Ferdinando
De Rosa
L 'Ordine dei Templari è stato
fondato da Hugo de Payens e Geoffrey de Saint Omer che, nel 1119 a Gerusalemme,
a capo di nove cavalieri di Borgogna e Champagne, ne hanno proposto la
fondazione al Re di Gerusalemme.
Lo scopo principale era la
protezione e l'assistenza dei pellegrini diretti ai luoghi santi lungo le
strade pericolose della Palestina.
Re Baldovino II (1118-1131)
accettò la proposta e donò la sede, un'ala del suo palazzo, sopra le fondamenta
dell'antico Tempio di Salomone.
Viene costruito il monastero (che
in futuro diventerà la Moschea al Aqsa), vicino alla basilica della Roccia.
Al ritorno in Europa viene dato
l'incarico a Bernardo di Clairvaux, abate cistercense, che provvede ad ispirare
la regola e l'abito ed a sollecitare l'attenzione del Pontefice per
l'approvazione.
La Chiesa, Concilio di Troyes,
riconosce l'ordine monastico, nel 1128 con l'approvazione del "De laude
novae militiae", con sede nel Monastero di Citeaux e l'applicazione di una
severa ascesi, pur con una liturgia sontuosa.
Particolarmente importante sono
la devozione a Maria, il rispetto per la donna, le punizioni severe ed il
rigore monastico degli adepti.
Dopo il riconoscimento di Papa
Innocenzo II prosegue il reclutamento fra i nobili europei, soprattutto
francesi, ed in molti indossano la divisa con il mantello in lana (SUF) greggia
di colore bianco, con una croce rossa.
In Palestina i templari si
ricoprono di onore nelle battaglie di Tiberiade, Gaza e Al Mansura, sventolando
lo Stendardo a quadri bianchi e neri BEAUCEANT o VEAUCEANT fino alla caduta di
S. Giovanni d'Acri che avviene nel 1291 .
Il motto: "Non nobis Domine,
non nobis, sed Nomine Tuo da nobis gloriam" (Non per noi, o Signore, non
per noi, ma nel Tuo Nome dacci la gloria) attira molti nobili in tutto il
territorio europeo e si consolida l'Ordine.
Ai vertici c'è un Gran Maestro,
coadiuvato da un Priore ed un Precettore ed il simbolo di povertà "Un
cavallo con due cavalieri" e la scritta "Sigillum militum
Cristi" unitamente al simbolo cristiano "Croce a bracci uguali
svasati" diventano segno di prestigio e potere ovunque.
Insieme al potere crescono anche
i nemici perché:
.I POVERI INVIDIANO IL LORO
BENESSERE,
.LE LORO GRANCE NON PAGANO TASSE
PER PRIVILEGIO,
.LE CONOSCENZE TECNOLOGICHE
(MULINI, NUOVI SISTEMI COSTRUTTIVI, TRASPORTI, ECC...) BATTONO LA CONCORRENZA
DEGLI ARTIGIANI ED ATTIRANO PRESTO L'ODIO,
.PRINCIPI E RE CHIEDONO PRESTITI
MA l POTENTI RECALCITRANO AL MOMENTO DELLA RESTITUZIONE,
.TROPPO POTERE LOGORA SEMPRE,
.LA CARITA' AI POVERI, LORO
OSPITI, METTE IN MOSTRA LA LORO
ENORME RICCHEZZA, L'ABBONDANZA DI
CIBO E VINO,
.LE CARICHE TEMPLARI DIVENTANO
AMBITE E NON AVVIENE PIU' LA
SELEZIONE PER MERITO, MA SOLO PER
CENSO,
.FINE DELLA VOCAZIONE
CAVALLERESCA,
.RICCHEZZA, ORGOGLIO DI CASTA,
GLORIA MILITARE GENERANO
PRESTO UNA GRANDE SUPERBIA,
.GIUNGONO A SFIDARE IL POTERE
POLITICO DI RE E PAPA,
.FILIPPO IL BELLO NON HA
ALTERNATIVE AI DEBITI CONTRATTI,
.PERDUTA LA TERRA SANTA, SOLO IN
SPAGNA E PORTOGALLO SERVE LA SPADA TEMPLARE,
.UN PAPA DEBOLE NON DIFENDE
L'ORDINE.
Velocemente come si erano
costituiti, venerdì 13 ottobre 1307, scatta veloce la trappola per le fortezze
templari che diventano carceri per i monaci guerrieri, con il contemporaneo
arresto a cui seguono le torture e le confessioni.
L'ultimo Gran Maestro Jacques de
Molay non intuisce il pericolo collegato alle difficoltà economiche del Re di
Francia Filippo il Bello, che ha forti debiti con i templari, dopo che sono
finiti i fondi per costruire la cattedrale di "Notre Dame" ed è
costretto a svalutare la moneta e quindi organizza e pianifica il complotto con
l'accusa di eresia.
Sono pronte le accuse di simonia,
raggiri, assassinio, magia, ateismo, di avere bestemmiato contro la Vergine,
rinnegato Cristo, sputato sulla croce, venerato un idolo dal volto bianco come
un sudario e capelli neri irsuti come un capro infernale (idolo chiamato
MAGINAT o MAGUINETH o MAAT), avere avuto congiunzione carnale con i
confratelli.
Il capo della Polizia Squin de
Florian provvede con energia e professionalità ad eseguire i compiti ed in
tempi brevissimi i Cavalieri languiscono in carcere, fra costoro il Gran
Maestro (Jacques De Molay) ed il precettore dell'Ordine per la Normandia
(Geoffrey de Charnais).
De Molay si fa legare sul rogo
nel 1314 col viso rivolto verso Notre Dame ed, al momento di perire nelle
fiamme, lancia la maledizione "lo ti cito, Papa Clemente, nei quaranta
giorni, e te Filippo, entro l'anno, a comparire davanti al Tribunale del gran
Giudice di tutti noi...".
La profezia si avvera ed il Papa
muore, sembra avvelenato dai fumi delle candele che utilizzava per leggere di
notte, e Filippo per una caduta da cavallo.
La tomba di Clemente V fu violata
nel 1577 dai Calvinisti e quella di Filippo il Bello nel 1793 dai Giacobini, che
bruciarono le spoglie e le gettarono per strada.
Così rapidamente come erano nati
ed avevano incrementato il loro potere i Cavalieri del Tempio nell'arco di un
secolo si estinsero, ma ancora oggi restano nel ricordo collettivo fra storia,
tesori e leggenda.
Nel massimo dello sviluppo ci
sono in Italia case templari dedicate a 60 Santi diversi, per un totale di 183
con titolo dedicato + 43 senza titolo, con una organizzazione che si esplica
attraverso tre livelli: Commenda, Mansione, Grancia.
Le Commende sono i punti di
comando, situati in città importanti e le Mansioni sono organizzate lungo la
costa e presso le principali direttrici e nodi del traffico, situate di solito
in zone di campagna isolate ma vicino alle città, mentre le Grance sono i
luoghi di produzione economica (poderi, frantoi, mulini, fabbriche).
Oltre alle case templari esistono
molte piccole chiese locali, che hanno anche la possibilità di offrire un
ristoro momentaneo, e sono distribuite in modo da assicurare una rete che copre
tutto il territorio, per consentire la possibilità di accedere ai porti di
imbarco.
In particolare è importante la
rete verso i porti adriatici, che spesso costituisce strade alternative alla
grande viabilità.
Dopo i processi la politica
imperante ha mirato a cancellare tutte le proprietà dei templari, che
passeranno ad altri Ordini.
l principali processi in Italia
sono avvenuti a:
-Ravenna (17-21 giugno 1311),
-Firenze (17 settembre- 16
ottobre 1312),
-Lucca (16 ottobre 1312),
-Viterbo (6-10 giugno 1310),
-Palombara Sablna (luglio 1310 ,
-Penne e Chieti (28 aprile 1310),
-Barletta (marzo 1308),
-Brindisi (4 giugno 1310).
Nell'archivio comunale di Jesi è
conservata una bolla di Papa Clemente V, che ordina ai Vescovi di Jesi e Fano
di processare i Templari della Marca.
Sono stati fatti, in modo
sommario, anche altri processi inquisitori:
Il 28 febbraio 1310 i nunzi
pontifici posero un ordine di comparizione per i Templari nella chiesa di San
Paterniano di Perticano presso Scheggia ed attesero fino al 6 marzo a Gubbio,
inutilmente, scomunicandoli poi in contumacia. Anche in Ancona vennero fatti
processi ai Templari.
Per inciso (anche se la nostra
ricerca si è interessata di Umbria e Marche!) ricordo che a Rimini c'era una
Commenda molto importante che coordinava il territorio fertile e ricco e
controllava il punto di imbarco portuale e possedeva:
-La mansione di S. Michele
(Albertino da Reggio, Precettore dal 1290-92 e Giovanni, Cappellano nel 1290);
-La mansione di SS Simone e Giuda
di Budrio (Pietro da Parma, Precettore nel 1290 e Pasqualino, Precettore nel
1292 e Giacomo da Modena nel 1313).
In Umbria sono presenti le
seguenti case templari, situate in posizione strategica per le strade dirette
verso i porti del Mare Adriatico:
-SANT'ANDREA a Todi (Precettore
Amanuito nel 1248),
-SAN MARCO a Orvieto di Terni,
-SAN BEVIGNATE a Perugia
(Precettore Bonvicino nel 1256),
-SAN GIUSTINO D'ARNO a Pilonico
Paterno SS 318 Valfabbrica (PG),
(Precettore Americo 1237-38),
-SANTA CROCE di Culiano, fraz.
Collina di Sigillo,
-SAN GIACOMO di Regnaldello in
Città di Castello (PG) (Precettore
Aldobrandino nel 1279),
-SAN MAURIZIO in Vallis,
Castelfranco/Agiglioni ? nel Comune di
Pietralunga (PG).
Dopo la segnalazione di Leonello
Bei sul possibile insediamento dei Cavalieri a Ca' Marabischi e San Giovanni di
Vignolle, la presenza templare in Apecchio ci viene assicurata con la
testimonianza archeologica che ci offrono gli affreschi della Chiesa di S.
Lucia.
Comunque si possono individuare i
possibili percorsi che provenivano dall'Umbria per valicare l'Appennino,
peraltro utilizzati anche in tempi recenti per recarsi a piedi alle Fiere a
Città di Castello.
1 ° percorso
Da SAN GIACOMO di Regnaldello in
Città di Castello, scendendo verso SAN MARTINO D'UPO', proseguendo per BAGNI AL
SASSO, poi verso RONCHI, verso la BADIA DI MONTEMAGGIORE, quindi verso MADONNA DEI
5 FAGGI e poi CASTELFRANCO, e la sottostante VALLE dove era SAN MAURIZIO IN
VALLIS di Pietralunga (PG) di cui si trovano tracce nei testi.
2° percorso
Da SAN GIACOMO di Regnaldello inCittà
di Castello, scendendo verso SAN MARTINO D'UPO', proseguendo per BAGNI AL
SASSO, poi verso I"ANTICA CANONICA DI CANDEGGIO, e poi verso CASTELFRANCO,
prossima al SAN MAURIZIO IN VALLIS di Pietralunga (PG).
3° percorso
Da SAN GIACOMO di Regnaldello a
Città di Castello, salendo verso BELVEDERE, proseguendo per il sentiero
LONGINELLO, poi verso BADIA DI MONTEMAGGIORE, quindi verso MADON NA DEI 5 FAGGI
e poi CASTELFRANCO, presso SAN MAURIZIO IN VALLIS di Pietralunga (PG).
Erano possibili quindi alcune varianti,
che venivano scelte di volta in volta a seconda della praticabilità
meteorologica e della sicurezza, ma un quarto percorso ci interessa
particolarmente.
4° percorso
Da SAN GIACOMO di Regnaldello a
Città di Castello, verso S. Maria di Pagialla, poi verso BADIA DI
MONTEMAGGIORE, quindi verso MADONNA DEI 5 FAGGI e poi APECCHIO (PU) Chiesa di
S. Lucia e relativi locali di sosta e ricovero.
E' necessario considerare che un
pellegrino percorreva circa 20, al massimo 30 Km al giorno in condizioni particolarmente
favorevoli, e quindi a tale distanza si trovavano le mansioni templari.
In Umbria i collegamenti avevano
come punti di riferimento la casa di SAN BEVIGNATE a Perugia, la vicina SAN
GIUSTINO D'ARNO in Pilonico Paterno di Valfabbrica, poi SANTA CROCE di Culiano,
localizzata in fraz. Collina di Sigillo.
Da Sigillo potevano andare a
SANT'ANSOVINO di Avacelli in Arcevia e quindi poi direttamente verso Ancona
oppure a SAN Paterniano di Perticano a Scheggia/Pascelupo e da qui discendere
in Cantiano e poi verso il Furlo, ma anche transitare nella Valle del Cesano
dove c'era una Mansione a San Michele al Fiume e distribuite nelle fertili
colline molte "Grance" templari.
Era quindi possibile dall'Umbria
transitare verso la Provincia di Pesaro, sia nella Valle del Biscubio, che in
quella del Bosso, che in quella del Burano avendo come punto di arrivo in
comune la zona e l'Abbazia di S. Vincenzo del Furlo.
Abbiamo trovato notizie di San Bevignate
fuori Porta Sole dove era la chiesa templare di Perugia, costruita nel luogo
dove il Santo era vissuto eremita fino al 520.
Un documento del 30 gennaio 1253
ci chiarisce che frà Bonvicino, promotore della costruzione della chiesa di San
Bevignate, era un templare "cubiculario" di Papa Innocenzo IV.
Nell'annale del comune del 1274
si legge che fu raddrizzata ed allargata la strada che scendeva tortuosa alla
casa templare e nel 1296 i Cavalieri del Tempio di Perugia hanno costruito un
palazzo e alcune case sul Colle di S. Giorgio, affittati dal Comune per
costruire le carceri.
Nel 1312 fra’ Bevignate da
Spello, vice del Priorato di Roma, prese possesso della casa templare di
Perugia.
La mansione di San Giacomo in
Città di Castello era situata nel borgo di Rignaldello, fuori porta S. Maria
presso le rive del Tevere. Ora resta una casa colonica a cui si accede
attraverso un portale settecentesco che residua dall'ultimo restauro
gerosolimitano.
In un manoscritto del 2 ottobre
1279 si attesta che Fra Aliprandino, Priore e Rettore dell'Ospedale di San
Giacomo, affitta la quarta parte di un mulino "quod dicitur molendinum de
LAMACHANALE, super flumen Tiberis".
In un secondo documento del 29
settembre 1283, rogato in Villa de Pierle, Contea di Città di Castello, sempre
Aliprandino entra in possesso delle proprietà di San Maurizio de Vallis (...Pietralunga...)
che sono sempre pertinenze dell'Ordine del tempio che era sotto il titolo di
San Giovanni.
E' evidente che San Maurizio di
Pietralunga cessava l'autonomia ed entrava nell'orbita della casa più
importante, che era quella di San Giacomo di Città di Castello in Rignaldello.
Viene ipotizzato da alcuni
studiosi che esistesse un insediamento templare (forse una Grancia) in località
MASSA di Pianello di Cagli, la cui chiesa di San Pietro apparteneva ai
Gerosolimitani, ai quali era forse passata dopo i processi ai cavalieri
templari.
Nelle Marche c'erano case
templari:
-SANT'ANDREA a Monterubbiano
(AP),
-SAN BIAGIO in Amandola (AP),
-SANTA CROCE in Ascoli Piceno,
-SANT'EGIDIO a Stradella di
Montecassiano (MC),
-SAN GIACOMO a Fermo,
-SANTI GIACOMO E CRISTINA a Jesi
(AN),
-SAN GIOVANNI in Ascoli Piceno,
-SAN MARCO a Fano (PU),
-SANTA MARIA a Castignano (AP),
-SANT'ANSOVINO in Arcevia (AN).
Dall'Umbria si poteva quindi
andare verso il Piceno (Terni, Spoleto,Norcia), verso Macerata o Ancona (Valfabbrica,
Sigillo) o valicare l'Appennino a Bocca Serriola, Pietralunga, Passo di
Scheggia) che consentivano il passaggio ad Apecchio e quindi a Pesaro e Fano, a
Cagli/Acqualagna e quindi Fano, a Sigillo e quindi sia Ancona che Cantiano
verso Cagli/Acqualagna e Fano.
Un documento trovato da Barbara
Frale nel 2000, presso gli archivi vaticani, mostra che Clemente V voleva
perdonare i Templari, assolvere il Gran Maestro e gli altri capi dall'accusa di
eresia e limitare il provvedimento di espulsione ad una più congrua
sospensione.
A seguito di questa scoperta si è
rivalutata la memoria dei Templari ed alcuni divieti ecclesiastici (esempio
divieto di entrare in chiesa) sono caduti. Questo ha riportato un fiorire di
associazioni che rientrano nella denominazione di "templarismo
moderno" e che sono allineate ai principi ecclesiastici e possono
rivendicare una sopravvivenza segreta fino ad oggi e quindi ritagliarsi un
rientro ufficiale nella chiesa.
Nelle Marche risultano, e
l'elenco non è completo, molti luoghi templari a testimonianza della complessa
rete che era stata costruita in poco meno di un secolo. La rete stradale era
alternativa e veniva preferenzialmente utilizzata perche i pedaggi erano bassi
o inesistenti.
Risulta che a Fermignano i
Templari costruirono un ospedale e la relativa chiesa dei Santi Filippo e
Giacomo ne11201, a sant'Agata del Montefeltro gestirono la chiesa di San
Giovanni in Ausi con le cappelle di Santa Mustiola e San Maurizio, complesso
che passò ai Gerosolimitani nel 1313 dopo i processi.
Presso Marotta i templari hanno
posseduto il "Casteldimare", in contrada Santa Irene e la chiesa di
Santa Maria del Sodio, oltre ad una fortificazione a Castel delle Ripe.
Quest'ultimo risulta da un documento stilato da due rappresentanti dell'
"Ordine della Milizia di Gerusalemme" che elencano le proprietà anche
dell'Ordine Gerosolimitano nella zona, tra le quali anche la "Sastia delle
Ripe".
La Mansione di San Marco di Fano
estendeva la propria giurisdizione anche su sant'Anastasio di Scapezzano.
l Templari erano stanziati anche
in prossimità dell'attuale territorio di San Lorenzo in Campo, limitrofo alla
chiesa di San Michele al Fiume.
Da un inventario del 1397 dei
Gastaldi del Signore Pandolpho de Malatesti risulta che i Templari avevano
tenuto in enfiteusi un mulino, il Mulino Vecchio, presso Mondolfo.
Tutti i possedimenti della
"Ravignana", territorio situato fra il Cesano ed il Metauro passarono
ai Gerosolimitani nel 1312".
Restano molti toponimi, oltre che
nella Ravignana anche nella zona di Pesaro, che richiamano la
"Grancia".
l Templari entrarono in possesso
del monastero e della chiesa di San Martino, (BALI') nei pressi di saltara
(PU), probabilmente nel 1165 assumendo la proprietà in enfiteusi dai canonici
della cattedrale di Fano.
Una leggenda locale racconta che
il luogo fosse stato teatro di un efferato fatto di sangue di una giovane donna
incinta che sarebbe stata uccisa dal suo amante, un monaco di San Martino. Un
documento attesta che nel novembre 1316 Chiesa e Monastero fossero passati alla
gestione dell'Ordine "dell.Ospitale" di San Giovanni come
acquisizione dal priore della "Militia Templi".
Nel 1399 il nobile fanese
Giovanfilippo Negusanti, diventato arcivescovo di Sarsina, avrebbe dato
committenza all'Ordine di far restaurare il complesso edilizio.
In Ancona i Templari hanno
posseduto: la caserma della Cisterna, la Fonte del Filello, la Chiesa
"Santa Maria Stella Maris" e forse anche "Santa Maria della
Piazza" il cui portale che era stato fatto da mastro Filippo della congregazione
"Les enfants de Salomon”.
In Osimo, contrada Montetorto,
attuale Case Nuove, si stanziarono nel 1167 erigendo la Chiesa di San Filippo
de Plano, poi Santi Filippo e Giacomo. Nel 1213 e 1217 le proprietà passarono
ai Gerosolimitani Ospedalieri che già possedevano la Chiesa in Osimo di San
silvestro.
Nel 1373 frà Giovanni Angelico de
Busco dette ospitalità al vecchio Cavaliere Templare frà Vanni Aglio de
Recineto (Reacanati), contumace e rifugiato per 60 anni nel complesso di San
silvestro.
A Camerano l'Ordine resistette
nel complesso di San Germano d'Auxerre, nel cui sottosuolo sono state scoperte
cripte con fregi e simboli templari.
Un locale sotterraneo sembra un
luogo di adunanza, con nove scranni di pietra ed un loggiato superiore a cui si
accede da due scale laterali.
A Jesi, in contrada San Filippo
c'era un predio con chiesa di San Giacomo. Da certi documenti del XII sec. Si
rileva che i Templari officiavano nella chiesa di Santa Cristina, demolita nel
XVI sec. (forse era una chiesa unica?). Alcuni ritengono che avessero la chiesa
di Santa Maria de Plano in cui si menziona l'attività di Mastro Bernardo da
Santa Anatolia della corporazione "Les enfants de salomon".
A Camerino ebbero in enfiteusi la
chiesa di San sebastiano ed alcuni mulini e frantoi e forse in alcuni periodi
la giurisdizione di Santo Ansovino di Arcevia, normalmente proprietà della
Magione templare di Plano de l'Ospitale.
In Apiro nel 1140 i Templari
stanziarono una guarnigione nella chiesa di San Niccolò de l'Arena.
A Serra San Quirico, nel piccolo
centro di Domo, nella chiesa di San Paterniano , sul portale è visibile la
"croce patente" che era posta ad indicare le mansioni templari.
Possedevano anche la chiesa di Santa Maria di Montemurano ceduta ai
Gerosolimitani nel 1289, che nel XVII sec. prese il nome di San Vincenzo
Ferreri, in giurisdizione della Santa Maria di Loreto.
Ai Templari di San Patrignano di
Perticano (Sassoferrato) fu ordinato di comparire davanti ad una commissione a
Gubbio, che li scomunicò in contumacia, fra i quali Jacopo da Montecucco, Gran
Precettore dell'Ordine per l'ltalia.
Il tribunale di Ancona aveva
invece assolto, nel Duomo di San Ciriaco, frà Michele da Sonda.
Nel versante Appenninico Umbro,
erano disposte diverse Mansioni templari, che dipendevano da San Giustino
D'Arno, da cui i pellegrini si dirigevano versi il porto di Ancona.
Tra queste a Sigillo, la chiesa
di Santa Croce, San Giorgio de Ranchis, San Giovanni alla Porta e Santa Maria
dell'Alfiolo.
Anche a Esanatoglia si presume la
presenza templare in località Braccano.
A Matelica si presume la presenza
templare in contrada Villa Spada, lungo la via che conduce a Pollenza.
CONSIDERAZIONI ARTISTICHE
Si tratta di pitture risalenti al
1200, perfettamente riconoscibili dallo stile, dal colore, dalle modalità di realizzazione
e quindi a cavallo fra Cimabue e Giotto, anzi più probabilmente quest'ultimo e
quindi databili verso la fine de1 XIII secolo.
Non esiste prospettiva, che viene
assicurata marginalmente dalle riquadrature delle scene, come era d'uso presso
le scuole del tempo.
Infatti i pittori del 1200 e
antecedenti non conoscevano le tecniche prospettiche, che saranno anticipate
intuitivamente per la prima volta da Ambrogio Lorenzetti nel 1344,
nell'Annunciazione conservata presso la Pinacoteca Nazionale di Siena nella
quale viene dipinto il pavimento a quadri bianchi e neri che appunto danno
l'impressione prospettica all'insieme della scena.
Un ulteriore passo in avanti
verso la prospettiva è opera del Masaccio, che nel quadro realizzato fra il
1425 ed il 1427 denominato la Trinità, conservata presso S. Maria Novella a
Firenze, completa la scena con una volta a cassettoni che fornisce la
prospettiva alla scena.
Soltanto con Brunelleschi si ha
(1400) una trattazione scientifica della prospettiva completa degli schizzi
realizzati per la cupola S. Maria Novella e con L. B. Alberti che nel 1434-36
con il trattato "De Pictura" descrive le tecniche di prospettiva ed
anche con Piero della Francesca nel "De Prospectiva Pingendi" del
1480, non che con Leonardo da Vinci nel 1492.
Il crocefisso della Chiesa di S.
Lucia inoltre presenta i piedi sovrapposti ed un unico chiodo che li tiene
fermi, tipico della scuola giottesca, al contrario di quella precedente di
Cimabue che li dipingeva inchiodati separatamente o appoggiati su una tavoletta
e/o legati con una corda.
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