20 novembre 2008 FRANCESCO PIERPAOLI

GMG DA EVENTO A PROCESSO
I giovani tra grandi eventi e percorsi quotidiani

1. La GMG: un “evento ordinario”Dopo ventitre anni (1985-208) e undici incontri mondiali
- 1985 Roma: Apertura dell’anno mondiale della gioventù;
- 1987 Buones Aires: «Noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi»,
- 1989 Santiago de Compostela: «Io sono la via, la verità e la vita»;
- 1991 Czestochowa «Avete ricevuto uno spirito da figli»;
- 1993 Denver: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza»;
- 1995 Manila: «Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi»;
- 1997 Parigi: «Maestro dove abiti? Venite e vedrete»;
- 2000 Roma: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi»;
- 2002 Toronto «Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo»;
- 2005 Colonia «Siamo venuti per adorarlo»;
- 2008 Sydney: «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni»
Giovanni Paolo II con questa intuizione da una parte ha dato grande fiducia ai giovani perché con le loro domande e ricerca di essenzialità tengono vivo il mondo dall’altra spinge la società e la Chiesa ad essere casa accogliente dei giovani

2. Fenomeni virtuosia) Le Gmg di edizione in edizione aiutano a sentirci cittadini del mondo, ad allargare gli orizzonti, la pluralità e bellezze delle culture. (Le grandi vie dei pellegrini nella storia hanno fatto la cultura del tempo). oggi tutti abbiamo paura dell’altro, ma non facciamo nulla da un punto di vista educativo. L’unica cosa che sentiamo giusta è limitare la libertà quando questa poi non diventa pura e semplice repressione e discriminazione.
b) La Gmg chiede la necessità di riaprire il dialogo tra le generazioni per trasmettere l’essenziale della vita e fare cultura. La Gmg sta assolvendo sempre più a questo ruolo quasi di “bussola”. Pensiamo al grande sforzo di interpretare il passaggio di millennio attraverso la cifra della “traditio”: una generazione passa all’altra la consegna di far vivere la fede in un’epoca nuova; il Papa traghetta cinque giovani al di là della porta santa, rivestendo questo gesto di un altissimo valore simbolico, esplicitato poi dalle parole forti ed entusiasmanti pronunciate durante la veglia a Roma 2000. «Cari amici, voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti»
c) Le Gmg, ci aiuta ad avere fiducia nei giovani. Rendendoli protagonisti della loro storia e della loro vita. Benedetto XVI è su questa linea quando a Sydney ripete: «Cari giovani, permettetemi di farvi ora una domanda. Che cosa lascerete voi alla prossima generazione? State voi costruendo le vostre esistenze su fondamenta solide, state costruendo qualcosa che durerà? State vivendo le vostre vite in modo da fare spazio allo Spirito in mezzo ad un mondo che vuole dimenticare Dio, o addirittura rigettarlo in nome di un falso concetto di libertà? Come state usando i doni che vi sono stati dati, la “forza” che lo Spirito Santo è anche ora pronto a effondere su di voi? Che eredità lascerete ai giovani che verranno? Quale differenza voi farete?».


3. Il «prima» e il «durante» la GMG
Passare dal vedere la Gmg come un viaggio e quindi dal comportarsi come “agenzia turistica”, al considerare la Giornata come una esperienza educativa ordinaria.
Un’agenzia turistica si preoccupa della qualità della sua proposta, ma non le interessa troppo sapere chi è perché vi partecipi; quando si prepara una GMG si parte invece proprio da lì, dai giovani che verranno e dai loro bisogni;
- all’agenzia turistica interessa che non ci siano posti vuoti sull’autobus o in albergo, indipendentemente da chi li va ad occupare; nella GMG si cerca l’alloggio secondo l’entità del gruppo, ed ogni posto vuoto “pesa” soprattutto da un punto di vista educativo: è un’assenza, non una perdita economica;
- un’agenzia turistica non si preoccupa di cosa i suoi clienti hanno fatto fino al giorno prima di salire sull’aereo, né di cosa faranno una volta tornati a casa; ogni GMG invece è punto di arrivo di un anno di cammino e “lancio” di quello successivo;
- l’agenzia turistica progetta le sue proposte offrendo un diversivo dal quotidiano, e per questo ricerca luoghi, contenuti ed esperienze quanto più lontane e diverse dalla vita di tutti i giorni; la GMG si progetta con finalità diametralmente opposte, per cui anche le esperienze “diverse” sono pensate in funzione della quotidianità (pensiamo ad esempio alle scalate in montagna: ne parliamo sempre riferendoci a qualche atteggiamento prezioso per l’esistenza di ogni giorno);
- un’agenzia turistica, infine, sa che, concluso il rapporto, non vedrà il proprio cliente fino alla prossima estate: deve sparare tutte le cartucce disponibili in pochi giorni, se vuole in qualche modo fidelizzarlo; deve giocare al ribasso sui prezzi e limitare al minimo i disagi, se desidera lavorare ancora con quella persona. La GMG è un momento di una relazione, nel quale alzare il tiro delle esigenze e abbassare il livello del confort, per dare spazio al rapporto interpersonale, che proprio dalle distrazioni e dai rumori viene spesso condannato alla banalità.

4. Il «dopo» GMGa) risvegliare la passione educativa di tutta la società civile
Tutta la società è impegnata in questo percorso. Recentemente il presidente della repubblica italiana parlando ai giovani a fatto sue le parole di papa benedetto quando parlava dell’«emergenza educativa»). Avere fiducia dei giovani e dare fiducia ai giovani senza che questa sia una «delega in bianco». Le frasi «i giovani sono il nostro futuro», «i giovani non sono una risorsa ma una speranza», «i giovani sono una priorità pastorale» che troppe volte, purtroppo, rimangono una enunciazione di principio sono realtà.
Credo che questa ampiezza di investimenti, che esprime una assai positiva considerazione del mondo giovanile, sia un primo stimolo da recepire in vista della continuità. Quando i giovani diventano la priorità reale della comunità, quando gli adulti (famiglie, preti, vescovi, amministratori, baristi, allenatori…) stanno con impegno vicino ai giovani e danno loro fiducia, essi rispondono con entusiasmo. Si tratta di camminare su questa strada in ogni città, diocesi e parrocchia, superando mentalità di delega e superficialità, per rendere protagoniste le nuove generazioni.
b) “parleranno lingue nuove”
Una seconda pista, complementare alla prima, è relativa alla molteplicità di linguaggi che la Gmg utilizza per parlare al cuore dei giovani (multimedialità)
c) una proposta educativa esigente
Un’ultima pista riguarda l’esigenza di presentare una vita fatta di grandi orizzonti, di sogni, a partire dalla fiducia nei confronti dei giovani (Esempio: vincitore della medaglia d’oro alle olimpiadi). Alle Gmg il Papa non si stanca di chiamare i giovani a grandi responsabilità, mentre dichiara loro tutta la sua stima. Non è difficile comprendere quanto tutto questo sia in consonanza con il cuore dei giovani, troppo spesso appiattiti su progetti di bassa caratura, per quella sorta di «mancanza di ossigeno» che è uno degli esiti della crisi delle ideologie. Non è difficile, però, intuire il rischio di fermarsi ad enunciazioni di principio o ad esaltazioni momentanee, se non si compie la fatica di indicare percorsi praticabili e quotidiani, che mettano insieme gradualità ed efficacia. In questo senso il «pensare globalmente e agire localmente» è una logica obbligata, sia per quello che riguarda il cammino di santità, che in relazione alle grandi tematiche sociali, culturali ed economiche.

5. Quasi una conclusione: Una rinnovata presenza educativa da parte degli adulti
Il “silenzio degli onesti”, che spaventava M. L. King più del chiasso dei malvagi, è fenomeno preoccupante anche se trasferito sul piano della vita e se volete della testimonianza cristiana.
Dove finiscono, al lunedì mattina, tutti i giovani che domenica sono andati a messa? Dove sparisce quel 7 o 8% di giovani che fa parte di gruppi, associazioni, movimenti? I cristiani della “comunità eucaristica” sono sicuramente una minoranza in molti ambienti di vita; una minoranza peraltro invisibile, assai ben mimetizzata e silenziosa.
Credo sia necessario pensare una nuova presenza educativa negli ambienti di vita dei giovani. E’ necessario, ma non sufficiente, educare ad “uscire allo scoperto”; c’è bisogno di una seria progettualità, per aiutare i giovani a individuare spazi di protagonismo e di azione comuni. Ciò vale per i “classici” ambienti della scuola, del lavoro, dell’università... ma anche per le nuove frontiere del tempo libero, della globalizzazione, del territorio... Sarebbe davvero importante mettere dinanzi ad ogni giovane la possibilità di essere protagonista di cambiamento, di umanizzazione, negli ambienti concreti in cui egli vive ogni giorno, ed anche di fronte alle grandi questioni del nostro tempo: la pace, lo sviluppo, la giustizia...

Francesco Pierpaoli
Don Francesco Pierpaoli è nato a Cagli (PU) l’11 novembre 1961

Alunno del Seminario regionale di Fano dal 1980 al 1985
Il 27 settembre 1986 ordinazione presbiterale, Diocesi di Fano – Fossombrone – Cagli – Pergola

Dal 1986 al 1995 Vicario Parrocchiale presso la parrocchia dei Santi Francesco e Biagio di Pergola (PU)

Dal 1989 al 1999 Assistente diocesano dei Giovani di Azione Cattolica

Nel 1990 Licenza in Sacra Liturgia presso il Pontifico Istituto Liturgico di Roma

Dal 1990 Professore di Liturgia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Fano e Ancona

Dal 1992 al 1999 Responsabile diocesano della Pastorale Giovanile

Dal 1995 al 1998 Parroco di Serra Sant’Abbondio (PU)

Dal 1998 al 2004 Vice Rettore presso il Pontificio Seminario Marchigiano «Pio XI» - Ancona

Dal 1999 Professore di Liturgia presso l’Istituto Teologico Marchigiano

Dal 2004 Incaricato per la regione Marche per la Pastorale Giovanile

Dal 2004 incaricato per la formazione al diaconato permanente della diocesi di Fano – Fossombrone – Cagli – Pergola

Dal 2004 al 2005 amministratore della Parrocchia di sant’Antonio Abate in Fossombrone

Dal 2004 al 2005 cappellano dell’ospedale civile di Fossombrone

Dal 2005 Direttore del Centro Giovanni Paolo II di Montorso

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