8 novembre 2010 SERGIO PRETELLI

Lezione inaugurale dell'anno accademico
Prof. Sergio PRETELLI Presidente Provinciale UNILIT

"Canto e Politica nella Storia d'Italia"

con contributi musicali
di Dario TOCCACELI
etnomusicologo

Presentazione del Prof. Valentino AMBROSINI
coordinatore locale

Saluto del Sindaco Patrizio CATENA

e dell'Assessore Alberto MAZZACCHERA



La storia leggera.
Il canto è stato un importante filo conduttore per la trasmissione dei sentimenti patriottici nel Risorgimento. L’efficacia del canto quale mezzo di comunicazione di massa è dimostrata anche dall’uso che perfino la liturgia religiosa fa del canto per la diffusione della tradizione devozionale.
Ecco così come l’inno della Marsigliese (1792), nata come il Canto di guerra per l’armata del Reno, è diventata l’inno della Rivoluzione francese. E come l’Inno di Garibaldi (si scopron le tombe, si levano i morti…) o l’Inno a Oberdan (morte a Franz, viva Oberdan…) o anche La bella Gigogin (1859) o El pover Luisin, ma soprattutto il Canto degli Italiani (Fratelli d’Italia – 1847) hanno informato e formato gli animi nel Risorgimento italiano.
In seguito la cultura socialista si è identificata con l’inno Internazionale (1871), ma anche con l’Inno dei lavoratori (1886) e con Addio Lugano bella (1895). Mentre la rivoluzione comunista in Italia è caratterizzata da Bandiera rossa (1908).
La Lega (sebbene che siam donne, paura non abbiam…) è la canzone della lotta per l’emancipazione della donna.
L’avventura bellica italiana in Africa venne esaltata dall’Inno a Tripoli (1911), mentre la Leggenda del Piave (1918) glorificò il sacrificio dei caduti della Grande Guerra. Ma le atrocità della guerra erano state raccontate da canti come O Gorizia tu sei maledetta e Ta pum.
Il ventennio fascista fu scandito da canti come Giovinezza giovinezza (1909) o Fischia il sasso (inno dei Balilla…), mentre all’epoca erano proibiti canti come Bombolo o Maramao perché sei morto.
Lilì Marlene (1938) fu invece un canto trasversale che durante il secondo conflitto mondiale ebbe successo tra i soldati di entrambi i fronti. Mentre Fischia il vento (1938 – sull’aria di Katiuscia…) e Bella ciao furono i canti più significativi della Resistenza.
Finita la guerra, Simmo ‘e Napule paisà (scurdammoce ‘o passato…) descrisse le condizioni di una popolazione fortemente provata.
Con Vola colomba, Papaveri e papere, ecc. il canto sociale entrò in una fase di silenzio e di letargo e con San Remo subentrò la… storia leggera.


Il Prof. Ambrosini mostra la stampa
realizzata per l'UNILIT da Carlo Migani




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