire della gente comune della sua terra, insieme alla memoria delle vicende semplici e complesse degli uomini e all'osservazione della natura, mi fanno ritenere Umbero Piersanti uno dei poeti più originali e degni in questo periodo di “moderni e post” e stantie retroguardie letterarie. Tra queste pagine de L’albero delle nebbie, ancora edito da Einaudi dopo I luoghi persi (1994) e Nel tempo che precede (2002), finalmente si torna a respirare:
S’addensano le vespe / su quell’uva dagli acini / fitti, pcini, pcini, /ma nel filare sopra / la bersigana splende rossa / e gonfia, la staccano le donne / e nei canestri gocciola piano, / fa l’aria buona, / e c’è la luce ch’entra dappertutto, /anche tra l’erba con le noci rotte…
Qualcuno parlerà di arcadia, o di “fuga dai problemi”, ma quanta contemporaneità in questi versi, quanta realtà finalmente raccolta da una sapienza musicale. C’è la natura dell’Urbinate – e si dimentica sempre che è una natura lavorata dall’uomo e così ricca dei tanti umori che ci nutrono pur in questa società apparentemente dominata dalla tecnica – ma ci sono anche i personaggi, le memorie care, il dolore di un padre e la paziente cura del figlio:
ma tu non guardi, Jacopo, / solo ascolti il moto / delle macchine e del mondo, / non t’appartiene il vischio, / il primo fiore giallo, / bagnato dentro l’erba, / quale gran falco che plana / tra gli ornelli // tenace ritento la scommessa, / segno col dito / scendo, colgo il viburno / bianco, nella tua mano / lo serro / -questo è un viburno - / ripetilo – viburno - / tu non ami le soste, / non guardi i fiori, / ma la strada t’assilla, / sempre lì torni.
…un giorno ho provato anch’io sulle Cesane dell’Urbinate, accompagnato da Umberto, il fascino di quelle colline
a ridosso dei monti / dove ha termine il mondo, / le rupi di confine / fitte di muschio scuro» e mi ha colpito la sapienza di questo poeta che mi fa toccare di nuovo gli alberi, i fiori, gli uccelli, riascoltando l’odore e il rezzo delle stagioni, riscoprire la segreta vita dei luoghi. Riassaporarle ora, le Cesane, in sequenze di ritmi e suoni, è una meraviglia, come il sentire l’aria di quel mare tanto amato: «Mare che allevi gigli / fitti e chiari nelle sabbie / e del ginepro spargi i frutti / lucidi e perfetti.
Davvero ci si riconcilia con la poesia e con la lingua.
Franco Loi
da Il Sole 24 Ore 23 marzo 2008

Passeggiate del poeta lungo le terre che circondano Urbino e impastano i suoi versiUn pomeriggio dei primi di novembre, in una pausa del convegno su Paolo Volponi, il poeta Umberto Piersanti aveva trascinato alcune persone a visitare la chiesa romanica di san Giovanni Battista che sorge, con la facciata a vela in pietra cruda, dietro la piazza centrale di Cagli, pochi chilometri a sud di Urbino. Un residuo di luce piovente entrava nella chiesa illuminandone il lato sinistro dove il poeta si era andato a piazzare, proprio davanti a un affresco di Giovanni Santi, il padre/maestro di Raffaello, intitolato Sacra conversazione - Resurrezione tutto scandito in verticale secondo un modulo che alle ieratiche figure di un interno, la parte bassa del dipinto, fa corrispondere in alto uno scorcio panoramico dove si riconoscono perfettamente le macchie e i contrafforti che disegnano le terre di Urbino.
Più che alla impaginazione e alla postura dei corpi, così rigida e lignea da evocare subito l’esempio dell’officina ferrarese e di Cosmè Tura in particolare, Piersanti parlando stava attento allo stratificarsi del colore freddo e a certe minuzie che potrebbero sembrare decorative e però non lo sono mai, come un fiore, un erba o un albero, che infatti lui sa nominare uno a uno dentro a una specie di estasi nomenclatoria, per un istinto alle cose della natura che già presagisce la materia prima dei suoi versi.
Piersanti è un laico che diffida di ogni metafisica, è un illuminista lontano sia dalla sensiblerie ecologista sia dalla mistica delle piccole patrie, però sente il radicamento alla terra, il fisico poggiare su il terreno (cioè il trarne costante alimento, e sentirsene irreparabilmente avvolto e sconvolto) come nessun altro poeta che si sia formato in Italia nel tardo Novecento. Né Piersanti si è mai vergognato di richiamarsi al Pascoli georgico o di proclamare il suo amore per la parola vigorosa e aspra di Giosue Carducci, che tanti altri ritengono un anacronismo . L’emblema della sua poesia è un fiore povero e bellissimo, il favagello, un filamento giallo che screzia i muri a secco dell’antica città sul finire dell’inverno, perciò un fiore che annuncia i trapassi stagionali, non solo una struggente epifania ma il richiamo quasi impalpabile, del tempo che si intromette nello spazio, mutandone il senso e la ritmica percettiva. Che una specifica, singolare, idea dello spazio – tempo presieda la sua opera in versi e in prosa lo conferma l’autoritratto contenuto nel dvd Umberto Piersanti – Un poeta e la sua terra (regia di Massimiliano Napoli, DvdBook-ExtraVideo,Alice.it, euro 15.00).
Nato a Urbino nel ‘ 41, tuttavia è cresciuto sulle Cesane, l’altopiano che incornicia da sud la città feltresca.
Qui si aprono dentro un silenzio dilagante, che sembra non avere confini, i luoghi della propria educazione, dove la memoria contadina, costituitasi presto in tradizione folclorica, ha visto sorgere leggende di magia bianca, storie popolate da animali e folletti, di malocchio e riti della fertilità. Nella raccolta che lo ha rivelato al grande pubblico, li ha chiamati appunto I luoghi persi (Einaudi 1994), vale a dire sperduti ma nel frattempo sciupati e rimossi dalla memoria collettiva; e sono essi che esprimono al presente il solo possibile mito: non un evasione o un risarcimento nostalgico, ma una pienezza utopica da portare sempre con sé, quale nuda eredità dell’umano dentro un mondo ormai completamente omologato e denaturato.
Mito e utopia, qui, sono puri sinonimi. Nel video non a caso il poeta distingue tra l’esperienza del paesaggio e quella vera e propria della natura: il primo è sguardo dall’esterno, compiacimento a distanza, forse elezione snobistica; la seconda è al contrario una prassi, è il toccare l’erba e la terra, il metterci le mani, a volte lo sfrofondarci dentro con la faccia. Non è un caso nemmeno che nel video, a parte la conversazione introduttiva con il critico Roberto Galaverni, il poeta sia ripreso sempre in movimento, mentre parla e cammina, per esempio, tra le piante e i pensili dell’Orto Botanico di Urbino.
Massimo Raffaeli
da il Manifesto 18 novembre 2004


Umberto Piersanti è nato ad Urbino nel 1941 e nella Università della sua città insegna Sociologia della Letteratura.
Le sue raccolte poetiche sono La breve stagione (Quaderni di Ad Libitum, Urbino, 1967), Il tempo differente (Sciascia, Caltanissetta- Roma, 1974), L'urlo della mente (Vallecchi, Firenze, 1977), Nascere nel '40 (Shakespeare and Company, Milano, 1981), Passaggio di sequenza (Cappelli, Bologna, 1986), I luoghi persi (Einaudi, Torino, 1994), Nel tempo che precede (Einaudi, Torino, 2002), L'albero delle nebbie (Einaudi, Torino, 2008) che ha vinto i seguenti premi: Premio Pavese Città di Chieri, Premio San Pellegrino, Premio Giovanni Pascoli, Premio Tronto, Premio Mario Luzi, Premio Alfonso Gatto, Premio Città di Marineo. Nel 1999 per I quaderni del battello ebbro (Porretta Terme, 1999) è uscita l'antologia Per tempi e luoghi curata da Manuel Cohen che ha anche scritto il saggio introduttivo.
Umberto Piersanti è anche autore di tre romanzi, L'uomo delle Cesane (Camunia, Milano, 1994), L'estate dell'altro millennio (Marsilio, Venezia, 2001) e Olimpo (Avagliano, 2006), di due opere di critica - L'ambigua presenza (Bulzoni, Roma, 1980) e Sul limite d'ombra (Cappelli, Bologna, 1989). Ha curato insieme a Fabio Doplicher l'antologia di poesia italiana del secondo novecento Il pensiero, il corpo (Quaderni di Stilb, Roma, 1986). Ha realizzato un lungometraggio, L'età breve (1969-70), tre film-poemi (Sulle Cesane, 1982, Un'altra estate, Ritorno d'autunno, 1988), e quattro "rappresentazioni visive" su altrettanti poeti per la televisione. Le sue poesie sono apparse sulle principali riviste italiane e straniere come "Nuovi Argomenti", "Paragone", "il verri", "Poesia", "Poetry" etc. In Spagna, nel 1989, presso l'editore Los Libros de la Frontera, collana El Bardo, è uscita l'antologia poetica El tiempo diferente (testo italiano a fronte, traduzione di Carlo Frabetti). Un'altra antologia tradotta da Emanuel di Pasquale è stata pubblicata negli Stati Uniti con il titolo Selected Poems 1967-1994 (Gradiva Publications - Stony Brook, New York, 2002). E' presente anche in numerose antologie italiane e straniere e tra i premi vinti ricordiamo il Camaiore, il Penne, il Caput Gauri, l'Insula Romana, il Mastronardi, il Piccoli, il Frascati. Tre testi filmici L'età breve, Nel dopostoria e Sulle Cesane insieme a numerosi interventi sulla sua opera cinematografica, sono usciti nel volume Cinema e poesia (Cappelli, Bologna, 1985) a cura di Gualtiero De Santi.
Attualmente dirige la rivista Pelagos.

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