16 aprile 2009 IVANA BALDASSARRI e GILBERTO CALCAGNINI

Il madrigale napoletano: Gesualdo da Vernosa.


Carlo Gesualdo da Venosa (1566-1613), conosciuto, fino alla metà del secolo scorso, soprattutto per la ricca letteratura, sia colta che popolare, fiorita intorno alla sua tragedia familiare - il delitto d’onore perpetrato con l’uccisione della prima moglie, la bellissima e sensuale cugina Maria d’Avalos, e del suo amante Fabrizio Carafa - e solo recentemente "riscoperto" come uno dei più coinvolgenti protagonisti della storia della musica.
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Fu autore di madrigali su testi dei maggiori poeti contemporanei, fra cui Torquato Tasso, al quale fra l’altro appartengono i versi del madrigale “Beltà poi che t’assenti…”, la cui sorprendente modernità ha indotto Igor Stravinskij a definire Carlo di Gesualdo “un compositore tanto grande quanto inquietante”.
La sua vita non gli diede molte gioie e lo colpì con sofferenze fisiche e psichiche, con delusioni e perdite dolorose, ultima quella dell’unico figlio, Emanuele, che distrusse irrimediabilmente il suo già precario equilibrio psicofisico e lo fece precipitare in un’ebbrezza di sofferenza che si concludeva con la morte, sopraggiunta la sera dell’8 settembre 1613.

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