Complesso museale di S. Maria extra muros
La trecentesca chiesa ed il complesso monastico, di
recente oggetto di restauro, sono la sede di un sito museale contenente reperti
ed opere d’arte che raccontano l’identità della cittadina vadese.
La sezione archeologica presenta materiale riconducibile al Neolitico e all’epoca romana: lapidario e statuaria, oltre a materiali d’uso comune, emersi dagli scavi condotti nella Domus del Mito, una vasta area di circa 1.000 mq, che conserva un patrimonio musivo del I secolo d.C. fra i più consistenti dell’intera penisola italiana.
Il Complesso ospita un Museo d’Arte Sacra che raccoglie
opere dal territorio vadese, nei secoli, visitato da artisti come Lorenzo
Ghiberti, Della Robbia e Zanino di Pietro. Sant’Angelo in Vado ha dato i natali
ai fratelli Taddeo e Federico Zuccari che nella seconda metà del XVI secolo
conquistano da protagonisti il proscenio nazionale e internazionale,
realizzando per la loro cittadina i capolavori qui conservati; Giovampietro
Zuccari costituisce una fiorente bottega di intagliatori continuando la
tradizione dei plasticatori locali.
La sezione archeologica presenta materiale riconducibile al Neolitico e all’epoca romana: lapidario e statuaria, oltre a materiali d’uso comune, emersi dagli scavi condotti nella Domus del Mito, una vasta area di circa 1.000 mq, che conserva un patrimonio musivo del I secolo d.C. fra i più consistenti dell’intera penisola italiana.
T. e F. Zuccari, Madonna degli Angeli, VII decennio XVI secolo |
Domenico Cresti, detto il Passignano, Natività di San Giovanni Battista, post 1581-inizi XVII secolo |
Fra gli altri i capolavori ricordiamo:
Maestro del Vescovado, Madonna con Bambino e i Santi
Michele Arcangelo e Marina, primo quarto sec. XIV;
Bottega della Robbia, Deposizione di Cristo, sec.
XV;
Raffaellino del Colle (Sansepolcro 1495-1556), Madonna
con Bambino, i Santi Pietro, Paolo e il committente
Raffaello Schiaminossi (Sansepolcro 1572-1622), Madonna
della Ghiara
Federico Zuccari, Sacra Conversazione, 1603
Giovan Francesco Guerrieri, Decollazione di Santa
Caterina d’Alessandria, 1645 ca.
e soprattutto la "Conversione di S.Paolo"
Scheda dell 'opera
Riconosciuta come scena di “battaglia”, la grande tela
con la Conversione di San Paolo proprio per l’errata interpretazione
iconografica venne, in passato, accreditata al Pordenone, forse perché
la figurazione concitata ben delinea l’idea del combattimento, della mischia,
in quella adesione da parte di Taddeo Zuccari al concetto dell’arte della
guerra, legata alla tradizione del Salviati,
a quel credo «che non si limita alla rappresentazione del momento della
battaglia, ma allarga la sua tematica ad ogni aspetto connesso con il fatto
bellico, anche quando le rappresentazioni
non abbiano ad esplicito contenuto le immagini dei conflitti e armati »
(Strinati 1993). Della grande tela di Taddeo o “telona” descritta da Vasari
(1568 ), come Conversione di San Paolo, documentata a «Santagnolo appresso
Ottaviano suo padre» (Vasari) e da quella località trasferita,
alla morte dello stesso padre, presso lo studio del fratello Federico a Roma
per essere proposta in seguito al duca di Urbino Francesco Maria II della
Rovere, si erano perdute le tracce e solo
recentemente è stata collegata all’opera di proprietà di una famiglia
fiorentina grazie all’intuizione dello studioso Andrea Baldinotti, così come
riportato dall’Acidini nel suo testo su Taddeo e
Federico Zuccari. Ciò rende confutabile quanto affermato dalla Cleri (1993),
che riconosceva nella citazione vasariana la Conversione collocata presso al
chiesa dei Cappuccini di Ancona, la cui
stesura è pallida eco del vitalismo e dell’energia figurativa espressa dal
pittore nel “non finito” dipinto fiorentino. La gamma cromatica, appare dopo il
recente restauro a cui è stato sottoposto
il quadro a causa del suo precario stato di conservazione e alle numerose
ridipinture, in tutta la sua preziosità e cangiantezza, accendendo brani
pittorici che pur nella stesura incompleta balzano
frementi all’attenzione di chi guarda, in una incondizionata potenza nella
costruzione. Tangibile è qui l’impronta michelangiolesca che caratterizza e
distingue Taddeo giovane, così come è forte e
tangibile nella cappella Maffei, michelangiolesco anche l’impianto scenico
della sacra rappresentazione mediato dalla Cappella Paolina, se pur
nell’intento dell’artista è lo sforzo di variare, rispetto al modello di
partenza, l’impostazione compositiva della figura di san
Paolo, di Dio Padre e degli angeli circostanti, in quel cielo bruno dai vaghi
echi raffaelleschi. Riferito al grande dipinto è il disegno, oggi riconosciuto
di mano di Taddeo, già attribuito a Polidoro di Caravaggio, custodito presso il
Museo di Basilea, di medesimo soggetto, che lo studioso
Gere aveva ancor prima dell’individuazione della tela riconosciuto e collegato
con quanto descritto dal Vasari circa l’opera con la Conversione, desumendo il
tutto dall’uso del calcolo dei dati riportati
nell’inventario dei beni di Federico redatto nel 1609, esattamente corrispondenti
come dimensioni a quelle del nostro dipinto.
BIBLIOGRAFIA
Strinati 1993; Acidini Luchinat 1998-1999, vol. I, p. 27 (con bibliografia precedente).
Strinati 1993; Acidini Luchinat 1998-1999, vol. I, p. 27 (con bibliografia precedente).
Agnese Vastano, in Sacro e Profano alla maniera
degli Zuccari, a cura di Mons. Davide Tonti e Sara Bartolucci, catalogo della
mostra (Sant’Angelo in Vado 26 giugno-7 novembre 2010), Sant’Angelo in Vado
2010
Un ringraziamento particolare per il
prestito e la preziosissima collaborazione va alla soprintendente BSAE delle
Marche - Urbino, Dott.ssa Vittoria Garibaldi ed al Funzionario di
Soprintendenza Dott.ssa Agnese Vastano
Chiesa
di S.Caterina d'Alessandria (detta "delle bastarde")
sec. XV - Presenta il suo ingresso principale in via Maremma,
dotato di un portale di pietra serena in stile gotico. L'altro ingresso,
in Piazza Umberto I, dotato di un bel portale in pietra serena, è di
ispirazione barocca.
La chiesa è ad una sola navata, con il soffitto a botte, che s'appoggia ai due lati su un cornicione.
Pregevole la pala dell'altare maggiore, rappresentate la decapitazione della santa, opera di Raffaello Schiaminossi (1572-1622).
Le due pareti laterali sono completamente ornate da stucchi e statue, che
alcuni attribuirono a Federico Brandani, altri a Tommaso Amantini.
La chiesa, non più officiata, è stata trasformata in Auditorium.
La chiesa è ad una sola navata, con il soffitto a botte, che s'appoggia ai due lati su un cornicione.
Martirio di S.Caterina d'Alessandria, Raffaello Schiaminossi |
Pregevole la pala dell'altare maggiore, rappresentate la decapitazione della santa, opera di Raffaello Schiaminossi (1572-1622).
La chiesa, non più officiata, è stata trasformata in Auditorium.
Chiesa di S.Filippo
sec. XVI - La facciata della
Chiesa è classica, in mattoni, con piccolo timpano ed accanto un campaniletto
quadrangolare e qualche elemento innovativo nel frontone accartocciato.
La chiesa è caratterizzata da un'insolita pianta ottagonale, con triburio ed un piccolo atrio di accesso.
All'interno possiamo apprezzare la Madonna in legno dorato, sull'altare maggiore, attribuita a Lorenzo Ghiberti, e la splendida cupola, dipinta a tempera con stucchi dorati, le cui pitture ritraggono alcuni momenti della vita della Vergine.
La chiesa è caratterizzata da un'insolita pianta ottagonale, con triburio ed un piccolo atrio di accesso.
S.Filippo - Madonna annunciata (Lorenzo Ghiberti) |
Le tempere della cupola. |
All'interno possiamo apprezzare la Madonna in legno dorato, sull'altare maggiore, attribuita a Lorenzo Ghiberti, e la splendida cupola, dipinta a tempera con stucchi dorati, le cui pitture ritraggono alcuni momenti della vita della Vergine.
Presenta inoltre dipinti di Gian Giacomo Pandolfi, Albrecht Wallenstein, Raffaellin del Colle oltre a statue lignee e terrecotte smaltate di grande pregio.
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