15 febbraio 2010 NINEL DONINI

Adele Bei nasce a Cantiano il 4 maggio 1904 da Angela Broccoli e Davide Bei di professione boscaiolo, terza di 11 figli. La sua infanzia e la sua adolescenza furono fortemente caratterizzate dalle discussioni politiche che si facevano in famiglia. La sua particolare sensibilità, la presa di coscienza delle differenze economiche e di classe la portano a scelte di campo radicali. L’incontro con Domenico Ciufoli, già accreditato dirigente Politico, confermano i suoi convincimenti e le sue scelte.

Infatti dirige giovanissima verie manifestazioni femminili di protesta divenendo ben presto un'apprezzata attivista sindacale. Diciottenne nel 1922 si sposa con Domenico Ciufoli, che nel 1921 fu inviato a Livorno per il congresso del partito Socialista Italiano; ma questi, insieme ad Amedeo Bordiga, Antonio Gramsci, Pietro Secchia, Umberto Terracini, abbandonò il congresso e al teatro Ariston fondò il Partito Comunista di Italia, successivamente PCI. Adele Bei alla fine del 1923, mentre già infuria la reazione fascista, per sfuggire all'arresto, è costretta, insieme al marito, ad abbandonare il paese natale e a vivere in esilio in Belgio, Lussemburgo ed infine in Francia. Legata fin dalla fondazione al partito comunista, iniziò ad introdurre clandestinamente materiale antifascista in Italia. Durante questo periodo all'estero naquero i due figli Ferrero ed Angela. In uno dei suoi viaggi in Italia, il 18 novembre 1933, dopo un mese di permanenza tra Milano e Roma, venne arrestata nella capitale. Dopo otto mesi di carcere preventivo, venne condannata dal Tribunale Speciale a 18 anni di reclusione. Negli interrogatori e nel corso del processo, i giudici in camicia nera cercarono di speculare nei suoi sentimenti di madre, ricordandogli i suoi due bambini lasciati in Francia. Ma lei rispose: “Non pensate alla mia famiglia, qualcuno provvederà; pensate invece ai milioni di bambini che, per colpa vostra, stanno soffrendo la fame in Italia”. Il Pubblico ministero si scagliò allora contro l’imputata, definendola “socialmente pericolosissima”. Dopo otto anni di carcere tra le Mantellate di Roma e il reclusorio di Perugia venne confinata nell'isola di Ventotene dove rimarrà due anni. Qui incontrò e frequentò Di Vittorio, Terracini, Scoccimarro, Secchia e altri confinati e perseguitati politici. Il 25 luglio 1943, con la caduta del fascismo, dopo dieci anni di reclusione, riaquistò la libertà riuscendo a sbarcare a Formia e rientrare a Roma il 18 agosto del 1943. Scampò fortunosamente all'arresto da parte dei tedeschi e dei fascisti. Prendendo successivamente contatto con le bande partigiane del Lazio per partecipare attivamente alla Resistenza. Nel dopoguerra venne inviata nel Mezzogiorno dove partecipò all'occupazione delle terre in Lucania e Calabria. Impegnata nell’organizzazione dei movimenti delle donne fu presidente dell’Associazione donne della campagna e partecipò all’attività dell’Unione donne italiane.

Fu responsabile della Commissione femminile nazionale della Cgil e da questa organizzazione venne designata, unica donna, alla Consulta. La Consulta fu una sorta di primissimo parlamento italiano provvisorio, con competenze consultive. In quell'organismo fu presente anche il marito Domenico Ciufoli.
Dirigente di primo piano dell'Unione donne italiane venne eletta all'Assemblea Costituente il 2 giugno 1946 dove tenne un atteggiamento rigoroso a favore delle disposizioni a garanzia della parità fra uomo e donna, spendendosi per enucleare in maniera significativa tutta la parte dei principi della nostra carta costituzionale.
Nel 1948 venne eletta senatrice. Accanto all'impegno politico si dedicò anche all'attività sindacale guidando, dal 1952, con entusiasmo e passione per circa un decennio il sindacato nazionale delle lavoratrici del tabacco. Particolarmente attenta ai problemi del mondo femminile, si battè per il miglioramento della condizione carceraria femminile e per maggiori diritti alle donne lavoratrici.
Successivamente, nel 1953 e nel 58, fu eletta nelle fila del PCI alla Camera dei deputati dove rappresentò le Marche, con particolare attenzione alla sua provincia di origine, dimostrata dalle innumerevoli interrogazioni, interventi in aula e in commissione, caratterizzati da costanti riferimenti alla realtà marchigiana e pesarese. Era punto di riferimento solido e costante per tutti gli amministratori del territorio. Nell’attività parlamentare si occupò inoltre, delle condizioni del mondo del lavoro, della vita in fabbrica, delle assicurazioni e della previdenza dei lavoratori e delle loro famiglie. Nel 1963 al termine della legislatura, non pensò assolutamente di andare in pensione ma con lo stesso impegno continuò la sua lotta a favore dei più deboli, continuando a difendere in particolare la categoria delle lavoratrici nel lungo cammino della emancipazione e della parità.

Nel 1972 per la sua lunga storia fu nominata consigliere Nazionale della associazione perseguitati politici antifascisti. Si spense a ROMA il 15 ottobre 1976 all’età di 72 anni. Luigi Longo ed Enrico Berlinguer fecero pervenire alla figlia Angelina il seguente telegramma: "Con lei, muore una delle donne più “intrepide del nostro tempo”, una ”apprezzata dirigente sindacale sempre impegnata a difesa delle lavoratrici Italiane, con l’esempio di compagne come Adele Bei i lavoratori italiani hanno accresciuto la loro forza e la loro combattività”
Da una memoria di Zaia Carlo , Tansini Maurizio e Panico Martino

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