DOMUS AUREARoma non cessa di stupire. Sul colle Palatino, nell'area di Vigna Barberini, è stata ritrovata la sala da pranzo della Domus Aurea. Una sala che aveva una piattaforma di legno che ruotava giorno e notte, imitando il movimento della terra.Forse si tratta della celeberrima coenatio rotunda descritta da Svetonio nella "Vita dei Cesari".
La scoperta è stata annunciata oggi dalla Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Roma. Finora gli studiosi avevano identificato questa sala con la Sala Ottagonale sul Colle Oppio, ora, invece, gli studiosi hanno riportato alla luce una nuova verità archeologica. Secondo gli archeologi, infatti, la dimora di Nerone, oltre che il Colle Oppio, occupava gran parte del Palatino. La struttura riportata alla luce, a detta degli stessi studiosi, non ha eguali nell'architettura romana.
MAXXI
Il MAXXI_Museo nazionale delle arti del XXI secolo è una Fondazione costituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
É il primo museo nazionale dedicato alla creatività contemporanea pensato come un grande campus dedicato alla cultura, un laboratorio di sperimentazione, studio e ricerca.
Sede del MAXXI è la grande opera architettonica dalle forme innovative e spettacolari, progettata da Zaha Hadid nel quartiere Flaminio di Roma.
Il museo aprirà al pubblico nel maggio 2010.
Il MAXXI ha la missione di promuovere l'artee l'architettura del XXI secolo e di raccogliere le testimonianze artistiche della creatività contemporanea per conservarle, studiarle e metterle a disposizione del pubblico.
Il MAXXI intende costituire un riferimento nazionale per le istituzioni pubbliche e private operanti in Italia e all'estero, così come per gli artisti, gli architetti e il pubblico più vasto, con un lavoro approfondito di valutazione del presente che delineerà un quadro in costante aggiornamento sullo sviluppo delle arti e dell'architettura del XXI secolo.
Nel MAXXI risiedono due istituzioni museali, il MAXXI architettura e il MAXXI arte, che avranno in comune spazi e risorse per le attività.
Il MAXXI architettura è il primo museo nazionale di architetturapresente in Italia e il suo radicamento nel contesto culturale e territoriale italiano ne definisce l'identità. Nel Museo convivono due anime distinte, quella che procede verso la storicizzazionedell'architettura del XX secolo e quella contemporanea che vuolerispondere agli interrogativi del presente, interpretando le aspettative della società attuale. Museo storico e museo contemporaneo, quindi, in cui passato e attualità si intersecano, adottando di volta in volta le forme e i modi utili a sviluppare un percorso di conoscenza, ad analizzare tendenze e personalità, modelli culturali e comportamenti sociali.
Il MAXXI arte è la prima istituzione a carattere nazionale votata alla creazione contemporanea. Si propone di far conoscere la produzione artistica del XXI secolo attraverso mostre e manifestazioni diverse – conferenze, documentari, presentazioni di cicli cinematografici o video, visite guidate, concerti, spettacoli di danza. La programmazione delle varie attività riflette la crescita patrimoniale del museo, e vuole dare voce ai differenti linguaggi della contemporaneità. La vocazione del museo, non solo come luogo di sperimentazione ma anche di produzione e distribuzione, permette una continua riflessione sul suo ruolo e un adeguamento secondo le necessità via via individuate.
Le collezioni del MAXXI architettura comprendono tutti quei prodotti e documenti che, in forme diverse, rappresentano la complessità materiale e concettuale dell’architettura attraverso i suoi processi evolutivi: dalla produzione ideativa, alla realizzazione fisica, all’uso e al suo inserimento nel contesto fisico e culturale. Le modalità di acquisizione per incrementare le collezioni del Museo vanno dagli acquisti alle donazioni, alle operazioni di committenza tramite concorsi e premi. Le collezioni sono inoltre legate al sistema di gestione di un vero e proprio “patrimonio virtuale”, costituito dalla rete dei musei e degli archivi pubblici e privati presenti in Italia.A curare e conservare le collezioni del MAXXI architettura è il Centro Archivi che, attivo dal 2001, svolge attività di conservazione e restauro, schedatura, ordinamento, inventariazione, creazione di database consultabili in rete e riproduzione digitale, favorendo la consultazione, lo studio e la valorizzazione dei documenti che testimoniano le diverse fasi della produzione architettonica. Inoltre il Centro fornisce assistenza contro la dispersione degli archivi a sostegno delle attività delle Soprintendenze archivistiche del Ministero e promuove e sostiene il censimento nazionale degli archivi di architettura (cfr. Direzione Generale per gli archivi) per la ricognizione e la tutela della documentazione inerente l’architettura e gli architetti del Novecento. >vai alle guide pubblicate
Archivi di architettiGli archivi personali di architetti e ingegneri di rilievo internazionale del Novecento, tra i quali
>Carlo Scarpa>Aldo Rossi>Enrico Del Debbio>Sergio Musmeci e Zenaide Zanini>Vittorio De Feo>Pier Luigi Nervi
acquisiti dalla DARC per le collezioni del MAXXI architettura, sono oggi conservati presso il Museo H. C. Andersen di Roma; una parte consistente dell’archivio di Carlo Scarpa è invece conservata presso il Centro Carlo Scarpa nell’Archivio di Stato di Treviso. Il Centro archivi è inoltre impegnato in progetti di conservazione e valorizzazione di altri archivi attraverso accordi, con nel caso dell’Archivio Centrale dello Stato, e collaborazioni, tra cui quella con l’Accademia di San Luca per l’archivio di Mario Ridolfi.
Il progetto dell’edificio dedicato al nuovo polo nazionale espositivo per l’arte e l’architettura contemporanee è stato selezionato in seguito a un concorso pubblico internazionale bandito dalla Soprintendenza Speciale alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna su incarico del Ministro per i Beni Culturali nel 1998. Il progetto dell’architetto irachena Zaha Hadid, tra i 273 candidati, convince la giuria per la sua capacità di integrarsi nel tessuto urbano grazie anche alla soluzione architettonica innovativa e fortemente creativa. La complessità delle forme, le pareti curvilinee, il variare e l’intrecciarsi delle quote determinano una trama spaziale e funzionale di grande interesse per i visitatori, proiettati in percorsi sempre diversi e inaspettati. Ambienti molteplici convivono infatti in una sequenza di gallerie illuminate dalla luce naturale. La grande hall a tutta altezza ospita i servizi di accoglienza e introduce all’auditorium, alle gallerie destinate alle collezioni permanenti, alle mostre e gli eventi culturali, fino agli spazi dedicati alla caffetteria e al bookshop.
Zaha Hadid
Biografia
Nata in Iraq, ha studiato matematica alla American University di Beirut prima di trasferirsi a Londra per studiare alla Architectural Association. Dopo aver conseguito il titolo ha lavorato con il suo ex maestro, l'architetto olandese Rem Koolhaas all'Office for Metropolitan Architecture diventando socia nel 1977.Nel 1994 ha insegnato alla Graduate School of Design dell'Università di Harvard, occupando la cattedra che fu di Kenzo Tange. Nel 1980 stabilisce il suo studio a Londra. Durante gli anni ottanta insegna alla Architectural Association.
Vincitrice di molte competizioni internazionali, diversi dei suoi vincenti progetti non furono mai costruiti, come ad esempio il Peak Club in Hong Kong (1983) e il Cardiff Bay Opera House in Galles (1994). Nel 2002 Hadid vinse la competizione internazionale per disegnare il masterplan dei Singapore one-north. Nel 2005, il suo progetto vinse la competizione per il nuovo Casinò della città di Basilea in Svizzera. A Roma è stato ultimato il Maxxi, il nuovo centro per le arti contemporanee, finito nel 2009.
È un membro del consiglio editoriale dell'Enciclopedia Britannica.
Nel 2004 Hadid è divenuta la prima donna a vincere il Premio Pritzker.
MOSTRE
MAXXI, 4 ottobre 2009 - 10 gennaio 2010 MAXXI VEDE LA LUCE è il ciclo di eventi, iniziative e performance che accompagnano il pubblico verso la definitiva apertura del MAXXI.
Primo evento in programma, e terzo appuntamento della rassegna Dialoghi con la città, è l’installazione site-specific di Tobias Rehberger - Leone d’Oro come miglior artista alla 53. Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia.
Rehberger ha realizzato un’installazione luminosa in dialogo con l’architettura di Zaha Hadid, valorizzando le volumetrie di un particolare architettonico dell’edificio. Come spiega Laura Cherubini, curatrice della rassegna, “Là dove il progetto di Zaha Hadid si fa più ardito con l’elemento aggettante sull’edificio, nell’interstizio tra questi due corpi architettonici, Tobias Rehberger ha scelto di intervenire. In quella lunga fessura un’energia vitale pulsa emettendo bagliori luminosi”. L’opera di Tobias Rehberger è visibile dall’esterno del Museo, dal lato di via Masaccio 5, tutti i giorni dalle ore 18.00 alle ore 24.00, fino al 10 gennaio 2010.
La sede, progettata da Zaha Hadid, situata nell'area dell'ex caserma Montello, nel pomeriggio di sabato 3 ottobre, si è mostrata in tutta la sua bellezza. Il complesso con i suoi volumi aggettanti ed asimmetrici si integra perfettamente con il tessuto urbano non solo a esteticamente ma, come era nelle aspettative e nei desideri, si preannuncia un nuovo spazio urbano di grande risonanza. La struttura apparentemente neutra, grazie ai materiali come vetro, acciaio e cemento, racchiuderà invece una grande varietà di offerte e funzioni tutte disponibili al pubblico interessato (mostre, workshop, convegni, laboratori, spettacoli, proiezioni, attività didattica); il MAXXI risponderà all'esigenza moderna di un museo che non solo conserva ed espone le opere ma che fa vivere lo spazio e ciò che in esso è custodito, non più un museo scrigno ma un museo microcosmo.
Altro speciale appuntamento da non perdere sarà quello che a metà Novembre coinvolgerà l'interno dello spazio museale; il 14 e il 15 del prossimo mese sarà possibile visitare i luoghi ideati da Zaha Hadid (necessaria la prenotazione) ancora privi della collezione in tutta la loro "purezza". Inoltre, all'insegna dell'interdisciplinarità dei linguaggi, sarà ospitata un'istallazione coreografica creata ad hoc da Sasha Waltz, star internazionale della danza contemporanea. Il MAXXI si presenta al pubblico, in attesa di diventare la meta culturale prediletta non solo degli amanti dell'arte ma di chiunque voglia usufruire dei suoi tanti servizi e spettacoli.
MACRO (QUARTIERE NOMENTANO)Struttura del museo
La sede originaria di MACRO nasce dalla riconversione e restauro di un importante edificio industriale costruito agli inizi del XX secolo e collocato nel quartiere Nomentano di Roma. La prima fase di riconversione, completata nel settembre del 1999, ha consentito l'apertura di sei ampie sale espositive, la mediateca, la libreria, la sala conferenze, un laboratorio, un bookshop e un bar, in questa struttura vengono anche ospitate la collezione permanente del MACRO e gli uffici amministrativi.
MAXXI
Il MAXXI_Museo nazionale delle arti del XXI secolo è una Fondazione costituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
É il primo museo nazionale dedicato alla creatività contemporanea pensato come un grande campus dedicato alla cultura, un laboratorio di sperimentazione, studio e ricerca.
Sede del MAXXI è la grande opera architettonica dalle forme innovative e spettacolari, progettata da Zaha Hadid nel quartiere Flaminio di Roma.
Il museo aprirà al pubblico nel maggio 2010.
Il MAXXI ha la missione di promuovere l'artee l'architettura del XXI secolo e di raccogliere le testimonianze artistiche della creatività contemporanea per conservarle, studiarle e metterle a disposizione del pubblico.
Il MAXXI intende costituire un riferimento nazionale per le istituzioni pubbliche e private operanti in Italia e all'estero, così come per gli artisti, gli architetti e il pubblico più vasto, con un lavoro approfondito di valutazione del presente che delineerà un quadro in costante aggiornamento sullo sviluppo delle arti e dell'architettura del XXI secolo.
Nel MAXXI risiedono due istituzioni museali, il MAXXI architettura e il MAXXI arte, che avranno in comune spazi e risorse per le attività.
Il MAXXI architettura è il primo museo nazionale di architetturapresente in Italia e il suo radicamento nel contesto culturale e territoriale italiano ne definisce l'identità. Nel Museo convivono due anime distinte, quella che procede verso la storicizzazionedell'architettura del XX secolo e quella contemporanea che vuolerispondere agli interrogativi del presente, interpretando le aspettative della società attuale. Museo storico e museo contemporaneo, quindi, in cui passato e attualità si intersecano, adottando di volta in volta le forme e i modi utili a sviluppare un percorso di conoscenza, ad analizzare tendenze e personalità, modelli culturali e comportamenti sociali.
Il MAXXI arte è la prima istituzione a carattere nazionale votata alla creazione contemporanea. Si propone di far conoscere la produzione artistica del XXI secolo attraverso mostre e manifestazioni diverse – conferenze, documentari, presentazioni di cicli cinematografici o video, visite guidate, concerti, spettacoli di danza. La programmazione delle varie attività riflette la crescita patrimoniale del museo, e vuole dare voce ai differenti linguaggi della contemporaneità. La vocazione del museo, non solo come luogo di sperimentazione ma anche di produzione e distribuzione, permette una continua riflessione sul suo ruolo e un adeguamento secondo le necessità via via individuate.
Le collezioni del MAXXI architettura comprendono tutti quei prodotti e documenti che, in forme diverse, rappresentano la complessità materiale e concettuale dell’architettura attraverso i suoi processi evolutivi: dalla produzione ideativa, alla realizzazione fisica, all’uso e al suo inserimento nel contesto fisico e culturale. Le modalità di acquisizione per incrementare le collezioni del Museo vanno dagli acquisti alle donazioni, alle operazioni di committenza tramite concorsi e premi. Le collezioni sono inoltre legate al sistema di gestione di un vero e proprio “patrimonio virtuale”, costituito dalla rete dei musei e degli archivi pubblici e privati presenti in Italia.A curare e conservare le collezioni del MAXXI architettura è il Centro Archivi che, attivo dal 2001, svolge attività di conservazione e restauro, schedatura, ordinamento, inventariazione, creazione di database consultabili in rete e riproduzione digitale, favorendo la consultazione, lo studio e la valorizzazione dei documenti che testimoniano le diverse fasi della produzione architettonica. Inoltre il Centro fornisce assistenza contro la dispersione degli archivi a sostegno delle attività delle Soprintendenze archivistiche del Ministero e promuove e sostiene il censimento nazionale degli archivi di architettura (cfr. Direzione Generale per gli archivi) per la ricognizione e la tutela della documentazione inerente l’architettura e gli architetti del Novecento. >vai alle guide pubblicate
Archivi di architettiGli archivi personali di architetti e ingegneri di rilievo internazionale del Novecento, tra i quali
>Carlo Scarpa>Aldo Rossi>Enrico Del Debbio>Sergio Musmeci e Zenaide Zanini>Vittorio De Feo>Pier Luigi Nervi
acquisiti dalla DARC per le collezioni del MAXXI architettura, sono oggi conservati presso il Museo H. C. Andersen di Roma; una parte consistente dell’archivio di Carlo Scarpa è invece conservata presso il Centro Carlo Scarpa nell’Archivio di Stato di Treviso. Il Centro archivi è inoltre impegnato in progetti di conservazione e valorizzazione di altri archivi attraverso accordi, con nel caso dell’Archivio Centrale dello Stato, e collaborazioni, tra cui quella con l’Accademia di San Luca per l’archivio di Mario Ridolfi.
Il progetto dell’edificio dedicato al nuovo polo nazionale espositivo per l’arte e l’architettura contemporanee è stato selezionato in seguito a un concorso pubblico internazionale bandito dalla Soprintendenza Speciale alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna su incarico del Ministro per i Beni Culturali nel 1998. Il progetto dell’architetto irachena Zaha Hadid, tra i 273 candidati, convince la giuria per la sua capacità di integrarsi nel tessuto urbano grazie anche alla soluzione architettonica innovativa e fortemente creativa. La complessità delle forme, le pareti curvilinee, il variare e l’intrecciarsi delle quote determinano una trama spaziale e funzionale di grande interesse per i visitatori, proiettati in percorsi sempre diversi e inaspettati. Ambienti molteplici convivono infatti in una sequenza di gallerie illuminate dalla luce naturale. La grande hall a tutta altezza ospita i servizi di accoglienza e introduce all’auditorium, alle gallerie destinate alle collezioni permanenti, alle mostre e gli eventi culturali, fino agli spazi dedicati alla caffetteria e al bookshop.
Zaha Hadid
Biografia
Nata in Iraq, ha studiato matematica alla American University di Beirut prima di trasferirsi a Londra per studiare alla Architectural Association. Dopo aver conseguito il titolo ha lavorato con il suo ex maestro, l'architetto olandese Rem Koolhaas all'Office for Metropolitan Architecture diventando socia nel 1977.Nel 1994 ha insegnato alla Graduate School of Design dell'Università di Harvard, occupando la cattedra che fu di Kenzo Tange. Nel 1980 stabilisce il suo studio a Londra. Durante gli anni ottanta insegna alla Architectural Association.
Vincitrice di molte competizioni internazionali, diversi dei suoi vincenti progetti non furono mai costruiti, come ad esempio il Peak Club in Hong Kong (1983) e il Cardiff Bay Opera House in Galles (1994). Nel 2002 Hadid vinse la competizione internazionale per disegnare il masterplan dei Singapore one-north. Nel 2005, il suo progetto vinse la competizione per il nuovo Casinò della città di Basilea in Svizzera. A Roma è stato ultimato il Maxxi, il nuovo centro per le arti contemporanee, finito nel 2009.
È un membro del consiglio editoriale dell'Enciclopedia Britannica.
Nel 2004 Hadid è divenuta la prima donna a vincere il Premio Pritzker.
MOSTRE
MAXXI, 4 ottobre 2009 - 10 gennaio 2010 MAXXI VEDE LA LUCE è il ciclo di eventi, iniziative e performance che accompagnano il pubblico verso la definitiva apertura del MAXXI.
Primo evento in programma, e terzo appuntamento della rassegna Dialoghi con la città, è l’installazione site-specific di Tobias Rehberger - Leone d’Oro come miglior artista alla 53. Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia.
Rehberger ha realizzato un’installazione luminosa in dialogo con l’architettura di Zaha Hadid, valorizzando le volumetrie di un particolare architettonico dell’edificio. Come spiega Laura Cherubini, curatrice della rassegna, “Là dove il progetto di Zaha Hadid si fa più ardito con l’elemento aggettante sull’edificio, nell’interstizio tra questi due corpi architettonici, Tobias Rehberger ha scelto di intervenire. In quella lunga fessura un’energia vitale pulsa emettendo bagliori luminosi”. L’opera di Tobias Rehberger è visibile dall’esterno del Museo, dal lato di via Masaccio 5, tutti i giorni dalle ore 18.00 alle ore 24.00, fino al 10 gennaio 2010.
La sede, progettata da Zaha Hadid, situata nell'area dell'ex caserma Montello, nel pomeriggio di sabato 3 ottobre, si è mostrata in tutta la sua bellezza. Il complesso con i suoi volumi aggettanti ed asimmetrici si integra perfettamente con il tessuto urbano non solo a esteticamente ma, come era nelle aspettative e nei desideri, si preannuncia un nuovo spazio urbano di grande risonanza. La struttura apparentemente neutra, grazie ai materiali come vetro, acciaio e cemento, racchiuderà invece una grande varietà di offerte e funzioni tutte disponibili al pubblico interessato (mostre, workshop, convegni, laboratori, spettacoli, proiezioni, attività didattica); il MAXXI risponderà all'esigenza moderna di un museo che non solo conserva ed espone le opere ma che fa vivere lo spazio e ciò che in esso è custodito, non più un museo scrigno ma un museo microcosmo.
Altro speciale appuntamento da non perdere sarà quello che a metà Novembre coinvolgerà l'interno dello spazio museale; il 14 e il 15 del prossimo mese sarà possibile visitare i luoghi ideati da Zaha Hadid (necessaria la prenotazione) ancora privi della collezione in tutta la loro "purezza". Inoltre, all'insegna dell'interdisciplinarità dei linguaggi, sarà ospitata un'istallazione coreografica creata ad hoc da Sasha Waltz, star internazionale della danza contemporanea. Il MAXXI si presenta al pubblico, in attesa di diventare la meta culturale prediletta non solo degli amanti dell'arte ma di chiunque voglia usufruire dei suoi tanti servizi e spettacoli.
MACRO (QUARTIERE NOMENTANO)Struttura del museo
La sede originaria di MACRO nasce dalla riconversione e restauro di un importante edificio industriale costruito agli inizi del XX secolo e collocato nel quartiere Nomentano di Roma. La prima fase di riconversione, completata nel settembre del 1999, ha consentito l'apertura di sei ampie sale espositive, la mediateca, la libreria, la sala conferenze, un laboratorio, un bookshop e un bar, in questa struttura vengono anche ospitate la collezione permanente del MACRO e gli uffici amministrativi.
Attualmente MACRO, grazie ad un’ottima attività espositiva svolta in questi anni a livello nazionale e internazionale, costituisce un importante centro di esposizione e produzione d’arte contemporanea non solo per la città di Roma.
Il progetto di ampliamento
Il progetto del NUOVO MACRO, realizzato su disegno dell’architetto Odile Decq, sorge a ridosso dell’originaria struttura recuperata nel 1999 e, nell’intenzione della progettista, si pone l’obiettivo di trovare un equilibrio dinamico attraverso la creazione di differenti punti di vista e di approccio al museo. Le aree interne ed esterne non sono concepite in modo statico, ma diventano dinamiche ed offrono ai visitatori l’attrattiva di una scoperta continua.L'inserimento del nuovo edificio progettato dall’architetto Decq, in un contesto molto definito a livello architettonico, vuole integrare la nuova struttura con l’intero isolato urbano. Gli elementi che caratterizzano questo processo sono: l’ ingresso del Nuovo MACRO posto all'angolo tra via Nizza e via Cagliari con la creazione di un doppio ingresso rispetto alla precedente sede museale (in via Reggio Emilia) e l’occupazione di un intero isolato del quartiere ; la creazione di un tetto-giardino percorribile a più livelli che consente al visitatore di potersi appropriare di una parte di città sconosciuta, in particolare il tetto percorribile costituisce inoltre uno degli elementi architettonici più importanti nella ridefinizione della identità del Nuovo MACRO e della parte di città che lo ospita.Dal livello più alto dell'edificio ristrutturato di via Reggio Emilia è possibile vedere la nuova porzione di Museo come un giardino panoramico astratto, dove gli storici palazzi di via Nizza e via Cagliari e le inclinate e lucenti masse acquatiche, delineate dalla grande fontana posta sul tetto, ne costituiscono le quinte scenografiche.Di questa nuova struttura oltre all’ingresso, ai percorsi, alle rampe di acciaio e vetro, alle suite espositive, ( di cui una dedicata alle grandi installazioni ) al giardino panoramico è previsto un ristorante situato al livello attico che si apre ,con una terrazza sul tetto-giardino e sulla grande fontana. Numerosi percorsi consentono di salire sul tetto. Il progetto delle facciate su via Nizza e via Cagliari rappresenta un'articolazione e integrazione di vecchio e nuovo. Le aperture e le finestre che si affacciano sulle limitrofe strade che circondano il Museo sono create per evidenziare la permeabilità tra le attività del Museo e la città.
Il progetto di ampliamento
Il progetto del NUOVO MACRO, realizzato su disegno dell’architetto Odile Decq, sorge a ridosso dell’originaria struttura recuperata nel 1999 e, nell’intenzione della progettista, si pone l’obiettivo di trovare un equilibrio dinamico attraverso la creazione di differenti punti di vista e di approccio al museo. Le aree interne ed esterne non sono concepite in modo statico, ma diventano dinamiche ed offrono ai visitatori l’attrattiva di una scoperta continua.L'inserimento del nuovo edificio progettato dall’architetto Decq, in un contesto molto definito a livello architettonico, vuole integrare la nuova struttura con l’intero isolato urbano. Gli elementi che caratterizzano questo processo sono: l’ ingresso del Nuovo MACRO posto all'angolo tra via Nizza e via Cagliari con la creazione di un doppio ingresso rispetto alla precedente sede museale (in via Reggio Emilia) e l’occupazione di un intero isolato del quartiere ; la creazione di un tetto-giardino percorribile a più livelli che consente al visitatore di potersi appropriare di una parte di città sconosciuta, in particolare il tetto percorribile costituisce inoltre uno degli elementi architettonici più importanti nella ridefinizione della identità del Nuovo MACRO e della parte di città che lo ospita.Dal livello più alto dell'edificio ristrutturato di via Reggio Emilia è possibile vedere la nuova porzione di Museo come un giardino panoramico astratto, dove gli storici palazzi di via Nizza e via Cagliari e le inclinate e lucenti masse acquatiche, delineate dalla grande fontana posta sul tetto, ne costituiscono le quinte scenografiche.Di questa nuova struttura oltre all’ingresso, ai percorsi, alle rampe di acciaio e vetro, alle suite espositive, ( di cui una dedicata alle grandi installazioni ) al giardino panoramico è previsto un ristorante situato al livello attico che si apre ,con una terrazza sul tetto-giardino e sulla grande fontana. Numerosi percorsi consentono di salire sul tetto. Il progetto delle facciate su via Nizza e via Cagliari rappresenta un'articolazione e integrazione di vecchio e nuovo. Le aperture e le finestre che si affacciano sulle limitrofe strade che circondano il Museo sono create per evidenziare la permeabilità tra le attività del Museo e la città.
MACRO FUTURE (QUARTIERE TESTACCIO)Struttura del museo
MACRO Future trova sede nel complesso ottocentesco dell’ex-Mattatoio, in un’area della città che in questi ultimi anni sempre più si è caratterizzata per la ricchezza di manifestazioni culturali ed eventi artistici rivolti in particolare ad un pubblico giovane.
Gli originari padiglioni che caratterizzano l’intero complesso architettonico, costruiti fra 1888 e 1891 da Gioacchino Ersoch, testimoniano il passaggio dal classicismo alla modernità e costituiscono un importante esempio storico dell’architettura industriale monumentale e razionale della fine del secolo. Il Mattatoio è considerato uno fra i più importanti edifici industriali della città per la modernità e originalità delle sue strutture, contribuendo a farne un esempio interessante di “archeologia industriale” ancora esistente.
MACRO Future trova sede nel complesso ottocentesco dell’ex-Mattatoio, in un’area della città che in questi ultimi anni sempre più si è caratterizzata per la ricchezza di manifestazioni culturali ed eventi artistici rivolti in particolare ad un pubblico giovane.
Gli originari padiglioni che caratterizzano l’intero complesso architettonico, costruiti fra 1888 e 1891 da Gioacchino Ersoch, testimoniano il passaggio dal classicismo alla modernità e costituiscono un importante esempio storico dell’architettura industriale monumentale e razionale della fine del secolo. Il Mattatoio è considerato uno fra i più importanti edifici industriali della città per la modernità e originalità delle sue strutture, contribuendo a farne un esempio interessante di “archeologia industriale” ancora esistente.
Nel 2002, due padiglioni all’interno del complesso del Mattatoio, che consta di una superficie di 105,000mq (di cui 43,000 coperti), sono stati assegnati al MACRO per lo sviluppo e la diffusione dell’arte contemporanea.Dal 2003 è nata la struttura di MACRO Future che ha iniziato una prima regolare attività espositiva all’interno di uno dei due padiglioni, mentre le attività espositive del secondo padiglione hanno avuto inizio nel 2007.In sintonia con la dinamicità che caratterizza il quartiere e la forte presenza di giovani nelle ore serali, MACRO Future è aperto dalle 16 alle 24 tutti i giorni ad esclusione del lunedì. Le dimensioni e la disposizione dello spazio lo rendono particolarmente adatto per presentare alcune delle più rilevanti espressioni artistiche internazionali e nazionali che oggi riconfigurano i “territori” della cultura visiva e della contaminazione tra linguaggi differenti .Il Nuovo MACRO con MACRO Future si preparano ad essere il volto di un polo culturale sfaccettato attraverso il quale potrà affermarsi sempre più il valore dell’espressione artistica contemporanea italiana e internazionale.
Odile Decq (Laval, 1955) è un architetto francese
Lo studio ODBC (1980-1998)
Le prime realizzazioni dello studio riguardano edifici pubblici come agenzie bancarie, asili o interi quartieri residenziali e riscuotono da subito un certo successo. Nel 1988, lo studio ODBC vince il concorso per la realizzazione della sede della Banque Populaire de L’Ouest e d’Armorique a Rennes, in collaborazione con Peter Rice. Per quest’edificio, inaugurato nel 1990, gli architetti Decq e Cornette ottennero un vasto riconoscimento internazionale e decine di premi nazionali e internazionali, fra i quali il 9th International Prize for Architecture a Londra e il Prix Architecture et Travail a Rennes. Da quel momento i due architetti affrontarono una serie di importanti opere con uno stile fortemente dinamico e ispirato all’high-tech. Fra queste si segnalano il Centro Operativo Autostradale di Nanterre (1996), il porto di Osaka, in Giappone (1997), il Centro di Ricerca Saint Gobain a Aubervilles (1999). Nel 1991 la Decq insegnò alla scuola di Architettura di Grenoble, dal 1992 in poi ha insegnato a l’École spéciale d’architetture (Scuola speciale di architettura). Nel 1996 lo studio ODBC venne premiato con un Leone d’Oro alla Biennale d’Architettura di Venezia. La partnership fra Odile Decq e Benoît Cornette durò fino al 1998, anno nel quale quest’ultimo morì in un incidente d’auto, nel quale rimase coinvolta anche la Decq.
Odile Decq (Laval, 1955) è un architetto francese
Lo studio ODBC (1980-1998)
Le prime realizzazioni dello studio riguardano edifici pubblici come agenzie bancarie, asili o interi quartieri residenziali e riscuotono da subito un certo successo. Nel 1988, lo studio ODBC vince il concorso per la realizzazione della sede della Banque Populaire de L’Ouest e d’Armorique a Rennes, in collaborazione con Peter Rice. Per quest’edificio, inaugurato nel 1990, gli architetti Decq e Cornette ottennero un vasto riconoscimento internazionale e decine di premi nazionali e internazionali, fra i quali il 9th International Prize for Architecture a Londra e il Prix Architecture et Travail a Rennes. Da quel momento i due architetti affrontarono una serie di importanti opere con uno stile fortemente dinamico e ispirato all’high-tech. Fra queste si segnalano il Centro Operativo Autostradale di Nanterre (1996), il porto di Osaka, in Giappone (1997), il Centro di Ricerca Saint Gobain a Aubervilles (1999). Nel 1991 la Decq insegnò alla scuola di Architettura di Grenoble, dal 1992 in poi ha insegnato a l’École spéciale d’architetture (Scuola speciale di architettura). Nel 1996 lo studio ODBC venne premiato con un Leone d’Oro alla Biennale d’Architettura di Venezia. La partnership fra Odile Decq e Benoît Cornette durò fino al 1998, anno nel quale quest’ultimo morì in un incidente d’auto, nel quale rimase coinvolta anche la Decq.
Attività recenti
Odile Decq nel 2001 ha ricevuto l’incarico di costruire l’espansione del MACRO (Museo d’Arte Contemporanea di Roma) già sito nell’ex-fabbrica della Birra Peroni a Roma. L’apertura del nuovo edificio è prevista per il 2009. La Decq è membro dell’Accademia di architettura francese dal 1997, commendatrice dell’ordine delle Arti e delle Lettere dal 2001, cavaliere della Legion d'Onore dal 2003. Nell’agosto del 2007 è stata nominata direttrice della Scuola Speciale di Architettura.
Odile Decq e il futuro 'I grandi progetti hanno cambiato Roma'
Repubblica — 09 maggio 2008 pagina 3 sezione: ROMA
In queste settimane Odile Decq sta lavorando a Marrakech, a Seul. Da Parigi, tiene sotto controllo il cantiere del Macro, ormai praticamente completo. Roma oggi da un punto di vista urbanistico. Che giudizio ne dà? «Finalmente la città si è svegliata, ha cominciato a tuffarsi nel contemporaneo. Gli ultimi interventi risalivano agli anni Settanta, poi più niente, sempre con questo terrore della Storia e dell' archeologia. Ora le cose sono cambiate, i concorsi internazionali hanno portato anche a Roma grandi architetti di tutto il mondo». Ma perché le presenze internazionali sono importanti? «Per un' apertura della città all' esterno. Perché la Storia non basta. E perché per interessare le persone e attrarre i turisti l' immagine contemporanea è fondamentale, e i musei di arte contemporanea anche. Come il Macro e il Maxxi di Zaha Hadid. Hanno grande valore anche gli interventi di Fuksas, di Rem Koolhaas. L' Ara pacis di Meier, a parte ogni giudizio estetico, è stata un intervento fondamentale. Quando racconti queste cose all' estero, la gente resta sbalordita. Ti senti dire: "ma davvero, a Roma si può fare tanto?"».
PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI ROMA
Il progetto di ristrutturazione del Palazzo delle Esposizioni, ha seguito due linee cardine: la riqualificazione degli spazi e la necessità di adeguarli funzionalmente e tecnologicamente, coniugando l’architettura monumentale dell’edificio piacentiniano con la volontà di introdurre elementi di innovazione contemporanea. Ne è risultata un’armonia perfetta tra monumentalità dell’edificio e contemporaneità dell’architettura.I lavori di ristrutturazione sono partiti nel 2003, secondo la formula dell’appalto integrato. Il progetto definitivo è stato elaborato dall’architetto Firouz Galdo, mentre il Progetto esecutivo è stato realizzato dall’architetto Paolo Desideri, che è anche il progettista della Serra, spazio di 2000 metri quadrati complessivi, ricavato ex novo e di grande impatto emotivo, che ospiterà un ristorante per 250 persone. L’architetto Michele De Lucchi, direttore artistico del progetto, ha elaborato anche il progetto dell’illuminazione, degli arredi e della segnaletica.Come si diceva, il progetto ha riguardato interventi di adeguamento tecnologico, in particolare il nuovo sistema di climatizzazione che consente oggi a Palazzo delle Esposizioni di essere in linea con gli standard tecnici internazionali richiesti dai musei prestatori delle opere, oltre al progetto di potenziamento della sicurezza delle opere e dei visitatori; al consolidamento delle strutture statiche dell’edificio, realizzato dall’architetto Paolo Rocchi, che ha comportato una lunga e complessa campagna di indagini e la realizzazione di interventi profondi di consolidamento.I lavori di ristrutturazione e di consolidamento sono costati complessivamente 28 milioni di euro.Il nuovo assetto funzionale del Palazzo prevede, tra l’altro, un allargamento rilevante degli spazi commerciali, la realizzazione di tre sale, Cinema, Auditorium e Forum, dotate di tecnologie avanzate.La distribuzione degli spazi prevede che al piano terra, alla quota di via Milano, sotto l’area espositiva principale, siano concentrate prevalentemente le attività commerciali, che comprendono una libreria, centro specializzato per l’arte e merchandising dedicato, e una caffetteria, oltre agli spazi educativi.Ai livelli superiori invece la concentrazione di sale e spazi espositivi per oltre 3000 metri quadrati.I progettisti Firouz Galdo e Michele De Lucchi si sono a lungo interrogati su quel delicato e difficile equilibrio tra la presenza delle opere e il segno forte dell’architettura del Palazzo: per evitare che esso si confonda con l’allestimento e viceversa, gli spazi espositivi sono stati dotati di un sistema di pareti espositive verticali per che riveste i muri delle sale e realizza un ideale fondo neutro e uniforme. Con questo gesto si definisce l’area espositiva, si preserva l’edificio storico, il monumento, dall’invasività degli allestimenti temporanei e, al contempo, si libera l’allestimento dalla decorazione del monumento. Inoltre il comfort visivo è stato accresciuto dalla presenza di plafoni mobili contenenti i corpi illuminanti, appositamente disegnati da Michele De Lucchi, flessibili nell’utilizzo, che danno unità a tutti gli spazi e contribuiscono a diffondere, se necessario, la luce naturale proveniente dai lucernari.A servizio delle funzioni espositive, l’edificio è stato dotato di nuovi ascensori per il pubblico e, separatamente, per le opere e per il personale, realizzando un montacarichi opere collegato a depositi, dogana e uffici, senza interferire con le sale museali. Un grande sforzo, anche economico, è stato fatto nel dare risposta a tutti i problemi impiantistici di carattere generale: dalla qualità dell’aria, controllo microclimatico per le opere e per l’accoglienza del pubblico, a nuovi impianti per la sicurezza sia antintrusiva che antincendio.Ma è solo varcando la soglia del Palazzo che il visitatore si renderà conto del suo nuovo assetto che lo rende un luogo da vivere a tutte le ore e per tutti i gusti, con un’offerta culturale diversificata e multidisciplinare. Un’offerta popolare ma di qualità, aperta alle collaborazioni internazionali, al dialogo tra la nostra cultura e il resto del mondo.
Il nuovo Auditorium romano, progettato da Renzo Piano, è stato inaugurato il 21 aprile 2002. Sono serviti sette anni di lavori e 175.000.000 di Euro di investimento per realizzare questa splendida cittadella della musica, un luogo che Renzo Piano stesso ha definito come: “allo stesso tempo sacro e profano, collegato alla città nel suo quotidiano, a dimensione urbana. La dimensione spirituale è data dalla musica, dal canto e dagli intrattenimenti”. Tre grigie cupole spiccano nel parco immenso (55.000 m2 di studi di registrazione, ristoranti, bar, librerie e musei), pavimenti di travertino rosso (tributo a Roma), solide decorazioni di piombo e legno prezioso.
RENZO PIANO
Nato a Genova il 14 settembre 1937, laureato al Politecnico di Milano nel 1964, dopo le esperienze presso Franco Albini, Marco Zanuso, Louis Kahn e Makowskj, inizia l'attività progettuale con una serie di studi sperimentali sulle strutture spaziali a guscio e sui sistemi costruttivi innovativi, avendo come riferimento l'amico e maestro francese Jean Prouvé. Questi primi progetti, tra i quali un padiglione per la XIV Triennale del 1966, vengono pubblicati su Domus e Casabella alla fine degli anni sessanta, permettendo a Renzo Piano di affermarsi sul panorama nazionale, ottenendo la possibilità di realizzare il padiglione dell'industria italiana all'Expo di Osaka nel 1969.
Dal 1971 inizia la collaborazione con Richard Rogers, nella società Piano&Rogers, e dal 1977 con Peter Rice, con la Piano&Rice Associates: è il periodo del Centre Georges Pompidou, uno dei progetti più discussi degli ultimi trent'anni.
Prima di elaborare proposte su larga scala attraverso interventi di notevole effetto, la fase di studio sui centri storici e sul recupero del paesaggio, da Otranto all'isola di Burano fino ai progetti per il porto antico di Genova, per Rodi, per La Valletta, per Pompei e per i Sassi di Matera, dimostra l'interesse e la sensibilità verso un approccio operativo non esclusivamente high-tech, come molta critica mal informata tende ad etichettare e a liquidare una produzione architettonica molto più complessa.
Da allora l'intensissima attività progettuale, supportata dagli studi di Parigi e Genova, costituendo dal 1981 il Renzo Piano Building Workshop, mirata all'uso di materiali e tecnologie all'avanguardia, permette di realizzare edifici e complessi urbani in tutto il mondo: lo stadio S. Nicola a Bari (1987), l'aeroporto di Osaka (1988), la Cité Internationale di Lione (1991), il Museo della Scienza e della Tecnica ad Amsterdam (1992) , il ridisegno della Postdamer Platz a Berlino (1992) , il Centro Tjibaou per la cultura Kanak a Noumea (1992), la Banca Popolare di Lodi (1993), il Design Center della Mercedes Benz a Stoccarda (1993), l'Aurora Place a Sidney (1996), la Telecom Tower (1997) a Rotterdam.
Di Rodin, sempre provenienti dal Museo Rodin di Parigi, vengono anche presentati 37 disegni e acquerelli "erotici", il prestito più consistente mai concesso dal museo francese.
Principali progetti completati:Centro culturale Georges Pompidou, Paris, Francia, (Piano & Rogers) Museo per la Collezione de Menil, Houston, U.S.A.Stadio di calcio S.Nicola, Bari, ItaliaRistrutturazione del Lingotto, Torino, ItaliaAeroporto internazionale del Kansai, Osaka, GiapponeRisistemazione dell'area del Porto Antico, Genova, Italia Risistemazione della Potsdamer Platz, Berlino, GermaniaCentro Culturale Jean Marie Tjibaou, Nouméa, Nuova CaledoniaLe Torri, Aurora Place, Sydney, AustraliaTorre Hermès, Tokyo, Giappone
Nuova Chiesa per Padre Pio, San Giovanni Rotondo, Foggia, ItaliaAuditorium Roma, Italia
Renzo Piano e Massimiliano Fuksas: nelle mani dei due architetti il futuro dell’EUROcchi puntati sulla Casa di vetro e la Nuvola: i progetti che cambieranno il volto dello storico quartiere romano.
Richard Meiera Roma l’architetto firma due opere:
· il museo dell’Ara Pacis
· la chiesa Dio Padre Misericordioso a Tor Tre Teste
Tor Tre Teste è il nome della zona urbanistica 7e del VII Municipio del comune di Roma. Si estende sul quartiere Q.XXIII Alessandrino.
Popolazione: 12.417 abitanti.
La zona prende il nome da un bassorilievo in travertino raffigurante tre teste, di cui una femminile velata, posto sulla facciata di una chiesetta seicentesca, circa al 9° chilometro della via Prenestina. La chiesetta si trova addossata ad una torre, innalzata nel XII secolo con funzione giurisdizionale.Nel 1951 crollò tutta la parete settentrionale della torre e, nel 1972, parte della facciata, su cui era presente una iscrizione che attestava l'appartenenza della torre alla Basilica Lateranense in epoca medioevale.
... SCI LOCVS ISTE IOHIS
... BIT HUC ANATHEMA FERIT
I resti di una villa di età imperiale vennero distrutti, nel 1966, per la costruzione di un insediamento industriale, come anche venne parzialmente demolito un sepolcro a tempietto, tra il 1964 e il 1967.
· il museo dell’Ara Pacis
· la chiesa Dio Padre Misericordioso a Tor Tre Teste
Tor Tre Teste è il nome della zona urbanistica 7e del VII Municipio del comune di Roma. Si estende sul quartiere Q.XXIII Alessandrino.
Popolazione: 12.417 abitanti.
La zona prende il nome da un bassorilievo in travertino raffigurante tre teste, di cui una femminile velata, posto sulla facciata di una chiesetta seicentesca, circa al 9° chilometro della via Prenestina. La chiesetta si trova addossata ad una torre, innalzata nel XII secolo con funzione giurisdizionale.Nel 1951 crollò tutta la parete settentrionale della torre e, nel 1972, parte della facciata, su cui era presente una iscrizione che attestava l'appartenenza della torre alla Basilica Lateranense in epoca medioevale.
... SCI LOCVS ISTE IOHIS
... BIT HUC ANATHEMA FERIT
I resti di una villa di età imperiale vennero distrutti, nel 1966, per la costruzione di un insediamento industriale, come anche venne parzialmente demolito un sepolcro a tempietto, tra il 1964 e il 1967.
Acquedotto alessandrinoL'acquedotto Alessandrino (Aqua Alexandrina) venne realizzato nel 226 per volontà dell'imperatore romano Alessandro Severo (11 marzo 222 - 19 marzo 235). La sua funzione consisteva nel portare l'acqua alle terme di Nerone che erano situate in Campo Marzio presso il Pantheon (pressapoco nella zona occupata oggi da Palazzo Madama) e che erano state radicalmente ristrutturate dallo stesso imperatore (e per questo vennero chiamate anche "terme Alessandrine").
Le sue acque venivano captate in località Pantano Borghese, lungo l'antica via Prenestina, 3 km a nord dell'abitato di Colonna. Le arcate dell'acquedotto Alessandrino, che si sviluppava in speco sotterraneo fino alla tenuta di Torre Angela, sono tuttora visibili sui vari fossi fino a via di Tor Pignattara (notevoli i resti nella zona di Tor Tre Teste - presso il parco "G. Palatucci" (più noto con il nome di parco Tor Tre Teste-Alessandrino)- e nei quartieri Centocelle e Alessandrino,che prende appunto il nome dall'acquedotto - in viale Palmiro Togliatti - dove le arcate raggiungono la massima quota, ca. 15m), da qui lo speco procedeva nuovamente interrato fino ad entrare in Roma dalla zona cosiddetta ad spem veterem (attuale Porta Maggiore).
Storia della chiesa parrocchiale.Il 26 ottobre 2003 venne inaugurata la nuova chiesa di Dio Padre Misericordioso, progettata dall'architetto Richard Meier, caratteristica per le tre vele bianche, la luminosità, e il cemento "mangiasmog" con cui è stata costruita.
In vista del Giubileo del 2000, il Vicariato di Roma bandì nel 1995 un concorso internazionale di architettura: tra i progetti presentati vinse quello di Richard Meier, autore a Roma anche del nuovo edificio/bacheca che contiene l'Ara Pacis. Egli stesso presentò la sua opera davanti al papa Giovanni Paolo II in Vaticano affermando: "Le vele bianche ci condurranno verso un mondo nuovo". Per realizzare il progetto venne scelta un'area periferica in un quartiere ancora in via di sviluppo, nel cui piano regolatore era già prevista la costruzione di una chiesa parrocchiale, che inizialmente doveva essere dedicata a San Silvestro Papa.
Nel marzo del 1998 venne posata la prima pietra, ma la complessità dell'opera la portò all'inaugurazione solo nell'ottobre del 2003.
Descrizione
L'interno della chiesa
Come molte altre opere dell'architetto statunitense è cromaticamente bianca ed è composta da tre vele, la più alta delle quali raggiunge un'altezza di 26 metri. Le vele sono autoportanti, per realizzarle sono state suddivise in grandi pannelli prefabbricati a doppia curvatura, ciascuno del peso di 12 tonnellate. Successivamente, per montare e assemblare tali pannelli, è stata realizzata appositamente una sorta di gru specializzata alta 38 metri che sollevava il pannello e lo portava in posizione, all'altezza voluta.
La chiesa è stata costruita con uno speciale cemento, realizzato e brevettato da Italcementi, con la straordinaria capacità di autopulirsi grazie a un effetto di fotocatalisi, il cosiddetto cemento mangiasmog.
Simbologia
La chiesa con le sue vele, con la navata che riprende l'idea di una barca, si rifà alla tradizione cristiana in cui la barca rappresenta la Chiesa come guida nell'impervio mare. Sin nelle prime idee dell’architetto, questa chiesa doveva rappresentare la "barca della Chiesa" che solca i mari portando il suo popolo nel Terzo millennio e, allo stesso modo questa parrocchia assume il ruolo di guida del quartiere Tor Tre Teste in cui è costruita.
Le vele sono tre, numero che simboleggia la Trinità e posizionate in modo da sovrastare la chiesa comunicano quel senso di protezione a chi sosta nella navata, quella protezione di Dio sulla comunità Cristiana. Anche la luce è attentamente studiata dall'architetto, infatti nonostante l'intera struttura sia coperta in modo consistente da vetri, la luce solare non entra mai direttamente in chiesa, tranne in un momento del pomeriggio in estate, quando, da una piccola finestra la luce diretta illumina il crocifisso posto all'interno.
La Chiesa di Tor Tre Teste appare improvvisamente, piena di luce e di forza espressiva, tra i grandi palazzi del moderno quartiere romano di Tor Tre Teste. Una piccola struttura, un gioiello dell’architettura contemporanea, che mai ci aspetteremmo di trovare incastonata in quest’area periferica così lontana dalla Roma monumentale. La Chiesa di Tor Tre Teste è stata fortemente voluta da Papa Giovanni Paolo II per essere il memoriale del Grande Giubileo del 2000 e trasposizione visiva dei contenuti dell’Enciclica “Dives in Misericordia” emanata dal Santo Padre nel Novembre del 1980. Nel documento il Papa spinge l’umanità tutta ad “…attingere nell’eterno per affrontare le grandi preoccupazioni contemporanee…” (Giovanni Paolo II). La nuova chiesa doveva irradiare questo messaggio di grande attualità ed essere testimonianza visibile del cammino della Chiesa nel Terzo Millennio... A questo scopo architetti, tra i più stimati in tutto il mondo, sono stati invitati a presentare un progetto per una chiesa parrocchiale.
Richard Meier, vincitore del concorso, sintetizza in modo semplice ma ardito le funzioni di “luogo di accoglienza, luogo di convocazione e luogo di Chiesa” e crea una struttura ricca di simbologia e spiritualità. L’edificio è caratterizzato da tre grandi vele, gonfie al vento, in calcestruzzo bianco, delle quali la maggiore misura un’altezza di 26 metri. Queste sono unite da ampie superfici vetrate di grandi impatto emozionale. Il tutto rende magnificamente l’idea originale “della barca della Chiesa” che conduce i fedeli nei mari del Terzo Millennio.
Entrando all’interno ci si trova in un luogo magico dove le coperture in cristallo e la luminosità diffusa trasformano “Dives in Misericordia” in una “sorgente di luce e verità” e trasmettono al visitatore un senso di grande pace e spiritualità.
L’imponenza e l’originalità del progetto di Meier sono stati una sfida per la moderna ingegneria italiana. Le vele autoportanti sono realizzate in conci, ciascuno del peso di 12 tonnellate. Per il montaggio delle strutture sono state inventate delle macchine specifiche capaci di sopportare tanta sollecitazione. Inoltre il bianco splendente delle superfici esterne della Chiesa è ottenuto grazie ad un nuovo tipo di cemento (Bianco TX Millenium) autopulente, che garantisce l’inalterazione del colore delle superfici attraverso il tempo.
La Chiesa di Tor Tre Teste è il frutto, dunque, del potente messaggio giubilare, della maestria sorprendente di Meier e delle capacità tecniche dell’industria italiana. Il visitatore non potrà che rimanerne profondamente affascinato.
A vele spiegate nel nuovo millennio
L'Ara Pacis Augustae
L’Ara Pacis è un altare dedicato da Augusto nel 9 a.C. alla Pace nell'età augustea, intesa come dea romana, e posto in una zona del Campo Marzio consacrata alla celebrazione delle vittorie, luogo emblematico perché posto a un miglio (1.472 m) dal pomerium, limite della città dove il console di ritorno da una spedizione militare perdeva i poteri ad essa relativi (imperium militiae) e rientrava in possesso dei propri poteri civili (imperium domi). Questo monumento rappresenta una delle più significative testimonianze dell'arte augustea ed intende simboleggiare la pace e la prosperità raggiunte come risultato della Pax Romana.
L'Ara Pacis è composta da un recinto che racchiude la mensa, l'altare sul quale si offrivano le spoglie animali e il vino.
* LA VECCHIA TECA - La ricostruzione dell'Ara Pacis fu decisa in vista della ricorrenza, nel 1937-38, del bimillenario della nascita di Augusto. Venne realizzata nell'estate del 1938 all'interno del padiglione di via di Ripetta, edificato sulla base di un progetto dell'architetto Vittorio Ballio Morpurgo.*
* LA VECCHIA TECA - La ricostruzione dell'Ara Pacis fu decisa in vista della ricorrenza, nel 1937-38, del bimillenario della nascita di Augusto. Venne realizzata nell'estate del 1938 all'interno del padiglione di via di Ripetta, edificato sulla base di un progetto dell'architetto Vittorio Ballio Morpurgo.*
IL NUOVO EDIFICIO - Il progetto per il nuovo complesso museale dell'Ara Pacis è stato redatto dalla studio americano Richard Meier & Partners Architects. Ultimato dopo sette anni di lavori, è stato aperto al pubblico il 21 aprile 2006.* Il padiglione centrale. Accoglie l'Ara, immersa nella luce diffusa dai lucernai e da ampi cristalli filtranti. Sono stati montati oltre 1.500 mq di vetro temperato, in lastre grandi fino a tre metri per cinque, tali da annullare l'effetto-gabbia e garantire la visibilità.* Il vetro. Il vetro che racchiude l'Ara è composto da due strati ciascuno di 12mm, separati da una intercapedine di gas argon.* Il travertino. Proviene dalle stesse cave da cui fu estratto per la realizzazione di piazza Augusto Imperatore negli anni Trenta.* Il microclima. E' affidato ad un complesso impianto di climatizzazione. (vedi fonte)
Critiche all’Ara Pacis. Alemanno e l'Ara Pacis: smonterò la teca. Il neosindaco contro la struttura inaugurata da Veltroni. «Via la teca dell'Ara Pacis». Si riapre il caso. Alemanno contro l'opera di Meier.
Ma l'architetto: è il terzo monumento più visitato.
Sgarbi plaude al primo cittadino: «Ora mi sento vendicato».
Fuksas: inutile abbatterla, condoniamola.
Richard Meier
Architetto americano importante esponente del moderno purismo formale, è nato nel 1934 a Newark, la più grande città nello Stato di New Jersey, distante 10 Km da New York.
Si laurea all’Università di Cornell, a New York, nel 1957. Dopo essersi laureato, Meier viaggia attraverso l’Europa e ha l’occasione di incontrare Le Corbusier, in Francia. Quella prima ammirazione per il maestro svizzero giustifica, forse, i paragoni frequenti dei lavori di Meier con quelli del Mestro Svizzero. Egli stesso afferma “…Evidentemente, io non potevo creare i miei edifici senza conoscere ed amare i lavori di Le Corbusier. Le Corbusier ha esercitato una grande influenza sul mio modo di creare lo spazio”. Inoltre è stato membro del gruppo “Five Architects” (Peter Eisenman, John Heiduk, Michael Graves, Charles Gwathmey e Richard Meier), conosciuto anche come “White Architects”, che si rifaceva al linguaggio di Le Corbusier.
Tra il 1958 e il 1963, Meier lavora con molti studi di architettura, tra i quali il SOM (Skidmore, Owings & Merrill), considerato come uno dei più grandi studi di architettura degli Stati Uniti, e lo studio di Marcel Breuer, tra il 1960 al 1963.
Nel 1963, nel suo appartamento, inizia l’attività privata realizzando una residenza per i genitori a Essex Fells, nel New Jersey. Nel 1965, una delle sue prime commissioni residenziali, la Smith House in Darien Connecticut, che lo rende noto in campo nazionale.
Nel 1984, a 49anni, Richard Meier è il più giovane architetto a ricevere il Pritzker Prize, il riconoscimento più importante nel campo dell’architettura. Nello stesso anno, gli viene affidato l’incarico di progettare il Getty Center a Los Angeles in California.
Nelle sue architetture l’equivalenza tra luce e bellezza è assoluta e i percorsi nelle sue architetture, animati dal tema del labirinto, sono permeati di spiritualismo che elevano i suoi interni a simbolismi cosmologici, e questa rivelazione metafisica sposta le sue opere a non essere solo architettura
Getty Center- Los Angeles
Nel 1953, il petroliere americano J. Paul Getty crea un piccolo museo privato, in verità senza grosse pretese, nel suo Ranch in California. In seguito, affezzionatosi all'idea, fa costruire una sontuosa villa romana a Malibù nella quale il museo e la sua collezione trovano posto tra il 1974 ed il 1997. Nel 1976 J. Paul Getty muore lasciando in dono alla fondazione la bellezza di 1,3 miliardi di dollari per continuare il suo lavoro. L'ingente somma è servita innanzitutto per creare la nuova e bellissima sede (il Getty Center appunto), ma soprattutto per acquistare opere d'arte da ogni parte del mondo. In quegli anni l'ingente somma di denaro che il centro amministrava, fece molto scalpore in quanto permetteva di acquistare opere d'arte praticamente inestimabili, facendo, di fatto, aumentare il valore delle opere stesse. Il risultato delle campagne di acquisto è però notevole e può essere ammirato all'interno ed all'esterno del museo.
Su una superficie complessiva di 87.000 metri quadrati il Getty Center è stato progettato dall'architetto Richard Meier. L'edificio principale è costituito da 4 padiglioni disposti secondo i punti cardinali e da un quindto destinato alle mostre temporanee. Il passaggio tra i diversi padiglioni, non sempre chiaramente visibili, è un insieme di giardini, passerelle a cielo aperto e non, corridoi vetrati, tali da spezzare la monotonia della visita con viste architetturali sorprendenti.
Vittoriano, spunta l'ascensoreInaugurato il 31 maggio
Critiche all’Ara Pacis. Alemanno e l'Ara Pacis: smonterò la teca. Il neosindaco contro la struttura inaugurata da Veltroni. «Via la teca dell'Ara Pacis». Si riapre il caso. Alemanno contro l'opera di Meier.
Ma l'architetto: è il terzo monumento più visitato.
Sgarbi plaude al primo cittadino: «Ora mi sento vendicato».
Fuksas: inutile abbatterla, condoniamola.
Richard Meier
Architetto americano importante esponente del moderno purismo formale, è nato nel 1934 a Newark, la più grande città nello Stato di New Jersey, distante 10 Km da New York.
Si laurea all’Università di Cornell, a New York, nel 1957. Dopo essersi laureato, Meier viaggia attraverso l’Europa e ha l’occasione di incontrare Le Corbusier, in Francia. Quella prima ammirazione per il maestro svizzero giustifica, forse, i paragoni frequenti dei lavori di Meier con quelli del Mestro Svizzero. Egli stesso afferma “…Evidentemente, io non potevo creare i miei edifici senza conoscere ed amare i lavori di Le Corbusier. Le Corbusier ha esercitato una grande influenza sul mio modo di creare lo spazio”. Inoltre è stato membro del gruppo “Five Architects” (Peter Eisenman, John Heiduk, Michael Graves, Charles Gwathmey e Richard Meier), conosciuto anche come “White Architects”, che si rifaceva al linguaggio di Le Corbusier.
Tra il 1958 e il 1963, Meier lavora con molti studi di architettura, tra i quali il SOM (Skidmore, Owings & Merrill), considerato come uno dei più grandi studi di architettura degli Stati Uniti, e lo studio di Marcel Breuer, tra il 1960 al 1963.
Nel 1963, nel suo appartamento, inizia l’attività privata realizzando una residenza per i genitori a Essex Fells, nel New Jersey. Nel 1965, una delle sue prime commissioni residenziali, la Smith House in Darien Connecticut, che lo rende noto in campo nazionale.
Nel 1984, a 49anni, Richard Meier è il più giovane architetto a ricevere il Pritzker Prize, il riconoscimento più importante nel campo dell’architettura. Nello stesso anno, gli viene affidato l’incarico di progettare il Getty Center a Los Angeles in California.
Nelle sue architetture l’equivalenza tra luce e bellezza è assoluta e i percorsi nelle sue architetture, animati dal tema del labirinto, sono permeati di spiritualismo che elevano i suoi interni a simbolismi cosmologici, e questa rivelazione metafisica sposta le sue opere a non essere solo architettura
Getty Center- Los Angeles
Nel 1953, il petroliere americano J. Paul Getty crea un piccolo museo privato, in verità senza grosse pretese, nel suo Ranch in California. In seguito, affezzionatosi all'idea, fa costruire una sontuosa villa romana a Malibù nella quale il museo e la sua collezione trovano posto tra il 1974 ed il 1997. Nel 1976 J. Paul Getty muore lasciando in dono alla fondazione la bellezza di 1,3 miliardi di dollari per continuare il suo lavoro. L'ingente somma è servita innanzitutto per creare la nuova e bellissima sede (il Getty Center appunto), ma soprattutto per acquistare opere d'arte da ogni parte del mondo. In quegli anni l'ingente somma di denaro che il centro amministrava, fece molto scalpore in quanto permetteva di acquistare opere d'arte praticamente inestimabili, facendo, di fatto, aumentare il valore delle opere stesse. Il risultato delle campagne di acquisto è però notevole e può essere ammirato all'interno ed all'esterno del museo.
Su una superficie complessiva di 87.000 metri quadrati il Getty Center è stato progettato dall'architetto Richard Meier. L'edificio principale è costituito da 4 padiglioni disposti secondo i punti cardinali e da un quindto destinato alle mostre temporanee. Il passaggio tra i diversi padiglioni, non sempre chiaramente visibili, è un insieme di giardini, passerelle a cielo aperto e non, corridoi vetrati, tali da spezzare la monotonia della visita con viste architetturali sorprendenti.
Vittoriano, spunta l'ascensoreInaugurato il 31 maggio
rassegna stampa
Due ascensori verso l'Olimpo - Vittoriano, ecco i nuovi ascensori. Nell'Urbe 2007, guardando il Soratte dai Fori. Due ascensori panoramici che salgono fino alla Terrazza delle Quadrighe sono stati inaugurati ieri al Vittoriano, insieme con la mostra sul «lavoro che cambia», dal presidente Napolitano, dal ministro Rutelli e dal sindaco Veltroni.
Due ascensori verso l'Olimpo - Vittoriano, ecco i nuovi ascensori. Nell'Urbe 2007, guardando il Soratte dai Fori. Due ascensori panoramici che salgono fino alla Terrazza delle Quadrighe sono stati inaugurati ieri al Vittoriano, insieme con la mostra sul «lavoro che cambia», dal presidente Napolitano, dal ministro Rutelli e dal sindaco Veltroni.
Guarda laggiù l'alto Soratte, coperto di neve. Chissà dov'era Orazio quando indicava quella cresta lontana, nella campagna a Nord di Roma, oggi perforata da cunicoli bellici lunghi chilometri. Questa vecchissima città compie un altro piccolo passo nella sua faticosa conquista della Modernità facendo vedere la sua montagna più alta dai Fori. Sì, dal centro del suo centro storico, anche se lo sguardo non si slancia nel vuoto dall'area archeologica ma dalla terrazza più alta del Vittoriano, costruito quasi cent'anni fa proprio su una parte dei Fori imperiali.
Di là il Soratte, di qua i Colli Albani. Il monte Gennaro e, all'opposto, il profilo brillante del mare.
L'ascesa al cielo costa solo sette euro e un viaggio di 40 metri che corre su 34 secondi. E' tanto, se si conta la moneta, è poco se si guarda al tempo speso per cambiare il modo di vedere il mondo. Sopra non ci sono che le due gigantesche quadrighe di bronzo, retoriche ma bellissime. E sotto c'è tutto il resto. Se poi si arriva alla terrazza in una giornata di sole ed a mezzogiorno, quando le campane dell'Ara Coeli spezzano il silenzio, ci si può fare un'idea di come gli Dei guardano gli uomini (e le donne, e il teatro dove recitano). Traffico, rumori, paure ma anche speranze: niente.
Dall'Olimpo costruito ai primi del Novecento si vede Roma nello sviluppo del Tempo, dove insieme c'è il presente e il passato e, senza che ce ne accorgiamo, anche il futuro.
La città dei ventisette secoli (ce ne sono di più vecchie) si mostra tutta insieme, dagli umili resti di un'epoca orgogliosa alle tracotanti insegne di una realtà vile come possono essere il vacuo cilindro del gazometro o il campanile delle teletrasmissioni. La torretta dell'Osservatorio del Collegio Romano pare estratta da una tela di De Chirico, un simbolo senza funzioni. Filano sulle ali degli uccellacci tiberini che fanno la ronda attorno alla Quadriga le meditazioni sulla grandezza di una città che era il centro del mondo ed ora combatte la sua battaglia quotidiana per restare tra le grandi capitali europee e non scivolare tra le sorelle del Mediterraneo.
Un ascensore di cristallo può bastare, per oggi, a vincere questo snervante continuo confronto? Entrando nella cabina viene in mente l'elevator della Morgan Library, a New York, e già questo è un incasso. Per come è sistemato sul dorso del Vittoriano il condotto vetro e acciaio che contiene il doppio stantuffo, si pensa alla facciata del museo Reina Sofia, a Madrid. Questo salire al cielo, con l'aspettativa di vedere laggiù la Terra rotonda ricorda il lift delle Sears Tower di Chicago, tra le più alte del mondo. Per oggi l'ascensore voluto dal presidente Ciampi per dare ai romani lo sguardo (e la malinconia) degli Dei riesce a farci credere di essere con i Primi, evitando compagnie di second'oridine. Certo, la presenza di un ministro della Cultura e del Presidente della Repubblica per tagliare il nastro di un elevator sembra esagerata: dà quasi la sensazione di vivere, nonostante tutto, piuttosto sulle sponde dell'ex Mare Nostrum che non sulle coste atlantiche. Ma forse anche Elisabetta II ha tagliato il nastro di un lift.
Ciò che veramente sigilla in una dimensione moderna e avanzata il nuovo etereo attributo del Vittoriano è la filosofia che ha accompagnato la sua realizzazione: il cilindro ascensionale è considerato «un'addizione estranea al monumento» e pertanto si tratta di qualcosa dotato di «reversibilità totale». In parole povere: quando, un domani, qualcuno decidesse di togliere gli ascensori che portano al cielo, ecco si potrà farlo presto e senza rovinare il «botticino» del monumento alla Patria. Questo mettere in campo un cambiamento di rotta, una scelta opposta, pensare a togliere dopo aver messo («Less is More» diceva l'architetto modernista Ludwig Mies Van Der Rohe), insomma, la possibilità di auto-smentita è veramente segno di appartenere al Contemporaneo, l'Era del Dubbio. Tutto ciò, assieme alle forme essenziali, alla funzionalità e allo stesso scopo del nuovo manufatto è la prova che Roma si salda, con un semplice ascensore, al gruppo delle Grandi Capitali, seppure per un giorno.
Dalla terrazza sospesa tra Terra e cielo, tuttavia, ciò che appare sotto testimonia un ben diverso assunto da parte delle generazioni che hanno edificato la città. Prima e dopo il Pantheon si è costruito senza riserve mentali, senza incertezze, senza dubbi. Anzi, con una sicurezza che spesso è arrivata all'arroganza. Nessuno mai ha voluto distruggere ciò che aveva fatto, semmai ha sovrapposto la propria idea ad una precedente. Ed è così che, un secolo dopo l'altro, si è composta questa città che descrive il decorso del Tempo come nessun'altra e che, vista dall'alto, non teme il paragone con i grandi centri urbani del mondo. Con l'ascensore dubitativo, allineata per un giorno alle grandi capitali moderne, Roma si prepara al futuro con spirito nuovo. Quasi rivoluzionario.
di Giuseppe Pullara dal Corriere della sera del 01.06.07
Dall'Olimpo costruito ai primi del Novecento si vede Roma nello sviluppo del Tempo, dove insieme c'è il presente e il passato e, senza che ce ne accorgiamo, anche il futuro.
La città dei ventisette secoli (ce ne sono di più vecchie) si mostra tutta insieme, dagli umili resti di un'epoca orgogliosa alle tracotanti insegne di una realtà vile come possono essere il vacuo cilindro del gazometro o il campanile delle teletrasmissioni. La torretta dell'Osservatorio del Collegio Romano pare estratta da una tela di De Chirico, un simbolo senza funzioni. Filano sulle ali degli uccellacci tiberini che fanno la ronda attorno alla Quadriga le meditazioni sulla grandezza di una città che era il centro del mondo ed ora combatte la sua battaglia quotidiana per restare tra le grandi capitali europee e non scivolare tra le sorelle del Mediterraneo.
Un ascensore di cristallo può bastare, per oggi, a vincere questo snervante continuo confronto? Entrando nella cabina viene in mente l'elevator della Morgan Library, a New York, e già questo è un incasso. Per come è sistemato sul dorso del Vittoriano il condotto vetro e acciaio che contiene il doppio stantuffo, si pensa alla facciata del museo Reina Sofia, a Madrid. Questo salire al cielo, con l'aspettativa di vedere laggiù la Terra rotonda ricorda il lift delle Sears Tower di Chicago, tra le più alte del mondo. Per oggi l'ascensore voluto dal presidente Ciampi per dare ai romani lo sguardo (e la malinconia) degli Dei riesce a farci credere di essere con i Primi, evitando compagnie di second'oridine. Certo, la presenza di un ministro della Cultura e del Presidente della Repubblica per tagliare il nastro di un elevator sembra esagerata: dà quasi la sensazione di vivere, nonostante tutto, piuttosto sulle sponde dell'ex Mare Nostrum che non sulle coste atlantiche. Ma forse anche Elisabetta II ha tagliato il nastro di un lift.
Ciò che veramente sigilla in una dimensione moderna e avanzata il nuovo etereo attributo del Vittoriano è la filosofia che ha accompagnato la sua realizzazione: il cilindro ascensionale è considerato «un'addizione estranea al monumento» e pertanto si tratta di qualcosa dotato di «reversibilità totale». In parole povere: quando, un domani, qualcuno decidesse di togliere gli ascensori che portano al cielo, ecco si potrà farlo presto e senza rovinare il «botticino» del monumento alla Patria. Questo mettere in campo un cambiamento di rotta, una scelta opposta, pensare a togliere dopo aver messo («Less is More» diceva l'architetto modernista Ludwig Mies Van Der Rohe), insomma, la possibilità di auto-smentita è veramente segno di appartenere al Contemporaneo, l'Era del Dubbio. Tutto ciò, assieme alle forme essenziali, alla funzionalità e allo stesso scopo del nuovo manufatto è la prova che Roma si salda, con un semplice ascensore, al gruppo delle Grandi Capitali, seppure per un giorno.
Dalla terrazza sospesa tra Terra e cielo, tuttavia, ciò che appare sotto testimonia un ben diverso assunto da parte delle generazioni che hanno edificato la città. Prima e dopo il Pantheon si è costruito senza riserve mentali, senza incertezze, senza dubbi. Anzi, con una sicurezza che spesso è arrivata all'arroganza. Nessuno mai ha voluto distruggere ciò che aveva fatto, semmai ha sovrapposto la propria idea ad una precedente. Ed è così che, un secolo dopo l'altro, si è composta questa città che descrive il decorso del Tempo come nessun'altra e che, vista dall'alto, non teme il paragone con i grandi centri urbani del mondo. Con l'ascensore dubitativo, allineata per un giorno alle grandi capitali moderne, Roma si prepara al futuro con spirito nuovo. Quasi rivoluzionario.
di Giuseppe Pullara dal Corriere della sera del 01.06.07
Il Vittoriano con vista su Roma inaugurati gli ascensori di vetro
ROMA - Tornano accessibili, dopo quasi cento anni, le terrazze più alte del Vittoriano, il monumento che si trascina molte discussioni fin dal momento della sua inaugurazione, avvenuta nel 1911 in occasione del cinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia. Alle terrazze ora si potrà salire anche con due ascensori costruiti in vetro e acciaio, alti quaranta metri e staccati dall'edificio. Gli ascensori sono stati inaugurati ieri dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e dal ministro per i Beni culturali, Francesco Rutelli. Insieme a loro anche il sindaco di Roma, Walter Veltroni. «Così si corona il sogno del progettista Giuseppe Sacconi», ha commentato il ministro.
La nuova struttura è stata progettata dall'architetto Paolo Rocchi. Gli ascensori possono portare ad ogni carico 12 persone e il biglietto costa 7 euro (ma chi vorrà potrà salire sulle terrazze anche con le scale). «Giuseppe Sacconi immaginava le terrazze del Vittoriano piene di gente a godersi il panorama di Roma», ha aggiunto Rutelli. «Oggi coroniamo il sogno di offrire al pubblico una terrazza sulla città, che è una terrazza sul mondo».
Gli ascensori sono stati realizzati in cristallo trasparente e dovrebbero essere smontabili. Con una struttura completamente autoportante e staccata dal monumento, permettono di raggiungere la terrazza delle Quadrighe che si trova all'altezza di 81 metri. Da qui si può ammirare Roma comprendendo le cupole barocche del centro storico e arrivando all'architettura moderna dell'Eur, per spingersi fino alla collina di Monte Mario ed ai Castelli Romani. «Spero che non mi venga additato un conflitto d'interesse visto che mio nonno, Mario Rutelli, ha realizzato la quarta Vittoria Alata della Quadriga, con a sinistra un ramo d'ulivo ed a destra un ramo di quercia: all'epoca non era ancora in essere la simbologia floreale del centro sinistra», ha detto ancora Rutelli.
Il costo dell'opera ammonta a un milione centocinquantamila euro compresi i piccoli interventi di restauro alla prima terrazza, mentre è pari a dieci milioni di euro il costo complessivo degli interventi che interesseranno il Complesso del Vittoriano con «la messa in sicurezza, la pulitura del marmo esterno, la creazione di sale per mostre e allestimenti ed il collegamento interno con la stazione della metro C qualora si faccia anche a Piazza Venezia», ha spiegato l'architetto Rocchi.
Vittoriano, su con l'ascensore da oggi le terrazze con vista. Napolitano: "Il belvedere più bello del mondo". Un biglietto di sette euro per 35 secondi sui cabinati ipertecnologici aperti dalle 9,30 alle 19,30. Ma il venerdì e il sabato viaggi fino alle 23,30. Chi vuole risparmiare può arrivare in cima salendo la scalinata del Milite ignoto. Per le nuove strutture 10 pilastri d'acciaio che portano 720 persone ogni ora.
Prima mezzo minuto con il fiato sospeso scalando il Vittoriano chiusi con altre 11 persone nell'ascensore di cristallo piazzato alle spalle del monumento al Milite ignoto. Poi, il paesaggio mozzafiato che si può ammirare solo dalla terrazza delle Quadrighe, il belvedere più alto e ampio sulla Città Eterna. Ieri Giorgio Napolitano ha inaugurato la prima corsa dei due ascensori («un'innovazione che apprezzo moltissimo» ha detto il presidente della Repubblica) che, ha rivelato il ministro dei Beni culturali, Francesco Rutelli, nel 2002 volle Carlo Azeglio Ciampi durante il suo settennato al Quirinale. E da stamattina sarà possibile mettersi in fila per salire, alla fine di una corsa di 35 secondi per 40 metri d'altezza, sulla terrazza dove diorami aiutano a orientarsi tra cupole e colli; e 4 cannocchiali permettono di scrutare la città fino al mare, dall'alto di 80 metri.
Il costo di ascensione (e discesa) è di 7 euro (gratis sotto i 10 anni, 3,50 per under 18 e over 65). Dalle 9,30 alle 19,30, ma venerdì e sabato fino alle 23.30. Chi ha buone gambe può scegliere però i gratuiti 196 gradini della scala interna. L'importante è arrivare sulla terrazza del Caffè che si trova al livello del colonnato: dove si giunge sia dalla scalinata centrale, sia dall'ingresso laterale destro (quello che porta al Museo del Risorgimento, servito peraltro dall´antico ascensore da 8 persone a volta) sia dal Campidoglio, percorrendo la scala di papa Sisto. Giunti alla base dell'ascensore - 10 pilasti di acciaio e due cabine capaci di portare 720 persone l'ora, per un massimo di 2500 al giorno - si paga il biglietto e si sale in cima.
Progettata dall'architetto Paolo Rocchi e costata 1.155mila euro, la struttura in acciaio e cristallo è semicilindrica: ripete la curva dell'emiciclo. La linea è arrotondata e la forma leggera. Soprattutto, separata dal monumento. «Reversibilità totale» ha sottolineato ieri il direttore regionale dei Beni culturali, Luciano Marchetti, per parare, preventivamente, le polemiche circa l'impatto della struttura sull'edificio di Giuseppe Sacconi inaugurato nel 1911: «L'ascensore è staccato dal monumento, come anche la passerella che conduce sulla terrazza, e il traliccio indipendente ha proprie fondamenta» ha assicurato l'ingegnere. Ora ci sono altri 8 milioni e mezzo per i lavori di pulitura, consolidamento e messa a punto di nuove sale. «Intanto va avanti il monitoraggio dell'edificio, dopo che una nuova lesione s'è verificata nella parte bassa» spiega l'architetto Rocchi. Che aggiunge: «Abbiamo in programma anche un collegamento interno, diretto, con la fermata della metro C di piazza Venezia, sempre che alla fine si trovi il modo di realizzare l'uscita della stazione ...».
La visita - L'inaugurazione con il sindaco Veltroni e il ministro Rutelli. Napolitano: "È il belvedere più bello del mondo"
«Così si corona il sogno dell'architetto Sacconi, che in un disegno del suo Vittoriano aveva immaginato la terrazza delle quadrighe gremita di persone» ha detto il ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli inaugurando ieri gli ascensori che da oggi porteranno 2500 persone al giorno «sul belvedere più bello del mondo». E il capo dello Stato, Giorgio Napolitano: «L'idea che ci troviamo in uno dei punti più straordinari del mondo mi è suggerita da ogni occasione di incontro, e anche da quelli più recenti con i presidenti dell'Europa centrale e meridionale». Il sindaco Walter Veltroni, salendo in cima all'Altare della Patria, ha definito «sobri, eleganti, amovibili e lievi» gli ascensori. «Penso che molti turisti - ha aggiunto - avranno voglia di vivere questa esperienza che si aggiunge alle altre che Roma offre». Ossia «l'immutabilità nel tempo e nello stesso tempo l'innovazione. Uno spettacolo molto affascinante».
La terrazza, si augurano gli organizzatori, da oggi sarà gremita come successe solo due volte, ha ricordato il direttore del Vittoriano, Alessandro Nicosia: «Nel 1921 quando fu portata la salma del Milite ignoto e nel 1927 all'inaugurazione delle due quadrighe in bronzo». E la visita alla "Patria di marmo" consente di guardare meglio anche la "Vittoria alata" di Mario Rutelli. «L'ha realizzata mio nonno: tiene nella mano sinistra un ramo d'ulivo mentre in quella destra un ramo di quercia. Vi assicuro che all'epoca non era in auge, come oggi, la simbologia floreale del centrosinistra» ha detto scherzando il vicepremier. Che molto seriamente ha invece sottolineato, inaugurandola, il valore della mostra (dipinti, disegni, foto ma anche oggetti e testimonianze documentarie) "Il lavoro che cambia: mestieri tra identità e futuro". L'esposizione nella Sala gipsoteca - fino al 14 ottobre, ingresso gratuito dal lato dell'Aracoeli - rientra nel progetto nato nel 2004 "Le radici della nazione", che si svilupperà attraverso una serie di eventi (5 mostre monografiche) fino al 2011.
di Carlo Alberto Buccida La Repubblica del 01.06.07
ROMA - Tornano accessibili, dopo quasi cento anni, le terrazze più alte del Vittoriano, il monumento che si trascina molte discussioni fin dal momento della sua inaugurazione, avvenuta nel 1911 in occasione del cinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia. Alle terrazze ora si potrà salire anche con due ascensori costruiti in vetro e acciaio, alti quaranta metri e staccati dall'edificio. Gli ascensori sono stati inaugurati ieri dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e dal ministro per i Beni culturali, Francesco Rutelli. Insieme a loro anche il sindaco di Roma, Walter Veltroni. «Così si corona il sogno del progettista Giuseppe Sacconi», ha commentato il ministro.
La nuova struttura è stata progettata dall'architetto Paolo Rocchi. Gli ascensori possono portare ad ogni carico 12 persone e il biglietto costa 7 euro (ma chi vorrà potrà salire sulle terrazze anche con le scale). «Giuseppe Sacconi immaginava le terrazze del Vittoriano piene di gente a godersi il panorama di Roma», ha aggiunto Rutelli. «Oggi coroniamo il sogno di offrire al pubblico una terrazza sulla città, che è una terrazza sul mondo».
Gli ascensori sono stati realizzati in cristallo trasparente e dovrebbero essere smontabili. Con una struttura completamente autoportante e staccata dal monumento, permettono di raggiungere la terrazza delle Quadrighe che si trova all'altezza di 81 metri. Da qui si può ammirare Roma comprendendo le cupole barocche del centro storico e arrivando all'architettura moderna dell'Eur, per spingersi fino alla collina di Monte Mario ed ai Castelli Romani. «Spero che non mi venga additato un conflitto d'interesse visto che mio nonno, Mario Rutelli, ha realizzato la quarta Vittoria Alata della Quadriga, con a sinistra un ramo d'ulivo ed a destra un ramo di quercia: all'epoca non era ancora in essere la simbologia floreale del centro sinistra», ha detto ancora Rutelli.
Il costo dell'opera ammonta a un milione centocinquantamila euro compresi i piccoli interventi di restauro alla prima terrazza, mentre è pari a dieci milioni di euro il costo complessivo degli interventi che interesseranno il Complesso del Vittoriano con «la messa in sicurezza, la pulitura del marmo esterno, la creazione di sale per mostre e allestimenti ed il collegamento interno con la stazione della metro C qualora si faccia anche a Piazza Venezia», ha spiegato l'architetto Rocchi.
Vittoriano, su con l'ascensore da oggi le terrazze con vista. Napolitano: "Il belvedere più bello del mondo". Un biglietto di sette euro per 35 secondi sui cabinati ipertecnologici aperti dalle 9,30 alle 19,30. Ma il venerdì e il sabato viaggi fino alle 23,30. Chi vuole risparmiare può arrivare in cima salendo la scalinata del Milite ignoto. Per le nuove strutture 10 pilastri d'acciaio che portano 720 persone ogni ora.
Prima mezzo minuto con il fiato sospeso scalando il Vittoriano chiusi con altre 11 persone nell'ascensore di cristallo piazzato alle spalle del monumento al Milite ignoto. Poi, il paesaggio mozzafiato che si può ammirare solo dalla terrazza delle Quadrighe, il belvedere più alto e ampio sulla Città Eterna. Ieri Giorgio Napolitano ha inaugurato la prima corsa dei due ascensori («un'innovazione che apprezzo moltissimo» ha detto il presidente della Repubblica) che, ha rivelato il ministro dei Beni culturali, Francesco Rutelli, nel 2002 volle Carlo Azeglio Ciampi durante il suo settennato al Quirinale. E da stamattina sarà possibile mettersi in fila per salire, alla fine di una corsa di 35 secondi per 40 metri d'altezza, sulla terrazza dove diorami aiutano a orientarsi tra cupole e colli; e 4 cannocchiali permettono di scrutare la città fino al mare, dall'alto di 80 metri.
Il costo di ascensione (e discesa) è di 7 euro (gratis sotto i 10 anni, 3,50 per under 18 e over 65). Dalle 9,30 alle 19,30, ma venerdì e sabato fino alle 23.30. Chi ha buone gambe può scegliere però i gratuiti 196 gradini della scala interna. L'importante è arrivare sulla terrazza del Caffè che si trova al livello del colonnato: dove si giunge sia dalla scalinata centrale, sia dall'ingresso laterale destro (quello che porta al Museo del Risorgimento, servito peraltro dall´antico ascensore da 8 persone a volta) sia dal Campidoglio, percorrendo la scala di papa Sisto. Giunti alla base dell'ascensore - 10 pilasti di acciaio e due cabine capaci di portare 720 persone l'ora, per un massimo di 2500 al giorno - si paga il biglietto e si sale in cima.
Progettata dall'architetto Paolo Rocchi e costata 1.155mila euro, la struttura in acciaio e cristallo è semicilindrica: ripete la curva dell'emiciclo. La linea è arrotondata e la forma leggera. Soprattutto, separata dal monumento. «Reversibilità totale» ha sottolineato ieri il direttore regionale dei Beni culturali, Luciano Marchetti, per parare, preventivamente, le polemiche circa l'impatto della struttura sull'edificio di Giuseppe Sacconi inaugurato nel 1911: «L'ascensore è staccato dal monumento, come anche la passerella che conduce sulla terrazza, e il traliccio indipendente ha proprie fondamenta» ha assicurato l'ingegnere. Ora ci sono altri 8 milioni e mezzo per i lavori di pulitura, consolidamento e messa a punto di nuove sale. «Intanto va avanti il monitoraggio dell'edificio, dopo che una nuova lesione s'è verificata nella parte bassa» spiega l'architetto Rocchi. Che aggiunge: «Abbiamo in programma anche un collegamento interno, diretto, con la fermata della metro C di piazza Venezia, sempre che alla fine si trovi il modo di realizzare l'uscita della stazione ...».
La visita - L'inaugurazione con il sindaco Veltroni e il ministro Rutelli. Napolitano: "È il belvedere più bello del mondo"
«Così si corona il sogno dell'architetto Sacconi, che in un disegno del suo Vittoriano aveva immaginato la terrazza delle quadrighe gremita di persone» ha detto il ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli inaugurando ieri gli ascensori che da oggi porteranno 2500 persone al giorno «sul belvedere più bello del mondo». E il capo dello Stato, Giorgio Napolitano: «L'idea che ci troviamo in uno dei punti più straordinari del mondo mi è suggerita da ogni occasione di incontro, e anche da quelli più recenti con i presidenti dell'Europa centrale e meridionale». Il sindaco Walter Veltroni, salendo in cima all'Altare della Patria, ha definito «sobri, eleganti, amovibili e lievi» gli ascensori. «Penso che molti turisti - ha aggiunto - avranno voglia di vivere questa esperienza che si aggiunge alle altre che Roma offre». Ossia «l'immutabilità nel tempo e nello stesso tempo l'innovazione. Uno spettacolo molto affascinante».
La terrazza, si augurano gli organizzatori, da oggi sarà gremita come successe solo due volte, ha ricordato il direttore del Vittoriano, Alessandro Nicosia: «Nel 1921 quando fu portata la salma del Milite ignoto e nel 1927 all'inaugurazione delle due quadrighe in bronzo». E la visita alla "Patria di marmo" consente di guardare meglio anche la "Vittoria alata" di Mario Rutelli. «L'ha realizzata mio nonno: tiene nella mano sinistra un ramo d'ulivo mentre in quella destra un ramo di quercia. Vi assicuro che all'epoca non era in auge, come oggi, la simbologia floreale del centrosinistra» ha detto scherzando il vicepremier. Che molto seriamente ha invece sottolineato, inaugurandola, il valore della mostra (dipinti, disegni, foto ma anche oggetti e testimonianze documentarie) "Il lavoro che cambia: mestieri tra identità e futuro". L'esposizione nella Sala gipsoteca - fino al 14 ottobre, ingresso gratuito dal lato dell'Aracoeli - rientra nel progetto nato nel 2004 "Le radici della nazione", che si svilupperà attraverso una serie di eventi (5 mostre monografiche) fino al 2011.
di Carlo Alberto Buccida La Repubblica del 01.06.07
Dal cielo del Vittoriano una Roma mai vista. Da ammirare. Dall’alto del Vittoriano Roma mai vista così. Napolitano e Rutelli inaugurano l’ascensore che porta alle Quadrighe.
Da oggi Roma può aggiungere ai suoi tanti primati quello della balconata più bella del mondo. E’ il commento dell’ospite doc che ieri, sigillando con la sua presenza l’evento, l’ha inaugurata: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Da quale altro posto ci si può affacciare su un panorama mozzafiato come quello che si gode dalla terrazza incorniciata dalle due enormi quadrighe di bronzo che coronano la cima del Vittoriano.
Un luogo al quale romani e turisti non hanno praticamente avuto mai accesso. Il tabù e finalmente caduto. E ora questa stupenda passerella sospesa a più di 70 metri di altezza, a destra la spianata dei Fori a sinistra i tetti e le cupole del centro, puà essere raggiunta comodamente da tutti. In ascensore. Basterà arrampicarsi fino alla terrazza mediana, percorrendo gli scaloni interni del monumento e il museo del Risorgimento, o attraverso il convento che dà su piazza del Campidoglio. Pagare il biglietto: 7 euro. E poi mettersi in coda. Con molta pazienza, almeno i primi giorni: perché la relativa capienza delle cabine dei due nuovi ascensori ad ampie vetrate non consente di accogliere più di 2500 persone al giorno, nonostante gli orari molto ampi e senza soste (9.30-19.30 dal lunedì al giovedì, fino alle 23,30 il venerdì e il sabato, fino alle 20.30 la domenica).
La realizzazione degli ascensori, un gioiellino tecnologico ingabbiato in un binario di acciaio che supera il dislivello senza addossarsi ai marmi della facciata, è il regalo che la soprintendenza ha consegnato alla città per le celebrazioni del 2 giugno, chiudendo con un milione di euro di spesa e un anno di lavoro, un percorso iniziato 4 anni fa su incalzante richiesta dell’allora capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, promotore del rilancio del Vittoriano, dopo una visita privata alla terrazza delle Quadrighe, durante la quale rimase intrappolato in un vecchio montacarichi vecchio di oltre cent’anni, che serve l’istituto italiano del Risorgimento.
A battezzarne il varo una cerimonia di presentazione animata dal vicepremier Francesco Rutelli, fan entusiasta sin da quando era sindaco di questa smagliante collina di marmo, cui lavorò anche suo nonno, lo scultore Mario Rutelli, autore di una delle Vittorie alate giù in basso. «Una statua involontariamente quasi profetica del mio percorso politico perchè regge in una mano un ramoscello d’ulivo e nell’altra una corona di quercia», scherza il ministro, ammaliato dallo spettacolo. Una vista che spazia fino al mare, alle Creste dei castelli e alle chiome dei pini di Villa Ada, e ingloba come una mappa a tre dimensioni tutti i monumenti, le chiese e i palazzi di Roma. Per il 2 giugno Il Vittoriano ha allestito nelle sale del pianoterra anche un secondo omaggio, una mostra di documenti, foto, quadri, cimeli d’epoca che racconta le trasformazioni del mondo del lavoro in Italia, curata da Franco Ferratotti e Giuseppe Talamo.
di Danilo Maestosida Il Messaggero del 01.06.07
Da oggi Roma può aggiungere ai suoi tanti primati quello della balconata più bella del mondo. E’ il commento dell’ospite doc che ieri, sigillando con la sua presenza l’evento, l’ha inaugurata: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Da quale altro posto ci si può affacciare su un panorama mozzafiato come quello che si gode dalla terrazza incorniciata dalle due enormi quadrighe di bronzo che coronano la cima del Vittoriano.
Un luogo al quale romani e turisti non hanno praticamente avuto mai accesso. Il tabù e finalmente caduto. E ora questa stupenda passerella sospesa a più di 70 metri di altezza, a destra la spianata dei Fori a sinistra i tetti e le cupole del centro, puà essere raggiunta comodamente da tutti. In ascensore. Basterà arrampicarsi fino alla terrazza mediana, percorrendo gli scaloni interni del monumento e il museo del Risorgimento, o attraverso il convento che dà su piazza del Campidoglio. Pagare il biglietto: 7 euro. E poi mettersi in coda. Con molta pazienza, almeno i primi giorni: perché la relativa capienza delle cabine dei due nuovi ascensori ad ampie vetrate non consente di accogliere più di 2500 persone al giorno, nonostante gli orari molto ampi e senza soste (9.30-19.30 dal lunedì al giovedì, fino alle 23,30 il venerdì e il sabato, fino alle 20.30 la domenica).
La realizzazione degli ascensori, un gioiellino tecnologico ingabbiato in un binario di acciaio che supera il dislivello senza addossarsi ai marmi della facciata, è il regalo che la soprintendenza ha consegnato alla città per le celebrazioni del 2 giugno, chiudendo con un milione di euro di spesa e un anno di lavoro, un percorso iniziato 4 anni fa su incalzante richiesta dell’allora capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, promotore del rilancio del Vittoriano, dopo una visita privata alla terrazza delle Quadrighe, durante la quale rimase intrappolato in un vecchio montacarichi vecchio di oltre cent’anni, che serve l’istituto italiano del Risorgimento.
A battezzarne il varo una cerimonia di presentazione animata dal vicepremier Francesco Rutelli, fan entusiasta sin da quando era sindaco di questa smagliante collina di marmo, cui lavorò anche suo nonno, lo scultore Mario Rutelli, autore di una delle Vittorie alate giù in basso. «Una statua involontariamente quasi profetica del mio percorso politico perchè regge in una mano un ramoscello d’ulivo e nell’altra una corona di quercia», scherza il ministro, ammaliato dallo spettacolo. Una vista che spazia fino al mare, alle Creste dei castelli e alle chiome dei pini di Villa Ada, e ingloba come una mappa a tre dimensioni tutti i monumenti, le chiese e i palazzi di Roma. Per il 2 giugno Il Vittoriano ha allestito nelle sale del pianoterra anche un secondo omaggio, una mostra di documenti, foto, quadri, cimeli d’epoca che racconta le trasformazioni del mondo del lavoro in Italia, curata da Franco Ferratotti e Giuseppe Talamo.
di Danilo Maestosida Il Messaggero del 01.06.07
Ascensori panoramici per ammirare la città
Un panorama mozzafiato di Roma, dalla vertigine di 70 metri d’altezza. È quello che offre la terrazza del Vittoriano che da domani sarà raggiungibile con i due ascensori panoramici, progettati dall’architetto Paolo Rocchi. Un evento perché, come dice Alessandro Nicosia, presidente di Comunicare Organizzando la società che gestisce il monumento, «in cento anni di storia, questa terrazza è stata utilizzata sono in due occasioni, nel 1921 per la cerimonia di sepoltura del milite ignoto, quando vennero montate qui due tribune per il pubblico, e nel ’27 per l’integrazione delle Quadrighe». Fu l’affetto dell’ex capo dello Stato Ciampi verso il monumento a incoraggiare l’apertura al pubblico della terrazza. Un’operazione, che tra restauro dell’opera architettonica e la realizzazione degli ascensori, è costata un milione e 155mila euro e che si inserisce nel programma più generale di restauro del Vittoriano, avviato, con un finanziamento complessivo di 10 milioni di euro, in previsione dell’anniversario, nel 2011, dei 150 anni dell’Unità d’Italia e dei 100 anni del monumento stesso.
da Il Giornale del 01.06.07
Un panorama mozzafiato di Roma, dalla vertigine di 70 metri d’altezza. È quello che offre la terrazza del Vittoriano che da domani sarà raggiungibile con i due ascensori panoramici, progettati dall’architetto Paolo Rocchi. Un evento perché, come dice Alessandro Nicosia, presidente di Comunicare Organizzando la società che gestisce il monumento, «in cento anni di storia, questa terrazza è stata utilizzata sono in due occasioni, nel 1921 per la cerimonia di sepoltura del milite ignoto, quando vennero montate qui due tribune per il pubblico, e nel ’27 per l’integrazione delle Quadrighe». Fu l’affetto dell’ex capo dello Stato Ciampi verso il monumento a incoraggiare l’apertura al pubblico della terrazza. Un’operazione, che tra restauro dell’opera architettonica e la realizzazione degli ascensori, è costata un milione e 155mila euro e che si inserisce nel programma più generale di restauro del Vittoriano, avviato, con un finanziamento complessivo di 10 milioni di euro, in previsione dell’anniversario, nel 2011, dei 150 anni dell’Unità d’Italia e dei 100 anni del monumento stesso.
da Il Giornale del 01.06.07
Vittoriano, spunta l'ascensore. L'inaugurazione il 31 maggio. Una corsa di 35 secondi a pagamento per 5.600 visitatori al giorno. "Se non piace si smonterà". Già visibili la cabina in vetro e ferro sul tetto del monumento.
Il taglio del nastro è fissato per giovedì 31 maggio, giusto in tempo per offrire uno straordinario belvedere sulla parata del due giugno. Ma il velo è già calato. E l'ascensore che sta cambiando lo skyline del Vittoriano, da due giorni fa capolino alle spalle del colosso di piazza Venezia: ecco ferro e vetro, liberi da ponteggi e coperture, che si stagliano su marmi e bronzi.
Ieri la folla, percorrendo via del Corso, ha visto spiccare, al termine della prospettiva a cannocchiale, la stazione d'arrivo della struttura trasparente: proprio sopra il colonnato (impacchettato per i restauri in corso) dell'Altare della Patria; ed esattamente in asse con la statua di Vittorio Emanuele. Non un segno mimetizzato, quindi, quello del "capolinea" dell'ascensore (realizzato dalla Mannelli costruzioni nell'ambito degli interventi, finanziati con 10 milioni di euro, di restauro dell'edificio). Nel "cappello" posto a 62 metri d'altezza, si fermeranno le due cabine, già montate ma ancora protette dai teloni, che porteranno 13 passeggeri ciascuna.
Dopo l'inaugurazione, gli ascensori inizieranno subito le corse anche se entreranno a regime dopo un paio di settimane. Alla fine di una corsa di circa 35 secondi, e dietro il pagamento di un biglietto il cui prezzo è ancora da stabilire, riverseranno 5600 visitatori al giorno sulla spianata delle Quadrighe, «la più bella terrazza del mondo». Così la definì il 3 agosto, presentando il cantiere, il ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli che il 31 maggio accompagnerà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per il viaggio inaugurale dell'ascensore. Ben visibile sia da via dei Fori imperiali sia dall'Aracoeli, l'ascensore è un corpo estraneo all'edificio di Giuseppe Sacconi: volutamente avulso dal punto di vista stilistico; e staccato dalla "schiena" del Vittoriano.
Il ministero ha puntato sulla reversibilità della struttura. Se non piace, o non funziona, potrà essere smontato.
di Carlo Alberto Buccida La Repubblica del 20.05.07
Il taglio del nastro è fissato per giovedì 31 maggio, giusto in tempo per offrire uno straordinario belvedere sulla parata del due giugno. Ma il velo è già calato. E l'ascensore che sta cambiando lo skyline del Vittoriano, da due giorni fa capolino alle spalle del colosso di piazza Venezia: ecco ferro e vetro, liberi da ponteggi e coperture, che si stagliano su marmi e bronzi.
Ieri la folla, percorrendo via del Corso, ha visto spiccare, al termine della prospettiva a cannocchiale, la stazione d'arrivo della struttura trasparente: proprio sopra il colonnato (impacchettato per i restauri in corso) dell'Altare della Patria; ed esattamente in asse con la statua di Vittorio Emanuele. Non un segno mimetizzato, quindi, quello del "capolinea" dell'ascensore (realizzato dalla Mannelli costruzioni nell'ambito degli interventi, finanziati con 10 milioni di euro, di restauro dell'edificio). Nel "cappello" posto a 62 metri d'altezza, si fermeranno le due cabine, già montate ma ancora protette dai teloni, che porteranno 13 passeggeri ciascuna.
Dopo l'inaugurazione, gli ascensori inizieranno subito le corse anche se entreranno a regime dopo un paio di settimane. Alla fine di una corsa di circa 35 secondi, e dietro il pagamento di un biglietto il cui prezzo è ancora da stabilire, riverseranno 5600 visitatori al giorno sulla spianata delle Quadrighe, «la più bella terrazza del mondo». Così la definì il 3 agosto, presentando il cantiere, il ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli che il 31 maggio accompagnerà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per il viaggio inaugurale dell'ascensore. Ben visibile sia da via dei Fori imperiali sia dall'Aracoeli, l'ascensore è un corpo estraneo all'edificio di Giuseppe Sacconi: volutamente avulso dal punto di vista stilistico; e staccato dalla "schiena" del Vittoriano.
Il ministero ha puntato sulla reversibilità della struttura. Se non piace, o non funziona, potrà essere smontato.
di Carlo Alberto Buccida La Repubblica del 20.05.07
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