Trattati importanti sulla pastorizia ci hanno lasciato Marco Terenzio Varrone (116 - 27 a.C.), De re rustica, in cui si legge che gli uomini sono passati per tre stadi di civiltà: quella della vita primitiva, in cui vissero di ciò che la terra offriva spontaneamente, quindi lo stadio pastorale infine quello agricolo. Lucio Giunio Columella (4 - 70 d.C.), De re rustica in 12 libri riportati alla luce da Poggio Bracciolini, dove nei libri VI e VII si tratta dell'allevamento del bestiame. E non possiamo dimenticare le Bucoliche e le Georgiche di Virgilio, dove il poeta s'indugia a consigliare il lettore circa l'allevamento dei bovini, dei cavalli e delle pecore, sia sugli alti pascoli sia sulle pianure.
Certamente, dopo i primordi, il nomadismo non è mai stato una caratteristica essenziale dell'economia pastorale, tanto che in molte zone è scomparso abbastanza presto. Perdura invece nell'Europa occidentale in misura considerevole quello che fu detto il "seminomadismo" o, più esattamente, il "pascolo transumante". Di regola la transumanza perdura nel medioevo in quelle stesse regioni dove essa era praticata nell'antichità, e dove continueremo a trovarla fino ai nostri giorni, mantenendosi pressoché inalterate le condizioni naturali, di clima e di terreno che l'avevano determinata. Così continua nelle terre d'Abruzzo, in Toscana, in Sicilia e nelle regioni alpine, con caratteristiche diverse nelle varie zone.
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