In viaggio con Don Cristobal Colon
(Genova, 1451-Valladolid, 1506).
1- ORIGINI E FORMAZIONE.
Colombo nasce a Genova nel 1451 da Domenico e Susanna Fontanarossa, umili tessitori. In famiglia 1 sorella (Bianchinetta) e 2 fratelli (Bartolomeo e Diego). Genova allora era una città di circa 50.000 abitanti, con grande tradizione marinara. Autodidatta per istruzione, marinaio in età giovanissima (14 anni). Uomo di “grande intelletto ma di poca istruzione” (amico religioso). Con le compagnie genovesi, in particolare la Ditta Centurione, traffica e lavora nei porti del Mediterraneo fino al 1477 (26 anni). Di statura alta, colorito sanguigno, occhi chiari. Sostenuto da una fede religiosa (cattolica) onnipresente, non priva di fanatismo e misticismo, mostrava una indomita convinzione nelle proprie idee e una infaticabile loquacità verbale e scritta. Invece di essere soddisfatto dei risultati ottenuti, si sdegnava per i torti subiti. Gli applausi non lo appagavano, le calunnie lo amareggiavano. Personalità complessa e un po’ “mattoide”!
Nel 1477 si trasferisce a Lisbona e inizia a navigare per le rotte già note del “Mare Oceano” (Atlantico): Islanda, Azzorre, Madeira, Canarie, Golfo di Guinea. Nel 1480 sposa Donna Felipa Moniz, figlia naturale di Bartolomeo Perestrello, piacentino, proprietario del Feudo dell’isola di Porto Santo, nell’arcipelago di Madeira. Da lei, morta prematuramente, avrà l’unico figlio legittimo Diego. Dalla popolana Beatriz Enriquez invece, nel 1488, il figlio illegittimo Fernando. Sarà lui a partecipare giovanissimo all’ultimo viaggio del padre, diventando poi illustre letterato e narratore anche della storia paterna.
2- CONOSCENZE GEOGRAFICHE NELLA SECONDA META’ DEL QUATTROCENTO IN EUROPA.
Sulla base classica della Geografia di TOLOMEO (Alessandria d’Egitto, II sec. D.C.) il mondo sarebbe stato una sfera perfetta, con una circonferenza all’equatore di circa 20.400 miglia (stima per difetto). La parte conosciuta si estendeva in una massa terrestre continua dall’estremità occidentale dell’Europa all’estremo limite orientale dell’Asia. Tra i due estremi era frapposto il “mare Oceano”, che si riteneva non molto esteso.
Dai racconti de “Il Milione” di MARCO POLO (fine XIII sec.) si apprendeva che al largo delle coste dell’Asia vi erano 1.378 isole. Inoltre, a 1.500 miglia, c’era l’isola dorata di Cipangu (Giappone). Il Milione è la cronaca di un viaggio a piedi dalla Turchia a Pechino, durato 3 anni e mezzo, con soggiorno in Cina per 17 anni. Contiene informazioni preziose e attendibili circa l’itinerario percorso e le osservazioni dirette; informazioni non attendibili per quanto riferito da ambasciatori e altri mercanti.
Nella mente di Colombo, già marinaio del Mediterraneo e ora ammiraglio del “mare Oceano”, matura il desiderio di esplorare tre possibili mete: Asia, Antipodi, altre isole sconosciute. A questo fine, nel decennio 1480-1490, oltre ai viaggi per mare, Colombo si dedica anche ai libri e alla cartografia.
3- ALLA RICERCA DI UNO SPONSOR (1484-1492).
Portogallo e Spagna sono i paesi europei più interessati, all’epoca, alla navigazione nel “mare Oceano” e a possibili scoperte di nuovi territori. Nulla di fatto nelle trattative con il re del Portogallo Giovanni II, tra il 1484 e il 1485. Quindi Colombo si trasferisce in Spagna alla fine del 1485 o all’inizio del 1486.
Tra il 1486 e il 1487 Colombo elabora una “proposta di traversata del mare Oceano” alla corte reale di Castiglia. Esaminata da una commissione di “savi uomini, dotti magistrati e uomini di mare”, la proposta viene inizialmente bocciata, ma a Corte nasce una “lobby colombiana” che inizia a lavorare mentre la monarchia è fortemente impegnata nella “Reconquista” contro i “Mori”.
Dopo qualche anno e molte fatiche la “lobby colombiana” riesce finalmente a varare un “piano operativo”. Il Tesoriere della Corona Aragonese, Luis de Santangel, mette a disposizione 1.140.000 maravedi (moneta spagnola, coniata in oro e argento, dalla dinastia araba degli Almoravidi). Il consorzio di Quintanilla ne raduna altri 500.000.
Il “via libera” alla spedizione da parte dei sovrani Ferdinando e Isabella arriva dopo la “reconquista” di Granada nel 1492. Con le risorse disponibili (1.500.000 maravedi, in quanto 140.000 erano il compenso personale di Colombo) vengono approntate 3 navicelle: SANTA MARIA, ammiraglia, PINTA, dei f.lli Pinzon, Nina, di Juan Nino. Martin Pinzon, braccio destro di Colombo, arruola dei volontari. Sono circa 88 uomini di equipaggio, distribuiti su 3 imbarcazioni, in parte baschi, in parte di Palos e Siviglia. Le provviste: acqua, vino, olio d’oliva, gallette di pane e farina, pesce salato, lardo affumicato e formaggi. Inoltre s’imbarca abbondante “chincaglieria” come merce di scambio. Con gli stemmi di Ferdinando e Isabella sulla vela maestra, Don Cristobal Colon, Grande Ammiraglio del mare Oceano, Vicerè e Governatore di tutte le isole e le terre (eventualmente) scoperte, è finalmente pronto a salpare.
4- PRIMO VIAGGIO (3 agosto 1492-marzo 1493).
Si parte da Palos, porto di Cadice, in direzione Canarie, su una rotta già nota e collaudata: un buon allenamento, nulla di più. Alle Canarie c’è il tempo di fare quattro passi sulla terraferma e ripristinare le vettovaglie. Il 6 settembre inizia la vera traversata, in direzione ovest, verso…l’ignoto!
Conoscenze astronomiche elementari, bussola, comunicazioni a viva voce, clessidre a sabbia rivoltate ogni mezz’ora per misurare il tempo. Tre navicelle in legno, con vele in parte quadrate e in parte triangolari, 88 temerari a bordo, bramosi soprattutto di oro e tesori in genere, durata della traversata 36 giorni. Timori principali: nessuna certezza per alcuno, neppure per Colombo; paura di non potere rientrare sani e salvi; contrasti tra Colombo e Pinzon per la rotta; timore di ammutinamento degli uomini di equipaggio. Nel testo “El primer viaje” (Bartolomeo de Las Casas), il 24 settembre 1492, 18 giorni dopo la partenza, si legge: “ era gran pazzia e un volersi dare la morte con le proprie mani, rischiare la vita per giovare ai folli disegni di uno straniero che era pronto a morire nella speranza di fare di se un gran signore”. E ancora: “ la cosa migliore era gettarlo una notte in mare e spargere la voce che era caduto mentre cercava di fare un rilevamento della stella polare col suo quadrante o astrolabio”. Un’annotazione di Colombo nel diario di bordo: “ mare alto, come non fu mai visto prima, tranne al tempo degli Ebrei quando fuggirono dall’Egitto seguendo Mosè”.
Alla fine della prima settimana di ottobre, dopo un mese di traversata, nasce un aperto contrasto tra Colombo e Pinzon per modificare la rotta. La controversia si attenua nei giorni successivi con l’avvistamento di detriti galleggianti e alcuni uccelli terrestri. Finalmente, alle 2 di notte di venerdi 12 ottobre 1492, il grido liberatorio: “tierra, tierra”!
Dov’erano finiti? Nell’arcipelago delle Bahama, più precisamente nell’isola subito ribattezzata da Colombo “San Salvador”, ma dai nativi chiamata “Guanahanì”. Colombo la descrive di aspetto gradevole, boscosa, ricca di acque e piante da frutto. Quanto ai nativi parla di “genti ignude”, fisicamente normali, di indole pacifica, incorrotti ma facilmente raggirabili (offrivano tesori in cambio di cianfrusaglie!). Dal 15 al 23 ottobre esplora altre 3 isolette vicine: Santa Maria de la Concepcion, Fernandina e Isabela. Il 24 ottobre approda a Cuba, scambiandola per l’isola di Cipangu (Giappone) e ne esplora l’interno. Il 20 novembre Martin Pinzon parte da Cuba in cerca d’oro, senza chiedere il permesso a Colombo che lo accusa apertamente di “ tradimento”! Colombo, a sua volta, lascia Cuba il 5 dicembre e scopre Haiti, ribattezzata Hispaniola. Il primo contatto con gli indigeni avviene nel nord dell’isola, a Port Paix. La vigilia di Natale 1492 c’è il naufragio della Santa Maria, l’ammiraglia, e Colombo rimane solo con la Nina. In accordo con il capo locale, Guacanagarì, decide di istituire a Puerto Navidad un presidio di 39 uomini, dediti alla ricerca dell’oro, in attesa di una nuova spedizione dalla Castiglia. Il 6 gennaio 1493 (befana!) ricompare Martin Pinzon con oro in abbondanza.
Il 16 gennaio si decide il ritorno a casa, con l’oro rimediato e alcuni indigeni imbarcati sulla Nina, la nuova ammiraglia. Ripartono quindi 2 caravelle con 49 uomini di equipaggio. Il 14 febbraio 1493 (San Valentino) una tempesta separa definitivamente le due caravelle. Il 18 febbraio 1493 la Nina approda alle isole Azzorre, già da allora colonia portoghese. Dieci uomini scesi a terra per fare provviste vengono arrestati dai portoghesi e Colombo fatica non poco a liberarli. Ripresa la navigazione, vento e altre tempeste portano la Nina a Lisbona. Il re Giovanni II, che conosceva Colombo e i suoi progetti, lo pose agli arresti. Nel frattempo la Pinta di Pinzon era approdata a Baiona, nei pressi di Vigo in Galizia e Martin era morto poco dopo essere giunto in porto. Colombo rimaneva il solo a potere rivendicare l’impresa. Rilasciato dai portoghesi, riprese il mare diretto a Barcellona dove l’attendevano i sovrani spagnoli (aprile 1493). L’accoglienza fu trionfale e Colombo mostrò a Ferdinando e Isabella l’oro trovato (soprattutto da Pinzon) e gli indigeni nei loro costumi tradizionali.
5- SECONDO VIAGGIO (1493-1496).
Confermato Grande Ammiraglio del mare Oceano, Vicerè e Governatore delle Isole da lui scoperte nelle Indie, Colombo comincia subito (maggio 1493) a preparare una nuova spedizione, questa volta in grande stile! Ben 17 navi, con la Nina come ammiraglia e circa 1.300 uomini di equipaggio, di cui 200 volontari e 20 cavalieri. Partecipa anche il fratello minore Giacomo, ribattezzato Diego Colon. Raduno e partenza, come in precedenza, dalle Canarie il 3 ottobre 1493 e arrivo a Dominica, Piccole Antille, il 3 novembre 1493. Scoperta di nuove isole (Puerto Rico, San Juan Bautista e Guadalupe) poi di nuovo a Hispaniola, verso il presidio di Puerto Navidad. Qui l’attende una brutta sorpresa! I 39 spagnoli del presidio, che si erano dedicati a rubare oro e infastidire le donne indigene, erano stati tutti uccisi! Colombo cerca di ricomprare l’amicizia del capo indigeno Guacanagarì regalandogli perline di vetro, coltelli, forbici, campanelli di latta, spilli, speroni e aghi. Fonda la prima città del nuovo mondo, Isabela, il 2 gennaio 1494. Poi, tramite due luogotenenti, Hojeda e Margarit, inizia l’aspetto meno nobile della colonizzazione con la deportazione e l’asservimento degli indigeni. Dal febbraio 1494, mentre Colombo si trattiene alle Antille, inizia un regolare traffico commerciale (e passeggeri) tra Hispaniola e la Castiglia.
Lasciata Hispaniola al fratello Diego e ai due luogotenenti, Colombo con una parte della flotta riprende l’esplorazione di Cuba e Giamaica fino al giugno 1494. Tornato a Hispaniola vi ritrova anche l’altro fratello Bartolomeo. Grande e coraggioso come esploratore Colombo mostra invece innegabili limiti come Governatore. La situazione gli sfugge di mano. Molteplici i fattori: difficoltà ambientali, pochezza di risorse, iniziative autonome dei luogotenenti, costruzione di fortilizi, guerra con gli indigeni che provoca moltissimi morti (50.000?), esazione di tributi, scontento di coloni e religiosi, contagio di sifilide. Tutto ciò determina una inchiesta giudiziaria dei sovrani spagnoli affidata a Juan Aguado nell’ottobre 1495. Colombo allora matura la decisione di rientrare in Spagna (marzo 1496) per meglio difendersi davanti alla Corte reale. Ma questa volta l’accoglienza è molto meno calorosa del primo rientro.
6-TERZO VIAGGIO (maggio 1498-settembre 1500).
Dopo circa 2 anni trascorsi a discolparsi, Colombo organizza una nuova spedizione, dividendo la flotta in 2 gruppi. Il primo diretto a Hispaniola, il secondo, comandato da lui, diretto più a sud, alla ricerca di nuove rotte e scoperte. Dalle Canarie si dirige verso l’isola di Capo Verde per poi virare a ovest. Su questa rotta Colombo incontra difficoltà maggiori per l’assenza di venti e le elevate temperature che causano avarie nelle provviste. Il 31 luglio 1498 sbarca a Trinidad, un’isola situata in prossimità del delta del fiume Orinoco, nell’odierno Venezuela. Proprio mentre naviga davanti alle coste venezuelane Colombo matura una convinzione: “credo che questo sia un grandissimo continente, rimasto fino ad ora sconosciuto”! Poi il 15 agosto 1498 si dirige a nord-ovest verso Hispaniola, anche a motivo della congiuntivite.
Appena ripreso il ruolo di Vicerè e Governatore scoppia la ribellione di Francisco Roldan e la lotta tra questi e Hojeda. Nuova inchiesta dei sovrani. Il loro inviato, Francisco de Bobadilla, nell’agosto 1500 fa arrestare Colombo e i suoi fratelli, Diego e Bartolomeo, e li rispedisce in Spagna in catene!
7- QUARTO VIAGGIO (maggio 1502-novembre 1504).
Nel febbraio 1502 Colombo chiede e ottiene dai sovrani di organizzare l’ultima traversata. Parte con sole 4 caravelle. Lo accompagnano i fratelli Bartolomeo e Diego e il figlio illegittimo Fernando, appena tredicenne. Scopo del viaggio era quello di “andare a perlustrare la terra di Paria”, riprendere cioè le esplorazioni nel mar dei Caraibi, interrotte nel terzo viaggio a causa della congiuntivite. Ormai i navigatori portoghesi avevano accertato che la parte continentale del Nuovo Mondo occupava gran parte dell’Atlantico meridionale. La traversata fu la più rapida di sempre: 21 giorni a partire dalle Canarie. Breve sosta al largo di Hispaniola per “divieto di sbarco” e subito una tempesta tropicale! A fine luglio 1502 Colombo raggiunge Islas de la Bahia, davanti all’Honduras. Da lì ritorna verso est costeggiando il territorio centro-americano fino a Panama. Molti uomini, compreso Colombo, si ammalano di malaria. Nel maggio 1503 altra tempesta tropicale e perdita di 2 navi. Ne rimangono solo 2 e per di più malconce. Colombo le descrive “con più buchi d’un favo d’api”!
E’ del 29 febbraio 1504 il curioso episodio dell’eclissi di luna. Predicendolo il giorno prima, Colombo intimorì gli indigeni e li indusse a sfamarli! Nuovo naufragio in Giamaica. Colombo invia il fido “secondo” Mendez in canoa a Hispaniola per chiedere aiuto. Il nuovo Governatore Ovando fa orecchie da mercante e la nave di soccorso arriva soltanto nel giugno 1504. Finalmente il rientro in Spagna nel novembre 1504. Colombo era così malconcio da potersi muovere solo in portantina. Il 26 novembre muore anche la regina Isabella, suo principale “sponsor”.
8- CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE.
• Gran viaggiatore in vita, Colombo continua a viaggiare anche…da morto! Sepolto all’inizio presso il monastero francescano di Valladolid, 20 maggio 1506, nel 1509 la sua salma fu trasferita nella cappella di famiglia a Siviglia. Alla morte del figlio legittimo, Don Diego Colon, i suoi resti furono trasferiti nella cattedrale di Santo Domingo (Hispaniola). Nel 1795, all’arrivo dei Francesi, nuovo trasferimento in territorio spagnolo a Cuba (L’Avana). Nel 1898 ultima trasferta verso la cattedrale di Siviglia, ove riposa tuttora.
• Nel 1507, appena 1 anno dopo la morte di Colombo, il professore tedesco Martin Waldseemuller propose che il nuovo continente si chiamasse America in onore di Amerigo Vespucci, navigatore fiorentino, da lui proclamato geografo pari a Tolomeo. In realtà Colombo aveva preceduto Vespucci di 1 anno sulle sponde del continente sudamericano. I due inoltre, Colombo e Vespucci, non solo si conoscevano ma si frequentavano pure. Sei anni dopo, 1513, il professore tedesco ritrattò la proposta e restituì a Colombo l’onore della scoperta, ma ormai… la “frittata” era fatta!
• Nel 1552 lo storico Francisco Lopez de Gòmara scrisse che la scoperta del Nuovo Mondo era il più grande avvenimento dopo la nascita di Cristo, ma negava i meriti di Colombo. Perché questo atteggiamento “ostile” contro Don Cristobal Colon? Perché nella prima metà del Cinquecento i giudizi degli storici furono fortemente influenzati dalla “lite giudiziaria” fra gli eredi di Colombo e i sovrani spagnoli riguardo al mancato adempimento delle promesse reali del 1492.
• Altro elemento sfavorevole le esperienze contraddittorie come Governatore che, tuttavia, nulla tolgono al genio e al coraggio del navigatore.
Roberto Fiorani