L’ANTICO PORTALE DEL DUOMO DI CAGLI In nomine Domini. Amen. Hanc portam fecit fieri Ser Angelus De Accursolis pro anima D. Marci Brigantis Maphei ejus cognati ven. canonici caliensis AD MCCCCXXIV per magistrum Antonium magistri Cristophori de Callio.Questo portale è giudicato in modo differente dagli storici cagliesi.
• Così lo descrive Gucci:
"Angelo della nobile famiglia degli Accorsoli, con molta spesa, ma col cattivo gusto di quei tempi, v'aveva fatto lavorare in marmi l'ornamento della porta maggiore e dell'architrave che chiudendo l'arco lo riquadra, e v'avea fatto incidere la iscrizione".
• Osserva, invece, Maestrini:
"Se l'ornamento della porta, il quale tuttora esiste, sia di cattivo gusto, può giudicarlo chiunque s'intenda anche mediocremente di arte. Piuttosto è desiderabile che in qualche modo si faccia rivivere il dipinto a fresco sopra l'architrave essendo divenuto per le intemperie quasi invisibile.“
“Non crediamo dunque niente affatto, o buon Teologo, alle vostre parole, quando ci dite che quasi tutte quelle cappelle erano triviali et ordinarie e di poco valore et anticaglie. Il vostro secolo, che tanto delirò nelle Lettere non fu savio neppure nelle Arti e stimando brutto il bello si adoperò a disfare le opere dell'aurea età del Rinascimento, sicché noi perdemmo i freschi, ond'erano dipinte le chiese di S. Francesco, di S. Domenico e della Misericordia, i quali vennero barbaramente distrutti.”
• Così lo descrive Gucci:
"Angelo della nobile famiglia degli Accorsoli, con molta spesa, ma col cattivo gusto di quei tempi, v'aveva fatto lavorare in marmi l'ornamento della porta maggiore e dell'architrave che chiudendo l'arco lo riquadra, e v'avea fatto incidere la iscrizione".
• Osserva, invece, Maestrini:
"Se l'ornamento della porta, il quale tuttora esiste, sia di cattivo gusto, può giudicarlo chiunque s'intenda anche mediocremente di arte. Piuttosto è desiderabile che in qualche modo si faccia rivivere il dipinto a fresco sopra l'architrave essendo divenuto per le intemperie quasi invisibile.“
“Non crediamo dunque niente affatto, o buon Teologo, alle vostre parole, quando ci dite che quasi tutte quelle cappelle erano triviali et ordinarie e di poco valore et anticaglie. Il vostro secolo, che tanto delirò nelle Lettere non fu savio neppure nelle Arti e stimando brutto il bello si adoperò a disfare le opere dell'aurea età del Rinascimento, sicché noi perdemmo i freschi, ond'erano dipinte le chiese di S. Francesco, di S. Domenico e della Misericordia, i quali vennero barbaramente distrutti.”
Antonio di Mastro Cristoforo da Cagli, era in realtà originario di Fossombrone, come rilevò il Vernarecci.
In età adulta Antonio si trasferì a Cagli.
Come risulta dall’iscrizione, è l’autore del portale del Duomo.
“In nomine domini amen. Hanc portam fecit fieri ser Angelus De Accursolis pro anima D. Marci Brigantis Maphei eius cognati ven. canonici calliensis a. d. MCCCCXXIIII per magistrum Antonium magistri Cristophori de Callio.”
Infatti in un atto (Rogito del 27 novembre 1401 di Do: Marco Briganti notaro cagliese al quale è dedicato il portale) Antonio di Cristoforo, ricordato come testimonio, è detto “olim de forosinfronio, nunc habitator di civitat. Calli”.
In un altro atto dello stesso notaio (7 aprile1402) si legge: “laboritium perfectum fuit per Magistrum Antonium Cristofori habitatorem dicte clvitatis” e cioè Cagli.
Da un altro atto ancora dello stesso notaio (rogato in Cagli il 10 novembre 1404) apprendiamo il nome e la professione di un fratello: “… magister Sanctes Christofori de forosinfronio … frater dicti Magister Antonius”.
In età adulta Antonio si trasferì a Cagli.
Come risulta dall’iscrizione, è l’autore del portale del Duomo.
“In nomine domini amen. Hanc portam fecit fieri ser Angelus De Accursolis pro anima D. Marci Brigantis Maphei eius cognati ven. canonici calliensis a. d. MCCCCXXIIII per magistrum Antonium magistri Cristophori de Callio.”
Infatti in un atto (Rogito del 27 novembre 1401 di Do: Marco Briganti notaro cagliese al quale è dedicato il portale) Antonio di Cristoforo, ricordato come testimonio, è detto “olim de forosinfronio, nunc habitator di civitat. Calli”.
In un altro atto dello stesso notaio (7 aprile1402) si legge: “laboritium perfectum fuit per Magistrum Antonium Cristofori habitatorem dicte clvitatis” e cioè Cagli.
Da un altro atto ancora dello stesso notaio (rogato in Cagli il 10 novembre 1404) apprendiamo il nome e la professione di un fratello: “… magister Sanctes Christofori de forosinfronio … frater dicti Magister Antonius”.
L'URNA DEL BEATO GIOVANNI SAZIARI
MIRACULIS CLARET HIC SANCTUS UT SEMPER APPARET
QUEM DEUS DEORUM VOCAVIT AD REGNA POPULORUM
Questo santo (è) illustre per i suoi miracoli (ottenuti) in modo chiaro e aperto.
Il Dio degli dei lo chiamò nei regni dei popoli. (cfr. mons. A. TARDUCCI)
E nelle righe sottostanti:
HOC OPUS FECIT MAGISTER ANTONIUS DE CALLIO AD HONOREM B. IOHANNIS
TEMPORE GUARDIANATUS FRATIS SAMPERJ DE URBINO MCCCLXXII
Maestrini riteneva che la porta della Cattedrale di Cagli e l'urna del Beato Giovanni Saziari, esistente in San Francesco, fossero opere della stessa persona.
Vernarecci non condivide questa opinione.
Infatti “la porta fu compiuta nel 1424 e l'urna nel 1372; e sebbene in essa pure dicasi che “hoc opus fecit magister Antonius de Callio etc.”, tuttavia è un po' difficile che dei due lavori, condotti alla distanza di 52 anni l'uno dall'altro, possa credersi uno solo l'autore”.
Una strana pietra
Il portale è fatto con pietre diverse, mal assortite. È rimaneggiato.È asimmetrico nei particolari.Presenta strane figure.
Le rose
Alcune rose sono a forma di bottone e sembrano coincidere con elementi del portale che appaiono come rifatti (in modo piuttosto sbrigativo). Questa particolare croce a bracci uguali è un simbolo.
Esso è interpretato come mezzo di unificazione fra cielo e
terra, spirito e materia.
MIRACULIS CLARET HIC SANCTUS UT SEMPER APPARET
QUEM DEUS DEORUM VOCAVIT AD REGNA POPULORUM
Questo santo (è) illustre per i suoi miracoli (ottenuti) in modo chiaro e aperto.
Il Dio degli dei lo chiamò nei regni dei popoli. (cfr. mons. A. TARDUCCI)
E nelle righe sottostanti:
HOC OPUS FECIT MAGISTER ANTONIUS DE CALLIO AD HONOREM B. IOHANNIS
TEMPORE GUARDIANATUS FRATIS SAMPERJ DE URBINO MCCCLXXII
Maestrini riteneva che la porta della Cattedrale di Cagli e l'urna del Beato Giovanni Saziari, esistente in San Francesco, fossero opere della stessa persona.
Vernarecci non condivide questa opinione.
Infatti “la porta fu compiuta nel 1424 e l'urna nel 1372; e sebbene in essa pure dicasi che “hoc opus fecit magister Antonius de Callio etc.”, tuttavia è un po' difficile che dei due lavori, condotti alla distanza di 52 anni l'uno dall'altro, possa credersi uno solo l'autore”.
Una strana pietra
Il portale è fatto con pietre diverse, mal assortite. È rimaneggiato.È asimmetrico nei particolari.Presenta strane figure.
Le rose
Alcune rose sono a forma di bottone e sembrano coincidere con elementi del portale che appaiono come rifatti (in modo piuttosto sbrigativo). Questa particolare croce a bracci uguali è un simbolo.
Esso è interpretato come mezzo di unificazione fra cielo e
terra, spirito e materia.
Quando compare a forma di scudo o di bandiera, è stato interpretato come simbolo di dualità, ma allora presenta sempre una suddivisione in due parti simmetriche di colori opposti, bianco e nero.
Alcuni studiosi ritengono che il dualismo di questo emblema esprima le forze cosmiche opposte, ossia la lotta tra il Bene e il Male.
Un particolare significato ha anche il numero 4, numero dei bracci.
Quattro è il numero dell’universo terreno, dei fiumi del paradiso che irrigano i quattro paesi della Terra, degli umori dell’uomo, ossia dei 4 temperamenti (sanguigno, flemmatico, collerico, melanconico), delle 4 lettere che formano il nome di Adam, delle 4 virtù cardinali, dei 4 profeti maggiori, dei 4 evangelisti.
La costruzione quadrato-cubica è molto diffusa nell’architettura delle chiese, essendo fondata sul cubo come è descritto nella Gerusalemme celeste dell’Apocalisse.
La stella a cinque punte, secondo alcuni autori, è un simbolo di materialità. Secondo i Pitagorici questo numero rappresenta l’uomo. Uno studioso, E. Zehren, dice che questo è il Sigillo di Salomone, o Pentagramma, così appellato dai mistici ebraici dell'Età Medievale.
Il pentagramma (formato da 5 triangoli o 5 A) secondo la Cabala ha un significato negativo quando due punte sono rivolte verso l’alto; per l’arte romanica tale disposizione è il segno diabolico del capro. Sarebbe un simbolo piuttosto raro da trovarsi nelle cattedrali; mentre sarebbe invece utilizzato nelle pratiche occulte.
Il numero 5, nella Bibbia, è il numero dei libri di Mosè, il numero dei pani e delle vergini savie del
Vangelo. Le 5 piaghe di Gesù sono rappresentate nello stemma del Portogallo che ha 5 scudi con 5
gocce di sangue ed inoltre, in relazione alle piaghe, sull’altare cristiano sono incise per la consacrazione 5 croci.
Sant’Agostino è un autore che discute a lungo sul significato dei numeri. Un altro autore è Ildegarda di Bingen che considera l’uomo contrassegnato in vario modo dal numero 5.
I fiori con cinque petali delle sculture romaniche hanno “sempre” un valore simbolico.
L'Esagramma, la stella con sei punte, è un simbolo antichissimo.
È un simbolo dell’ebraismo, che gli Ebrei chiamano Stella di Davide, o anche Scudo dell'Arcangelo Michele. Esso è presente nella bandiera dello stato di Israele.
La Sapienza Ebraica lo ha associato all'Albero Sephirotico o Albero della Vita (o della Conoscenza).
Nella Cabala rappresenta l'armonia dell'universo essendo formato da due triangoli uguali e contrapposti: il triangolo con la punta verso l'alto, simboleggia il bene, quello con la punta verso il basso, invece, il male.
Per gli alchimisti simboleggiava l'unione tra il fuoco (triangolo con la punta verso l'alto) e l'acqua (triangolo con la punta verso il basso), ossia era il simbolo dell'equilibrio cosmico.
Come Chiave di Salomone, invece, è rappresentato nei più antichi trattati di Magia.
È il Fiore della Vita, simbolo antichissimo trovato in tutto il mondo ed in ogni cultura.
Gli Etruschi, lo hanno raffigurato sullo scudo di un guerriero in un bassorilievo nelle rovine di Vetulonia; i primi cristiani copti lo incisero sulle pareti del tempio di Ibis, a El Kharga, o nelle mura dell'Osireion di Abydo; i Cinesi, nella dimora dell'Imperatore, sotto le zampe di un leone solare; gli Ebrei lo raffigurarono all'interno del Tempio di Gerusalemme.
Presso gli antichi Celti rappresentava la potenza vivificatrice e generatrice del Sole che trasmetteva il suo potere guaritore e protettivo. Procurava una nascita e una vita fortunate, per cui era posto in luoghi bisognosi di protezione e di difesa, come serrature o culle dei neonati.
Il numero 6 rappresenta i giorni della creazione, ma anche il monogramma di Cristo formato dalle iniziali greche X (chi) e P (rho) che sovrapposte danno un segno a 6 braccia. Sant’Agostino vedeva nel 6 un segno della creazione.
L’esagramma composto da due triangoli equilateri è diffuso fra ebrei, cristiani e maomettani. Si trova spesso nelle sinagoghe.
Gli antichi architetti lo hanno inserito in ogni struttura da loro costruita, i pittori rinascimentali ne facevano un modello di perfezione nelle scene rappresentate con proporzioni auree.
I simboli che richiamano il numero otto, come la rosa ad otto petali, sono stati diffusamente utilizzati nell'arte e nell'architettura antica e medievale.
Il fonte battesimale ottagonale (basiliche di Ravenna) indica l’ottavo giorno della creazione, cioè la nuova creazione che inizia con la resurrezione di Cristo. È il numero delle otto beatitudini, della rinascita, della vita Eterna: nell’arte romanica il fiore a otto petali (stella a otto raggi) compare con questo significato. Anche la croce di Malta a otto punte può avere questo significato.
Dodici è il prodotto dei quattro punti cardinali per i tre piani del mondo (terra, aria, cielo) e divide il cielo, considerato una cupola, in dodici settori ciascuno dominato da un segno dello zodiaco.
È un numero ben rappresentato nella Bibbia: le 12 tribù di Israele, i 12 profeti minori, i 12 apostoli.
Il 12 è un numero ideale uguale a 3x4, così come 7=3+4.
7 è un numero sacro che unifica Dio (espresso da 3) e il mondo (espresso da 4). È un antico simbolo ebraico ed ha un ruolo importante nell’Apocalisse. Ebbe un ruolo importante anche nelle considerazioni teologiche connesse all’arte gotica e romanica. 7 sono i doni dello Spirito Santo, 7 i sacramenti, 7 le virtù ( 3 cardinali e 4 teologali), 7 le scienze o arti (trivio e quadrivio).
Dio è espresso da 1.
2 è il bene e il male, Adamo ed Eva, antico e nuovo testamento, anima e corpo.
3 è la Perfezione, è il simbolo della Trinità.
Secondo Sant’Agostino 3 è il numero dell’anima, come 4 è
quello del corpo.
I serpenti
Alcuni studiosi ritengono che il dualismo di questo emblema esprima le forze cosmiche opposte, ossia la lotta tra il Bene e il Male.
Un particolare significato ha anche il numero 4, numero dei bracci.
Quattro è il numero dell’universo terreno, dei fiumi del paradiso che irrigano i quattro paesi della Terra, degli umori dell’uomo, ossia dei 4 temperamenti (sanguigno, flemmatico, collerico, melanconico), delle 4 lettere che formano il nome di Adam, delle 4 virtù cardinali, dei 4 profeti maggiori, dei 4 evangelisti.
La costruzione quadrato-cubica è molto diffusa nell’architettura delle chiese, essendo fondata sul cubo come è descritto nella Gerusalemme celeste dell’Apocalisse.
La stella a cinque punte, secondo alcuni autori, è un simbolo di materialità. Secondo i Pitagorici questo numero rappresenta l’uomo. Uno studioso, E. Zehren, dice che questo è il Sigillo di Salomone, o Pentagramma, così appellato dai mistici ebraici dell'Età Medievale.
Il pentagramma (formato da 5 triangoli o 5 A) secondo la Cabala ha un significato negativo quando due punte sono rivolte verso l’alto; per l’arte romanica tale disposizione è il segno diabolico del capro. Sarebbe un simbolo piuttosto raro da trovarsi nelle cattedrali; mentre sarebbe invece utilizzato nelle pratiche occulte.
Il numero 5, nella Bibbia, è il numero dei libri di Mosè, il numero dei pani e delle vergini savie del
Vangelo. Le 5 piaghe di Gesù sono rappresentate nello stemma del Portogallo che ha 5 scudi con 5
gocce di sangue ed inoltre, in relazione alle piaghe, sull’altare cristiano sono incise per la consacrazione 5 croci.
Sant’Agostino è un autore che discute a lungo sul significato dei numeri. Un altro autore è Ildegarda di Bingen che considera l’uomo contrassegnato in vario modo dal numero 5.
I fiori con cinque petali delle sculture romaniche hanno “sempre” un valore simbolico.
L'Esagramma, la stella con sei punte, è un simbolo antichissimo.
È un simbolo dell’ebraismo, che gli Ebrei chiamano Stella di Davide, o anche Scudo dell'Arcangelo Michele. Esso è presente nella bandiera dello stato di Israele.
La Sapienza Ebraica lo ha associato all'Albero Sephirotico o Albero della Vita (o della Conoscenza).
Nella Cabala rappresenta l'armonia dell'universo essendo formato da due triangoli uguali e contrapposti: il triangolo con la punta verso l'alto, simboleggia il bene, quello con la punta verso il basso, invece, il male.
Per gli alchimisti simboleggiava l'unione tra il fuoco (triangolo con la punta verso l'alto) e l'acqua (triangolo con la punta verso il basso), ossia era il simbolo dell'equilibrio cosmico.
Come Chiave di Salomone, invece, è rappresentato nei più antichi trattati di Magia.
È il Fiore della Vita, simbolo antichissimo trovato in tutto il mondo ed in ogni cultura.
Gli Etruschi, lo hanno raffigurato sullo scudo di un guerriero in un bassorilievo nelle rovine di Vetulonia; i primi cristiani copti lo incisero sulle pareti del tempio di Ibis, a El Kharga, o nelle mura dell'Osireion di Abydo; i Cinesi, nella dimora dell'Imperatore, sotto le zampe di un leone solare; gli Ebrei lo raffigurarono all'interno del Tempio di Gerusalemme.
Presso gli antichi Celti rappresentava la potenza vivificatrice e generatrice del Sole che trasmetteva il suo potere guaritore e protettivo. Procurava una nascita e una vita fortunate, per cui era posto in luoghi bisognosi di protezione e di difesa, come serrature o culle dei neonati.
Il numero 6 rappresenta i giorni della creazione, ma anche il monogramma di Cristo formato dalle iniziali greche X (chi) e P (rho) che sovrapposte danno un segno a 6 braccia. Sant’Agostino vedeva nel 6 un segno della creazione.
L’esagramma composto da due triangoli equilateri è diffuso fra ebrei, cristiani e maomettani. Si trova spesso nelle sinagoghe.
Gli antichi architetti lo hanno inserito in ogni struttura da loro costruita, i pittori rinascimentali ne facevano un modello di perfezione nelle scene rappresentate con proporzioni auree.
I simboli che richiamano il numero otto, come la rosa ad otto petali, sono stati diffusamente utilizzati nell'arte e nell'architettura antica e medievale.
Il fonte battesimale ottagonale (basiliche di Ravenna) indica l’ottavo giorno della creazione, cioè la nuova creazione che inizia con la resurrezione di Cristo. È il numero delle otto beatitudini, della rinascita, della vita Eterna: nell’arte romanica il fiore a otto petali (stella a otto raggi) compare con questo significato. Anche la croce di Malta a otto punte può avere questo significato.
Dodici è il prodotto dei quattro punti cardinali per i tre piani del mondo (terra, aria, cielo) e divide il cielo, considerato una cupola, in dodici settori ciascuno dominato da un segno dello zodiaco.
È un numero ben rappresentato nella Bibbia: le 12 tribù di Israele, i 12 profeti minori, i 12 apostoli.
Il 12 è un numero ideale uguale a 3x4, così come 7=3+4.
7 è un numero sacro che unifica Dio (espresso da 3) e il mondo (espresso da 4). È un antico simbolo ebraico ed ha un ruolo importante nell’Apocalisse. Ebbe un ruolo importante anche nelle considerazioni teologiche connesse all’arte gotica e romanica. 7 sono i doni dello Spirito Santo, 7 i sacramenti, 7 le virtù ( 3 cardinali e 4 teologali), 7 le scienze o arti (trivio e quadrivio).
Dio è espresso da 1.
2 è il bene e il male, Adamo ed Eva, antico e nuovo testamento, anima e corpo.
3 è la Perfezione, è il simbolo della Trinità.
Secondo Sant’Agostino 3 è il numero dell’anima, come 4 è
quello del corpo.
I serpenti
Dobbiamo tener conto di tre culture:
• cultura greco-romana. Il serpente era uno degli animali più onorati nell’antichità per la periodica muta della pelle, equivalente ad un rinnovo annuale dell’individuo. Il serpente era simbolo di rinascita, eternità, ripetersi del ciclo agricolo stagionale. È presente in due simboli:
– il bastone di Esculapio costituito da un serpente attorcigliato ad una verga, simbolo dell’arte medica
– il Caduceo, un bastone al quale sono attorcigliati due serpenti, simbolo del dio Mercurio. Il Caduceo (il nome deriva dal greco araldo) caratterizzava il messaggero degli dei. Era un simbolo di pace, di concordia e del commercio.
• cultura ebraico-cristiana. Negli scrittori ecclesiastici il serpente ha una doppia interpretazione. Nel Nuovo testamento, il demonio è chiamato l’antico serpente, dotato d’intelligenza malvagia ed astuzia ingannatrice. Per i Padri della Chiesa il serpente divenne il simbolo del male. Per Clemente Alessandrino il serpente è l’animale ingannatore; per Ireneo e Giovanni Crisostomo è invidioso dei doni elargiti all’uomo da Dio; per Girolamo e Agostino è l’immagine del peccatore. Per Isidoro di Siviglia è il simbolo della lussuria. Prevale l’aspetto negativo del serpente collegato al pensiero medievale che ne vedeva la valenza malefica dal racconto del Genesi. A volte il misticismo cristiano ha fatto riferimento al serpente, ad esempio quando ha affermato che il cristiano deve spogliarsi dell’uomo vecchio come il serpente si spoglia della sua pelle per indossare la nuova. Dal XI al XIV secolo, inoltre, la figura del Cristo è richiamata da numerose pastorali dei vescovi e degli abati che hanno volute modellate a testa di serpente con la croce fra i denti, a significare la guida sicura del vescovo o dell’abate nel governo della diocesi loro affidata.
• cultura longobarda. I Longobardi, benché avessero ricevuto il battesimo, si attenevano ancora ad antichi usi pagani e si chinavano davanti alla raffigurazione del serpente (Paolo Diacono). La loro religiosità era legata ai riti druidici comuni nell’area celtica (germano-scandinava). Dalle pianure dell’Elba i Longobardi si spostarono verso l’Ungheria e successivamente verso l’Italia. Quando occuparono l’Italia avevavo già combattuto a fianco delle truppe bizantine e si erano convertiti all’eresia ariana. Perlomeno agli inizi, la loro religione era un misto di credenze druidiche, romane e cristiane.
Nel salone d’ingresso del Palazzo Comunale c’è una colonna trasformata in una specie di contenitore. È datata 1548 (?). Non è una pietra del nostro Appennino. Sembra essere dello stesso tipo litologico di alcuni elementi dell’antico portale del Duomo e di qualche altro pezzo situato nella facciata della chiesa di San Francesco.
Per individuare l’area di provenienza delle pietre dobbiamo ricorrere alle tecniche della petrografia che, nei casi più semplici, impiega:
- il semplice riconoscimento visivo,
- lo studio in sezione sottile mediante il microscopio petrografico
e nei casi difficili:
- studio di sezioni lucide mediante microsonda
- analisi geochimica di elementi in tracce.
L’impiego di queste ultime tecniche sofisticate ci aiuterebbe sicuramente a risolvere qualche questione.
QUESTIONI
I marmi provengono dall’antica Pitinum Mergens ed erano ornamenti di un tempio o di un ospedale? Quali altre storie ci possono raccontare queste pietre?
Oppure sono pietre che provengono dall’antica Cale?
I serpenti sono il simbolo di una famiglia longobarda? è Accorsoli?
Gli Accorsoli (famiglia con uomini dediti alle armi) aveva avuto dei rapporti con i Templari? O con i Cavalieri di Malta (Gerosolomitani) la cui presenza è nota a Cagli?
Rose e serpenti esprimono una tradizione alchemico-filosofica?
Mastro Antonio di Cristoforo era davvero uno sprovveduto lapicida che prendeva delle lastre di marmo per collocarle tal quali? E allora chi sarebbe il vero autore delle rose e dei serpenti? E perché?
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