Il paesaggio invisibile: la scoperta dei veri paesaggi di Piero della Francesca.Come in Blow up di Antonioni la storia comincia da un casuale ingrandimento fotografico che suggerisce una singolare somiglianza tra alcuni paesaggi del Montefeltro e quelli dipinti da Piero della Francesca nei Dittici dei duchi conservati agli Uffizi, da molti e per molti anni prevalentemente considerati come dei paesaggi ideali.
Fin qui la coincidenza scoperta potrebbe essere solo una osservazione superficiale, magari dettata da affetto e amor di patria. Ma le due autrici non placano facilmente la loro curiosità e cominciano una ricerca appassionata quanto faticosa tra le colline e le rupi feltresche per trovare il punto di osservazione dal quale Piero può aver dipinto i suoi paesaggi.
Il libro è la storia avventurosa di questi tentativi; delle scarpinate, delle analisi dei dati al computer di una pittrice-fotografa e di una geomorfologa che mescolano le reciproche competenze per verificare, attraverso un percorso logico e scientifico stringente, continuamente in dialogo con gli elementi che di volta in volta emergono dalle indagini, la fondatezza della loro prima intuizione.
Come in una detective story emergono pian piano argomenti finora sconosciuti, raccontati con un ritmo che travolge e un entusiasmo che contamina, che non debbono più la loro fondatezza alle sole impressioni percettive. Quasi per paradosso, infatti, laddove le apparenze non tornano, negli spazi in cui il profilo del paesaggio reale sembra non combaciare con i dipinti, si rivela la fondatezza della ricostruzione di Rosetta Borchia e di Olivia Nesci. L’occhio della geomorfologia e della storia naturale consente infatti di scoprire che proprio là si sono verificati con grande probabilità dei cambiamenti e che, una volta ricostituito il quadro, le tessere del mosaico tornano miracolosamente a posto, confermando l’identità dei luoghi e rivelando notizie storico-geografiche e scientifiche del tutto nuove.
Il diario di un’avventura intellettuale che è anche la proposta per una nuova disciplina: l’archeologia dei paesaggi. E di una nuova passione: il landscape busting.
Fin qui la coincidenza scoperta potrebbe essere solo una osservazione superficiale, magari dettata da affetto e amor di patria. Ma le due autrici non placano facilmente la loro curiosità e cominciano una ricerca appassionata quanto faticosa tra le colline e le rupi feltresche per trovare il punto di osservazione dal quale Piero può aver dipinto i suoi paesaggi.
Il libro è la storia avventurosa di questi tentativi; delle scarpinate, delle analisi dei dati al computer di una pittrice-fotografa e di una geomorfologa che mescolano le reciproche competenze per verificare, attraverso un percorso logico e scientifico stringente, continuamente in dialogo con gli elementi che di volta in volta emergono dalle indagini, la fondatezza della loro prima intuizione.
Come in una detective story emergono pian piano argomenti finora sconosciuti, raccontati con un ritmo che travolge e un entusiasmo che contamina, che non debbono più la loro fondatezza alle sole impressioni percettive. Quasi per paradosso, infatti, laddove le apparenze non tornano, negli spazi in cui il profilo del paesaggio reale sembra non combaciare con i dipinti, si rivela la fondatezza della ricostruzione di Rosetta Borchia e di Olivia Nesci. L’occhio della geomorfologia e della storia naturale consente infatti di scoprire che proprio là si sono verificati con grande probabilità dei cambiamenti e che, una volta ricostituito il quadro, le tessere del mosaico tornano miracolosamente a posto, confermando l’identità dei luoghi e rivelando notizie storico-geografiche e scientifiche del tutto nuove.
Il diario di un’avventura intellettuale che è anche la proposta per una nuova disciplina: l’archeologia dei paesaggi. E di una nuova passione: il landscape busting.
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