Che cosa è il simbolo? La parola
greca symbolon deriva dal sanscrito e significa: riunisco, raccolgo, metto
insieme. Nell'antichità si chiamava simbolo, a Roma "tessera
ospitalis", un oggetto che veniva spezzato in due parti ognuna delle quali
era custodita da una famiglia.
Facendo combaciare le due parti
dell'oggetto esprimeva il vincolo che univa gli individui della famiglia
stessa, vincolo di fraternità, ospitalità e rispetto, cioè mezzo per riconoscersi.
Nei primi secoli della storia
della Chiesa il , cioè la professione di fede, indicava il simbolo
che univa tutti i cristiani.
La forza del simbolo stava nel
racchiudere in se un'idea astratta oppure una verità che diventava patrimonio
collettivo, esplicando così un valore pedagogico e morale.
Il suo significato nel tempo
subiva un'evoluzione, un arricchimento nel contenuto ed una raffinatezza
nell'idea che voleva trasmettere, tanto che a volte lo portava ad acquisire un
significato completamente diverso.
In tempi in cui l'analfabetismo
era diffusissimo, la rappresentazione pittorica cristiana con i suoi simboli
era mezzo ancora più efficace della parola o del racconto evangelico e biblico.
Con la sua bellezza ed espressività infondeva nell'animo umano emozione e
stupore e, come sosteneva Papa Gregorio, "commuoveva l'anima e stimolava
la riflessione." Fu proprio il Papa Gregorio IV ad abolire l'iconoclastia nell'843
dopo un lunghissimo periodo di lotte intestine, durante le quali si cercò di
vietare la raffigurazione di immagini sacre.
Studiando i simboli possiamo
capire come l'essere umano li abbia usati per indicare emettere in evidenza il
suo cammino etico e spirituale. Attraverso l'osservazione è possibile intuire
significati che vanno al di là di ciò che visibilmente si percepisce.
Con questa presentazione ho
inteso evidenziare i simboli rappresentati negli affreschi e raccontarne il
significato che veniva loro attribuito anche in un lontano passato e che si è
poi mantenuto nei secoli almeno in parte.
PORTALE (risalente alla
ristrutturazione de1 1600)
All'entrata della Chiesa, sopra
il portale in arenaria, ci accoglie incisa sulla pietra una figura ovale
recante al centro un sole con 14 raggi che contornano l'iscrizione JHS (Jesus
Hominum Salvator). Tale figura è una mandorla denominata anche vescica piscis,
in questa fattispecie però è ottenuta dalla combinazione di tre cerchi, ed è
sempre associata alla simbologia del Cristo o della Madonna in Maestà.
l 14 raggi potrebbero essere
messi in relazione con le stazioni della Via Crucis, la cui devozione si
diffuse con le crociate dopo il XII secolo, periodo in cui fu possibile
ricostruire il percorso di Gesù per le strade di Gerusalemme. La Via Crucis
consentì di meditare sugli episodi della passione di Gesù lungo il percorso che
partiva dal Palazzo del Pretorio di Ponzio Pilato fino al Monte Calvario della
crocifissione. (San Leonardo da Porto Maurizio fu uno dei maggiori propagatori
di questo rituale pasquale)
Alcuni studiosi interpretano il
significato dei 14 raggi che escono dal cerchio solare in forma di luce, come
se fossero suddivisi in due gruppi di sette in modo da rappresentare i due
aspetti del maschile e del femminile che caratterizzano la manifestazione del
creato.
SETTE ROSE BIANCHE (risalenti
alla ristrutturazione del 1600 forse copia di un affresco precedente).
Nel mito della nascita di
Venere-Afrodite, la dea emerse dalla schiuma del mare da cui spuntò anche un
ceppo spinoso che, bagnato dal nettare degli dei, fiorì con boccioli di rose
bianche. Un giorno la dea, soccorrendo Adone ferito da un cinghiale, si punse a
un piede con una spina ed il sangue che sgorgò tinse di rosso la rosa.
Nella mistica islamica Saadi di
Chiraz uno dei più grandi mistici sufi vissuto intorno al 1200, associava un
giardino di rose alla contemplazione.
Nella tradizione cristiana
un'antica leggenda orientale racconta che rose bianche spuntarono nel terreno
sotto la croce di Gesù e che queste raccolsero il sangue che sgorgava dalle
ferite, diventando così di colore rosso.
La rosa bianca o damascena (di
Damasco, capitale della Siria) fu portata in occidente dai Templari, e
dall'anno 1200 in poi fu coltivata estensivamente per ricavarne l'essenza, dal
momento che aveva molti petali profumati. Si racconta che il Conte di Thibaut,
comandante dell'esercito crociato in Terra Santa, conte di Champagne e Re di Navarra,
nel 1229 giunse a Gerusalemme su invito di papa Gregorio IX.
Thibaut era soprannominato
"le chansonnier" per la sua versatilità nella poesia. Tornato in Europa
portò con se, non solo una reliquia della croce, ma anche il celebre vitigno
"Chardonnay" da cui si ottiene lo "Champagne" e la famosa
rosa bianca di Damasco. Essa è simbolo di sapienza, perche sboccia dall'albero
di Jesse, è legato alla simbologia di Maria, cioè al cuore puro, alla
misericordia, alla saggezza, alla sapienza.
Fin dai tempi più antichi il
numero sette era il simbolo dell'ordine manifestato, simbolo di perfezione, di
purificazione, agente di evoluzione e di conoscenza.
Ricordiamo i sette pianeti presso
i Babilonesi, le sette scale e le sette porte presso gli Egizi che il defunto
doveva salire per accedere nelle alte sfere e le sette porte di Isthar presso i
sumeri.
Nell'Islam sette sono le porte
del paradiso, sette i cieli, sette volte si gira attorno alla pietra sacra
della Mecca (Kàaba).
Nella Bibbia sette sono gli
scalini del Tempio di Salomone, sette i giorni della creazione, sette le porte
della saggezza, sette i gradini della sapienza, sette i sigilli, sette le
piaghe del giudizio. Nel cristianesimo sette i sacramenti, sette le virtù,
sette i doni dello Spirito Santo (sapienza, intelletto, consiglio, fortezza,
scienza, pietà e timor di Dio).
Sette le opere di misericordia
corporali (dar da magiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli
ignudi, ospitare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati,
seppellire i morti). Sette le opere di misericordia spirituali (consigliare i
dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli
afflitti, perdonare le offese,
sopportare pazientemente le
persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti).
Presso i Templari sette erano i
voti che dovevano essere pronunciati, tre che naturalmente erano riservati a
tutti gli Ordini Monastici (obbedienza, povertà e castità) e quattro specifici
templari (osservanza della tradizione dell'ordine, difesa della Terra Santa, protezione
e soccorso dei pellegrini, promessa di non abbandonare l'ordine per un altro).
l sette voti dell'ordine templare
potrebbero essere rappresentati nella Chiesa di s. Lucia dalle sette rose
bianche affrescate, di cui tre sono boccioli che rappresentano i voti in comune
con gli altri ordini monastici e quattro rose fiorite che stanno a significare
i voti riservati ai templari.
Questo fiore assume spesso anche
il significato di guida iniziatica.
La rosa, cioè il simbolo della
Madonna, fu mezzo di salvezza per i Templari perche sistema di purificazione
interiore {la rosa mystica).
Ricordiamo che le prime litanie
mariane furono composte verso la fine del 1300, si pensa sotto l'influenza
templare.
Il centro del fiore nascosto tra
i petali fa pensare ai numerosi ostacoli posti fra l'uomo e la Suprema
Conoscenza ed ai mistici ha suggerito gli infiniti misteri della fede, mentre i
numerosi petali evocano l'armonia del creato.
Le spine, molto evidenti nella
pittura murale, difendono la rosa dall'essere profanata da chi non è capace di
seguire il cammino dell'introspezione e della meditazione attraverso il
silenzio e la preghiera, che è una regola tipica dell'Ordine Monacale. Inoltre
con le loro punte evocano l'idea del vertice rappresentando "elevazione spirituale".
Il fondo azzurro sta a
significare la gioia dello spirito nella fede.
IL TRIANGOLO E L'OCCHIO DI DIO
Presso tutte le culture
preistoriche, sia in Occidente che in Oriente, il triangolo rappresenta il
divino e lo possiamo trovare in manufatti del neolitico e del paleolitico con
il vertice girato verso il basso a rappresentare il femminile, l'umano,
l'umido, la Grande Madre colei che dona la vita, la Grande Coppa pronta a
ricevere l'acqua.
In periodo più tardo, sia in
ambito greco che ebraico, il triangolo con la punta verso l'alto verrà usato
per rappresentare il divino, il maschile, il fuoco, l'ascensione e la
spiritualità.
Questa simbologia sarà poi
ereditata dall'Ebraismo e dal Cristianesimo anche in senso numerico per i tre
lati ed i tre angoli uguali: tre i figli di Noè, tre i giorni in cui Giona
stette nel ventre della balena, tre le virtù teologali, tre i Magi.
Anche l'occhio in tutte le epoche
ha sempre significato la potenza del divino in tutte le sue manifestazioni.
Nell'antico linguaggio egizio il suo nome era "IRET" da cui deriva
probabilmente anche il nome iride, ed era di genere femminile. Così pure era
femminile "UDJAT" nome dell'occhio del dio Atum, dio creatore.
Questo ci fa capire perche in età
neolitica, sempre in Egitto, era il simbolo della grande dea, la Dea Madre, la
cui venerazione era diffusa anche in Europa ed Asia (Crawford, vedi foto
internet). In epoca storica, con l'avvento della regalità e del potere divino
del Faraone, in un antico papiro, verrà denominata "antichissima femmina
del mondo, guida
dell'ultimo signore" e
"forza d'urto del dio supremo in tutte le sue manifestazioni".
Secondo un'antica leggenda,
dall'occhio di Atum che definisce se stesso "il redentore" e la
"grande parola" sgorgarono delle lacrime che generarono l'umanità.
Egli creò la luce per "rendere visibile il creato nelle sue diverse
forme" e "per riempire il cielo di bellezza", parole testuali dell'antico
papiro.
Anche nella Bibbia troviamo
l'occhio di Dio che rappresenta la sua onniscienza e la sua onnipotenza.
Nell'iconografia cristiana, sia
cattolica che ortodossa, il triangolo con l'occhio e i raggi del sole è simbolo
del mistero della Santissima Trinità, dell'onnipresenza di Dio, della
trascendenza, dell'intelligenza, distributore di luce cioè "LOGOS"
principio creatore.
Questo modo di rappresentare la
divinità si diffuse dal 1500, dopo la controriforma per ribadire i nuovi
dettami teologici.
Il triangolo come simbolo di Dio
è presente in moltissime chiese, anche in quella parrocchiale di Apecchio,
nell'affresco del battistero.
Ora parleremo degli affreschi che
come ci è stato riferito dai restauratori risalirebbero al secolo XIII.
LA CROCE
La Croce rossa Templare che
possiamo ammirare nella parete sinistra e destra dell'entrata, sull'aureola di
Gesù bambino e su quella di Cristo in croce, si chiama Croce Patente e
simboleggiava la passione di Cristo, ma anche la divinità e la sapienza.
Vari tipi di croce patente sono
stati usati dai Templari anche se questa è sicuramente la più antica. Il nome
deriva dal fatto che fu concessa loro dal Papa Eugenio III il giorno 27 aprile
1147 in occasione del Capitolo Generale del Tempio, quando furono mandati in
aiuto a Luigi VII che si trovava in Terrasanta. Egli diede ai cavalieri la
croce di panno rosso da fissare sulla spalla sinistra.
Sappiamo però che già nel 1139
tale croce è nominata come simbolo templare nella bolla papale "Omne datum
optimum".
Le croci templari qui presenti
sono più antiche degli affreschi, sono incise sul muro e poi dipinte. Sono
presenti anche nel castello di Urana in Dalmazia e nella chiesa di San Giovanni
Decollato in Pieve di Terzagni (Cremona), fatta costruire da Matilde di Canossa.
La croce è un antico simbolo
cosmico, segno di armonia tra la terra e Dio, asse di collegamento fra il cielo
e la terra, indice geografico dei punti cardinali.
Questo tipo di croce era già
presente in Oriente da millenni e la ritroviamo in ceramiche eneolitiche ed in
Mesopotamia a decorazione di recipienti circolari ma il significato sia
dell'oggetto che del disegno non ci è noto.
Le ceramiche mesopotamiche
risalgono al 4900 a.C. civiltà di Samarra. Possiamo ammirare lo stesso simbolo
anche pendente al collo del Re Assiro-babilonese Shamshi-Adad V su un
bassorilievo risalente al 823 a. C. (British Museum a Londra).
La croce presente nella Chiesa di
S. Lucia ha quattro bracci uguali ed è inscritta in un cerchio immaginario non
visibile che stava a significare un pensiero astratto. Il cerchio è la figura
geometrica perfetta che si estende in tutte le direzione dello spazio ed il cui
centro rappresenta l'origine Uno, progenitore di tutti i punti e di tutte le
cose, è simbolo di eternità perche non ha ne inizio ne fine e perciò appartiene
alla sfera del divino.
Esso ha un significato simile a
quello dell' il serpente in forma di cerchio che si morde la
coda, la fine che si ricollega all'inizio, l'eternità del divenire.
Il colore bianco e rosso della Croce
Templare rappresentavano l'anima che si risveglia alla luce divina e che
raggiunge l'illuminazione spirituale attraverso l'ascesi, ma avevano anche un
significato specifico per l'Ordine e cioè il bianco per l'aspetto monastico ed
il rosso per quello guerriero, il colore del loro sangue che erano pronti a
versare ogni giorno ad imitazione di Cristo.
l due colori ci ricordano il
dualismo al cui significato profondo essi sempre credettero tanto da
rappresentarlo nei loro sigilli, due cavalieri sopra un unico cavallo a
significare la fraternità.
Molti sostengono che
rappresentassero il dualismo nell'Ordine dato dalla presenza di alcuni
cavalieri dediti alla guerra ed altri, sempre investiti di dignità
cavalleresca, dediti ad opere di pace. Questi ultimi sembra che fossero di
provenienza cistercense. La croce rossa era impressa sulla tunica bianca, sulla
spalla sinistra e sul mantello e fungeva simbolicamente da scudo.
l cavalieri avevano anche una
funzione amministrativa, gestionale, culturale e sociale, infatti alcuni furono
costruttori, teologi, banchieri e scienziati. Furono uomini di grande apertura
mentale ed in Terrasanta ebbero la possibilità di venire a contatto con le
fonti culturali orientali e con la grande civiltà islamica. Ebbero la
possibilità di discutere e dialogare con uomini sapienti e illuminati,
riuscendo a penetrare ed interpretare la profondità del pensiero orientale.
L'aureola, che ritroviamo nei
disegni di Gesù bambino e Cristo in croce, è dipinta in forma di croce templare
per rafforzare la simbologia templare di tutta la chiesa.
La Croce Patente, chiamata anche
Croce delle Beatitudini, si presenta con le estremità dei bracci suddivise in
otto punte, che significavano le otto beatitudini (beati i poveri di spirito
perche di essi sarà il regno dei cieli, beati i mansueti perche possederanno la
terra, beati coloro che piangono perche saranno consolati, beati coloro che hanno
fame di giustizia perche saranno saziati, beati i misericordiosi perche
riceveranno misericordia, beati i puri di spirito perche vedranno Dio, beati
coloro che operano per la pace perche saranno i figli di Dio, beati i
perseguitati perche sarà loro il regno dei cieli).
Scomponendo i diversi elementi
della Croce Patente ed aggiungendo alcuni punti interni, si otteneva un
alfabeto di 25 lettere utilizzato dai Templari per la compilazione di documenti
segreti.
Per la tradizione cristiana più
antica, il numero otto rappresentava l'ottavo giorno dopo la creazione ovvero
il mondo ultraterreno, quello della resurrezione per il quale il battesimo rappresenta
I'iniziazione. Moltissimi battisteri cristiani presentano la forma ottagonale.
Il battesimo è associato
all'acqua e questa ai riti di fertilità ed ai culti della Grande Madre. Questa
dea era tradizionalmente associata al pianeta Venere che compie il suo ciclo di
fasi in otto anni terrestri e per questo uno dei suoi attributi più frequenti è
la stella polare che si presenta con otto punte e che sempre fa riferimento
all'ottagono (vedi stelle nelle pitture murali).
MARIA MADDALENA
Nell'affresco del Cristo in Croce
vediamo inginocchiata Maria Maddalena, anzi Santa Maria Maddalena visto che è
rappresentata con l'aureola dei santi, con i capelli sciolti con i quali aveva
asciugato i piedi di Gesù nella casa del Fariseo Simone, è la peccatrice che
però "ha molto amato". Ella è ritratta mentre sta per baciare e
abbracciare i piedi del Cristo coperti di sangue che sono dipinti con solo tre
dita molto più grandi della loro reale proporzione per assumere l'evidente
significato simbolico della Trinità.
Nell'iconografia medioevale la
veste di colore rosso e viola era segno della dignità sacerdotale e la
Maddalena, nel suo significato simbolico più alto, rappresentava l'anima in
cerca di Dio dal momento che si prese cura di Gesù nel Santo Sepolcro a
differenza degli apostoli che si nascosero.
Nella Basilica inferiore di
Assisi troviamo la Cappella della Maddalena affrescata da Giotto (1307) e dai
sui collaboratori Stefano Fiorentino e Angiolello da Gubbio.
La Santa è raffigurata mentre
sbarca a Marsiglia insieme ai fratelli Lazzaro e Zozimo da una barca senza
timone in cui dei miscredenti li avevano messi al momento di cacciarli dalla
Palestina.
Poi a collquio con gli angeli,
durante la cena in casa del Fariseo, mentre riceve la veste da eremita da
Zosimo, e mentre è comunicata da San Massimino.
Le immagini rappresentate nella
cappella si ispirano all'opera pubblicata da Rabanus Maurus di Magonza
intitolata "La vita di Maria Maddalena" risalente al secolo IX e da
quella del Vescovo di Genova Jacopo de Varagine cioè la famosa "Leggenda
aurea" scritta nel 1260 in cui vengono raccontate le vite di numerosi
Santi.
Nella chiesa di Santa Lucia il
Cristo che vediamo sulla croce è già morto. La drammaticità della scena è
enfatizzata dal colore bianco delle carni che il pittore ha reso più credibile
sfumandole con pennellate di verde chiarissimo. (Come ci ha fatto notare la
nostra restauratrice Silvia Martinelli).
Intorno e sullo sfondo sono
presenti ciuffi d'erba stilizzati in forma di piccole frecce, raggruppati in
numero di uno, tre, cinque e otto.
In questo contesto, cioè nella
crocefissione, il numero otto nella simbologia cristiana rappresentava la
resurrezione dopo la morte, il cinque il numero delle piaghe, il tre i chiodi
presenti sulle mani e sui piedi e l'uno naturalmente Dio nella Sua unicità.
Dopo Margaritone e Cimabue, con
la scuola di Giotto quindi verso la fine del 1200, si iniziò la
rappresentazione con un solo chiodo sui due piedi accavallati, così da giungere
a tre chiodi complessivi in ossequio al significato allegorico, fors"anche
esoterico, del numero 3. In precedenza i piedi erano rappresentati legati da
una corda o appoggiati su un supporto oppure inchiodati separata mente.
Le figure poste al fianco della
croce vengono generalmente attribuite a Maria e Giovanni come nella chiesa
templare di San Bevignate a Perugia.
ANNUNCIAZIONE
Nella parete di sinistra è
raffigurata Maria che indossa un abito rosso, colore dell'amore, ed un mantello
blu il cui significato nel XIII secolo era quello di nobiltà e metafora di
spiritualità e trascendenza.
Si nota un leggio con un libro
aperto sopra un mobiletto chiuso con un chiavistello e sulla parete una nicchia
contenente un vaso con acqua, che appare da dietro una tenda che è stata appena
discostata.
Dal libro scaturiscono dei raggi
di luce che trasportano una colomba verso Maria, ma osservando attentamente, la
luce parte dalla mano di Dio che si trova nella parte sinistra del quadro
contornato da una cornice dorata.
Oltre alla immagine di Dio onnivedente
(che vede tutto) in forma di occhio, viene usato il simbolo della mano per
rappresentare Dio onnipotente (che può fare tutto). Troviamo questo simbolo a
Ravenna, nella Basilica di s. Vitale, nella pittura del sacrificio di Isacco,
in cui appunto si vede la mano "dextera Dei" per indicare la volontà
divina.
Anche a s. Apollinare in Classe è
presente la croce gemmata sovrastata dalla mano, che indica la volontà di Dio
Padre durante la trasfigurazione di Gesù.
Ancora in Assisi, nella Basilica
Superiore, dove la mano squarcia il cielo azzurro per benedire s. Francesco in
preghiera nella illustrazione della "rinuncia ai beni terreni".
La colomba nell'antica Grecia
veniva allevata nei santuari dedicati a Venere e nell'iconografia medioevale
era il messaggio della volontà di Dio, lo Spirito Santo, ma rappresentava anche
la libertà da tutto ciò che lega l'essere umano alla materialità. "Ho
visto uno Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di Lui"
(Vangelo di
Giovanni).
Il libro aperto (sedes sapientiae)
che possiamo osservare sopra il leggio significava la parola della vita, il
Cristo che si manifesta, ed era aperto affinché ogni uomo potesse leggere e
apprendere la buona novella. Nella simbologia dell'arte medioevale significava
anche la verità e la luce divina che irradia il mondo.
Il mobiletto con il chiavistello
ci fa pensare che il libro doveva essere conservato chiuso precedentemente a
significare l'assenza di Cristo prima della Sua venuta. Il chiavistello
rappresentava la volontà di fissare uno stato di cose ben determinato senza
possibilità di rettifica.
Questa raffigurazione ci fa
capire che il libro doveva essere conservato con cura per poterlo aprire al
momento giusto, momento in cui Dio si rivela e si fa uomo.
La tenda dietro Maria è stata
appena aperta per mettere in evidenza il vaso colmo d'acqua e quindi svelarne
il significato più profondo a lei correlato.
San Bernardo paragonò Maria ad un
acquedotto che univa la terra al cielo: "La bevanda di vita che sgorga da
Dio e discende sulla terra per abbeverare gli uomini". L'acqua è sempre
stata fonte e simbolo di vita, essenza del potere passivo, femminile, mezzo di
purificazione e rigenerazione. L'acqua è associata sempre agli antichi riti di
fertilità della Grande Madre Terra.
Il vaso rappresenta l'utero di
Maria, che viene chiamata nelle litanie lauretane: vas onorabile, cioè
tabernacolo dell'eterna gloria, vas spirituale, cioè tempio dello Spirito
Santo, vas insigne devotionis, cioè dimora consacrata a Dio perché nel suo
grembo Dio si è manifestato.
La vita spirituale dell'uomo
nasce con il battesimo, cioè con l'acqua simbolo di purificazione associata a
Maria e mezzo per giungere a Dio.
Nella parte sinistra del quadro
sicuramente è presente l'angelo Gabriele che purtroppo è nascosto dall'intonaco,
però si intravede una scritta: IRATA, forse fa parte della frase: MATER ADMIRATA.
La presenza dell'Arcangelo è
testimoniata dalla presenza nell'affresco di numerosi gigli.
Il giglio nell'antichità era il
fiore attribuito alle Grandi Madri per la sua capacità riproduttiva. Presso i
Romani era sacro a Giunone e rappresentava la castità, la bellezza, la
pudicizia della madre di famiglia.
Nell'antico testamento aveva il
significato di fioritura spirituale, infatti l'etimologia ebraica del suo nome
è "fiore della luce". Era un attribuito regale, derivato dal
tridente, e simboleggiava sia il potere regale che quello sacerdotale. Secondo
I'iconografia medioevale era sovente accostato o tenuto in mano dall'Arcangelo
Gabriele vestito di bianco, nella raffigurazione dell'Annunciazione sarà poi
simbolo dell'Immacolata concezione.
MADONNA CON BAMBINO (forse assisa
in trono per la presenza del ricco cuscino e forse anche incoronata come tutte
le Madonne Templari)
Dagli Statuti di questo Ordine
giunti fino a noi sappiamo che coloro che venivano iniziati erano tenuti a fare
"promessa solenne" a Dio e a Maria Santissima a cui erano
particolarmente devoti.
Sulla parete di sinistra possiamo
ammirare la Madonna con Bambino. Gesù ha l'aureola con la croce templare, l'abito
color giallo oro che rappresentava il fulgore del sole, la sua energia, il
fondamento di ogni cosa e perciò simbolo dell'Uno e del divino.
La fascia bianca che lo cinge in
vita come anche il colore del mantello della Madonna, rappresenta l'unità da cui
emanano tutti i colori, perciò anche simbolo del divino e ricongiungimento
dell'anima con la sfera divina.
La Madonna ha l'abito rosso,
colore dell'amore sacro, e con il mantello bianco richiama i colori templari.
Le stelle con otto punte sul
mantello di Maria erano il simbolo proprio di questa figura che è di origine
celeste (Stella Maris), ed il cui nome Miriam deriva dall'egizio Mry o Mr che
significa amata o amore o secondo altri dall'ebraico Mara o Mari che significa
signora o principessa.
Alcuni studiosi sostengono che le
stelle con i loro otto raggi ed il loro orientamento potrebbero racchiudere un
messaggio scritto interpretabile attraverso un codice templare segreto.
SAN SEBASTIANO
Sempre sulla parete di sinistra
possiamo vedere rappresentato San sebastiano il cui emblema è la freccia ed il
cui nome deriva dal greco e significa "venerabile". Veniva invocato
per difendersi dalla peste, allora malattia molto diffusa che si credeva fosse
una punizione divina scagliata sulla terra per mezzo di frecce. l templari
erano devoti al
santo poiche come loro era un
soldato e nello stesso tempo un devoto cristiano che si era prodigato per il
bene dell'umanità. Conosciamo la vita del Santo attraverso il racconto di
Arnobio il Giovane, risalente al V secolo.
Era nato a Milano nel 283 e si
era trasferito a Roma da giovane dove aveva intrapreso la carriera militare
diventando tribuno della lo coorte della guardia imperiale. Educato dai
genitori alla fede cristiana aiutò con discrezione i bisognosi facendo opera di
conversione anche fra le classi nobili romane. Sotto il regno di Diocleziano fu
scoperto e condannato a morte, legato ad un palo fu trafitto da frecce che però
non lesero parti vitali. Dopo l'esecuzione il suo corpo fu abbandonato in pasto
agli animali. La vedova Irene, cristiana, quando andò per seppellirlo si
accorse che era ancora vivo. Lo portò a casa sua dove lo curò fino alla
guarigione. Sebastiano invece di fuggire da Roma rimase e continuò la sua opera
finche fu di nuovo catturato e, questa volta, flagellato e finito a bastonate:
è perciò il Santo cristiano martirizzato due volte.
L 'affresco in cui è stato
ritratto in parte è andato perduto.
Possiamo vedere solo dieci delle
probabili dodici frecce che furono scagliate contro il Santo. Queste rappresentavano
le prove fisiche e mistiche che dovette affrontare per passare da un piano
materiale alla pienezza del sacro.
Oggi è protettore della Polizia e
Patrono delle Confraternite di Misericordia.
SANT'AGNESE
Entrando in chiesa subito a
sinistra, possiamo ammirare l'immagine di Sant'Agnese, vestita di bianco,
giovanissima e bellissima, che stringe sul seno un agnello simbolo di purezza,
sacrificio e candore, enfatizzato anche dall'abito bianco che indossa.
Nel Medioevo il bianco era anche
il colore di chi si preparava a mutare condizione, a passare da quella fisica,
materiale a quella spirituale, ed il candore della Santa nel suo significato
più profondo è legato alla simbologia templare.
La vita di Sant'Agnese è
raccontata nella Leggenda Aurea, ripresa da leggende precedenti molto più
antiche.
Ella apparteneva ad una famiglia
patrizia cristiana ed, ancora giovanissima di tredici anni, fu martirizzata
durante le persecuzioni di Diocleziano.
Il figlio del prefetto di Roma si
era invaghito di lei, ma la Santa lo respinse per dedicare completamente la sua
vita a Dio.
Il giovane la denunciò e di
conseguenza fu martirizzata venendo esposta nuda in quella che oggi è piazza
Navona, dove fu poi costruita in suo onore l'omonima chiesa, che prese il posto
del postribolo in cui era stata umiliata.
Ogni anno ancora oggi vengono
allevati dai religiosi due agnelli che vengono offerti al Pontefice, affinche
con la loro lana siano intessute le bianche stole dei Patriarchi e dei
Metropoliti.
Sant'Agnese indossa una collana rossa
ed una blu, il primo colore rappresenta l'amore e la carità ed il secondo è
metafora di spiritualità e trascendenza mentre la collana stessa è simbolo di
legame con il Divino.
QUADRO DI SANTA LUCIA ('700)
La Santa è ritratta mentre tiene
sulla mano destra una alzatina con sopra gli occhi, che sono il simbolo della
luce che illumina il cammino cristiano.
QUADRO RAFFIGURANTE LA NASCITA DI
SAN GIOVANNI BATTISTA ('600)
Nella parte sinistra si
intravede, attraverso la porta, Elisabetta madre di Giovanni che ha appena
partorito assistita da una donna e da un uomo che tiene in mano un vassoio con
una brocca.
Il bambino è adagiato sulle
ginocchia di una donna anziana, sicuramente Sant'Anna, protettrice delle
partorienti e madre di Maria che si trova alle sue spalle ed è riconoscibile
dal velo di colore celeste e dallo sguardo fissato lontano nel pensiero della
sua futura maternità.
All'estrema destra è raffigurata
una giovinetta con le spalle rivolte verso la scena descritta, in avanzato
stato di gravidanza, forse si tratta della figlia del committente il quadro.
Due figure di giovinette
richiamano il simbolo dell'acqua (maternità e battesimo), la prima a sinistra
con un catino ricolmo d'acqua e la seconda a destra in basso mentre versa con
una brocca l'acqua in un altro catino.
Un'altra giovinetta in basso
porta un'offerta di otto pani sopra un vassoio, simbolo del cibo spirituale
destinato ai battezzati.
In alto un angelo incorona con il
serto dei martiri (con la palma) Santa Agata che reca in mano le tenaglie con
le quali le sono stati strappati i seni durante il martirio. (La Santa è
protettrice delle donne con malattie al seno). A destra viene incoronato con un
semplice serto di fiori San Domenico.
Bibliografia
1) Ricerca Internet su Ordine
Templare.
2) "II giardino dello
Spirito", Alessandro Menghini, Petruzzi Editore, Città di Castello, 2004.
3) "II linguaggio dei
simboli", Nadia Julien, Mondadori Edizioni Oscar, 2005.
4) "Lunario", Alfredo
Cattabiani, Oscar Saggi Mondadori, ed 1994-2008.
5) "Rosacroce", Eugenio
Bonvicini, Bastogi Editrice Italiana, 1996.
6) "Storia dell'arte tra
simbolo e mito", Internet.
7) "Mito e simbolo
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8) Ricerca Internet "l
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9) Rivista Hiram n. 2, 2007.
10) "Alchimia e
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11) "Le grotte, i cavalieri,
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12)"La natura e i suoi
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13)"Dizionario dei
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Cà Granda 2, Mi, traduzione Adele Marini, 1996.
14)"Marche templari, nuove
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Falconara (An), 1998
15) "Dizionario dei simboli
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16) "Manuale dei simboli
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Empograph, Villa Adriana, Roma, 2004.
17) "l colori dei pittori
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18)" Sinossi dei Quattro
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giugno 2000 Mediagraf- Noventa Padovana, Padova.
19)"L'apocalisse dei
Templari" Simonetta Cerrini Le Scie Mondadori Agosto 2012