10 maggio 2010 CARLO MIGANI

I PITTORI GARIBALDINI
L’11 Maggio 1860, 150 anni fa, un piccolo esercito di ardimentosi sbarcava sulle spigge di Marsala da due vecchi Piroscafi appena capaci di tenere il Mare: Il Lombardo ed il Piemonte. Il numero totale di costoro, compreso il loro comandante Giuseppe Garibaldi, era di 1089 persone, tutti maschi eccetto la famosa ROSALIA MONTMASSON, moglie di quel Francesco CRISPI che sarebbe poi diventato primo ministro del Regno d’Italia. Appartenti alle più diverse classi sociali della penisola, in maggioranza lombardi, Piemontesi e Veneti, ma anche Romagnoli, Toscani, Liguri, Umbri, Siciliani, costoro si arruolarono tutti con grande entusiasmo per restituire all’Italia, Una, Grande, Indivisibile, l’ unitarietà politica e geografica che mai aveva posseduto. Quella che Von Metternich affermava essere solo una espressione geografica stava per diventare una unica nazione. Ecco il numero per regioni:


LOMBARDIA 435 -UMBRIA 5 - CAMPANIA 17
LIGURIA 163 (incl. Nizzardi) MARCHE 11 CALABRIA 18
VENETO 151 LAZIO 9 PUGLIA 4
TOSCANA 82 ABRUZZO 1 BASILICATA 1
EMILIA ROM. 39 - SICILIA 12
PIEMONTE 29 SARDEGNA 3
TRENTINO A.A. 12 FRIULI 21

Si apprende che v’erano
60 POSSIDENTI
50 INGEGNERI
150 AVVOCATI
100 MEDICI
20 FARMACISTI
per un totale di 380. Il resto dei mestieri era distribuito tra militari, artigiani, contadini, studenti e semplici cittadini con altri mestieri.

1/3 proveniva dalla Provincia di BERGAMO. Il più giovane era Giuseppe MARCHETTI di Chioggia, non ancora undicenne, al seguito del padre LUIGI.


Tutto in contrapposizione alla volontà al desiderio nascosto di quel monarca francofono savoiardo che avrebbe preferito lasciare tutto allo status quo dei fatti senza togliere il regno a quello che ancora l’8 maggio 1860 chiamava “ cugino” e che non avrebbe in alcun modo voluto scontentare. Il suo Primo Ministro, quel conte di Cavour retrivo conservatore piemontese, che non aveva esitato ad infilare nel letto di Napoleone III la cugina, contessa di Castiglione, per raggiungere i suoi scopi che erano poi quelli di poter conseguire solo la parte “migliore” dell’Italia, quel nord produttivo che meglio conosceva e che in ogni caso non avrebbe potuto deludere senza rischiare una rivolta repubblicana che avrebbe potuto mettere in dubbio la stabilità stessa dello stato monarchico piemontese, si adoperò in ogni modo per far fallire l’impresa. Avallò molto velocemente l’operato del governatore della città di Milano, quel Massimo d’Azeglio savoiardo che fece sequestrare tutti gli ottimi fucili Enfield di ultima generazione che Garibaldi era riuscito a comperare con sottoscrizione internazionale per poi far avere, tramite intercessione del garibaldino Giuseppe La Farina, un migliaio di vecchi fucili al generale. Dà ordine all’ammiraglio Persano di impedire comunque lo sbarco dei garibaldini in Sardegna e che seguissero i due velieri da vicino in modo di poterli in qualsiasi caso bloccare.
Il 5 maggio, comunque (data scelta a caso?) i 1000 si imbarcarono presso Genova, a Quarto.
Fra loro questi ed altri pittori, i pittori garibaldini:

Alessandro Pavia
Celestino Turletti
Heinrich Gerhardt
Gerolamo Induno
Luigi Cauda
Antonino Gandolfo
Giuseppe Ghedina
Giuseppe Abbati
Francesco Lo Jacono
Sebastiano De Albertis

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