“ Le cinque stele trovate nel territorio di Pesaro e Novilara: possibile interpretazione”
L’origine della parola acqua in diversi ceppi linguistici antichi e la toponomastica che residua lungo le nostre coste adriatiche, ci fanno ipotizzare che le spiagge adriatiche erano un approdo commerciale frequente per le popolazioni marinare del mediterraneo orientale fenicio e successivamente di quelle greco-doriche.
La relazione inquadra il nostro territorio appenninico in epoca pre-romana, che era abitato dagli Umbri appartenenti alla “Tota Ikuvina”, ed ipotizza il possibile stanziamento delle varie “Trifu” che erano situate a cavallo dell’Appennino intorno a Gubbio e che costituivano l’insieme politico religioso attorno a questa città.
Le deduzioni fatte derivano dalla lettura delle tavole Ikuvine (la più antica circa III-IV secolo a.C), e così possiamo avere un quadro di riferimento temporale del nostro entroterra che può paragonarsi e rapportarsi alle popolazioni che abitavano la costa.
In questo periodo infatti le vallate a cavallo dei Monti dell’Appennino erano abitate dalle popolazioni di “nomen” umbro, mentre nelle zone costiere erano presenti popolazioni italico-greche doriche- parzialmente stabilizzate o in parte in migrazione verso il sud (Japigi ?).
Segue una panoramica delle stele trovate nel territorio di Pesaro e Novilara e che possono essere datate fra il VI ed il V secolo, di cui le due più interessanti conservate al Museo Pigorini di Roma, la Stele Navale trovata in Valmanente ora presso il museo Archeologico Oliveriano di Pesaro insieme ad un altro frammento e due conservate nel Museo Archeologico Nazionale di Ancona.
Fra le due realtà rappresentate passano alcune generazioni e quindi possiamo sostanzialmente ipotizzare che ci siano stati contatti e rapporti di vicinato con scambi di merci.
Viene offerta una interpretazione della stele figurata denominata “Battaglia navale” e la traduzione delle parti scritte presenti nelle altre stele, con un alfabeto greco antico, scritto ancora da destra verso sinistra e con una lingua ipotizzata in un misto di greco dorico e italico.
In particolare viene proposta la traduzione della stele “Merpon” che consta di 12 righe e che, tradotta nell’ipotesi proposta , permette di descrivere un importantissimo episodio della vita del defunto a cui si riferisce la stele e conseguentemente della vita della città di Pesaro.
Questa stele viene attribuita circa al 530-520 a. C. e quindi sappiamo dell’esistenza di una città (Isairon) non ancora completamente fortificata, quindi in quel periodo all’inizio del proprio sviluppo economico, importante tanto che due secoli dopo sarà attraversata dalla più importante strada dell’impero romano e sarà sede di municipio.
Le parole, in particolare i verbi, sono interpretati come derivati dalla lingua dei Dori ed altre sono assimilabili all’italico antico e questo ci induce ad ipotizzare la presenza di una popolazione che ha una notevole attività commerciale marittima, tramite fra i popoli dell’entroterra e quelli di oltremare, sia Greci/Dori che Iapodes che erano stanziati nell’Istria, con anche qualche elemento etrusco, come possiamo ipotizzare da una parola etruscheggiante presente in una stele.
Ferdinando De Rosa
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