Bruno Marcucci è nato nel 1948 a Cagli, dove vive e lavora.
Nel 1967 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Urbino, dove segue le lezioni di Raffaello Scianca, Concetto Pozzati e Pierpaolo Calzolari. Fa parte di un gruppo molto attivo nell’ambito dell’Accademia e fuori di essa, assieme al quale nel 1970 è presente alla Rassegna del centro culturale San Fedele di Milano. Alterna alla frequenza dell’Accademia numerosi viaggi e soggiorni all’estero, in particolare a Parigi e a Dusseldorf, dove frequenta il corso di scultura di Joseph Beuys.
Nel 1971 compie un
lungo viaggio in Africa con Paolo Paolucci.
Nel 1977 soggiorna per
diversi mesi negli Stati Uniti. Tra il 1977 e il 1978 collabora con il pittore
Emilio Vedova, come assistente nel suo atelier, per la realizzazione di un
ciclo di opere. A Cagli stabilisce un sodalizio con i pittori Ettore Sordini e
Angelo Verga, e con il musicista Fernando Mencherini.
Nel frattempo
intensifica la sua partecipazione a mostre collettive (fra cui: 2013 “Correnti
Alternate”, a cura di B. Corà, San Donato (FR); 2018 “TechnoMedioevo”, a cura
di M. Pecchioli, Londra; 2019 “Polytechne, Arte e scienza”, a cura di V. Dehò,
Ancona), alternate a mostre personali (fra cui: 1977 Galleria La Guzzina, a
cura di L. Cerioli, Milano; 2008 “Linea d’orizzonte”, Galleria del Carbone,
Ferrara; 2018 “Iceberg e palinsegni”, Galleria Arte e Pensieri, a cura di C.
Terenzi, Roma).
Su invito del poeta Eugenio De Signoribus collabora con opere grafiche alla rivista letteraria "Istmi" e ai "Quaderni di Poesia" dell’Associazione Culturale La Luna.
Bruno
Marcucci si è sempre dedicato sia alla pittura sia alla scultura, realizzando
anche grandi installazioni per interni ed esterni. Negli anni più recenti si è
concentrato soprattutto sul tema dell’iceberg,
spazio duplice, fisico e metafisico, unito e diviso dalla linea d’orizzonte, e
sull’idea di incessante scrittura/riscrittura dei palinsegni, che nel fitto lavorio di stesure materiche e
sovrapposizioni segniche sembrano rimandare alle antiche pergamene.
La sua esplorazione
artistica, orientata essenzialmente sulla materia –
terre, fumo, silicone, metalli – viene a collocarsi tra il
mitico e il virtuale.
Di lui hanno scritto, fra gli altri: F. Abbate, G. Angelucci, M. Apa, C. Bruscia, B.Ceci, B. Corà, E. De Signoribus, P. Greene, A. Iori, A. Mazzacchera, R. Olivieri, G. Paganucci, P. Paolucci, M. Pecchioli, S. Sannipoli, P. Serra, M. Sguanci, E. Sordini, C.Terenzi, G. Tinti e A. Verga.