26 aprile 2010 DARIO TOCCACELI

“A Caccia di Suoni. La Musica Popolare delle Marche”

Qualche volta, dagli affreschi e dai quadri, i loro visi ci fissano.
Ma dai libri quasi mai ne intendi la voce. Le loro generazioni hanno formato la lingua che parliamo, la sintassi dei nostri pensieri, l'orizzonte delle città, il presente. Ma la coscienza che anno dopo anno, mietitura dopo mietitura e pietra dopo pietra, essi formavano ai signori e ai padroni, quella coscienza non li riconosceva. Li ometteva. Confondeva le loro voci con quelle degli alberi, o degli animali da cortile.
Questi canti sono stati uditi, quando sono stati uditi, tutt'al più come voce di una cultura separata e arcaica.
Ma noi oggi sappiamo che essi esprimono un mondo di dominati in contestazione e in risposta.


Franco Fortini




Antico pensiero indiano

"Le nostre vite, l' arte, la musica, non nascono come merce da mettere sul mercato: sono piuttosto un fiore che cresce sul ciglio della strada, senza chiedere niente a nessuno, ma sempre pronto a farsi cogliere da chi, davvero, lo sa riconoscere".
Ascolto di alcuni brani della tradizione orale con immagini di interpreti di canti popolari.

1-Canto del "pularol"- Dario Toccaceli
2-Bocca sotta tartofanà -Dario Toccaceli

3-Ninna-nanna- Iolanda Agostini (Acquaviva di Cagli)
4-Tuona già l' artiglieria -Giovanna Carnali (Foci di Cagli)
5-Vociarone -Giuseppe Agostini-Caterina Paolucci ( Acquaviva di Cagli)
6-Vociarone- Bruno Baldeschi-Nevina Pecorelli (Acquaviva di Cagli)
7-Canto a vatoccu -Arnaldo Mora-Lina Lattanzi (Macina di Mogliano-MC)
8-Lettera in canto (canto in ottava rima) -Orlando Casettari (Casale di Cagli)
9-11 Campanaro -Fernando Marzani (Cagli)
10-Saltarello -Angelo Ianni,organetto -Argentina Zappacosta, voce (Vallicella di Roccafluvione-AP)
11-Castellana -Armando Stortoni,organetto- Francesco Sabatinelli,tamburello-Maria Sabatinelli, voce ( Montefano-MC)
12-Saltarello -Arnaldo Mora-Lina Lattanzi, voci-Angelo Pierantoni,organetto-Nazzareno Pesallaccia,tamb. ( Corridonia-MC )
13-Inizio il canto (Fatto) -Iolanda Agostini,voce-Dario Toccaceli,chitarra (Acquaviva di Cagli)

14-Sotto gli aranci ( canto di filandaie ) -Gli Amici della Musica (Fossombrone)
15-Corpo de Bacco -Francesco e Maria Sabatinelli ( Montefano-MC )
16-Furlana ( Ballo) -Gli Amici della Musica ( Fossombrone )
17-Canto di birocciai -Arnaldo Mora ( Mogliano-MC )
18-Un giorno Patre Pietro -Caterina Agostini ( Acquaviva di Cagli )
19-11 frate -Paolo Poli
20-Serramaggio (Fatto) -Elena Volpi ( Cantiano )
21-Canti a vatoccu-Lina Lattanzi,Nazzareno Saldari,Domenico Ciccioli ( Recanati )-VIDEO ..


Dario Toccaceli nasce,nel 1943,ad Acquaviva di Cagli da una famiglia contadina. Nel 1946 si trasferisce a Roma dove nei primi anni sessanta si diploma in Scienze delle Telecomunicazioni presso l’Istituto G.Galilei. Lavora, per campare fino al pensionamento, nel settore delle materie plastiche. Per vivere si interessa, dalla prima giovinezza, di ricerca sul campo della musica popolare dove, all’inizio, è profondamente influenzato dalla madre e dai nonni materni, che sono i primi portatori di canti che Dario ha la possibilità di ascoltare, apprezzare e registrare su nastro magnetico usando un piccolo registratore amatoriale. A questo unisce il piacere di esibirsi, accompagnandosi con la chitarra, al FolkStudio di Roma, locale reso famoso dalla iniziale frequentazione di tutta la nuova canzone d’autore italiana ( DeGregori, Venditti, Lauzi.etc.) e dalla comunità internazionale di cantanti folk, alla quale spesso si unisce. Negli anni mantiene sempre un rapporto molto stretto con il paese di origine continuando le ricerche di musica popolare nei paesi limitrofi alla zona di Cagli e nelle Marche centrali e del sud.
In queste zone effettua ricerche che lo porteranno alla produzione di un disco LP “ Marche 1 –
Musica Tradizionale del Maceratese - I Suoni / Cetra SU 5006 “ .
Ha registrato e prodotto dischi, in altre regioni d’Italia , soprattutto in Sardegna, nei paesi di Aggius ed Orgosolo.
Ultimo lavoro, in ordine di tempo, un CD de “il Manifesto”: Pete Seeger in Italia, un’antologia di vecchie canzoni popolari americane, cantate dal più famoso dei cantanti folk vivente.
Attualmente sta lavorando ad una pubblicazione globale sulla musica tradizionale delle Marche che sarà edita, nel prossimo anno, dalla casa editrice “Squilibri”.
Come interprete di musica popolare si è esibito in vari festivals, spettacoli e locali vari in: Stati
Uniti, Irlanda, Germania, India, Tailandia, Estonia, Russia, Inghilterra.
Da quindici anni è ritornato stabilmente alla sua terra, ove continua la sua caccia ai suoni.





22 aprile 2010 CRISTIANO CIANCAMERLA

I confini del Palio dell'Oca


(pagina in costruzione)

19 aprile 2010 UBANO URBINATI

DELITTO E CASTIGO

di Fedor Dostoevskij



Cenni sulla narrativa russa dell’Ottocento
1) Alessandro Puskin -Mosca 1799 – 1837- (Eugenio Oneghin – Boris Godunov )
2) Nicola Gogol, ucraino di nascita –1809/1852 – (Taras Bulba – Il naso – Il cappotto – Le anime morte)
3) Ivan Turgenev - 1818/1883 - (Padri e figli)
4) Leone Tolstoi -1828/1910- (Guerra e pace – Anna Karenina – Resurrezione)
Fedor Dostoevskij
Cenni biografici: (Mosca 1821 – S.Pietroburgo 1881) – Gli studi – L’arresto – Liberazione e rientro a Pietroburgo - La rivista “Vremia” ( il Tempo) - Le opere:
I capolavori: 1)Delitto e castigo - 2) I demoni - 3) I fratelli Karamazov.

A questi si possono aggiungere, sia pure in sottordine: a) Il giocatore, b) L’idiota, c) Memorie dal sottosuolo.

Esame del romanzo “Delitto e castigo”
Linee riassuntive della trama:


Lo studente Raskolnikov, abbandonati gli studi, vive a Pietroburgo in condizioni di estrema indigenza in una stanzuccia di pochi metri, più topaia che abitazione. Mortificato da questa situazione, dal pensiero della madre e sorella che si sacrificano per mantenerlo agli studi, ma soprattutto convinto di essere un uomo superiore, al disopra di leggi e obblighi comuni, uccide una vecchia usuraia e la sorella minore di lei che sfortunatamente appare in scena al momento del delitto. In realtà per l’ex studente Raskolnikov non si tratta neppure di delitto, per lo meno inizialmente. In fondo, egli pensa, la storia è stata fatta da “uomini non comuni”, da uomini di valore che si contrappongono a tutti gli altri anonimi e comuni. Quelli di valore possono, se necessario, anche commettere dei delitti e trasgredire la legge al contrario di quelli comuni che sono tenuti all’obbedienza e al rispetto delle regole.
“Secondo me, se le scoperte di Keplero e di Newton, per qualche combinazione, in nessuna maniera avessero potuto divenire note agli uomini altrimenti che col sacrificio della vita di uno, dieci, cento persone e via dicendo che impacciassero quella scoperta, o che si fossero messe sulla sua strada come un ostacolo, allora Newton avrebbe avuto il diritto e sarebbe perfino stato in obbligo… di eliminare quelle dieci o cento persone per far note le sue scoperte a tutta l’umanità”.
E Raskolnikov uccide per fini superiori una inutile vecchia, avida e malvagia. Lui con i soldi che le sottrae può realizzare grandi progetti e risolvere i suoi e i problemi altrui. Lui è certamente un superuomo, Napoleone a cui è concesso di compiere azioni estreme.
Ma è proprio così? Dopo il delitto, Raskolnikov comincia ad essere attanagliato dai sensi di colpa, dal rimorso, e in preda alla febbre è ossessionato da tremende allucinazioni. La disperazione e la paura prendono il sopravvento. Imprevedibili e inattesi sentimenti straziano il suo cuore. Quello che aveva creduto un gesto lecito, perfino nobile, si rivela in tutta la sua cruda verità di atto spregevole. La narrazione diventa un viaggio nella coscienza dell’assassino evidenziandone gli aspetti contorti e perversi. La sofferenza, il delirio, il tumulto dell’animo sono il filo conduttore di tutto il racconto.

Personaggi

(Segnalati solo i più importanti, utili per ben comprendere le letture):
· Raskòlnikov, il protagonista, detto anche Ròdja
· Sònja (o Sonecka), figlia di Marmeladov, un ubriacone finito sotto una carrozza.
· Porfirij Petròvic, giudice istruttore
· Avdotja Raskolnikova, sorella di Raskòlnikov, detta anche Dùnja o Dùnecka.
· Pulkèrija Aleksàndrovna Raskolnikova, madre di Raskòlnikov e di Avdotja.
· Dmitri Razumìkin, amico leale e onesto ( che sposerà Avdotja, sorella del protagonista).

Letture:Parte I: Colloquio di Raskòlnikov con Porfìrij Petròvic, giudice istruttore (pag. 304 e segg.)
Parte II: Colloquio con Sònja (pag. 376 e segg.)
“ Il congedo da Sònja (pag. 480 e segg.)
“ L’addio alla madre (pag. 602 e segg.)
“ Finale (642-43)


Urbano Urbinati

Nato a Cagli e trasferitosi subito dopo la guerra a Roma, Urbano Urbinati si è laureato in Lettere a pieni voti con lode all’Università degli Studi di Roma (ora “La Sapienza”) discutendo una tesi su François Mauriac con il prof. Giovanni Macchia e avendo come controrelatore il poeta Giuseppe Ungaretti.
Ha prestato servizio in varie scuole, tra cui il Liceo francese “Chateaubriand” in Roma, dove ha insegnato “italien spécial” alle ultime classi superiori. Ha poi insegnato per molti anni all’estero, prima all’Istituto Internazionale Zugerberg in Svizzera e poi al Liceo italiano di Madrid, dove ha svolto anche funzioni di preside.
Superati il concorso a preside e quello per addetto negli istituti italiani di cultura all’estero, ha optato per l’estero ed è stato inviato dal Ministero degli Esteri ad Ankara per 8 anni e poi a Bucarest per 3 anni, dove ha svolto funzioni di addetto e di direttore nei locali istituti di cultura, nonché di Addetto Culturale d’Ambasciata.
E’ autore di numerosi saggi sulla scuola e i giovani, di critica letteraria, di storia, di politica e problemi morali, pubblicati nella rivista “Studium” (Roma) in prevalenza durante gli anni 1964 – 74. Nella rivista “Le lingue straniere” ha pubblicato due saggi su F. Mauriac. E’ autore anche di recensioni, articoli e racconti pubblicati su quotidiani e riviste varie. Ha fondato un periodico di attualità e cultura cagliesi, “Il Torrione”, e lo ha diretto per alcuni anni. E’ stato titolare per circa 4 anni della rubrica “L’Opinione” pubblicata nella rivista mensile marchigiana “I Protagonisti”.
Fondatore, con altri, dell’Accademia del Teatro di Cagli ne è stato presidente per tre anni. In tale veste ha curato la presentazione del catalogo del 1° Festival dell’Accademia (dicembre 2000- gennaio2001) firmandone i testi di presentazione e di commento.
Nel dicembre 2006 gli è stata conferita al Teatro Capranica in Roma la “Medaglia d’oro” dal Centro Internazionale “Foyer des artistes” per “avere illustrato e diffuso la nostra cultura come docente e Preside nelle Scuole Italiane all’Estero e come Addetto e Direttore di importanti Istituti Italiani di Cultura con l’incarico di Addetto Culturale d’Ambasciata”
E’ socio rotariano dal 1977 e in seno all’Associazione ha svolto per due volte il ruolo di presidente (Club di Urbino 1993/94 – Club di Cagli-Terra Catria Nerone 2003/04), è stato rappresentante del Governatore per il Distretto 2090 nell’anno 1994/95, membro per due anni della Commissione distrettuale preposta allo sviluppo della stampa rotariana e per 9 anni presidente della Commissione distrettuale per le Borse di Studio. Generalmente attivo nelle varie commissioni di club, dove ricopre spesso l’incarico di presidente. Ha svolto relazioni nei “Forum” distrettuali su temi inerenti alla Fondazione Rotary e alla cultura. Collabora attivamente alla stampa rotariana. E’ titolare di due “Paul Harris Fellow”. Recentemente gli è stato concesso il “Commitment to service” in considerazione del servizio al Rotary per più di 25 anni.

15 aprile 2010 ROBERTO MANTOVANI

"Le origini della scienza moderna: viaggio virtuale nella terra dei Montefeltro"

Immagine della mostra su
Federico Da Montefeltro Signore d’Armi e di Cultura
tenutasi presso il Collegio Raffaello di Urbino
dal 24 Gennaio al 28 Febbraio 2009
Sotto di lui il ducato raggiunse il suo massimo splendore, diventando uno dei centri politici più importanti d'Italia e, dal punto di vista culturale, uno tra i più attivi dell’età umanistica.
Immagine della mostra
Federico Da Montefeltro Signore d’Armi e di Cultura
tenutasi presso il Collegio Raffaello di Urbino
dal 24 Gennaio al 28 Febbraio 2009


La conferenza mostrerà, con l’ausilio di un proiettore, alcune ricostruzioni virtuali sviluppate nell’ambito di una mostra, curata dal Gabinetto di Fisica: Museo urbinate della Scienza e della Tecnica dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, relativa alle origini della “scienza urbinate” individuate nel periodo dell’illuminato mecenatismo del Duca Federico da Montefeltro. In particolare, verranno illustrate, anche con l’ausilio di un powerpoint, le antiche quattro "Arti del Quadrivio" e le formelle scolpite in pietra di Francesco di Giorgio Martini, ricche di sistemi meccanici di grande interesse storico-scientifico, ossia le "arti meccaniche", queste ultime considerate la vera novità tecnico-scientifica del periodo federiciano. Infine verrà mostrata la prima ricostruzione virtuale multimediale ed interattiva realizzata al mondo del famoso "Studiolo" del Duca Federico da Montefeltro, situato nel cuore del Palazzo Ducale di Urbino. Tale ricostruzione, realizzata in due anni di intenso lavoro, attualmente rappresenta un eccezionale e concreto esempio delle potenzialità della realtà virtuale nel campo dell'alta divulgazione storico-artistica-scientifica.



Roberto Mantovani
Ricercatore universitario, insegna e svolge ricerca nel campo della Storia della Fisica e della Strumentazione Scientifica presso l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”. Dal 1994 è curatore della Collezione Storica di Strumenti Scientifici conservata presso il Gabinetto di Fisica: Museo urbinate della Scienza e della Tecnica dell’Università di Urbino. A tutt’oggi è anche impegnato in progetti museografici nazionali per lo sviluppo, mediante le nuove tecnologie informatiche, di Musei storico-scientifici interattivi fruibili via Web o su Cd-rom. E’ autore di numerose pubblicazioni e comunicazioni a Congressi nazionali ed internazionali e, dal 2006, è anche VicePresidente della Società Italiana degli Storici della Fisica e dell’Astronomia. Attualmente Insegna storia della strumentazione scientifica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Ateneo urbinate.

12 aprile 2010 MARCO LEOPOLDO UBALDELLI

"La fortuna di Medea: indagine su una figura del mito nella letteratura, nella musica e nelle arti figurative."

Il mito

Figlia di Eete, re della Colchide, è uno dei personaggi più celebri e controversi della mitologia greca. Il suo nome in greco significa "astuzie, scaltrezze", infatti la tradizione la descrive come una maga dotata di poteri addirittura divini.
Quando Giasone arriva in Colchide insieme agli Argonauti alla ricerca del Vello d'oro, lei se ne innamora perdutamente. E pur di aiutarlo a raggiungere il suo scopo giunge ad uccidere il fratello Apsirto, spargendone i poveri resti dietro di sé dopo essersi imbarcata sulla nave Argo insieme a Giasone, divenuto suo sposo. Il padre così, trovandosi costretto a raccogliere le membra del figlio, non riesce a raggiungere la spedizione, e gli Argonauti tornano a Corinto con il Vello d'Oro.
Dopo dieci anni, però, Creonte, re della città, vuole dare sua figlia Glauce in sposa a Giasone, dando così a quest'ultimo la possibilità di successione al trono. Giasone accetta, abbandonando così sua moglie Medea.
Vista l'indifferenza di Giasone di fronte alla disperazione della donna, Medea medita una tremenda vendetta. Fingendosi rassegnata, manda in dono un mantello alla giovane Glauce, la quale, non sapendo che il dono è pieno di veleno, lo indossa per poi morire fra dolori strazianti. Il padre Creonte, corso in aiuto, tocca anch'egli il mantello, e muore.
Ma la vendetta di Medea non finisce qui. Secondo la tragedia di Euripide, per assicurarsi che Giasone non abbia discendenza, uccide i figli [Mermo e Fere] avuti con lui: il dolore per la perdita dei propri discendenti porta Giasone al suicidio.


Eugène Delacroix - Medea
La maggior parte degli storici greci del tempo di Euripide, tuttavia ricorda che i figli di Medea, che ella non riuscì a portare con sé, furono uccisi dagli abitanti di Corinto per vendetta.
Fuggita ad Atene, a bordo del carro del Sole, Medea sposa Egeo, dal quale ha un figlio: Medo. A lui Medea vuole lasciare il trono di Atene, finché Teseo non giunge in città. Egeo ignora che Teseo sia suo figlio, e Medea, che vede ostacolati i suoi piani per Medo, suggerisce al marito di uccidere il nuovo venuto durante un banchetto. Ma all'ultimo istante Egeo riconosce suo figlio, e Medea è costretta a fuggire di nuovo.
Torna nella Colchide, dove si ricongiunge e si riappacifica con il padre Eete.


Henri Klagmann - Medea


Medea nella letteratura, nella musica e nelle arti figurative

Letteratura

· Gli incanti di Medea - Dramma di F. de Rojas Zorilla.
· Il Vello d'oro - Tragedia di Franz Grillparzer.
· Medea - Tragedia di Pierre Corneille.
· Medea - Tragedia di Lodovico Dolce.
· Medea - Tragedia di Ennio.
· Medea - Tragedia di Euripide.
· Le Argonautiche - Poema di Apollonio Rodio.
· Medea - Tragedia di Friedrich Gatter.
· Medea - Tragedia di Richard Glover.
· Medea - Tragedia di Ernst Legouvé.
· Medea - Tragedia di Bernard de Longepierre.
· Medea - Tragedia di Hippolyte Lucas.
· Medea - Tragedia di Giovanni Battista Niccolini.
· Medea - Tragedia di Ovidio.
· Medea - Tragedia di Jean de la Péruse.
· Medea - Tragedia di Lucio Anneo Seneca.
· La lunga notte di Medea - Tragedia di Corrado Alvaro.
· Medea. Voci - Romanzo di Christa Wolf.


Musica

· Giasone - Opera di Francesco Cavalli
· Giasone e Medea - Opera di Salomon
· Medea - Opera di Paul Bastide
· Medea - Opera di Georg Benda
· Medea - Opera di Marc-Antoine Charpentier
· Medea - Opera di Luigi Cherubini
· Medea - Opera di Johann Naumann
· Medea - Opera di Giovanni Pacini
· Medea - Cantata di Jean-Philippe Rameau
· Medea - Opera di Vincenzo Tommasini
· Medea e Giasone - Opera di Peter von Winter

. Medea in Corinto - Opera di Giovanni Simone Mayr


Pittura

· Eugène Delacroix
. Gustave Moreau


Cinema

· Medea - Regia di Pier Paolo Pasolini
· Medea - Regia di Lars von Trier
· Médée miracle - Regia di Tonino De Bernardi



Teatro

· L'Altra Medea - Regia di Flaminia Caroli
· La lunga notte di Medea - di Corrado Alvaro
· From Medea - di Grazia Verasani



Balletto

· Medea - Balletto di Samuel Barber
. Medea in Colchide - Balletto di Cristoph Vogel.
Locandina del film Medea
di P.P.Pasolini


ANTOLOGIA MINIMA

Medea di Euripide (431 a.C.)
QUINTO EPISODIO
vv.1021-1080
Figli, miei figli, ora avete una città e una casa, dove vivrete per sempre senza vostra madre, abbandonata nella sua sventura. Me ne andrò, esule, in un’altra terra, non potrò godere di voi, non vi vedrò felici, non preparerò i lavacri di rito, e i letti nuziali, e le ostre spose non potrò adornarle né levare alte le fiaccole, il giorno delle nozze. Maledetto il mio orgoglio. Inutilmente vi ho allevato, figli, e ho penato e sofferto, dopo aver patito i dolori crudeli del parto, inutilmente. E quante speranze avevo riposto in voi: pensavo che m avreste assistita nella mia vecchiaia e, quando fossi morta, mi avreste sepolta con le vostre mani: una sorte invidiabile ! Dolci illusioni ora svanite. Senza di voi vivrò una vita triste e dolorosa. Vostra madre, non la verdrete più, passerete anche voi ad altra vita.
Ma perché mi guardate così, figli miei ? Perché mi sorridete, come per l’ultima volta ? Mio dio, che devo fare ? Mi manca il cuore, se guardo gli occhi luminosi dei miei figli. No, Non posso. Rinuncio ai miei propositi. Porterò i figli con me. Perché punire il padre facendo del male a loro e procurandone a me due volte tanto ? No, non posso. Rinuncio.
Ma che dico ! Lascerò impuniti i miei nemici perché ridano di me ? No, devo osare. Questa mia debolezza è una viltà. Figli, entrate in casa. E se qualcuno non può assistere a questo sacrificio, si allontani. La mia mano non tremerà. No, no, anima mia, non puoi far questo ! Lasciali, sciagurata, risparmiali ! Vivranno con te ad Atene, saranno la tua gioia. No, per i demoni infernali, per gli dei vendicatori, non sarà mai che io abbandoni i figli all’oltraggio dei nemici. Essi devono morire. E se così dev’essere, io li ucciderò, io che li ho messi al mondo. Tutto è deciso ormai, perché tutto è inevitable.
Ecco; sul capo ha la corona, è già avvolta del peplo la giovane regina, e muore: io lo so. Ora mi avvio sulla strada del dolore e manderò i miei figli verso un destino più doloroso ancora. Voglio salutarli. Datemi la mano, figli, date la mano a vostra madre, perché la baci. Come amo questa mano, e questa bocca e la figura e il bel volto dei miei figli ! Siate felici, ma non qui: qui vostro padre vi ha tolto tutto. Com’è dolce quest’abbraccio e tenera la pelle e soave il respiro dei miei figli. Andate, andate via; non posso più guardarvi, le sventure mi vincono. So quanto male sto per fare, ma la passione dell’animo – che è causa delle sciagure più grandi in questo mondo -, la passione dell’animo è più forte in me della ragione.
(trad. di M.G.Ciani)

Le Argonautiche di Apollonio Rodio (III sec. a.C.)
Libro III, vv.616-634

Un sonno profondo riposava dai suoi dolori
Medea, distesa sul letto: Ma la turbavano sogni terribili,
ingannatori, come succede a chi è in preda all’angoscia.
Le sembrava che lo straniero affrontase la prova
non per il desiderio di portar via il vello d’oro,
che non per questo fosse venuto alla reggia
di Eeta, ma per portarla nella sua casa
come legittima sposa. E vedeva se stessa
lottare coi tori e sconfiggerli agevolmente;
ma i suoi genitori mancavano alla promessa,
dicendo che non a lei avevano dato l’incarico
di aggiogare i tori, e tra gli stranieri e suo padre
sorgeva una lite insanabile. Entrambe le parti
si rimettevano a lei: sarebbe stato ciò che sceglieva il suo cuore.
E lei sceglieva subito:lasciava i suoi genitori
per lo straniero. Loro, li prese un immenso
dolore e diedero un grido d’ira furente.
Sparve il sonno a quel grido e balzò su tremando
per la paura e guardò intorno i muri della sua stanza.
(trad. di G.Paduano)




Médée di Marc-Antoine Charpentier (1693)

ACTE III



SCENE 5

Prélude

MÉDÉE
Noires filles du Styx,
Divinitez terribles,
Quittez vos affreuses prisons.

SCENE 6

La Vengeance, la Jalousie, les Démons chantans et Médée

MÉDÉE
Venez mesler à mes poisons
La dévorante ardeur de vos feux invisibles.

Il paroît tout à coup une Troupe de Demons.

CHOEUR DE DEMONS
L'Enfer obeit à ta voix,
Commande, il va suivre tes loix.

MÉDÉE
Punissons d'un ingrat la perfidie extresme,
Qu'il souffre, s'il se peut, cent tourments à la fois
En voyant souffrir ce qu'il aime.

CHOEUR
L'Enfer obeit à ta voix
Commande, il va suivre tes loix.

Les Demons Aëriens apportent la Robe.

SCENE 7

MÉDÉE
Je voy le don fatal qu'exige ma rivale,
Pour le rendre funeste, il est temps, faisons choix
Des sucs les plus mortels de la rive infernale.

CHOEUR DE DEMONS
L'Enfer obeit à ta voix,
Commande, il va suivre tes loix.

Premier Air pour les Demons

Les Demons apportent une Chaudiere infernale, dans laquelle ils jettent les herbes
qui doivent composer le poison, dont Médée a besoin pour empoisonner la robe.

MÉDÉE
Dieu du Cocyte et des Royaumes sombres,
Roy des pâles ombres,
Sois attentif à mes enchantements.
Pour m'asseurer qu'Hecate m'est propice,
Que l'Avene fremisse,
Et fasse tout trembler par ses mugissements.

On entend un bruit souterrain.

L'Enfer m'a répondu, ma victoire est certaine.
Naissez, monstres, naissez, tous mes charmes sont faits.
Du funeste poison par une mort soudaine
Faites-nous voir les prompts effets.

CHŒUR
Naissez, monstres, naissez, tous les charmes sont faits,
Du funeste poison par une mort soudaine
Faites-nous voir les prompts effets.

Pendant ce chœur les Monstres naissent, et après que les Demons ont réprendu
du poison de la Chaudière sur eux,
ils languissent et meurent.

Tout répond à nostre envie,
Les monstres perdent la vie.

Seconde Entrée des Demons
Médée prend du poison dans la Chaudière, et le répand sur la robe.

CHOEUR
Non, non, les plus heureux amants,
Après une longue esperance,
N'ont des plaisirs qu'en apparence,
En voulez-vous de charmants?
Cherchez-les dans la vengeance.

MÉDÉE
Vous avez servy mon courroux,
C'est assez, retirez-vous.

Médée emporte la robe et les Demons disparoissent.