19 gennaio 2009 SERGIO CASTELLUCCI

IL NOVECENTO: NUOVA ETICA DELLA RESPONSABILITA’ VERSO LA SOFFERENZA

Oggi esistono sofisticati mezzi diagnostici per aiutare il medico a riconoscere le cause del dolore e delle patologie, ed i traguardi raggiunti dalla chirurgia e dalla farmacologia per intervenire in maniera mirata sui problemi dei pazienti hanno di fatto allungato di molto la vita media.
Oggi quindi si muore più tardi. A parte le frequenti morti sul lavoro o per incidenti stradali, oggi si muore di malattie croniche legate alla vecchiaia o malattie degenerative incurabili che si protraggono a lungo, non più interrotte da complicanze, quali erano ad esempio le infezioni polmonari, che una volta si rivelavano frequentemente mortali.
Da qui un ironico motto di Daniel Callagan: “Malattie più lunghe e morti più lente, vecchiaia più lunga e demenza crescente”.
Ma al di là dell’ironia, la malattia porta l’uomo a fronteggiare il dolore e la sofferenza, talvolta in termini drammatici.

Quale aiuto deve dare il medico al di là del semplice impegno terapeutico?Negli stati avanzati di malattie a prognosi infausta i pazienti corrono due rischi: quello dell’abbandono terapeutico e quello dell’accanimento terapeutico. A tal proposito l’art. 12 della “Guida europea di etica” “il medico può, in caso di malattia inguaribile in fase terminale, limitarsi a curare le sofferenza fisiche e morali del paziente fornendogli trattamenti appropriati e conservando, per quanto è possibile, la qualità di una vita dignitosa”. L’intervento del medico deve essere quindi proporzionale all’entità del dolore, alle necessità del paziente e allo stadio della malattia.

Quale significato può avere il dolore nel cammino della nostra vita?
Il dolore e la sofferenza. Sono queste due condizioni negative da evitare e dimenticare secondo un’ottica immanentistica. Ma secondo una visione etico religiosa assumono due significati positivi utili ad intraprendere un percorso difficile che porta a dotare il dolore e la sofferenza di significato. Il dolore può diventare la via alla scoperta della propria e dell’altrui umanità. L’occasione per trovare un significato impensato ed impensabile della propria esistenza.

Fino a che punto possiamo spingerci con le cure?
Lo stesso Pio XII sul tema del dolore, in una udienza del febbraio 1957, in risposta al quesito specifico, se la soppressione del dolore per mezzo di analgesici su malati terminali sia consentita anche nel caso in cui la somministrazione degli analgesici abbrevi la vita, affermò che è ammissibile, aggiungendo che l’ideale dell’eroismo cristiano non impone il rifiuto di una analgesia giustificata. Questa non sarebbe eutanasia. Per eutanasia diversamente si intende una azione (eutanasia attiva) od omissione (eutanasia passiva) che procuri la morte allo scopo di eliminare il dolore.

In che modo dobbiamo rendere partecipi i nostri pazienti della conoscenza delle loro malattie?
Nel nostro paese il problema della corretta informazione al paziente, nei casi di patologia inguaribile, viene affrontato in genere in modo di nascondere la verità al paziente, informando solo i famigliari.
In altri contesti culturali la comunicazione al paziente è la regola, a tutela del diritto di una corretta informazione, per poter gestire autonomamente la propria vita.
Il dott. Sergio Castellucci, originario di Piobbico, vive a Cagli da quando iniziò ed esercitare la professione di medico nel lontano 1963. Laureatosi a Perugia nel 1962, ha conseguito, sempre a Perugia, la specializzazione in chirurgia generale nel 1969; in seguito, nel 1971 a Bologna, si è specializzato in urologia. Contemporaneamente, dal 1963, operava presso il nostro Ospedale Civile “A. Celli”, al fianco del compianto dott. Serse Pieretti, prima come assistente ed in seguito come “aiuto”. Conseguita nel 1973 l’idoneità nazionale di primario di chirurgia, nel 1975 ne assunse l’incarico presso l’ospedale di Cagli, esercitando ininterrottamente fino al 2004. Ben ventimila sono gli interventi effettuati dal dott. Castellucci durante la sua attività che gli ha procurato profonda stima e sincera riconoscenza da parte dei pazienti, dei collaboratori e di tutta la cittadinanza. Merito del dott. Castellucci è anche la creazione, nell’ambito del reparto di chirurgia dell’ospedale “A. Celli”, del modulo di urologia, diretto dal dott. Paolo Salsiccia, a servizio del bacino comprendente gli ospedali di Cagli, Sassocorvaro e Urbino. E’ autore di numerose pubblicazioni di chirurgia generale apparse in diverse riviste specializzate.

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