7 febbraio 2011 Bonita CLERI

L'arte confiscata. Il decreto Valerio (1861) e le requisizioni delle congregazioni soppresse.
Dopo lo scossone napoleonico, deleterio per le opere d’arte anche del territorio marchigiano, un ulteriore terremoto succedette con l’Unità Nazionale Italiana che si costituiva negli ultimi mesi del 1860 e che veniva sancita dal neo Parlamento il 17 marzo del 1861 ma senza Roma, che ancora rimaneva nella sfera dei domini pontifici. Nella costituita Circoscrizione (Regione) delle Marche il Commissario Governativo Lorenzo Valerio con Decreto del 2 gennaio 1861 sopprimeva tutte le congregazioni religiose ed il Governo nel 1866 e nel 1867 emanava apposite Leggi che prevedevano la chiusura dei conventi e monasteri con un numero esiguo di frati e le congregazioni di carità in tutta l’Italia. Di conseguenza furono requisiti gli immobili religiosi che vennero così destinati alle esigenze sociali come ospedali, carceri, scuole ( così era avvenuto a fine Settecento nel Granducato di Toscana) e le opere d’arte ivi contenute furono requisite anch’esse e messe a disposizione delle Municipalità ed ospitate nei musei delle varie città, ove già esistevano, aprendo comunque di conseguenza la strada all’istituzione dei musei civici.
Il percorso per arrivare a questo fu in realtà articolato e complesso ed è andato dall’individuazione dei luoghi all’elenco delle opere d’arte: ricordiamo che in Umbria e nelle Marche giunsero nel marzo-aprile 1861 Giovanni Morelli e Giovan Battista Cavalcaselle, pionieri e precursori dei moderni studi storico-artistici, che stilarono un elenco affiancato dal valore economico delle relative opere, lasciando così trasparire i riferimenti culturali dell’epoca. Tali Leggi furono denominate “eversive dell’Asse ecclesiastico” dal momento che venivano a sovvertire un ordine fissato ed immutato da diversi secoli: scossero le coscienze dei patrioti cattolici che si trovarono a mezzo tra la fede professata e il nuovo, laico, stato (Libera Chiesa in Libero Stato).


Bonita Cleri
Laureatasi nell'ateneo urbinate nel 1973, titolare di assegni di ricerca dal 1975; ha di seguito conseguito il Diploma di perfezionamento in Storia dell'Arte.Dal novembre 1981 è inquadrata nel ruolo di ricercatore confermato nella classe L/Art-02 presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere : nell'anno accademico 1994-95 ha ricoperto l'insegnamento di Storia e critica d'arte alla Facoltà di Lettere e Filosofia; nel periodo 1995-2000 ha usufruito dell'aspettativa per impegni amministrativi nella Regione Marche.Dall'anno accademico 2000-2001 ricopre l'insegnamento di Storia dell'arte moderna alla Facoltà di Lingue, nonché supplenza per la stessa materia al Corso di Design e Disciplina della moda e di Storia dell'Arte marchigiana alla Facoltà di Lettere e Filosofia.
Ha partecipato alla redazione di saggi e schede per mostre e convegni realizzando a propria cura la mostra Per Taddeo e Federico Zuccari nelle Marche (1993) alla quale è seguito (1994 con atti del 1997) il convegno Federico Zuccari, le idee, gli scritti ,; in preparazione al Giubileo del Duemila il convegno Homo viator (1996 con atti del 1997), nello studio del rapporto tra le due sponde dell'Adriatico con il convegno Adriatico, un mare di arte, di storia, di cultura (1999 con atti del 2000), il convegno Bartolomeo Corradini (Fra' Carnevale) nella cultura urbinate del XV secolo (2002 con atti del 2004), insieme con Giovanna Perini Guide e viaggiatori tra Marche e Liguria dal Sei all'Ottocento (2004 con atti del 2006) ed in preparazione (ottobre 2007) un convegno su Timoteo Viti .Ha al suo attivo diverse monografie (vedi pubblicazioni) avendo indirizzato gli interessi della ricerca all'indagine sul territorio marchigiano.
Fa parte della redazione della rivista “Notizie da Palazzo Albani”, del comitato scientifico della Società di Studi Storici e presidente del Centro Studi “G. Mazzini”.

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