21 novembre 2011 Bonita CLERI e Marco DROGHINI

CAGLI E CANTIANO. EDIFICI E OPERE D'ARTE MOBILI DOPO IL DECRETO VALERIO









Il fenomeno dell’arte confiscata è stato illustrato nel corso di un precedente incontro per cui in questa occasione si illustrerà il concetto del bene culturale come fenomeno unitario e di identità nazionale.
Ogni regione infatti ha voluto portare in dote al nuovo stato le personalità più illustri e le produzioni artistiche che le caratterizzavano attraverso le Mostre d’arte regionali e la grande esposizione allestita a Roma nel 1911 in occasione della celebrazione del cinquantenario dell’Unità d’Italia.
Verrà illustrata inoltre la costituzione dei musei civici sorti in occasione della confisca dei dipinti.




Bonita Cleri





Riassunto confische Cagli


A Cagli la soppressione degli enti ecclesiastici interessò in particolare i seguenti edifici sacri: convento e chiesa (S. Domenico) dei Domenicani, convento e chiesa (S. Nicolò) delle Domenicane, convento e chiesa (S. Pietro) delle Benedettine, convento e chiesa (S. Chiara) delle Clarisse, convento e chiesa (S. Francesco) dei Minori Conventuali, convento e chiesa (S. Geronzio) dei Cappuccini, convento e chiesa (S. Andrea) degli Zoccolanti.
Le vicende relative sono ben ricostruibili grazie soprattutto alle numerosissime delibere comunali di consiglio e di giunta dedicate all’argomento, cui devono aggiungersi, tra le altre cose, documenti reperiti presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma. Proprio da quest’ultima documentazione romana evinciamo che, all’epoca dei fatti, l’opera d’arte cagliese che ha suscitato maggiore interesse è stata la celebre Sacra Conversazione di Raffaellino del Colle ancora oggi conservata in S. Francesco e sulla quale, presso l’archivio dell’istituto urbinate di Belle Arti, esiste un ampio carteggio (anni 1868-70) relativo al mancato trasferimento della stessa tela presso l’allora costituenda Galleria dell’Istituto di Belle Arti di Urbino (nucleo fondante della Galleria Nazionale delle Marche).
Attraverso i documenti si chiarisce anche la spinosa questione della biblioteca dei Cappuccini di Cantiano che, nel 1872, fu devoluta al comune di Cagli.

Marco Droghini



Bonita Cleri è ricercatore e docente di Storia dell’arte moderna e Storia dell’arte marchigiana all’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”. I suoi studi hanno indagato situazioni figurative di epoca rinascimentale e manierista.
Tra le monografie annovera quella su Sebastiano Ceccarini, Il Maestro di Staffolo, Antonio da Fabriano, Francesco Mancini, etc.
Ha curato diverse mostre e convegni su artisti quali Fra’ Carnevale, Timoteo Viti, Federico Zuccari, etc. e su particolari situazioni culturali (Homo viator nella fede, nella storia nell’arte; Adriatico, un mare di arte, di storia, di cultura); si è interessata della tracciabilità del patrimonio marchigiano curando recentemente i volumi L’arte conquistata (spoliazioni napoleoniche) e L’arte confiscata (leggi ‘eversive’ del neonato stato italiano).
Fa parte della redazione della rivista dell’Istituto di Storia dell’arte dell’Università “Carlo Bo” di Urbino «Notizie da Palazzo Albani», del comitato scientifico della Società di Studi Storici Pesaresi; è Presidente del Centro Studi «G. Mazzini» dirigendone le collane editoriali «La valle dorata» e «La via lattea»; fa parte del corpo docente del Dottorato in Studi Interculturali Europei alla facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino.



Marco Droghini nasce a Roma nel 1974. Nel 1999, con una tesi monografica sul pittore Raffaellino del Colle, si laurea in Storia dell’Arte Moderna nell’ambito della cattedra del prof. Maurizio Calvesi dell’Università di Roma “La Sapienza”. Presso lo stesso ateneo consegue il diploma di specializzazione in Storia dell’Arte nel 2003. Suoi principali interessi riguardano l’arte, in particolare la pittura, prodotta nel territorio tosco-umbro-marchigiano nel XVI secolo. A tal riguardo si segnalano numerose pubblicazioni scientifiche





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