21 dicembre 2009 SERGIO PRETELLI

La Costruzione dell'Europa: un problema complesso ma irrinunciabile

Perche irrinunciabile? Perche l'Europa, forse inconsciamente, ha sempre teso verso l'unità.
Pensate al Medioevo, al Rinascimento, all'llluminismo, al Risorgimento, alla conquista dei diritti dell'uomo e delle regole democratiche.
In tutti quei periodi l'Europa consolida le radici comuni: cristiane e culturali. Con peculiarità specifiche nei vari Stati europei: religiose (ortodosse, protestanti, calviniste ecc. con le influenze trasversali del missionarismo cistercense, benedettino, francescano, domenicano, gesuitico, islamico, ...), artistiche (gotico nordico, gotico fiorito. ..medievale, rinascimentale, fiammingo ), letterarie ( correnti che si influenzano a vicenda, dal sud al nord Europa e viceversa, Russia compresa –Dostoiewski, Tolstoi) teatrale (dal teatro di corte a Shakespeare ...) musicali (dal canto gregoriano alla musica celtica, alla musica operistica. ..) scientifiche (le grandi scuole filosofico-matematiche che prendono slancio dall'incontro con la cultura arabo-islamica), urbanistiche (grandi cattedrali, palazzi reali e nobiliari, piazze). ...politiche ( assolutismo regio, monarchie costituzionali, imperialismo, repubbliche democratiche ).
Le radici comuni non hanno impedito guerre fratricide che hanno raggiunto il culmine nel
novecento con le due grandi guerre mondiali (in realtà europee) del 1914-18 e 1939-45, con milioni di morti. Da questa presa di coscienza, nel 1941 nelle carceri di Ventotene, i prigionieri politici Emesto Rossi, Eugenio Colorni, Altieri Spinelli elaborano un manifesto che costituirà la bibbia politica della costruzione politica democratica dell'Europa (i tentativi precedenti, dinastico-militari, Carlo V, Luigi XIV , Napoleone Bonaparte, Adolf Hitler sono tutti falliti).
Nel secondo dopoguerra, dietro la spinta di W. Churchill, i capi di Stato Schumann, Monnet, Adenauer, De Gasperi elaborarono il progetto della costruzione dell'Europa. Per gradi.
Cominciando dall'economia (trattato di Roma del 1957 Italia, Germania, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo ), per arrivare alla moneta unica (trattato di Maastricht 1992 che da vita all'Unione Europea, firmato da 12 capi di Stato che prevede la moneta unica, una politica estera comune, la cooperazione nella giustizia e negli affari interni). L 'Euro entra in vigore nel 2002. Nel 2003 si elabora il testo delle riforme da inserire nella Costituzione europea che dovrà essere ratificata da ogni singolo Stato. Per arrivare alla ratifica di tutti i 27 Stati (molte critiche si sono addensate su questa decisione di affrettare i tempi dell'adesione di Stati impreparati o non in grado di sostenere gli oneri imposti dall'Unione Europea. Infatti molti Stati sono nell'anticamera dell'Euro perche fuori dai parametri di Maastricht. ). Si è dovuto attendere il 2009, con le ultime adesioni di Irlanda (adesione tramite Referendum) e Rep. Ceca (adesione tramite referendum con decisione finale del
capo del governo) per approvare il trattato di Lisbona (2007) della Costituzione europea.
Ultima adesione tribolata in sala d'attesa: la Turchia che è una repubblica islamica. Vi si oppongono pochi Stati, quelli di confine, come la Bulgaria, sottomessa all'impero ottomano dal 1500 ai primi del novecento (1908!) e soprattutto la Francia di Sarkosi. Dimenticando la scelta europea di Ataturk nel 1923, i connotati bizantini di quella cultura e la sua posizione geografica di porta verso l'oriente, importante nell'era della globalizzazione.
Per questo occorre meditare sul sogno del Card. Martini di "un’ Europa che possa tornare a respirare con i suoi due polmoni, quello della tradizione orientale e quello della tradizione occidentale. Un’ Europa la cui unità è proiettata su un orizzonte planetario per sperimentare nuove vie e dimensioni della politica e della società, non solo per se e per il suo benessere, ma per offrirle agli altri continenti e al mondo (Cina, India. USA) come vie praticabili e utili a una convivenza più umana e pacifica.

17 dicembre 2009 - QUARTA EDIZIONE DI "UNA TESI DI LAUREA...PER L'NILIT DI CAGLI"

Dott.ssa Alessandra AmatoriUniversità degli Studi di Urbino
24 giugno 2009

Corso di Laurea in Filologia e Tradizione classica

“Il Carmen Neupactium: tradizione e innovazione”

Dott.ssa Arianna Andreoli
Università degli Studi di Bologna
14 dicembre 2009

Corso di Laurea Specialistica in Biologia

“ Valutazione di metodi molecolari
per la diagnosi di meningite settica “



Dott. Paolo Barbadoro

Università degli Studi di Bologna
14 luglio 2009

Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia


“Ortopedia, valutazione clinica e radiostereometrica delle protesi di ginocchio monocompartimentali”


Dott. Luca Barzotti
Università degli Studi di Bologna
25 marzo 2009

Corso di Laurea Ingegneria Nucleare

“Analisi di sensitività del reattore di IV generazione ENHS tramite i codice deterministico europeo ERANOS”


Dott.ssa Cecilia Copparoni
Università degli Studi di Bologna
25 marzo 2009

Corso di Laurea in Medicina Veterinaria

“ Effetti della Daizeina
sulla maturazione in vitro
degli ovociti di suino ”



Dott. Leonardo Fumelli
Università degli Studi di Bologna
17 marzo 2009

Corso di Laurea in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio

“Lo stoccaggio di gas naturale in sotterraneo:
esperienze in acquiferi salini profondi




Dott. Luchetta Giacomo
Università degli Studi “Luiss” di Roma
23 febbraio 2009

Corso di Laurea in Diritto e Economia

“ Sulla misurazione della qualità
della Pubblica Amministrazione ”
Dott.ssa Valentina Panichi
Università degli Studi di Bologna
16 luglio 2009

Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia

“ Confronto di due metodiche di screening per la fragilità
di una popolazione anziana ospedalizzata ”



Dott.ssa Chiara Simoncelli
Università degli Studi di Urbino
12 marzo 2009

Corso di Laurea in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche


“Nuovi beta-lattoni quali inibitori dell’enzima NAAA:
Sintesi e Relazioni, Struttura e Attività ”




Dott. Tommaso Tagnani
Università degli Studi di Perugia
15 ottobre 2009

Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia


“ Outcome in una popolazione chirurgica
carotidea ad alto rischio: ruolo delle statine ”

10 dicembre2009 PAOLO RINOLFI

Antonio da Montefeltro e la Questione di Cantiano.


Premessa:
Il tratto della Flaminia tra Scheggia ed il Furlo affronta un aspro trattomantano, reso più docile dall'ampiezza di interventi romani, tanto che la stradaconsolare rappresentò la via per le Gallie ed i Balcani. Probabilmente il raccordo Foligno-Fossombrone fu realizzato un secolo più tardi rispetto alla primitiva consolare ma da subito di primaria importanza militare e commerciale. Dopo lacaduta dell'Impero fu la strada che univa Roma a Ravenna, è quindi comprensibile la necessità di tenere o interrompere la via per mantenere o spezzare i flussi di soldati che dall'Impero d'Oriente affluivano ai porti di Napoli, poi ad Ancona, gli unici in grado di accogliere le grandi navi di trasporto, dopo l'interramento del porto di Ravenna. Intatto l'interesse alla Flaminia fino alla realizzazione della strada Franchigena nella parte tirrenica d'ltalia alla caduta del Regno longobardo. Più tardi rappresentò l'asse del Patrimonium Beati Petri, quindi fu contesa dalle fazioni guelfe e ghibelline, che si alternarono a Urbino e Cagli mentre Iesi e Gubbio furono sostanzialmente filo imperiali, per Gubbio si è sospettato il particolare legame tra il Barbarossa ed il vescovo Ubaldo, poi proclamato protettore della città e che in tal modo ha influenzato tale scelta politica. Cantiano, per la posizione di controllo dei valichi, fu appetita e pertanto difesa ed assediata. Il sito si forma dopo la distruzione di Luceoli su due colli che a lungo appartennero a Curie e pievanie diverse, sebbene a pochi metri di distanza tra loro. Nell'area del tempio di Giove Gabrovio (Apennino), Luceoli (da luku= bosco sacro), fu città e diocesi umbra dalla tarda latinità a circa nel XII sec.. Sospettiamo la sua formazione dall'area sacra del tempio, quando con Onorio (402) tali beni furono censiti e accatastati tra la res privata o pubblica della nuova diocesi, che per la sua estensione non poteva essere compresa nel catasto egubino, senza alterarne i confini. A lungo Scheggia e Pontericcioli di Cantiano si sono contesi questo insediamento ma senza nessuna prova, più solide sono quelle dell'area di Chieserna: L'antichissima pieve di S. Anastasia; b) l'atto di donazione e vendita tra Leto, Guido e Adamo, figli di Uberto, Britta, loro-madre e il priore di Fonte Avellana, stipulato a Luceoli nel 1080. Tra i confini è il torrente Bevano, presente a Chieserna; toponomastica significativa; l'identificazione dell'eremo luceolano con I'eremo di S.Angelo, sovrastante Chieserna (Ara di S. Maffeo).

1166
Federico I di Svevia (Barbarossa) definì da Lodi i confini del comitato di Gubbio, escludendo: Pergola, Frontone, Cantiano, Colmatrano, Serra S.Abbondio, tenuti direttamente dall'imperatore. Alla fedelissima Gubbio non fu concesso varcare gran parte del fiume Sentino, Scheggia (1) infatti era un vicus lungo la Flaminia, di cui ignoriamo il nome, al dilà del fiume, attorno alla Pieve di S. Paterniano sul colle del Calvario). Gubbio però acquisiva il castello del Monte S. Maria, che sovrasta la Flaminia sopra il predio Buotan0 (2) di Scheggia. A parte questa regalia militare, di cuisi intravvede la convenienza del Barbarossa di tenere l'importante postazione della Flaminia attraverso la città alleata, il diploma del Barbarossa era lo specchio fedele del territorio di Gubbio nell'impero romano, un importante municipium e diocesi. Il principio di ripristinare gli antichi confini amministrativi romani da parte dell'Imperatore emerge nei coevi diplomi a favore di altri comuni umbri, vedi Terni dove c'è coincidenza tra la cancelleria imperiale e quella pontificia, quando nel 1216 Onorio III ne ricostituisce la diocesi, sottraendo il territorio a quello di Spoleto.

1 l'attuale toponimo nel medioevo Skizza, deriva dal greco-bizantino skizo, cioè divido, da Schizza>Skesa> Scheggia. E' un toponimo limitaneo piuttosto comune, delimitante il territorio bizantino di Luceoli, dopo la tregua tra Aginulfo e Gregorio Magno del 595.
2 Toponimo limitaneo longobardo dall'antico tedesco bute = divido, da cui bottino di guerra, ciò che deve essere diviso, il toponimo è comune nelle forme: butano, botano, botina, buda. Attorno a Scheggia la porzione longobarda luceolana aveva per confini: Valia (Ponte Calcare) dal latino vigilia = sentinella (ricordiamo anche LeVaje, Valie, Vai), Scheggia, S. Donato della Pezza, Campo Longo, L'Orneti (Iorna=sentinella di bestiame long.), S. Angelo del Petria per scendere a Buotano.
1225
Da Urbino i conti montefeltreschi ghibellini tentano di espandersi sulle terreguelfe dei Brancaleoni di Castel delle Ripe (presso Urbania) (3). Il castello fu distrutto dagli urbinati e ricostruito con l'aiuto di Città di Castello. I municipio romano di Urbino era separato dal Metauro da Pitinum mergens (Pole di Acqualagna).Confinava inoltre con Tifernum Mataurense (S. Angelo in Vado) e Pitinum Pisaurense (Macerata Feltria). Distrutta Pitinum Mergens dai contingenti Longobardi, impiegati da Narsete nella battaglia di Tagina, e da questi rispediti alle loro terre perche indisciplinati, la Diocesi di Urbino pose il confine lungo il torrente Candigliano (attualmente separa ancora la diocesi di Urbino da quella di Cagli).
Successivamente durante l'assedio di Pavia, Alboino inviò dalla Tuscia un'orda alla conquista dei passi appenninici in modo da separare Ravenna dai porti di Ancona e Napoli, gli unici che permettevano I'attracco delle grandi navi bizantine atte al trasporto di soldati, furono distrutti il forte del Furlo, Fossombrone, Tifernum mataurense, Pitinum Pisaurense, le ultime due diocesi furono annesse a quella di Urbino. Questa responsabilità religiosa del vescovo di Urbino, contemporaneamente vescovo dei due Pitinum e di Tifernum, costituì la premessa per le rivendicazioni territoriali dei conti montefeltreschi.
3 Castel delle Ripe è stato supposto sul monte Castellano per assonanza, piùprobabilmente sta per appartenente a Città di Castello, che aveva sulla sommità(voc. citt~della) una torre di difesa. Il castello era posto presso Ripa vecchia.

1244
La stella di Federico II, stupor mundi, imperatore, figlio e nipote di imperatori svevi, volgeva al declino. Il conflitto con il papa gli aveva corroso potere e ridotto alleati. La ghibellina Gubbio gli era rimasta fedele, condividendone ideali forse, certamente per l'antica rivalità con la guelfa Perugia, città nemica. Per ricompensare tanta devozione alla causa imperiale, da Spoleto Federico Il, nel maggio 1244, donò i suoi castelli di Cantiano e Colmatrano a Gubbio, poco prima anche Serra s. A. e Pergola, castello la cui recente fondazione aveva tolto pace alle nostre terre e aperto un contenzioso tra Cagli e Gubbio spesso affidato alle armi. Il territorio donato è corrispondente agli attuali comuni di Cantiano, Pergola, Serra S.A. e Frontone, cioè il nucleo della diocesi di Luceoli, che per mancanza di vescovi fu attorno al mille affidata alle cure religiose del presule di Gubbio, una reggenza religiosa catalizzante le ambizioni territoriali della vicina, potente città di S. Ubaldo. Ambizioni che sembriamo leggere nello stemma comunale iguvìno: di rosso conmonte a cinque punte d'argento, uno stemma parlato in cui solo il Catria, monte a cinque vette dell'intero territorio (Catria, Acuto, Alto, Tenetra, Morcia), dovevarappresentare le mire espansionistiche ed insieme la rivendicazione del suo territorio sacro (tempio di Giove Gabrovio), che le fu strappato nella tarda latinità (Vsec. d.C.) con l'istituzione della diocesi di Luceoli.
1248
Sotto le mura di Parma Federico Il subì un grave irrimediabile rovescio e il13 dicembre 1250 moriva. Gubbio e Città di Castello furono riconquistate dal cardinale legato Giorgio di Pietro in Velo d'Oro, Cantiano e Colmatrano furono toltea Gubbio ed elevate a liberi comuni ecclesiastici, retti dal Duca di Spoleto in nome diAlessandro IV papa.
1255
Alberto di Firenze, potestà di Cantiano elevò una torre accanto alla chiesa di S. Niccolò. L'edificazione di questa torre a protezione della porta ci dice che erano state progettate e forse completate le mura che univano le due rocche di Colmatrano e Cantiano, prima di allora appartenenti a due curie e a due pievi distinte (S.Anastasia di Chieserna e S.Crescentino). Risale probabilmente a questo periodo lo stemma comunale: di rosso al palo e banda d'argento, colori guelfi. Successivamente fu imposto lo stemma di Gubbio e insignito del capo d' Angiò. Non è stata data giusta rilevanza al libero comune di Cantiano, infatti sul piano strettamente giuridico viene ribadita la diretta discendenza di Cantiano da Luceoli, diocesi romana, il cui territorio non era distinto da Gubbio, anche se la diocesi fu affidata alle cure religiose del presule icuvino, che era pertanto vescovo di Gubbio e di Luceoli. Le rivendicazioni di Gubbio, che da tempo esercitava il controllo politico e militare sul territorio furono interrotte dal pontefice, come in precedenza erano state deluse dal Barbarossa. Questa identità politica sia imperiale che papale muoveva dalla necessità di controllo della Flaminia. Per le caratteristiche aspre del luogo, chi domina a Cantiano, domina la Flaminia. Gli imperatori tennero le due rocche attraverso comites, loro funzionari, che spesso si relazionarono con Gubbio, quando Gubbio fu fedele esecutrice della politica imperiale ma da essa indipendenti.


1256
trasgredendo l'opposizione di Alessandro IV, Giovanni di Anagni, rettore di Spoleto, applicava le donazioni di Federico Il a favore di Gubbio. La decisione era incontrasto con le norme vigenti, infatti tale donazione del rettore, come quella precedente di Federico, sul piano strettamente giuridico era illegittima in quanto sovvertiva la conservazione dei confini diocesani, che le Costituitiones di Diocleziano sancivano come immutabili. Da questo momento Gubbio si estese fino al Cesano, inglobando nel suo contado gran parte della diocesi di Luceoli, scomparsa ormai anche sul piano giuridico. Eppure dovremmo credere che il possesso di Gubbio non fosse reale.

1257
Appena un anno dopo Gualtieruzio Bonaccorsi, conte di Colmatrano, rientrò inpossesso della rocca e del feudo. Gualtieruzio donò i suoi averi al Comune di Cantiano, tuttavia l'atto fu subito smarrito. Sempre nello stesso anno l'antica rivalità tra Gubbio e Perugia sfociò in un lungo conflitto. Gubbio chiese ai feudatari del contado di rendere disponibili i castelli, Perugia brigò a Roma per farsi regalarel'intero contado di Gubbio.

1259
Perugia ottiene dal pontefice la donazione del contado iguvino, che però non si realizzò mai.

1266
Clemente IV restituiva a Gubbio i castelli di Pergola, Montesecco, Serra S.Abbondio, che nel 1267 fu sottratta dal rettorato di Spoleto ma di nuovo ricondotta nel 1276 (spogliata però di Pergola e Serra S. Abbondio).
1277
Il conte di Urbino distrugge definitivamente Castel delle Ripe, eppure queste continue rappresaglie non ebbero il successo voluto, infatti immediatamente, attorno all'abbazia di S. Cristoforo al ponte, fu costruita ex novo Casteldurante per volontà papale dal rettore monsignor Durante, affidata ai Brancaleoni insigniti del titolo di comes. La Signoria della casata costituì un baluardo guelfo sulla Massa Trabaria. Un secolo più tardi i Brancaleoni vendettero la contea ai Montefeltro, che avevano però cambiato casacca e militavano nel partito guelfo.

1287
settembre Il capo ghibellino delle Marche Trasmondo Brancaleoni della Rocca tentò di fare signoria in Cagli, trovando opposizione nella fazione guelfa, capeggiata dai Siccardi, nello scontro fu bruciato il palazzo comunale. L'incendio fu provocato probabilmente da un monaco di S. Geronzio. La sera stessa fu deciso di trasferire Cagli nel sottostante Piano di S. Angelo e pochi mesi dopo l'antico monastero benedettino fu chiuso e le sue proprietà trasferite al vescovo callense. La nuova città si chiamò S. Angelo Papale e fu appetita dai Gabrielli di Gubbio, guelfi che tentarono di formarvi signoria.

1300
23 maggio l ghibellini di Gubbio con l'aiuto di Uguccione della Faggiola e dei conti Federico e Galasso di Montefeltro si impadronirono di Gubblo ma subito dopo Cante Gabrielli, Pietro della Branca con l'esercito del cardinale Orsini la riprendevano, esiliando le famiglie ghibelline e confiscandone i beni.

1303
"dominus Canti" è proprietario di terreni a Frontone, (Roma,Coll. Germ., reg.n.11, ff.154v , 155v 156 r), che fosse un Gabrielli lo afferma 10 stesso regesto (n.13,f.199 va. 1338), lo stesso Cante che nel 1302 esiliò Dante da Firenze. Cantuccio di Bino dei Gabrielli di Frontone nel 1305 appoggiò Cante nel tentativo di fare signoria su Cagli. Nel 1345 Giovanni, figlio di Cantuccio di Bino sostiene a Perugia (controCagli) che i Gabrielli avevano il possesso di Frontone da 53 anni, cioè dal 1291, tre anni dopo l'incendio di Cagli. La sentenza di tale controversia fu l'implicito riconoscimento dei diritti dei Gabrielli su Frontone, che Cagli rivendica a se.
1303
gli Egubini, insieme a Cantiano, Serra, Pergola presentarono istanza presso il rettore di Spoleto contro le molestie di Bernardo da Imola conte di Nocera. La sentenza del marzo 1304 fu favorevole solo per Gubbio perche fu dichiarato il possesso di Gubbio sui castelli di Cantiano, Serra e Pergola.


1306
I Gabrielli tentarono di estendere la loro signoria sul Gubbio, Cantiano, Cagli, che tennero dalla rocca delle Avenande sino alla venuta in quell'anno di Enrico VII, che permise alla fazione ghibellina di cacciarlo. Alla morte di Enrico VII la lotta traguelfi e ghibellini riprese e anche tra Cagli e Gubbio.

S. Geronzio, vescovo di Cervia e patrono di Cagli, fu ucciso dai filo bizantini luceolani nel loro territorio ed ivi sepolto. Nel 611 fu eretta l'abbazia benedettina che porta il suo nome. Normalmente le abbazie dell'epoca avevano una torre rifugio soprastante in questo caso il fortilizio di Porta Miliaria sull' Avenande. L'abate esercitava poteri sovrapponibili a quelli del vescovo e l'abazia era sempre lontana dalla città. Al dilà del Bosso sorgeva Cale vicus, che dopo la distruzione di Pitinum mergens accolse i fuggitivi. Divenuta diocesi nella metà del VII sec.. il vicus divenne civitas. La concorrenza con l'abbazia, dove maggiori erano le libertà e le occasioni di lavoro, provocò una migrazione da Cale al cenobio benedettino e anche il vescovo vi pose la propria sede e vi trasferì la Cattedrale del' Assunta. Questa ricostruzione spiegherebbe:
-agiografia bizantina (Assunta) in territorio fortemente longobardizzato;
-l'anomalia di trovare il vescovo accanto all'abate;
-la necessità di Cagli di commissionare al Ceccarelli un falso diploma per dimostrare la continuià di Cagli attorno al monastero. Il falso viene immesso nelle costitutiones cagliesi. Per quanto riguarda il significato di Cale, noi crediamo la sua derivazione da una stipe a Cale, dea del calendario Cale-dies, calendae. Alla dea era sacra l'oca, allora animale teopompo, portatore dianime, oggi sostituita dalla cicogna. Nel museo nazionale di Parigi è esposta una statua uguale alla piccola 'Minerva' di Coltona, con l'indicazione 'dea celtica del III sec. a.C. E' la dea del tempo, in sanscrito Kala è il tempo della preghiera. In epoca romana Giunone la sostituì, assumendone gli attributi, come dea del calendario e le oche del Campidoglio salvano Roma dall'ultimo assalto.Perche fossero sacre le oche a Giunone, Livio dice di ignorarlo.
1315
A Cantiano le controversie tra Cagli e Gubbio furono pacificate per l'azione di Monaldo Brancaleoni di Casteldurante. La pace fu firmata nella chiesa di s. Niccolò di Cantiano. Cante, Bino e Filippo Gabrielli cedevano ai loro beni a Cagli per 1000 fiorini, liberi tutti i prigionieri tenuti dai cagliesi, furono rettificati i confini tra Cagli e Cantiano e restituiti i beni dell'abbazia di S.Pietro di Massa.

1325
Gubbio si ribella alla chiesa, Cantianò con l'aiuto di Urbino a Gubbio.

1327
Cantiano di nuovo presta promessa di fedeltà a Gubbio, che le impone il completamento delle mura mancanti. l Gabrielli si erano divisi in due rami e militavano in opposte fazioni: ghibellini i Gabrielli di Cantuccio di Frontone, guelfi quelli di Necciolo di Cantiano, che seguivano Giacomo figlio di Cante.

1350
i Gabrielli di Frontone (ghibellini) con l'aiuto degli Ubaldini si impadronirono di Gubbio, immediata la ribellione di Cantiano e Pergola a Gubbio. Il prode Bastardo della Pergola rafforzò Cantiano e quando Giovanni Gabrielli di Frontone lo assalì fu respinto ma l'anno successivo l'assediò insieme a Nolfo da Montefeltro (conservatore in Cagli) ed agli Ubaldini, che l'intervento di Perugia rese vano, infatti Canti, figlio di Giacomo tornò a Cantiano e tolse agli egubini il castello del Monte Santa Maria, che scioccamente affidò a Vanni di Briche da Cantiano, infatti questi passò dalla parte di Giovanni e lo infastidì.

1353
il pontefice Innocenzo IV inviò da Avignone il cardinale Egidio d'Albornoz per recuperare le terre in mano ai signorotti locali. Giovanni Gabrielli si trovò a mal partito e per evitare le ire del legato restituì Gubbio, dove ritornarono tutti i guelfi esiliati eccetto Giacomo Gabrielli da Cantiano perche fu motivato egli era grande e si sospettava che si volesse fare tiranno. Così Giacomo stette a Cantiano dove ampliò la rocca di Cantiano che divenne il suo palazzo, confortevole e decorato da dipinti pregevoli, tale fortificazione fu detta "II Girone" . Richiesto nella guerra contro i Malatesta, deluse L'Arbonoz, essendo il signore di Cantiano loro amico, per questo fu preso con il figlio Canti e rinchiuso a Montefalco, dove fu associato Giovanni Gabrielli, catturato anch'esso. Si venne ad un diktat. Giovanni consegnò al Cardinale il Forte di S. Maria (che fu raso al suolo) e lasciar liberi i Gabrielli guelfi catturati; Giacomo fu costretto a cedere all'albornoz il Giorone e ritirarsi nel cassero di Colmatrano, il Cardinale incaricò poi Giacomo a governatore di Firenze, forse per ingraziarselo o impadronirsi del cassero in sua assenza.

1358
Albornoz, che era stato richiamato ad Avignone, tornò in Italia con il nipote Blasco Fernando, nominato rettore della Marca, poi duca di 5poleto e Signore di Gubbio, con l'incarico di distruggere i Gabrielli di Cantiano, presi l'anno successivo (Giacomo e Canti) ed esiliati ad Ancona. Il castello di Cantiano, separato da Gubbio,e governato dai vicari di Blasco, poco dopo sostituito per il cattivo governo. I Gabrielli, riconciliatosi tra loro ritornarono a Gubbio.

1377
settembre. Gabriello G. del Necciolo intervenne nel vescovado per calmare il popolo di Gubbio, pronto a cacciare i rettori della Chiesa. Cantiano fu recuperata a Gubbio, Cagli ai Montefeltro, nonostante la resistenza di Canti Gabrielli. Mentre era a Roma, Gabriello fu eletto vescovo di Gubbio, tornò a Cantiano e quindi a Gubbio.Canti fu capitano della Balia di Firenze, Francesco podestà di Siena.

1378
il vescovo Gabriello fu signore di Gubbio.

1380
Gabriello a Rimini, sollevazione di Gubbio, ripresa con l'aiuto dei Malatesta.

1383
approvazione dell'accordo tra il vescovo con la città, i termini del compromesso erano i seguenti: Cantiano e Serra S. Abbondio passavano con ogni diritto erendita ai Gabrielli fino alla loro estinzione, i capitani dei due castelli erano scelti tra i cittadini di Gubbio, i delitti che prevedevano la pena di morte sarebbero stati discussi a Gubbio. Gli iguvini aggiungevano inoltre il pagamento di 5000 fiorini d'oro.
Il vescovo Gabriello moriva a Cantiano in quell'anno e fu sepolto nella chiesa di S.Niccolò. Francesco Gabrielli pretese da Gubbio la somma pattuita mai pagata e allora radunato un esercito, sostenuto dai Malatesta e da Firenze, cinse d'assedio Gubbio, che dopo gli stenti del blocco, scese a patti. Francesco d' Angelo dei Carnevali, scelto quale plenipotenziario, partì da Gubbio alla volta di Cantiano ma l'oltrepassò e a Cagli, atteso da Antonio da Montefeltro, offrì la signoria della città.

1384
30 marzo. Gli iguvini, benché frastornati, approvarono la decisione il ed il giorno stesso il Montefeltro entrò a Gubbio con 2000 fanti e 400 cavalli. Tuttavia la nuova conquista di Gubbio era difficile per I'interposizione di Cantiano, tenuta dal Gabrielli, aiutato da esuli egubini e da Firenze. Dopo tre anni di assalti inutili, per le pressioni di Firenze, fu rilasciato dal Montefeltro un salvacondotto per Francesco Gabrielli per recarsi a Gubbio a trattare la pace. Antonio da Montefeltro fece prigionieri Francesco e l'ambasciatore di Firenze, che furono liberati solo dopo la consegna di Cantiano. Il conte Antonio era protetto da Gian Galeazzo Visconti, inutilile proteste dell'offesa Firenze, che tuttavia fece conoscere con una lettera a tutte le cancellerie d'ltalia il tradimento e la volontà di punire il reo. Fu allora che il Visconti impose ad Antonio di restituire Cantiano ma per il reo sarebbe scattata comunque la rappresagli di Firenze e il conte Antonio preferì tenersi Cantiano. Tuttavia quando Gian Galezzo fu impegnato in guerra al nord, Firenze attaccò e saccheggiò i dintornidi Gubbio, d'Urbino, di Cagli. Intervennero anche i Malatesta e Antonio si trovò a mal partito e fu costretto a rintanarsi entro le mura dei suoi presidi. Si venne ad un nuovo accordo con il ritiro di Firenze e la restituzione di Cantiano ai Gabrielli oltre il versamento di un forte indennizzo di guerra da parte di Urbino

1390
Il signore d'Urbino ottiene dal papa Bonifazio IX l'investitura della signoria di Gubbio, quell'ano un suo capitano occupò il castello di Valfrenaia e da qui assalì Cantiano. Francesco andò Potestà a Bologna e Cantiano fu affidato a Carlo e Pandolfo da Rimini, che vi nominarono capitano Ser Rinaldo da Imola.
1391
Si riaccese la guerra. Giacchino da Sassoferrato coccupava per conro di Urbino Sassoferrato e faceva prigioniero Giovanni Gabrielli, figlio di Francesco. Giovanni il Cattivello rioccupò Valfrenaia e portò la guerra sotto le mura di Gubbio, rafforzato nel maggio da Carlo Malatesta, che con 6000 fanti ruppe l'assedio di Cantiano e rifornì il castello, proseguì per Sassoferrato dove si scontrò e prese prigioniero Pietro da Frontino. Antonio riprese Valfrenaia e lo fece demolire. A dicembre ritornò a Cantiano Francesco Gabrielli.

1392
Gennaio. Bonifacio IX impose la tregua e l'apertura di una trattativa di pace.Marzo si riprese a guerreggiare.
1393
Antonio forse per tradimento occupò il cassero di Colmatrano, fino al palazzo del podestà. Filippa, moglie di Francesco difese brava mente la restante parte delcastello. Maggio Carlo Malatesta rifornì gli assediati. Messer Francesco pregò Firenze per una onorevole pace e fu stabilito: Antonio acquisiva il castello di Cantiano per 8000 fiorini ed inoltre comprasse i beni dei Gabrielli in Cantiano e Gubbio. Antonio si ritenne successore dei Gabrielli, acquisendo per se le stesse condizioni fatte da Gubbio ai Gabrielli, pertanto tenne Cantiano in sua signoria, nominandovi un capitano. Antonio non pagò nulla ai Gabrielli, sebbene minacciato da Firenze. Francesco fu condottiero dei Fiorentini e nel 1400 senatore di Roma, suofiglio Giovanni ebbe il comando di cento lance.

1403
Antonio muore, gli succede Guidantonio.

Conclusione:
dall'invasione longobarda, tutta la nostra storia ruota sul possesso dei passi dellaFlaminia nel tratto dal Furlo alla Scheggia, compresi tutti i diverticoli della strada consolare, che potevano essere utilizzati da Napoli-Roma a Ravenna. La conquista longobarda del territorio, coeva all'assedio di Pavia, fu interrotta nel 592 dalla conquista dell'esarca Romano, per il tradimento di Maurizione, duca di Perugia. L'anno successivo Aginulfo successo in quei giorni ad Autari, riprende il ducato e giustizia Maurizione, ponendo assedio a Roma. L'intesa del re con papa Gregorio Magno, portò alla formazione del cosiddetto 'Corridoio bizantino', il cui valore fu politico piuttosto che militare. Infatti vengono restituite le città fra Fano e Gubbio, senza il loro territorio, tenuto costantemente dai longobardi. In sostanza l'accordo prevedeva da parte del pontefice il riconoscimento dei regni barbarici, sovrani dall'impero, che li permetteva all'interno della sovranità dell'impero, quasi come unità amministrative. L'azione politica di Gregorio Magno fu tacciata dall'imperatore Maurizio, amico del pontefice, come alto tradimento e denunciata per tutto l'impero da lettere imperiali. Il pontefice fu definito mendace, se catturato sarebbe stato portato a Costantinopoli per essere processato, come avvenne per papa Virgilio al tempo dello scisma dei Tre Capitoli. Compito del re longobardo per conto del re franco fu di assicurare che ciò non avvenisse. La restituzione ai Bizantini delle città del corridoio, senza il loro territorio, sembra essere un'offerta compensativa ed un invito a sottoscrivere la tregua, cosa che Ravenna si rifiutò di fare, ma più probabilmente rappresentò il limite meridionale del Regno longobardo, con l'impegno di Aginulfo di non oltrepassarlo, sebbene tutto il meridione fosse in mano longobarda (ducato di Spoleto e di Benevento). Questo trattato sancì la divisione dell'ltalia a favore dell'integrità del ducato romano, che rappresentò la prima sovranità pontificia. Il tratto della Flaminia tra Cantiano e Cagli fu in mano longobarda per la caduta del Ponte Alto, che lo rendeva impercorribile, e fu dato ai Bizantini la variante: S. Apollinare in Farneto, S. Apollinare di Moria, S. Vitale in Castiglione, S. Apollinare in Cupiolo, S. Andrea in FGrena, Furlo, a ciò si aggiungeva Smirra, S. Severo in Pigno, S. Apollinare di Duglione o Monleone, S. Ercolano di Fenigli, la Ravignana di S. Lorenzo in Campo. Dall'altra parte S. Maria Assunta di Naro, S.Severo del Colle, S. Apollinare d'Urbania, S. Andrea in Proverso, la Ravignana Vecchia. Con l'annessine del regno longobardo ai Franchi, Carlo Magno era re dei Franchi e dei Longobardi, le terre tenute dai bizantini passarono ai Franchi, si ebbe l'affermazione dei conti salici, che tengono in nome dell'imperatore il passo montano. S.Pietro Damiani a Fonte Avellana, attuando una politica a favore di Roma, cercò di acquisire terre attorno alla Flaminia nel tentativo di acquisire un passaggio lungo la strada. Strada che fu rammodernata da Matilde di Canossa, vicaria imperiale tra Cagli e Gubbio. Il Ponte Alto, ricostruito sui piloni romani, fuchiamato ponte della Contessa, come la strada tra Cantiano e Gubbio. Il territorio di Luceoli, compresi i castelli di col Matrano, Cantiano, Serra S. Abbondio sono tenuti direttamente dall'impero, così fino a Federico Il che lo dona a Gubbio ghibellina. Lapolitica del pontefice fu di annullare tale annessione e di costituire a Cantiano un libero comune. Le successive vicende dimostrano che il castello era così importante che era dato quando Gubbio era guelfa e ritolto quando aveva velleità ghibelline. Questa azione politica fu attuata dalla casata dei Gabrielli del Necciolo di Cantiano, fin quando i conti di Urbino, un tempo ghibellini, danno solide garanzie di guelfismo e fu loro concesso di annettersi dapprima Cagli, poi con un autentico colpo di stato Gubbio ed infine comperare la rocca di Cantiano, sottraendola all'influenza di Firenze e dei Malatesta. E' costituito nell'ltalia centrale uno stato guelfo da Urbino a Gubbio pro tempore ai Montefeltro, stato che sarebbe tornato alla diretta dipendenza di Roma in mancanza di eredi. E' in sostanza oltre che una riserva di eserciti pontifici la realizzazione di uno stato guelfo per il controllo del centro Italia.Con il duca Federico Ubaldini naturalizzato in Montefeltro la Chiesa cercò di estendere il suo dominio anche a Firenze, promovendo la congiura dei Pazzi, il cui successo avrebbe portato il duca d'Urbino alla signoria fiorentina, realizzando il sogno politico pochi anni appresso dei Borgia.

7 dicembre 2009 MARCELLO FAGIOLI

“Immigrazione: integrazione – interazione, Europa”

La lezione di oggi è forse la più complessa tra quelle che ho tenuto sino ad ora presso la sede di “Unilit” di Cagli. Trattasi infatti di un argomento molto ampio la cui trattazione investe problematiche giuridiche, economiche, politiche, sociali e culturali.
Il titolo “Immigrazione: integrazione – interazione, Europa” è, nel senso detto, molto significativo.
In primo luogo affronterò l’immigrazione come fatto storico, oggettivamente irrefrenabile.
In secondo luogo come il fenomeno è disciplinato dalla legge Italiana con cenni alla normativa europea.
In terzo luogo evidenzierò il modo come a mio avviso questo fenomeno dovrebbe essere regolato.
L’immigrazione è un fatto storico che nessuno è in grado di fermare. Gli immigrati infatti provengono dalle aree del mondo più povere, infestate dalle guerre, dalla miseria e dalla fame.
I migranti provengono per lo più dalla zone più povere dell’Africa e dai paesi dell’ex blocco sovietico. In questi ultimi anni il fenomeno si è molto ampliato. l’Italia, a causa della sua posizione geografica, quasi ogni giorno fa i conti con gli sbarchi di clandestini che chiedono asilo politico, rifugio ovvero soltanto di poter vivere dignitosamente.
Negli organi di stampa quotidianamente leggiamo articoli e commenti su questo fenomeno. La televisione ci offre spesso dibattiti che quasi sempre trascendono in insulti e invettive.
L’immigrazione esiste e come tutte le cose che esistono bisogna prenderne atto approntando politiche e legislazioni serie e realistiche che puntino ad una effettiva integrazione-interazione degli stranieri provenienti da paesi socialmente e culturalmente diversi da noi, mediante in primo luogo la lotta alla irregolarità (clandestinità) che non significa solo repressione ma anche, forse soprattutto, una legislazione che favorisca, in presenza di certe premesse, la legalizzazione di cittadini extraeuropei che si trovano in Italia, che lavorano ma che non hanno diritti vivendo nel più assoluto anominato.
Mi spiego meglio. Chi si trova nella irregolarità è più facile che possa essere reclutato dalla criminalità. Chi invece è regolare ha concrete possibilità di integrarsi, di rispettare le regole, di esercitare i diritti costituzionali a tutti riconosciuti.
La legge Italiana, a mio avviso, non va in tal senso.
A titolo esemplificativo evidenzio un fatto.
La regolarizzazione delle badanti. Dopo l’approvazione della legge 94/2009 (cosiddetto pacchetto sicurezza) , che prevede il reato di ingresso e permanenza illegale in Italia (art 10 bis del nuovo Testo unico sulla immigrazione) il governo si è subito reso conto che dal giorno successivo alla approvazione della legge avrebbe dovuto mandare la Polizia casa per casa a cercare le badanti clandestine (qualche centinaia di migliaia per lo più donne) per processarle ed espellerle. La qual cosa avrebbe provocato uno “sconquasso” pazzesco nelle famiglie italiane ed un rilevante danno allo “Stato sociale” in gran parte retto da queste persone. Se ne è accorto il sottosegretario Giovanardi che subito ha proposto che si arrivasse ad una sanatoria limitata a badanti e a colf di ambo i sessi.
L’occasione era buona per andare oltre estendendo la sanatoria (come aveva proposto con forza la radicale Emma Bonino) a tutti i cittadini extracomunitari senza permesso di soggiorno che però già sono in Italia e lavorano in nero alle dipendenze di datori di lavoro italiani e/o stranieri.
A questa nuova proposta il governo è rimasto “sordo”.


Ora, se ragioniamo senza pregiudizi, non possiamo non ritenere economicamente utile, oltrechè costituzionalmente doveroso (due dei valori primari della nostra Costituzione repubblicana sono il lavoro - art 1 - e la solidarietà - art 2- ) un provvedimento di questo genere.
Ecco, ci volevano un po’ di coraggio e di intelligenza in più, mettendo al bando la propaganda, soprattutto leghista che a ben vedere non contribuisce positivamente al governo di questo complesso fenomeno.
Che interesse può avere lo Stato, tutti noi, a mantenere nella illegalità centinaia di migliaia di lavoratori che invece potrebbero, con la regolarizzazione, integrarsi nel nostro tessuto sociale e contribuire, col pagamento delle imposte e dei contributi sociali, a migliorare la situazione economica complessiva del paese?
Questa è una domanda alla quale bisogna dare una risposta.
Allora il problema deve essere a mio avviso affrontato elementarmente così: bisogna espellere, effettivamente, chi non rispetta le leggi delinquendo; bisogna fare accordi internazionali che prevedano l’espiazione della pena degli stranieri nei loro paesi; bisogna mettere in regola chi è già qui e lavora in nero e chi viene qui per lavorare, per rispettare le leggi e per integrarsi.
Integrazione – interazione. I due termini non hanno lo stesso significato.
L’integrazione è importante. Lo straniero che viene da noi deve rispettare la nostra Costituzione, le nostre leggi ed anche la nostra cultura. Interazione, anche i cittadini italiani facciano uno sforzo per comprendere e rispettare la cultura di chi viene da noi contribuendo così all’abbattimento delle barriere che si frappongono tra culture e modi di vivere diversi.
Per questo è necessario un salto culturale da parte di tutti. Ritengo che le generazioni future questo “salto” compiutamente lo faranno, dobbiamo però cominciare noi.
Nei paesi dove si concentrò l’emigrazione italiana del dopoguerra, i giovani, figli dei cittadini italiani emigrati nei paesi europei ed extraeuropei, divenuti cittadini, ora insegnano nelle scuole, lavorano nella pubblica amministrazione e in molti casi ricoprono anche importanti cariche politiche, mentre i loro padri si integrarono con grandi difficoltà.
La storia non si ferma, tanto più questa storia. Il mondo è cambiato e sempre più andrà verso cambiamenti ulteriori.
Una politica ragionevole, in ogni caso, implica nuove relazioni internazionali che consentano a tutti i cittadini del mondo di poter vivere dignitosamente e in democrazia nella loro patria.
Ma questo è un altro discorso.
Marcello Fagioli



L’Avv. Marcello Fagioli è nato a Cantiano il 01 settembre 1955. Si è laureato in giurisprudenza il 26 giugno 1978 con una tesi in filosofia del diritto dal titolo “Il diritto e la politica nel pensiero di Antonio Labriola” relatore il Prof. Italo Mancini. Dopo la laurea ha svolto la pratica legale nello studio dell’avv. Luigi Bacchiocchi diventando procuratore legale nel 1984.
Lo stesso anno ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche. Ha insegnato queste materie a Cagli, presso L’ITC Celli da lui stesso frequentato come allievo in gioventù, a Fabriano, indi a Urbania dove ancora insegna.
Svolge anche la professione di avvocato, con il fratello Domenico, occupandosi prevalentemente di diritto penale e diritto dell’immigrazione.
Vive a Urbania con la moglie Silvia e la figlia Marta, studentessa del secondo anno di matematica nella università degli studi di Bologna.


3 dicembre 2009 MAURA PIERETTI

"La Diagnostica Molecolare nel Laboratorio Clinico"



La Dott.ssa cagliese Maura Pieretti, proveniente dalla Florida (USA) dove svolge l’attività di Direttore Scientifico della Diagnostica Molecolare presso il BayCare Health System di Tampa, ha tenuto una conferenza su "La Diagnostica Molecolare nel Laboratorio Clinico".



La Dott.ssa Pieretti ha parlato dello studio degli acidi nucleici (DNA e RNA) a scopo diagnostico e prognostico ed ha spiegato come l’intensa ricerca scientifica e tecnologica degli ultimi trent’anni, insieme alle scoperte legate allo studio del genoma umano si vanno ora traducendo in applicazioni pratiche utilizzate dai laboratori clinici di tutto il mondo. Metodologie rapide, precise e riproducibili ci permettono di studiare il DNA per scopi diversi che vanno dalla genetica all’oncologia, fino al controllo delle infezioni nosocomiali.

Dopo aver spiegato i concetti base dell’ingegneria genetica, la Dott.ssa Pieretti ha offerto esempi di diagnostica molecolare tratti dal suo laboratorio clinico in Florida: ha parlato di analisi genetiche per i portatori della fibrosi cistica, di screening utilizzati per le infezioni nosocomiali come quelle legate allo Stafilococco, e di analisi molecolari per determinare lo stato metastatico del linfonodo sentinella nel tumore al seno.

Lo studio del DNA e dell’RNA, con la loro rapidità ed estrema precisione, stanno in molti casi sostituendo le analisi più tradizionali come le colture microbiologiche o le analisi istologiche.

Alla conferenza, oltre ai soliti assidui frequentatori dell’UNILIT cagliese, hanno assistito anche la Prof.ssa Eugenia Battistelli, Assessore ai Servizi Sociali in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale, nonché diversi rappresentanti della Sanità locale, dal Commissario dell’ASUR per la Zona Territoriale n. 2, Dott. Lucio Luchetta, alla Dirigente del Distretto Sanitario di Cagli, Dott.ssa Lucia Fratesi, ed a vari esimi rappresentanti della medicina locale, in servizio e non, quali il Dott. Sergio Castellucci, il Dott. Lucio Lubrici, il Dott. Roberto Fiorani, ed altri, i quali hanno animato la conferenza ponendo interessanti quesiti alla illustre relatrice.

CURRCULUM VITAE di MAURA PIERETTI

Data di nascita: 31/10/1961
Luogo di nascita: Cagli - Italia
Indirizzo Ufficio: 210 Jeffords Street, Clearwater, FL 33756, USA
E-mail maura.pieretti@baycare.org
Posizione presente: Direttore Scientifico Diagnostica Molecolare BayCare Health System, Tampa, USA

Educazione Accademica1978-80: Baccalaureato Internazionale United World College of the Atlantic S1. Donat's Castle, Wales, UK.

1980-84: Laurea in Scienze Biologiche Universita' degli Studi di Perugia, Italia.

1985-89: Dottorato di Ricerca in Perinatologia/Genetica Universita' degli Studi di Perugia, Italia

Esperienza di laboratorio durante lo studio1983-85: Ricerca su enzimi lisosomiali
Istituto di Biochimica
Universita' degli Studi di Perugia, Italia.

1985-89: Laboratorio di Diagnostica Prenatale
Istituto di Ostetricia e Ginecologia
Universita' degli Studi di Perugia, Italia

Estate 1986: Citogenetica e Diagnostica Prenatale
Clinical Genetics, Erasmus University
Rotterdam, The Netherlands.

Estate 1987: Ricerca su enzimi lisosomiali
Biochemistry Department
King's College, London, D.K.

1988: Ricerca su enzimi lisosomiali
Biochemistry Department, King's College, London, U.K.
Esperienza professionale
1990- 1992: Ricercatore - Human Genome Project
Genetica Molecolare - Sindrome X Fragile
Institute for Molecular Genetics Baylor College ofMedicine, Houston, Texas, USA
1992-1993: Ricercatore - Genetica Molecolare
Depts. of Pathology and Ob/Gyn University of Kentucky, Lexington, KY.
1993-2000: Assistant Professor Depts. Of Pathology and Ob/Gyn University ofKentucky, Lexington, KY.
1998-2000: Co-Director, Molecular Diagnostic Laboratory Dept. of Pathology and Laboratory Medicine University ofKentucky, Lexington, KY.
2000-2003: Assistant Professor Director, Molecular Diagnostic Laboratory Dept. of Pathology
University of South Alabama, Mobile, AL.
2004- presente: Scientific Director, Molecular Diagnostics BayCare Laboratories
Clearwater, Florida

Borse di Studio1978-80: Borsa di Studio del Ministero della Pubblica Istruzione
United World College ofthe Atlantic, Wales, DK.
1986: Borsa di Studio CNR
Institute of Clinical Genetics,
Rotterdam, The Netherlands.
1989-90: Borsa di Studio CNR
Institute for Molecular Genetics,
Baylor College ofMedicine, Houston, Texas

Supporto Finanziario alla Ricerca
1993-98: National Institute ofHealth - $644,711
1993-94: PSP fund University ofKentucky - $15,000;
1996-99: Adler Foundation - $98,600
1998-99: American Cancer Society - $15,000
1998-99: Women's Health Initiative, University of Kentucky - $22,750
2009-10: Morton Plant Mease Foundation - $83,000

Insegnamento
University of Kentucky: 1992- 2000
Corsi di Patologia Molecolare, Genetica e Biologia per studenti Universitari di Medicina, Biologia e Dottorato di Ricerca

University of South Alabama: 2000-2003
Corsi di Patologia Molecolare per specializzandi in Patologia e studenti Universitari di Medicina

BayCare e University of South Florida: 2004- presente
Corsi per tecnici di Laboratorio in Diagnostica Molecolare Rotazioni di laboratorio per specializzandi in Patologia;
Corsi di Patologia Molecolare per specializzandi in Patologia della University of South Florida.

Associazioni professionaliAssociation for Molecular Pathology
American Association for Cancer Research
American Society ofHuman Genetics
Association of Clinical Scientists
Florida Molecular Diagnostic Association - President elect

Altre Attivita' Accademiche e Servizio ProfessionaleReviewer for Genes, Chromosomes & Cancer.
Reviewer for International Journal oJCancer.
Reviewer for Genomics.
Reviewer for Annals oJClinical and Laboratory Science
Ad Hoc reviewer for the Department of Defense:
Ispettore per College of American Pathology (CAP) - 2004- presente
E’ coautrice, a tutt'oggi, di 28 pubblicazioni scientifiche e correlatrice di 54 relazioni scientifiche in altrettanti congressi.

30 novembre 2009 MARIA LENTI

“CAMBIO DI LUCI”Sesta matura prova di Maria Lenti, Cambio di luci (Canalini e Santoni, 2009), inizia con la sobrietà della copertina biancopatinata. Al centro l’autrice ritratta a penna su cartoncino da Raimondo Rossi, unitamente al titolo, il libro si offre quale spia di senso, enunciato programmatico del testo.
Ricercatezza, da un lato, con prelibatezze lessicali, prelievi e citazioni colte che sembrano opporsi a linguaggi correnti o corrivi, dall’altro, sobrietà formale e una chiarezza espositiva, pure nei testi più marcatamente sperimentali, che rimandano a una matrice pittorica, di disegno o acquerello, nelle tonalità duali e gradazionali dal bianco al nero, come nelle variazioni coloristiche e sensoriali, dall’alba alla sera: leit motiv della raccolta proprio quel cambio di atmosfere, quell’attraversamento o passaggio di stato, da registro a registro, lirico, civile, fiabesco, memoriale.
Così, la struttura stessa della suite articolata in quattro sezioni volutamente diseguali, offre al lettore “pagine d’arte e di poesia”, un caleidoscopio di colori in ‘chiaroscuro’, come titola la prima sezione, un ventaglio di opzioni prosodico-ritmiche: dagli endecasillabi distesi con effetti di levità per scelta di timbri morbidi e ricorso a vocali aperte; alla filastrocca di “Facciamo un gioco”, al rigore gnomico di condensazione e rastremazione degli haiku, al riuso di miti classici e archetipi in Diverse, paradigma per exempla dei rapporti interpersonali e intersessuali; ai molti addentellati graffiatamene civili , Stelle e strisce, Chiasmo, dove la retorica si fa strumento critico di denuncia e giudizio.

(da una nota critica di Mauel Cohen, uscita in “Vivarte”, 5, giugno 2009).
da Cambio di luci, Ancona, Canalini e Santoni, 2009
gioco a primavera

Passeggero: “Fuori il verde!”
Siepe: “Fuori il tuo, ché il mio non perde!”


in aereo: di ritorno

- Un safari da togliere il respiro. E lei?
- Il Sahara, i Tropici…
- Scherza, suppongo. Non c’è nulla.
- Crede? Giallo-oro e baobab…


tra l’imbra e l’ambra

tra l’imbra e l’ambra i volti
sgranati per la privacy
(o rispetto dell’infanzia
in un bon ton - da poesia
se non fosse un urlo di ribrezzo
per quel prezzo pagato all’infinito)

l’ombra ha coperto il viso
bambini lunghi fucili in spalla
bambine e secchi per l’acqua al pozzo
non da riso il prima o il dopo
da singhiozzo

niente pane niente abbecedari
niente fuochi d’amore niente giochi
niente sconti niente tornaconti
fuori campo
patimenti affanni ponimenti
ordini ordinamenti
scongiuri illuminanti
pianti impotenti
convegni rotonde tavolate
prurigini rimpalli
e cavolate



bonaccia
L’estate bella attende un filo d’aria
che spiri dalla riva al mare aperto.
Nell’apparente calma della sera
una barca s’imbarca alla deriva
…veleggia ondeggia accelera spiata
e scampa la nottata



per versi ipotetici
se un giorno tu tornassi
… (una canzone?)
tu vivi sempre un se
… (bene, un ritorno)
si qua recordanti…
... (una citazione!)
se posso oltre sottrarre
… (ah, uno storno)
se cerchi nuove pose kamasutra
…. (allora, un porno)
se ricorre un più e non un meno
… (un’addizione)
se spartissimo animae dimidium meae
… (oh, una divisione)
se obbedienza non è, agiremo
… (ah, moltiplicazione)
se il tuo corpo, il tuo corpo
(solito: invocazione)
se ieri, no - oggi -, forse domani
… (dunque: consolazione)
se fosse nell’e-mail (o nella cassetta)?
… (slungata prolusione)
se il tempo si fermasse e nello spazio
… (ehi, là, che strazio)
se un sempre, un tanto, un mai
… (ma di che parli?)
se ancora i portici di Urbino
… (madonna! ancora lì)
se mai un infinito
… (il vizietto! era giusto qui)




domenica d’incontri
podisti
ciclisti
pattinatori skate-boardisti
naturisti salutisti (jogging/footing)
pescatori
birds-watcheristi
cell-telefonisti
IPO-disti
mezzofondisti (inspiranti/espiranti)
camminatori
tavolini e picnic-isti
passeggiatori di cani

tutti soli solisti come cani
(e gatti in cerca delle cucce
fino a sfinirsi)



riflesso
se anche lo volessi non potrei
cancellarti: due visi emergono
da un fondo scuro abraso

un tondo li sovrasta
la luce li contrasta
il colore li rimesta
…….
pésto spigo di péste

ti fermo così, sbilenco alla marina
pulitura di sabbia e d’acqua fina



Storia mia de me

Da pcina propri pcina la lagna “fa’ la brava”
m’intronava per via che era morta la mi mama
e io er armasta com’una pulcina
- sal sal sol tla testa.
I fratei le sorelle poco più che implumi
el mi ba , i mi parent, j’ amich di mia,
la comunanza vera di quegli anni,
han fatt per me quel ch’han potut (el massim
dic adess che un po’ le rob le cnosc).
Via via qualca pessa l’ho tacata anch’io:
so’ dventata granda sensa i dann chi gross
me so’ innamorata più d’ ‘na volta
ho lavrat ho insegnat studio ancora
facc politica (me piac se cambia el mond -
per chi sta pegg - in mei).
Bona o trista, chisà. Le pretes
su me sulla mia mente sul mio corpo
j’ho mandat prest t’un chel paes
mentr’ho tenut la primavera tle mi ven
tel cor che batt e arbatt i bei pensier e i brutt.

Te, c’è sempre j’occh sereni. E’ da essa nata sa la camicia
- me dichen quand m’incontren.
(C’han voja da schersè, d’ironizzare,
così non saprò mai chi sono per loro. O c’han ragion su quest?
Vest sempre sa la camicetta de coton, bianca più spess:
d’inverne me salva el cald sott’ a la maja me tien fresc d’estat) -.
O pur - rincarne la dòs - è fatt granata para sa la vitta.

Lunga la mi storia corta la lor memoria
sto sitta mez ridend mo i guard fiss …
…Tla lor cucchia mama e babo c’aveven mess
l’annima e l’intension cla bona per fè gì tutt per el su vers
e non sùbit dentra t‘na tragedia che ‘n s’arconta manca.
El cont de cla scalanca grossa
e de tutt chi atre benedetti inciampament anca d’ogg
en el dmand più da un pess.
M’a chi chiedle? e perché?
Che la somma en è mai tonda, el so ben ben.
E po’ me trov dle volt contenta ‘na gran mucchia
t’un ste vent a fe’ tutt i sant giorne la mi part da ‘n cant
- quand s’alsa ‘l sol.


MARIA LENTI è nata a Urbino e qui vive.
Ha pubblicato le seguenti raccolte poetiche:
Un altro tempo (1972),
Albero e foglia (1982),
Sinopia per appunti(1997),
Versi alfabetici (2004),
Il gatto nell’armadio (2005).
È autrice anche di racconti:
Passi variati (2003),
Due ritmi una voce (2006).
Suoi saggi e studi di letteratura e arte, recensioni, interventi culturali e politici si trovano in volumi collettanei, in riviste e su giornali cui collabora.