La lingua italiana è maschilista?
Alcune note sull'uso del genere femminile fra tradizione e innovazione.
La lingua riflette il nostro modo di pensare e al tempo stesso lo condiziona.
I pregiudizi e gli stereotipi legati alla figura e al ruolo della donna sono profondamente radicati nella lingua e sono forse quelli più duri a morire.
La nozione stessa di “sessismo linguistico” è abbastanza recente: se la lotta per l’emancipazione femminile ha una storia secolare, solo nella seconda metà del Novecento è sorto un dibattito sulle implicazioni linguistiche della differenziazione storica dei ruoli tra maschio e femmina e si è presa coscienza dell’”invisibilità linguistica” delle donne.
Oggi le istituzioni stesse (mi riferisco, in particolare, al governo francese, a quello tedesco, e anche a quello italiano) cercano di promuovere la “femminilizzazione” della lingua, vista ormai come espressione naturale di un processo irreversibile, ma sono ancora tante le resistenze da vincere.
I pregiudizi e gli stereotipi legati alla figura e al ruolo della donna sono profondamente radicati nella lingua e sono forse quelli più duri a morire.
La nozione stessa di “sessismo linguistico” è abbastanza recente: se la lotta per l’emancipazione femminile ha una storia secolare, solo nella seconda metà del Novecento è sorto un dibattito sulle implicazioni linguistiche della differenziazione storica dei ruoli tra maschio e femmina e si è presa coscienza dell’”invisibilità linguistica” delle donne.
Oggi le istituzioni stesse (mi riferisco, in particolare, al governo francese, a quello tedesco, e anche a quello italiano) cercano di promuovere la “femminilizzazione” della lingua, vista ormai come espressione naturale di un processo irreversibile, ma sono ancora tante le resistenze da vincere.
SESSISMO
• Tendenza per cui, nella vita sociale, la valutazione delle capacità intrinseche delle persone viene fatta in base al sesso, discriminando spec. quello femminile, rispetto all’altro.
(Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana)
• Tendenza per cui, nella vita sociale, la valutazione delle capacità intrinseche delle persone viene fatta in base al sesso, discriminando spec. quello femminile, rispetto all’altro.
(Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana)
Mary Wollstonecraft 1759-1797
Harriet Hardy Taylor Mill 1808-1858
Aleksandra M. Kollontai 1872-1952
Virginia Woolf 1882-1941
Simone de Beauvoir1908-1986
Kate Millett 1934
Luce Irigaray1930
Julia Kristeva1941
Adriana Cavarero 1947Alma Sabatini
Harriet Hardy Taylor Mill 1808-1858
Aleksandra M. Kollontai 1872-1952
Virginia Woolf 1882-1941
Simone de Beauvoir1908-1986
Kate Millett 1934
Luce Irigaray1930
Julia Kristeva1941
Adriana Cavarero 1947Alma Sabatini
di Alma Sabatini
Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, Roma, Presidenza del consiglio dei ministri, 1986
Il sessismo nella lingua italiana, Roma,
Presidenza del consiglio dei ministri, 1987
La lingua discrimina le donne
“L’impostazione «androcentrica» della lingua [...]riflettendo una situazione sociale storicamente situabile, induce fatalmente giudizi che sminuiscono,ridimensionano e, in definitiva, penalizzano, le posizioni che la donna è venuta oggi ad occupare.”
(Sabatini, 1987, p.15)
Le dissimmetrie grammaticali
1. d.g. relative all’uso del maschile non marcato, cioè alla funzione bivalente del genere maschile, che si riferisce sia al sesso maschile sia a entrambi i generi (l’uomo della Preistoria);
2. d.g. relative all’uso di nomi, cognomi, appellativi: l’uomo, se noto, viene designato col solo cognome (Berlusconi, Bersani, ecc.), più raramente con nome e cognome (Silvio Berlusconi, Pier Luigi Bersani, ecc.). La donna invece si indica con il primo nome (“la first lady Michelle” per riferirsi a Michelle Obama), con il solo cognome preceduto dall’articolo la (la Carfagna, la Spaziani ecc.) o con nome e cognome (Mara Carfagna, Maria Luisa Spaziani, ecc.);
3. d.g. relative agli agentivi (aspetto particolare del maschile non marcato): nomi che indicano professione, mestiere, titolo, carica, ecc. (il senatore Anna Finocchiaro).
Le Raccomandazioni:
Il sessismo nella lingua italiana, Roma,
Presidenza del consiglio dei ministri, 1987
La lingua discrimina le donne
“L’impostazione «androcentrica» della lingua [...]riflettendo una situazione sociale storicamente situabile, induce fatalmente giudizi che sminuiscono,ridimensionano e, in definitiva, penalizzano, le posizioni che la donna è venuta oggi ad occupare.”
(Sabatini, 1987, p.15)
Le dissimmetrie grammaticali
1. d.g. relative all’uso del maschile non marcato, cioè alla funzione bivalente del genere maschile, che si riferisce sia al sesso maschile sia a entrambi i generi (l’uomo della Preistoria);
2. d.g. relative all’uso di nomi, cognomi, appellativi: l’uomo, se noto, viene designato col solo cognome (Berlusconi, Bersani, ecc.), più raramente con nome e cognome (Silvio Berlusconi, Pier Luigi Bersani, ecc.). La donna invece si indica con il primo nome (“la first lady Michelle” per riferirsi a Michelle Obama), con il solo cognome preceduto dall’articolo la (la Carfagna, la Spaziani ecc.) o con nome e cognome (Mara Carfagna, Maria Luisa Spaziani, ecc.);
3. d.g. relative agli agentivi (aspetto particolare del maschile non marcato): nomi che indicano professione, mestiere, titolo, carica, ecc. (il senatore Anna Finocchiaro).
Le Raccomandazioni:
Maschile non marcato• Evitare l’uso delle parole “uomo” e “uomini” in senso universale. Esse
potranno essere sostituite da: persona/e; essere/i umano/i; popolo; popolazione
ecc. (es. anziché “i diritti dell’uomo” i “diritti umani”);
• Evitare di dare sempre la precedenza al maschile nelle coppie
oppositive uomo/donna (es. non dire sempre “fratelli e sorelle, bambini e
bambine, uomini e donne” ma alternare “sorelle e fratelli” con “fratelli e sorelle”,
“bambine e bambini” con “bambini e bambine” ecc.);
• Evitare le parole fraternità, fratellanza, paternità quando si
riferiscono a donne e uomini (es. invece de “la fratellanza tra le nazioni”
usare “la solidarietà tra le nazioni”);
• Evitare di accordare il participio passato al maschile, quando i nomi
sono in prevalenza femminili. Si suggerisce in tal caso di accordare con il
genere largamente maggioritario oppure, qualora ci fossero difficoltà nello
stabilire il genere maggioritario, con il genere dell’ultimo sostantivo della serie.
(es. “Carla, Luca, Maria e Sandra sono partiti stamattina” andrà
sostituito con “Carla, Luca, Maria e Sandra sono partite stamattina”).
potranno essere sostituite da: persona/e; essere/i umano/i; popolo; popolazione
ecc. (es. anziché “i diritti dell’uomo” i “diritti umani”);
• Evitare di dare sempre la precedenza al maschile nelle coppie
oppositive uomo/donna (es. non dire sempre “fratelli e sorelle, bambini e
bambine, uomini e donne” ma alternare “sorelle e fratelli” con “fratelli e sorelle”,
“bambine e bambini” con “bambini e bambine” ecc.);
• Evitare le parole fraternità, fratellanza, paternità quando si
riferiscono a donne e uomini (es. invece de “la fratellanza tra le nazioni”
usare “la solidarietà tra le nazioni”);
• Evitare di accordare il participio passato al maschile, quando i nomi
sono in prevalenza femminili. Si suggerisce in tal caso di accordare con il
genere largamente maggioritario oppure, qualora ci fossero difficoltà nello
stabilire il genere maggioritario, con il genere dell’ultimo sostantivo della serie.
(es. “Carla, Luca, Maria e Sandra sono partiti stamattina” andrà
sostituito con “Carla, Luca, Maria e Sandra sono partite stamattina”).
Quindi →
No
I diritti dell’uomo
L’uomo primitivo
Caccia all’uomo
Sì
I diritti umani / dell’essere umano
Le popolazioni primitive/ I popoli
primitivi
Caccia all’individuo/ alla persona
No
I Romani, gli Ateniesi, gli Inglesi
I bambini, i vecchi
Sì
Il popolo romano, ateniese, inglese
Le bambine e i bambini, le vecchie e i
vecchi
No
Valentino, Giacinta, Giuseppina, Tersicore sono arrivati.
Ragazzi e ragazze furono visti…
Sì
Valentino, Giacinta, Giuseppina, Tersicore sono arrivate.
Valentino, Lucio, Core e Piero sono arrivati.
Ragazzi e ragazze furono viste…/
Ragazze e ragazzi furono visti…
Le Raccomandazioni:
Uso dissimmetrico di nomi, cognomi e titoli
• Evitare di riferirsi alla donna con il primo nome e all’uomo con il
solo cognome o con nome e cognome;
• Evitare l’articolo “la” davanti ai cognomi femminili;
• Abolire l’uso del titolo “signorina”, dissimmetrico rispetto al termine
maschile “signorino”, che non è mai stato usato con lo stesso valore (indicare lo stato civile);
• Evitare il titolo “signora” quando può essere sostituito dal titolo
professionale (soprattutto quando i nomi maschili copresenti sono
accompagnati dal titolo). Ad es. “…ai lavori coordinati dalla
Signora Rossi partecipa anche il Professor Bianchi…” sarà
sostituito con “…ai lavori coordinati dalla Professoressa Rossi
partecipa anche il Professor Bianchi…”.
Quindi →
• Evitare di riferirsi alla donna con il primo nome e all’uomo con il
solo cognome o con nome e cognome;
• Evitare l’articolo “la” davanti ai cognomi femminili;
• Abolire l’uso del titolo “signorina”, dissimmetrico rispetto al termine
maschile “signorino”, che non è mai stato usato con lo stesso valore (indicare lo stato civile);
• Evitare il titolo “signora” quando può essere sostituito dal titolo
professionale (soprattutto quando i nomi maschili copresenti sono
accompagnati dal titolo). Ad es. “…ai lavori coordinati dalla
Signora Rossi partecipa anche il Professor Bianchi…” sarà
sostituito con “…ai lavori coordinati dalla Professoressa Rossi
partecipa anche il Professor Bianchi…”.
Quindi →
No
DONNA UOMO
La Merkel Zapatero
Angela Merkel Zapatero
Carla Nicolas Sarkozy/Sarkozy
Sì
DONNA UOMO
(la) Merkel (il) Zapatero
Angela Merkel Josè Luis Zapatero
Carla Bruni Nicolas Sarkozy/Sarkozy
No
Pietro Curie cerca di precisare le qualità
del radio…Maria continua i trattamenti
chimici…
Sì
Pietro Curie cerca di precisare le qualità
del radio…Maria Sklodowska continua i
trattamenti chimici…
No
E’ arrivato il Dott. Rossi con la Signora
Bianchi e la Signorina Russo
Sì
Sono arrivate le Signore Bianchi e
Russo con il Signor Rossi
No
“…ai lavori coordinati dalla Signora Roubert” “…ai lavori coordinati dalla
Roubert partecipa anche il Professor Ceccaldi”
Sì
“ai lavori coordinati dalla Professoressa Roubert partecipa anche il Professor Ceccaldi...”
Le Raccomandazioni:
Gli agentivi
• I termini terminanti in -o, -aio/-ario, -iere al femminile dovrebbero assumere la forma in -a, -aia/-aria, -iera (es. architetta, avvocata, capitana, chirurga, colonnella, critica, deputata, marescialla, medica, ministra, notaia, prefetta, primaria, rabbina, sindaca, soldata);
• I termini in -sore dovrebbero assumere la forma in -sora (es. assessora, questora, professora);
• I termini in -tore dovrebbero mantenere la forma in -trice (es. ambasciatrice, amministratrice, direttrice, ispettrice, redattrice, senatrice, accompagnatrice).
Nei seguenti casi si propongono forme “comuni” con l’anteposizione dell’articolo femminile:
• Termini in -a o in -e (es. la poeta, la cronista, la generale, la presidente, la profeta, la sacerdote, la vigile);
• Forme italianizzate di participi presenti latini (es. agente, cantante, comandante, tenente);
• Composti con capo- (es. capofamiglia, caposervizio, capo ufficio stampa).
NO
• Uso del titolo al maschile con concordanze al maschile di aggettivi, participi passati (es. Il senatore Rita Levi Montalcini si è presentato al seggio)
• Uso del modificatore donna anteposto o posposto al nome base (titolo al maschile). Esempi: donna sindaco, donna ministro, donna questore, ecc. oppure sindaco donna, ministro donna, questore donna, ecc.
Lotta al suffisso -essa
I femminili in -essa vanno sostituiti con altre forme:
No
La dottoressa La poetessa
La studentessa La profetessa
La professoressa La vigilessa
Sì
la dottora / dottrice (?), la poeta, la studente, la profeta, la professora, la vigile
Professoressa, professora, studentessa
Professoressa secondo i vocabolari è attestato dal 1897 e studentessa dal 1907. I vocabolari ottocenteschi danno professora, ma non professoressa.
Il Rigutini-Fanfani (1880) alla voce professora annota: «femm. di Professore; ma si userebbe più spesso per ischerzo: “Vuol far la professora, ma non sa nulla”».
• I termini terminanti in -o, -aio/-ario, -iere al femminile dovrebbero assumere la forma in -a, -aia/-aria, -iera (es. architetta, avvocata, capitana, chirurga, colonnella, critica, deputata, marescialla, medica, ministra, notaia, prefetta, primaria, rabbina, sindaca, soldata);
• I termini in -sore dovrebbero assumere la forma in -sora (es. assessora, questora, professora);
• I termini in -tore dovrebbero mantenere la forma in -trice (es. ambasciatrice, amministratrice, direttrice, ispettrice, redattrice, senatrice, accompagnatrice).
Nei seguenti casi si propongono forme “comuni” con l’anteposizione dell’articolo femminile:
• Termini in -a o in -e (es. la poeta, la cronista, la generale, la presidente, la profeta, la sacerdote, la vigile);
• Forme italianizzate di participi presenti latini (es. agente, cantante, comandante, tenente);
• Composti con capo- (es. capofamiglia, caposervizio, capo ufficio stampa).
NO
• Uso del titolo al maschile con concordanze al maschile di aggettivi, participi passati (es. Il senatore Rita Levi Montalcini si è presentato al seggio)
• Uso del modificatore donna anteposto o posposto al nome base (titolo al maschile). Esempi: donna sindaco, donna ministro, donna questore, ecc. oppure sindaco donna, ministro donna, questore donna, ecc.
Lotta al suffisso -essa
I femminili in -essa vanno sostituiti con altre forme:
No
La dottoressa La poetessa
La studentessa La profetessa
La professoressa La vigilessa
Sì
la dottora / dottrice (?), la poeta, la studente, la profeta, la professora, la vigile
Professoressa, professora, studentessa
Professoressa secondo i vocabolari è attestato dal 1897 e studentessa dal 1907. I vocabolari ottocenteschi danno professora, ma non professoressa.
Il Rigutini-Fanfani (1880) alla voce professora annota: «femm. di Professore; ma si userebbe più spesso per ischerzo: “Vuol far la professora, ma non sa nulla”».
Il termine studentessa manca nei vocabolari ottocenteschi; quelli che danno studente a volte indicano che si tratta di un sostantivo maschile, a volte non specificano il genere grammaticale e lasciano aperta la possibilità di considerarlo «comune» (lo studente, la studente).
Carducci nel 1891 scrive «le signorine studenti».
Ancora nel 1926 in un romanzo di Liala si trova un liceale che viene corretto dal suo professore: «E lei non dica studentesse
[…] Si dice […] studenti».
Dottoressa, dottora
Per dottoressa il Fanfani (1855) dà la definizione
«Donna sacciuta, e salamistra», e per dottora «Dottoressa, Salamistra,
e dicesi di Donna che vuol far la saputa e metter la bocca in quel che non le tocca».
Il Rigutini-Fanfani (1875) dà per dottoressa «Donna che vuol far la
saputa, Che vuol parer dotta: “Si cheti lei, dottoressa: — La signora Lucrezia è una gran dottoressa, e vuol parere di intendersi di tutto”»; e per dottora «Lo stesso che Dottoressa, e dicesi di donna che vuol far la saputa e metter bocca da per tutto: “Si cheti lei, dottora: — Vuol far sempre la dottora”.
Il Tommaseo-Bellini (1865-1879) osserva che dottora non «ha il senso veramente di Donna addottorata», e dà l’esempio far la dottora: «Voler parere saputa, o savia, Dar sentenze e consigli».
Giulio Lepschy“ Una volta che una donna può essere dottore, ministro, Presidente della Repubblica, o papa, è del tutto indifferente che sia chiamata ‘medica’ / ‘ministra’ / ‘Presidentessa’/ ‘papessa’, o ‘medico’ / ‘ministro’/
‘Presidente’ / ‘papa’ [...].” (Lepschy, 1988: 13).
LEPSCHY Giulio, Lingua e sessismo, in “L’Italia dialettale”, n.7, 1988, pp. 7-37.
Cecilia Robustelli“La realtà sociolinguistica italiana, la relativa novità associata al
riconoscimento di uno status di piena dignità alle donne, la posizione
politica ancora precaria (anche se non sono mancati casi di
affermazione eclatante) che esse detengono nel nostro paese, sembra
suggerire di sottolineare l’identità femminile anche, ove possibile,
con qualche forzatura linguistica [v. “ministra”, “sindaca”], per evitare che il ruolo e, soprattutto, le identità femminili vengano oscurate sotto il tradizionale ombrello androcentrico.”
ROBUSTELLI Cecilia, Lingua e identità di genere. Problemi attuali nell’italiano, in “Studi Italiani di Linguistica Teorica e Applicata”, 3/29, 2000, p. 524.
Oscillazioni nell’uso
“Da Brescia a Reggio Calabria. Così la Gelmini diventò avvocato.” (“Corriere della Sera”, 4 settembre 2008 )
“Finanziaria: lettera di Tremonti e Gelmini al Corriere della Sera” (“il giornale del Friuli”, 15 Novembre 2009 )
“Il ministro Gelmini attacca.” (“la Repubblica”, 3 novembre 2009)
“…se la scuola dovesse aiutare davvero i ragazzi ad affrontare la vita, come afferma la ministra Gelmini, il valore del voto di condotta andrebbe rovesciato” (“la Repubblica”, 18 giugno 2009)
P.O.L.I.T.E
P.O.L.I.T.E. (Pari Opportunità nei Libri di Testo), gruppo fondato nel 1999 per iniziativa del Dipartimento per le pari opportunità, l’Associazione Italiana Editori (AIE) e il Centro per
l’Innovazione e la Sperimentazione Educativa di Milano (Cisem), coordinati da Poliedra, società di consulenza nell'ambito della formazione e nella elaborazione di
progetti comunitari.
Femme, j’écris ton nom…
Guide d’aide à la féminisation des noms
de métiers, titres, grades et fonctions
CENTRE NATIONAL DE LA RECHERCHE SCIENTIFIQUE
INSTITUT NATIONAL DE LA LANGUE FRANÇAISE
1999
DISSIMETRIE SEMANTICHE
Cortigiano / Cortigiana
Uomo disponibile / Donna disponibile
Uomo di strada / Donna di strada
Passeggiatore / Passeggiatrice
Uomo facile / Donna facile
Peripatetico / Peripatetica
Omaccio / Donnaccia
Un professionista / Una professionista
Uomo pubblico / Donna pubblica
Un torello / Una vacca
Buon uomo / Buona donna
Uomo allegro / Donna allegra
Ometto / Donnina
http://ilsessismoneilinguaggi.blogspot.com
http://ilsessismoneilinguaggi.blogspot.com
Cenni bibliografici
Alma SABATINI, Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana. Per la scuola e per l’editoria scolastica (Commissione nazionale per la realizzazione della parità tra uomo e donna), Roma, Presidenza del Consiglio dei ministri. Direzione generale delle informazioni della editoria e della proprietà letteraria artistica e scientifica, 1986.
EADEM, con la collaborazione di Marcella MARIANI e la partecipazione alla ricerca di Edda
BILLI, Alda SANTANGELO, Il sessismo nella lingua italiana, ivi, 1987.
Cecilia ROBUSTELLI, Lingua e identità di genere. Problemi attuali nell’italiano, in “Studi Italiani di Linguistica Teorica e Applicata”, 2000, 3/29.
Adriana CAVARERO, Franco RESTAINO, Le filosofie femministe, Bruno Mondadori, Milano, 2002.
Silvia LURAGHI, Anna OLITA, Linguaggio e genere, Roma, Carocci, 2006.
Alma SABATINI, Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana. Per la scuola e per l’editoria scolastica (Commissione nazionale per la realizzazione della parità tra uomo e donna), Roma, Presidenza del Consiglio dei ministri. Direzione generale delle informazioni della editoria e della proprietà letteraria artistica e scientifica, 1986.
EADEM, con la collaborazione di Marcella MARIANI e la partecipazione alla ricerca di Edda
BILLI, Alda SANTANGELO, Il sessismo nella lingua italiana, ivi, 1987.
Cecilia ROBUSTELLI, Lingua e identità di genere. Problemi attuali nell’italiano, in “Studi Italiani di Linguistica Teorica e Applicata”, 2000, 3/29.
Adriana CAVARERO, Franco RESTAINO, Le filosofie femministe, Bruno Mondadori, Milano, 2002.
Silvia LURAGHI, Anna OLITA, Linguaggio e genere, Roma, Carocci, 2006.
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