28 marzo 2011 Umberto PIERSANTI

UMBERTO PIERSANTI NEL QUADRO DELLA POESIA ITALIANA CONTEMPORANEA
Restituirsi alla natura…questo approccio alla cultura e al dire della gente comune della sua terra, insieme alla memoria delle vicende semplici e complesse degli uomini e all'osservazione della natura, mi fanno ritenere Umbero Piersanti uno dei poeti più originali e degni in questo periodo di “moderni e post” e stantie retroguardie letterarie. Tra queste pagine de L’albero delle nebbie, ancora edito da Einaudi dopo I luoghi persi (1994) e Nel tempo che precede (2002), finalmente si torna a respirare:
S’addensano le vespe / su quell’uva dagli acini / fitti, pcini, pcini, /ma nel filare sopra / la bersigana splende rossa / e gonfia, la staccano le donne / e nei canestri gocciola piano, / fa l’aria buona, / e c’è la luce ch’entra dappertutto, /anche tra l’erba con le noci rotte…
Qualcuno parlerà di arcadia, o di “fuga dai problemi”, ma quanta contemporaneità in questi versi, quanta realtà finalmente raccolta da una sapienza musicale. C’è la natura dell’Urbinate – e si dimentica sempre che è una natura lavorata dall’uomo e così ricca dei tanti umori che ci nutrono pur in questa società apparentemente dominata dalla tecnica – ma ci sono anche i personaggi, le memorie care, il dolore di un padre e la paziente cura del figlio:
ma tu non guardi, Jacopo, / solo ascolti il moto / delle macchine e del mondo, / non t’appartiene il vischio, / il primo fiore giallo, / bagnato dentro l’erba, / quale gran falco che plana / tra gli ornelli // tenace ritento la scommessa, / segno col dito / scendo, colgo il viburno / bianco, nella tua mano / lo serro / -questo è un viburno - / ripetilo – viburno - / tu non ami le soste, / non guardi i fiori, / ma la strada t’assilla, / sempre lì torni.
…un giorno ho provato anch’io sulle Cesane dell’Urbinate, accompagnato da Umberto, il fascino di quelle colline
a ridosso dei monti / dove ha termine il mondo, / le rupi di confine / fitte di muschio scuro» e mi ha colpito la sapienza di questo poeta che mi fa toccare di nuovo gli alberi, i fiori, gli uccelli, riascoltando l’odore e il rezzo delle stagioni, riscoprire la segreta vita dei luoghi. Riassaporarle ora, le Cesane, in sequenze di ritmi e suoni, è una meraviglia, come il sentire l’aria di quel mare tanto amato: «Mare che allevi gigli / fitti e chiari nelle sabbie / e del ginepro spargi i frutti / lucidi e perfetti.
Davvero ci si riconcilia con la poesia e con la lingua.
Franco Loi
da Il Sole 24 Ore 23 marzo 2008

Passeggiate del poeta lungo le terre che circondano Urbino e impastano i suoi versiUn pomeriggio dei primi di novembre, in una pausa del convegno su Paolo Volponi, il poeta Umberto Piersanti aveva trascinato alcune persone a visitare la chiesa romanica di san Giovanni Battista che sorge, con la facciata a vela in pietra cruda, dietro la piazza centrale di Cagli, pochi chilometri a sud di Urbino. Un residuo di luce piovente entrava nella chiesa illuminandone il lato sinistro dove il poeta si era andato a piazzare, proprio davanti a un affresco di Giovanni Santi, il padre/maestro di Raffaello, intitolato Sacra conversazione - Resurrezione tutto scandito in verticale secondo un modulo che alle ieratiche figure di un interno, la parte bassa del dipinto, fa corrispondere in alto uno scorcio panoramico dove si riconoscono perfettamente le macchie e i contrafforti che disegnano le terre di Urbino.
Più che alla impaginazione e alla postura dei corpi, così rigida e lignea da evocare subito l’esempio dell’officina ferrarese e di Cosmè Tura in particolare, Piersanti parlando stava attento allo stratificarsi del colore freddo e a certe minuzie che potrebbero sembrare decorative e però non lo sono mai, come un fiore, un erba o un albero, che infatti lui sa nominare uno a uno dentro a una specie di estasi nomenclatoria, per un istinto alle cose della natura che già presagisce la materia prima dei suoi versi.
Piersanti è un laico che diffida di ogni metafisica, è un illuminista lontano sia dalla sensiblerie ecologista sia dalla mistica delle piccole patrie, però sente il radicamento alla terra, il fisico poggiare su il terreno (cioè il trarne costante alimento, e sentirsene irreparabilmente avvolto e sconvolto) come nessun altro poeta che si sia formato in Italia nel tardo Novecento. Né Piersanti si è mai vergognato di richiamarsi al Pascoli georgico o di proclamare il suo amore per la parola vigorosa e aspra di Giosue Carducci, che tanti altri ritengono un anacronismo . L’emblema della sua poesia è un fiore povero e bellissimo, il favagello, un filamento giallo che screzia i muri a secco dell’antica città sul finire dell’inverno, perciò un fiore che annuncia i trapassi stagionali, non solo una struggente epifania ma il richiamo quasi impalpabile, del tempo che si intromette nello spazio, mutandone il senso e la ritmica percettiva. Che una specifica, singolare, idea dello spazio – tempo presieda la sua opera in versi e in prosa lo conferma l’autoritratto contenuto nel dvd Umberto Piersanti – Un poeta e la sua terra (regia di Massimiliano Napoli, DvdBook-ExtraVideo,Alice.it, euro 15.00).
Nato a Urbino nel ‘ 41, tuttavia è cresciuto sulle Cesane, l’altopiano che incornicia da sud la città feltresca.
Qui si aprono dentro un silenzio dilagante, che sembra non avere confini, i luoghi della propria educazione, dove la memoria contadina, costituitasi presto in tradizione folclorica, ha visto sorgere leggende di magia bianca, storie popolate da animali e folletti, di malocchio e riti della fertilità. Nella raccolta che lo ha rivelato al grande pubblico, li ha chiamati appunto I luoghi persi (Einaudi 1994), vale a dire sperduti ma nel frattempo sciupati e rimossi dalla memoria collettiva; e sono essi che esprimono al presente il solo possibile mito: non un evasione o un risarcimento nostalgico, ma una pienezza utopica da portare sempre con sé, quale nuda eredità dell’umano dentro un mondo ormai completamente omologato e denaturato.
Mito e utopia, qui, sono puri sinonimi. Nel video non a caso il poeta distingue tra l’esperienza del paesaggio e quella vera e propria della natura: il primo è sguardo dall’esterno, compiacimento a distanza, forse elezione snobistica; la seconda è al contrario una prassi, è il toccare l’erba e la terra, il metterci le mani, a volte lo sfrofondarci dentro con la faccia. Non è un caso nemmeno che nel video, a parte la conversazione introduttiva con il critico Roberto Galaverni, il poeta sia ripreso sempre in movimento, mentre parla e cammina, per esempio, tra le piante e i pensili dell’Orto Botanico di Urbino.
Massimo Raffaeli
da il Manifesto 18 novembre 2004


Umberto Piersanti è nato ad Urbino nel 1941 e nella Università della sua città insegna Sociologia della Letteratura.
Le sue raccolte poetiche sono La breve stagione (Quaderni di Ad Libitum, Urbino, 1967), Il tempo differente (Sciascia, Caltanissetta- Roma, 1974), L'urlo della mente (Vallecchi, Firenze, 1977), Nascere nel '40 (Shakespeare and Company, Milano, 1981), Passaggio di sequenza (Cappelli, Bologna, 1986), I luoghi persi (Einaudi, Torino, 1994), Nel tempo che precede (Einaudi, Torino, 2002), L'albero delle nebbie (Einaudi, Torino, 2008) che ha vinto i seguenti premi: Premio Pavese Città di Chieri, Premio San Pellegrino, Premio Giovanni Pascoli, Premio Tronto, Premio Mario Luzi, Premio Alfonso Gatto, Premio Città di Marineo. Nel 1999 per I quaderni del battello ebbro (Porretta Terme, 1999) è uscita l'antologia Per tempi e luoghi curata da Manuel Cohen che ha anche scritto il saggio introduttivo.
Umberto Piersanti è anche autore di tre romanzi, L'uomo delle Cesane (Camunia, Milano, 1994), L'estate dell'altro millennio (Marsilio, Venezia, 2001) e Olimpo (Avagliano, 2006), di due opere di critica - L'ambigua presenza (Bulzoni, Roma, 1980) e Sul limite d'ombra (Cappelli, Bologna, 1989). Ha curato insieme a Fabio Doplicher l'antologia di poesia italiana del secondo novecento Il pensiero, il corpo (Quaderni di Stilb, Roma, 1986). Ha realizzato un lungometraggio, L'età breve (1969-70), tre film-poemi (Sulle Cesane, 1982, Un'altra estate, Ritorno d'autunno, 1988), e quattro "rappresentazioni visive" su altrettanti poeti per la televisione. Le sue poesie sono apparse sulle principali riviste italiane e straniere come "Nuovi Argomenti", "Paragone", "il verri", "Poesia", "Poetry" etc. In Spagna, nel 1989, presso l'editore Los Libros de la Frontera, collana El Bardo, è uscita l'antologia poetica El tiempo diferente (testo italiano a fronte, traduzione di Carlo Frabetti). Un'altra antologia tradotta da Emanuel di Pasquale è stata pubblicata negli Stati Uniti con il titolo Selected Poems 1967-1994 (Gradiva Publications - Stony Brook, New York, 2002). E' presente anche in numerose antologie italiane e straniere e tra i premi vinti ricordiamo il Camaiore, il Penne, il Caput Gauri, l'Insula Romana, il Mastronardi, il Piccoli, il Frascati. Tre testi filmici L'età breve, Nel dopostoria e Sulle Cesane insieme a numerosi interventi sulla sua opera cinematografica, sono usciti nel volume Cinema e poesia (Cappelli, Bologna, 1985) a cura di Gualtiero De Santi.
Attualmente dirige la rivista Pelagos.

24 febbraio 2011 Agostino MARINI

Le mie esperienze da paleontologo (1990-2006): rivisitazione degli studi o ricerche sui fossili ( Ammoniti) presenti nelle nostre montagne.
La scorsa estate a Cagli, con la collaborazione dell'Assessore Alberto Mazzacchera, ho organizzato la presentazione di un libro sulle Ammoniti Giurassiche dell'Appennino Umbro Marchigiano, svoltasi nell'atrio del Comune (Sala Gran Consiglio). Relazionavano gli Autori Prof. Federico Venturi università di Perugia.
Era presente anche il prof. V. Ambrosini che ha colto subito l'occasione per propormi una relazione sull'argomento.
PPPTT .
Nel libro in questione sono riportati in forma divulgativa i lavori e le scoperte geo-paleontologiche avvenute tra gli anni ‘90 e 2010 dal gruppo di ricerca a cui io ho partecipato con continuità.
Al gruppo partecipavano Paolo Faraoni, Prof. Giovanni Pallini , Prof Patrizio Cecca , Prof, Federico Venturi , Prof. Francoise Baudin e tanti altri giovani laureandi in Geologia dell'Università La Sapienza di Roma .
Noi abbiamo studiato la distribuzione Biostratigrafica delle Ammoniti (Periodo Giurassico e Cretacico) nelle rocce dei nostri monti , la loro distribuzione negli strati , gli habitat in cui vivevano, la loro distribuzione nelle varie aree geografiche di quel tempo e il clima del passato ( Tafonomia , Biostratigrafia , Paleogeografia, Paleoclima).
Abbiamo pubblicato circa 15 lavori a partire dal ‘93 in varie riviste e questo ci ha permesso di farci conoscere a livello scientifico europeo e mondiale e ha portato nelle nostre zone gruppi di studiosi che, oltre a confrontarsi in Workshop, hanno visionato i nostri dati e le sezioni studiate.
Ricordo
Piobbico 93, workshop Toarciano Prof Cresta; Piobbico 95, workshop IGCP Cretacico Prof Cecca; 5°Congresso Internazionale di Granada, in cui io e il Prof Venturi abbiamo presentato un Poster sulla Sez. lecceti;
nel ‘99 Robin Hood Bay, Yorkshire UK, IGCP Sinemuriano basale, mio e del Prof. Venturi; nello stesso anno a Secchiano seconda sessione IGCP Sinemuriano Basale, Sezione Bosso River e Bosso Stirpeti, a cui si collega nel fine settimana anche una escursione della Società Paleontologica Italiana;
nel 2002, 6° Congresso Internazionale di Palermo, organizza una escursione ai congressisti ed il nostro gruppo guida le escursioni nell'Appenino.

PPTT escursioni
Quando è nata questo mio interesse per i fossili e perchè da semplice collezionista sono diventato un paleontologo-ricercatore non strutturato , collaboratore di varie Università Italiane Roma, Perugia e Urbino.
(Parentesi: tutti noi abbiamo raccolto degli esemplari di questi modelli fossili di guscio di cefalopodi vissuti milioni di anni fà, così abbondanti nelle rocce della formazione del Rosso Ammonitico, presente in tante localita' dei mostri monti. Questi reperti ci affascinano, ci parlano di un mondo perduto che è lo stesso di quello tanto celebrato dai più famosi Dinosauri ).
Io mi sono laureato in Scienze Naturali a Perugia nel ’73, Tesi in Cristallogarfia e tesina sulle Ammoniti del Furlo con Prof Venturi. Dopo la tesina ho smesso di collezionare le ammoniti , ne avevo compreso la loro importanza scientifica e il danno che si fa raccogliendole . Ho ripreso questa antica e non sopita passione nel ’90, quando un sabato libero dalle lezioni ho deciso di assistere ad un convegno internazionale che si teneva a Pergola, Liceo scientifico, il terzo FOSSILI ED EVOLUZIONE Organizzato dal Pallini, Cresta, Cecca e Santantonio, prof Univ. La Sapienza di Roma.
Foto Pergola.
Dopo 18 anni , l'occasione per riprendere questo studio mi si è riproposto quel sabato, tra i relatori della mattina c'era un mio alunno Paolo Faraoni ( Ragioneria di Cagli, ‘75). Relazionava sulla scoperta e presenza di ammoniti svolte del Cretacico basale nell'Appennino, mai sentite nominare, presenti abbondantemente in Francia nella Provenza. Sino ad allora tutti i testi di geologia davano per sterile in macrofauna le formazioni Cretaciche italiane.
Parlando con lui mi raccontò che da dieci anni raccoglieva e collezionava le Ammoniti del Bosso del Nerone e negli ultimi tempi, dopo aver conosciuto dei geologi olandesi, aveva rivolto la sua attenzione alle formazioni della Maiolica.
Le stesse ammoniti del cretacico erano già state trovate nei primi del ‘900 dal parroco di Secchiano don M. Mariotti (ho visionato personalmente delle scatole di cartone auto-costruite dal parroco, contenenti i cartellini che ne dichiaravano la provenienza dalla Montagnola di Secchiano ).
Foto Montagnola e faglia Via Stratta.

La raccolta di Paolo Faraoni si era rilevata una fonte inesauribile di dati.
Paolo, in seguito, aveva preso contatto con il Prof. G. Pallini e il Prof. F. Cecca, esperti paleontologi romani, e con loro aveva iniziato una fattiva collaborazione. Il giorno dopo la presentazione del lavoro era prevista una escursione del congresso sul monte Tenetra sopra Acquaviva. Ho chiesto se vi potevo partecipare e qui ho trovato le prime ammoniti cretaciche.
Così è iniziata la mia collaborazione con questo gruppo di ammonitologi: aiutavo nelle campionature e nella raccolta di dati sulle formazioni Giurassiche e Cretaciche Appenniniche, assieme a tanti ragazzi laureandi di geologia dell’Università di Roma.
Poi nel ‘93 si è deciso di pubblicare su delle riviste scientifiche alcuni lavori su questi ritrovamenti. Per la prima volta si dava un inquadramento biostratigrafico alle ammoniti dell’Appennino. Non ci si limitava solo alla loro classificazione tassonomica come nel primo ‘900, ma se ne indicava la posizione negli strati log (Comparsa e estinzione), le associazioni faunistiche che la accompagnavano , le località dove si potevano trovare.
Gli esperti coinvolti nei lavori furono:
il prof. F. Venturi per il Giurassico,
il prof. Fabrizio Cecca per il Cretacico,
il prof Francoise Baudin - Univ Curie di Parigi - per le analisi chimiche delle marne o argille.
A questa attività abbiamo dedicato tutto il nostro tempo libero dal lavoro, per anni ; gli esemplari, raccolti finivano per arricchire la raccolata Faraoni , erano una fonte inesauribile di nuovi dati con nuovi Generi e nuove Specie mai visti prima.

Attualità dei lavori pubblicati 20 anni fa.
Oggi sono passati 20 anni , quel gruppo di ricerca si è concluso con la (Foto Pallini) morte del Prof. Pallini nel settembre 2003, ma quei lavori continuano a produrre nuove ricerche nel mondo, altri hanno approfondito le nostre scoperte. Gli eventi anossici oceanici del Toarciano (194 mil anni) o il Livello Faraoni (134 mil anni) ci parlano di antiche crisi climatiche (Riscaldamento o Raffreddamento degli antichi oceani con estinzione delle tante forme di vita ) ci riportano nel mondo attuale.
In questi ultimi 30 anni le conoscenze e gli studi nell’Appennino si sono sviluppati anche grazie al nostro lavoro. Conoscenze che hanno permesso di ricostruire l’antico oceano tropicale che lo costituiva: la TETIDE. Qui di seguito un elenco delle scoperte che fanno di questo territorio una delle Regioni a maggiore interesse geo-paleontologico mondiale.

1. Il Livello San Nicolò o Bonarelli, Sinemuriano basale (200 mil anni)
2. L’evento a Catriceras e il Carxiano /Domeriano delle vallate Bosso e Burano (197 mil anni)
3. Le argille alla base del Toarciano ( Emersione dopo evento a Petranoceras e Secchianoceras ) Sez. Lecceti e Sez Maranghi Bosso e Burano (194 mil anni)
4. La Lacuna negli alti strutturali di 27 mil anni di emersione di monte Nerone, Cava Bugarone
5. ( Batoniano –Calloviano –Oxfordiano – Kimmeringiano ) 172/150 mil anni
6. Le biostratigrafie ad ammoniti cretracice della Maiolica Berresiano –Valanginiano –Hauteriviano –Barremiano dei nostri monti (150-120 mil anni)
7. Il Livello Faraoni, Crisi Climatica Mondiale, con deposizione di argille ricche in carbonio da il limite tra Hauteriviano e Barremiano (134 mil anni)
8. Il Livello Selli marne a fucoidi base Aptiano (120 mil anni)
9. Livello Bonarelli, scaglia bianca/Rossa, Cenomaniano-Turoniano (90 mil anni)
10. Livello K-T ad Iridio Alvarez, Limite Cretacico/ Terziario, Estinzione dei Dinosauri e Ammoniti (65 mil anni)

Presentazioni:
Liv. faraoni
Ugo - La vera storia di un Sauro - Marini
Le Argille anossiche alla base del Toarciano, Sez Lecceti
Le ammoniti del Bonarelli, San Nicolo'/Cava Morena

Conclusioni
Oggi si parla su tutti i media , con gran enfasi, di clima che cambia, di effetto serra, di trasgressione marina (cioè scioglimento dei ghiacci polari e conseguente scomparsa di km di coste basse ), causati dalla cupidigia dell’uomo moderno e super civilizzato.
Tutti questi eventi così preoccupanti ci sono già stati nella storia della nostra Terra , tante volte con una ciclicità disarmante .
Agli effetti catastrofici sugli esseri viventi, la forza dell’evoluzione ha sempre saputo rispondere. Noi , qui’ in Appennino per primi, ne abbiamo documentato diversi di questi eventi catastrofici: alla morte di un intero habitat, dopo un periodo di tempo più o meno lungo, di 15000/ 30000 anni, segue sempre un ripopolamento con forme rinnovate di vita che sostituiscono le precedenti .
Così è stato per noi uomini ( Homo Sapiens sapiens) presenti da non più di 25000 anni quando abbiamo soppiantato la specie precedente di Homo Neandertalens

21 febbraio 2011 Dario TOCCACELI

Suona suona mia chitarra.

Dal legno al suono, piccola lezione di liuteria artistica. Come si costruisce una chitarra
…..Colui che non può contare su alcuna musica dentro di sé, e non si lascia intenerire dall’armonia concorde di suoni dolcemente modulati, è pronto al tradimento, agli inganni e alla rapina: i moti dell’animo suo sono oscuri come la notte, e i sui affetti tenebrosi come l’Erebo.
Nessuno fidi mai in un uomo simile.
William Shakespeare, Il mercante di Venezia, Atto V, Scena I (Lorenzo)

..

..
…..Né fa meraviglia che l’udito prenda diletto da suoni diversi, dal momento che la vista si compiace della varietà di colori, che l’olfatto gode della varietà degli odori, che la lingua prende piacere dal variare dei sapori.
In tal modo infatti,attraverso la finestra del corpo, la dolcezza delle sensazioni piacevoli mirabilmente penetra fin nell’intimo del cuore.
Guido d’Arezzo, Micrologus

Che cosa è una chitarra? In parole povere un mobile fatto per amplificare dei suoni.
La differisce da un mobile talquale, l’approccio tra il legno e l’artigiano destinato a costruirla.
Detto approccio fa riferimento al legno non tanto per la parte costruttiva quanto per le affinità ( vedi cellule-specchio o anche empatia ) che intervengono e delineano la parte informativa, o meglio lo scambio di informazioni, che avviene tra l’artigiano e il suo interlocutore privilegiato, ovvero il legno.


Dario Toccaceli

17 febbraio 2011 Roberto FIORANI

Processo "Galileo"

1- L 'IMPUTATO: GALILEO GALILEI ( PISA, 1564-ARCETRI, FIRENZE, 1642 )Fisico, astronomo e filosofo. Studi di medicina a Pisa, iniziati nel 1581 e non portati a termine.
Interessi per fisica e matematica. Carattere da polemista: aveva il disprezzo facile e la polemica rovente. A chiunque lo contraddicesse appioppava con disinvoltura la qualifica di "somaro", cretino" e, non di rado, "eunuco"!
I primi successi: scoperta isocronismo delle oscillazioni del pendolo (1583); costruzione bilancia idrostatica per il peso dei solidi (1586); teoremi sul baricentro (1586-87). Dal 1589 al 1592 cattedra di matematica a Pisa e studi di meccanica e astronomia ( "De Motu" ). Dal 1592 al 161 O cattedra di matematica a Padova (Repubblica di Venezia). In una piccola officina domestica mise a punto alcuni strumenti: compasso, termometro, calamite, cannocchiale. Scoprì i quattro satelliti di Giove (pianeti medicei), le montagne e i crateri della luna, le macchie solari. "Sidereus nuncius", pubblicato a Venezia nel 161O e dedicato al Granduca di Toscana, Cosimo II.
Nello stesso anno il Granduca 10 nominò "matematico primario dello Studio di Pisa", senza obbligo di lezioni o residenza. Si stabilì a Firenze e si dedicò alla ricerca. In quel periodo scoppia la polemica con il gesuita C. Scheiner sulle macchie solari e inizia la controversia con la Chiesa, che durerà fino alla morte.
Editto dell'Inquisizione de11616: condanna della teoria copernicana e riaffermazione del sistema tolemaico. Nel 1623 Galileo pubblica "11 Saggiatore", sull'importanza del metodo sperimentale e lo dedica al Papa Urbano VIII. Nel 1624 costruisce il microscopio. Nel 1632 pubblica il celebre "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo", nel quale dimostra la fondatezza del sistema copernicano contro quello tolemaico. ( Nel testo Salviati e Sagredo sostengono il copernicano, mentre Simplicio difende il tolemaico ).
Nel 1633 condanna romana, costrizione all'abiura e carcere a vita. Isolamento a Siena presso il vescovo Piccolomini e poi nella villa di Arcetri, vicino a Firenze. Nel 1638 pubblica a Leida l'ultima opera: " Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attenenti alla meccanica e i movimenti locali". Tra i suoi allievi più illustri: Torricelli, Redi, Morgagni, Malpighi, Cassini, Borelli.

2 - IL TRIBUNALE: SANTA ROMANA E UNIVERSALE INQUISIZIONE. ( 1542 )Dicastero ordinario e permanente dello Stato Pontificio e della Curia Romana con compiti assai vasti e generici: difesa e tutela dei dogmi e della morale, lotta contro le eresie. Istituito da Paolo III nel 1542, anno di convocazione del Concilio di Trento (1542-1563). Una delle sentenze più celebri fu la condanna al rogo, ne11600, del frate domenicano e filosofo Giordano Bruno.
Inquisizione Medievale: nei secoli precedenti gestita direttamente dal papa, con I' aiuto di alcuni monaci.
Inquisizione Spagnola: Tribunale del Sant'Uffizio, istituito in Spagna ne11478, su richiesta del re Ferdinando il Cattolico e Isabella I, tristemente famoso per lo zelo terribile del Torquemada. Attivo non solo in Spagna, ma anche negli altri territori di recente conquista.

3 – UN PUBBLICO MINISTERO : ROBERTO BELLARMINO (1542-1621).(Montepulciano, 1542- Roma, 1621). Gesuita, studi a Roma, Padova e Lovanio (Belgio). Teologo, Cardinale (1599), Arcivescovo di Capua (1602), Santo (1930), Dottore della Chiesa (1931).
Teologo della Sacra Penitenzieria, Consultore dell'Inquisizione, Esaminatore per la nomina dei Vescovi.
Partecipò alle dispute con gli Ugonotti (1589) e all'interdetto a Venezia.
Tre i processi più famosi, nei quali sostenne l' accusa:
1) Tommaso Campanella (1568-1639), frate domenicano e filosofo, condannato a 27 anni di carcere nel 1599.
2) Giordano Bruno (1548-1600), condannato al rogo nel 1600.
3) Galileo Galilei, costretto all’ “abiuro" nel 1633 e agli "arresti domiciliari" fino alla morte.Ma Bellarmino era morto a Roma nel 1621.

4- IL GIUDICE SUPREMO: PAPA URBANO VIIIMatIeo Barberini (Firenze, 1568-Roma, 1644), papa da11623 al 1644. Rivendicò alla Chiesa il Ducato di Urbino (1631), contese ai Farnese il Ducato di Castro (1642-1644), condannò il Giansenio, fu il grande protettore del Bernini (1598-1680)

5- CONOSCENZE SCIENTIFICHE AI TEMPI DI GALILEO.
.Teoria Tolemaica o sistema geocentrico
Da Claudio Tolomeo, vissuto ad Alessandria d'Egitto (90-168 d.C.), astronomo, matematico e geografo greco. La Terra, abitata solo in piccola parte, era fissa al centro dell'universo; intorno ad essa ruota va tutta la sfera celeste, con il moto epicicloidale dei pianeti. Tale teoria era "gradita" a tutte le Teologie, cattolica, protestante, ebrea o mussulmana. Per queste Religioni l'uomo, signore della terra, è al centro dell 'Universo; sopra esiste il Paradiso, sotto I 'Inferno, il tutto confezionato su misura per lui.

.Teoria Copernicana o sistema eliocentrico
Nicolò Copernico (1473-1543). Nikolaj Kopemik, astronomo polacco. Studi a Cracovia, Bologna, Padova e Ferrara. Canonico a Franenburg, autore del Comentarlolus (Piccolo Commentarlo), dedicato a papa Leone X( che non se ne preoccupò affatto ).
.Sistema eliocentrico
Il Sole, immobile al centro dell'Universo, sferico come la Terra, con i pianeti attorno in movimento secondo gli epicicli tolemaici. Teoria sgradita alla Teologia Cattolica e Protestante perche non conforme al racconto della Bibbia. Anche per Lutero e CalVino era "follia, empio attentato contro il Verbo di Dio".

.Sistema Ticonico
Ticone, Tycho Brahe (1546-1601), astronomo danese, maestro di Keplero a Praga. I pianeti
ruotano intorno al Sole e questo si muove intorno alla Terra che resta immobile al centro
dell'Universo.

.Leggi di Keplero
Formulate nel 1609 e 1619, sono tre leggi che regolano il moto dei pianeti intorno al sole, tuttora valide.
Johannes Kepler (1571-1630), astronomo tedesco, professore di matematica a Linz, poi al seguito del Generale Wallenstein, per gli oroscopi, nella Guerra dei Trent'anni (1618-1648).
Lettera di Galileo a Keplero nel 1597. Esprime gratitudine per avere scoperto " un così grande alleato nella ricerca della verità, e tanto più in quanto già da molti anni fui dell ' opinione di Copernico, il quale, benche abbia ottenuto fama immortale presso pochi, fu posto in ridicolo e condannato da gente infinita, pochè grandissimo è il numero degli stupidi"!

6- VICENDE PROCESSUALI (1611-1642)
.1611. Inizio a Roma delle "ostilità" con la Chiesa. Polemica con il gesuita C. Scheiner sulla scoperta delle macchie solari. Aperto sostegno di Galileo al sistema copernicano sia in pubblici dibattiti che in conversazioni private. AI gesuita padre Castelli Galileo scrisse:" IO CREDO CHE I PROCESSI NATURALI CHE PERCEPIAMO ATTRAVERSO ATTENTE OSSERVAZIONI O DEDUCIAMO DA DIMOSTRAZIONI COERENTI, NON POSSONO ESSERE CONFUTATI DA BRANI DELLA BIBBIA ".
Ammonimento di Bellarmino:" Contentatevi di parlare ex-suppositione, come io ho sempre creduto che abbia parlato il Copernico". Denuncia di un frate domenicano (Caccini) all'Inquisizione. Consiglio del Granduca di Firenze a Galileo di recarsi a Roma.
.1616,26 febbraio. Convocazione di Galileo da parte dell'Inquisizione tramite il consultore Bellarmino. Intimazione ad abbandonare le teorie copernicane: "Se non acconsente, sia imprigionato!"
Faccia a faccia Bellarmino-Galileo.
.1616, 5 marzo. L 'Inquisizione pubblica lo storico Editto: "L 'OPINIONE CHE IL SOLE STIA IMMOBILE AL CENTRO DELL 'UNIVERSO E' ASSURDA, FALSA
FILOSOFICAMENTE E PROFONDAMENTE ERETICALE PERCHE' CONTRARIA ALLA SACRA SCRITTURA. L 'OPINIONE CHE LA TERRA NON E' IL CENTRO DELL 'UNIVERSO E ANCHE CHE HA UNA ROTAZIONE QUOTIDIANA E' FILOSOFICAMENTE FALSA E, PER LO MENO, UNA CREDENZA ERRONEA!"
Nonostante I 'Editto, ritorno di Galileo libero a Firenze-
.1622. Polemica con un altro gesuita (Grassi) sulla natura delle comete.
.1623. Galileo pubblica il "Saggiatore", con dedica al papa. Colloqui con Urbano VIII. Nessuna revoca dell'Editto dell'Inquisizione, ma lettera del papa al Granduca di Firenze con elogi per "QUESTO GRANDE UOMO, LA CUI FAMA BRILLA NEL CIELO E PROCEDE SULLA TERRA ".
.1632. Galileo pubblica il "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo", con "imprimatur" di Urbano VIII. Nel testo Salviati e Sagredo difendono il sistema copernicano, Simplicio quello tolemaico. Sarcasmo su Simplicio e dura reazione dei gesuiti, vera anima dell'Inquisizione. Bellannino frattanto era morto a Roma da oltre 10 anni, nel 1621.
.1632, agosto. "Dialogo" messo all 'Indice e convocazione di Galileo a Roma.
.1633, 12 aprile, arrivo di Galileo a Roma e stato di arresto, poi sotto sorveglianza all' Ambasciata fiorentina.
.Numerosi interrogatori sotto minaccia di tortura. Mancato intervento di Urbano VIII.
Galileo "colpevole d'eresia". Quasi settantenne, inginocchiato, Galileo legge e sottoscrive l' atto di ritrattazione: " CON CUOR SINCERO E FEDE NON FINTA ABIURO, MALEDICO E DETESTO LI SUDDETTI ERRORI ET HERESIE. ..E GIURO CHE PER L' AVVENIRE NON DIRO' MAI PIU' NE' ASSERIRO', IN VOCE O PER SCRITTO, COSE PER LE QUALI SI POSSA HA VER DI ME SIMIL SOSPITIONE, MA SE CONOSCERO' ALCUN HERETICO O CHE SIA SOSPETTO D'HERESIA, LO DENUNTIARO' A QUESTO SANTO OFFIZIO. ..".
Segue la condanna alla prigione " per un periodo da determinarsi a nostro piacere", con penitenza per tre anni e recita quotidiana dei sette salmi penitenziali.
.Urbano VIII non sottoscrisse la sentenza.
.Dopo pochi giorni di prigione, rientro all' Ambasciata di Firenze, trasferimento a Siena dal Vescovo Piccolomini e rientro a Firenze agli "arresti domiciliari".
.1992. Dopo quasi 350 anni Giovanni Paolo Il ritira solennemente la condanna della Inquisizione, giudicata come "tragica incomprensione".
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Il DR. ROBERTO FIORANI è nato a Fermignano (PU) il 18.10.1951 e risiede ad Acqualagna (PU).
Dirigente medico di I livello, Unità Operativa Chirurgia Cagli, Zona Territoriale 2 Urbino, A.S.U.R. Marche, è laureato in Medicina e Chirurgia dal 14.12.1977, presso l'Università di Bologna, con punti 110 su 110 e lode.
Specializzato in Chirurgia il 22.10.1983, presso l'Università di Modena, è membro della Società Italiana di Chirurgia dal 1984.
Assistente Chirurgo incaricato presso la Chirurgia di Cagli dal 1979 al 1981.
Assistente Chirurgo in Ruolo, per pubblico concorso, presso la Chirurgia di Cagli, dal 1981 al 1987.
Aiuto Chirurgo in Ruolo, per concorso, presso la Chirurgia di Cagli dal 1987 .
Dal 1994 utilizza anche la tecnica della Chirurgia Videolaparoscopica.
Dal 1995 partecipa con continuità all' attività di Chirurgia Urologia, open ed endoscopica, di Cagli.
Dal 1979 svolge regolarmente turni di servizio ( diurni e notturni, feriali e festivi) al Pronto Soccorso di Cagli ( ora P .P .I. ).
Dal 1995 al 2002, Presidente della Furlo Duemila, Società per la riqualificazione territoriale.
Dal 2004 Membro del Collegio Docenti U .N .I.L.I. T ., collegata all'Università di Urbino, Sezione di Cagli.
Buona conoscenza della lingua francese.
E’ Autore di 15 Pubblicazioni, edite a stampa, di argomenti medico-chirurgici.
E' Autore di 6 Libri di Storia e Ambiente locale.

14 febbraio 2011 Beatrice VITI

NEUROESTETICA: MENTE E CERVELLO DI FRONTE AD UN’OPERA D’ARTE.


Le basi neurobiologiche della fruizione e della creazione artistica.
“ ma dal battito del nostro cuore noi siamo sospinti piu’ in giu’ verso il fondo, l’origine. Cio’ che da questo impulso nasce – si chiami come si vuole: sogno, idea, fantasia – e’ da prendere in seria considerazione solo se si unisce agli adeguati mezzi figurativi , in una sintesi integrale . Allora quelle stranezze divengono realta’- realta’ dell’arte che rendono l’esistenza un po’ piu’ ampia di quanto comunemente non appaia: che’ esse non riproducono soltanto , con maggiore o minore vivacita’, cio’ che si e’ visto, ma rendono percepibili occulte visioni.”


PAUL KLEE...




L’Arte e la Scienza sono espressioni della straordinaria fantasia creativa e dell’unicità della mente umana.
Dalla preistoria ai giorni nostri l’uomo ha da sempre sentito il bisogno di utilizzare forme di comunicazione artistica i cui codici simbolici superano il tempo e lo spazio fisico in cui sono stati generati.

Con la pittura, la scultura, la poesia e la musica, si esprimono attraverso opere estetiche i concetti più elevati, le passioni , i piaceri, i tormenti e gli intimi pensieri dell’animo umano.




Ma:


1) Che cosa succede quando facciamo esperienza dell’opera d’arte come fruitori? E come creatori?
2)Che cosa accade in noi come ‘corpi che percepiscono’ quando incontriamo un’opera d’arte?


La Neuroestetica, settore relativamente nuovo derivato dalle neuroscienze e nato nella seconda meta’ degli anni ’90, si pone l’obiettivo di esplorare le basi neuronali della creatività e dell’esperienza artistica oggi possibile grazie ai progressi compiuti negli ultimi anni

Se di fronte ad un’opera d’arte, ciascuno di noi ha un’esperienza estetica del tutto soggettiva poiche’ i sentimenti, i ricordi, il piacere percepito, attengono a componenti relative alla storia personale dell’individuo nei suoi aspetti genetici e culturali ; d’altro canto si possono evidenziare alcuni elementi comuni tra l’individualità soggettiva ed una sorta d’universalità dell’espressione e dell’interpretazione artistica, che permettono di comunicare - attraverso l’arte - impressioni ed emozioni profonde e condivise, che talvolta non saremmo in grado di esprimere a parole.
Già nei secoli passati, scrittori e filosofi hanno cercato di afferrare l’intima essenza di un’esperienza estetica e di definire il concetto di bellezza. Pensiamo a Platone, Immanuel Kant o allo storico dell’arte Johann Joachim Winckelmann, per citarne alcuni.
Queste importanti figure del pensiero occidentale antico tuttavia non hanno mai avuto l’opportunità di vedere direttamente cosa avviene nel nostro cervello, quando siamo di fronte ad un’opera d’arte.
Oggi la scienza mediante l’ausilio di strumentazioni avanzate e nuove intuizioni neurofisiologiche può’ identificare l’origine di alcune percezioni elementari e comuni in ognuno di noi.
Alcuni umanisti quali filosofi o storici dell’arte diffidano della neuroestetica identificandola come un tentativo riduzionistico alla materia che non può spiegare completamente la seduttivita’ dell’esperienza estetica d’altro canto certi scienziati temono che l’ingresso a mondi cosi’ indeterminati possa offuscare la rigorosita’ e quindi i risultati del metodo scientifico.
Tali divergenze interpretative trovano risposta in un atteggiamento dialogico interdisciplinare in cui ciascuno possa portare la specificita’ ed i risultati del proprio sapere senza che questo renda necessarie univoche conclusioni ma con il più importante intento di contribuire ad una visione piu' complessa e stratificata della realtà.
Come la scienza è capace di previsione cognitiva nell'ambito del sapere scientifico razionale, così l'arte esprime una funzione estetica anticipatrice dei cambiamenti che riguardano i campi della creatività, della sensorialità e dell'intuitivo.
In questa visione il confronto tra le due discipline può rappresentare un importante e proficuo impulso alla trasformazione culturale che è in atto nella nostra società.



ESTETICA: PERCEPIRE ATTRAVERSO I SENSI
I nostri atti mentali, verbali e fisici hanno origine nella mente. Ogni volta che avviene un contatto fra gli organi di senso e gli oggetti esterni — come le forme visibili, gli odori, i suoni, i sapori e le sensazioni tattili — all’interno del corpo nasce una sensazione, da cui si originano reazioni che sono causa di nuove azioni.
Le informazioni o stimoli presenti in natura sono molteplici o infiniti; l’uomo non è in grado di riceverli tutti, rischierebbe di rimanerne schiacciato, ma nel corso della sua evoluzione ha selezionato solo quelli utili alla sopravvivenza della specie.
Nel tempo i sensi si sono specializzati a ricevere solo un determinato stimolo o energia (determinate frequenze sonore, onde di un certo tipo, alcune particelle chimiche).
Nella nostra società il vedere spesso corrisponde con il sapere e non ci si da il permesso di conoscere attraverso altri sensi.
La Neuro-estetica, settore relativamente nuovo derivato dalle neuroscienze e nato nella seconda meta’ degli anni ’90, si pone l’obiettivo di esplorare le basi neuronali della creatività e dell’esperienza artistica oggi possibile grazie ai progressi compiuti negli ultimi anni
Un’opera d’arte è “bella” perché aumenta la nostra conoscenza del mondo. E gli artisti non sono molto diversi dagli scienziati perché, attraverso un metodo e un linguaggio diverso da quello scientifico, hanno scoperto qualcosa di nuovo, “vedono” qualcosa che noi non vediamo, e tentano di comunicarcelo.
Secondo Zeki l’arte, e soprattutto la pittura, è uno strumento straordinario per studiare i processi nervosi attraverso i quali il cervello percepisce la realtà.
In passato si pensava che la visione fosse un sistema passivo, cioè che l’occhio fosse semplicemente un canale attraverso cui passavano i segnali dall’esterno, che arrivavano al cervello così com’erano: l’immagine impressa sulla retina, invece il cervello opera una scelta tra tutti i dati disponibili e, confrontando l’informazione selezionata con i ricordi immagazzinati, genera l’immagine visiva con un procedimento molto simile a quello messo in atto da un artista quando dipinge un quadro.
Il pittore francese Matisse, descrivendo i propri obiettivi, diceva: “Dopo aver osservato un paesaggio dipingo con l’immaginazione, lo riproduco in forma semplificata”.
L’immaginazione permette di estrarre le linee essenziali della realtà. Mentre perviene alla conoscenza del mondo, infatti, il nostro cervello è continuamente ostacolato da dettagli irrilevanti e distraenti: deve quindi estrarre le informazioni essenziali e costanti a partire da una massa di dati in continuo cambiamento.
Lo scopo dell’arte è svelare l’essenza delle cose. “L’arte non rappresenta quello che vediamo, se mai rende le cose visibili” diceva l’artista tedesco Paul Klee.
Il Caravaggio, per esempio, non si limitava a rappresentare la realtà: la rendeva “più vera del vero”, perché riusciva a imprimere alla rappresentazione delle cose una forma eterna. E Raffaello Sanzio, quando doveva dipingere una donna bella, non ritraeva una modella in particolare: osservava con attenzione molte, per conservarle nella memoria visiva e combinare i tratti più belli di ognuna nell’opera compiuta.
Esiste un’area (o più aree) della creatività?
E se esiste, è più sviluppata nelle persone creative?

1) Capacità di astrazione, immaginazione, ragionamento per metafore e analogie (una strategia mentale che permette di vedere al di là di ciò che è noto), emisfero destro, maggiore facilità ad inibire la corteccia prefrontale, stato sognante.

2) sinestesia viene dal greco syn = unione ed aisthesis = sensazione.
Letteralmente significa percepire insieme. Procedimento retorico che consiste in associazioni inedite, all'interno di un'unica immagine, fra sostantivi e aggettivi appartenenti a sfere sensoriali diverse.: "dolci parole" (gusto - udito), "fragori del sole" (udito - vista), "colore freddo" (vista - tatto), "profumo dolce" (olfatto – gusto).
Ma anche un fenomeno percettivo reale che si manifesta come una percezione sovrapposta ed incontrollata dei sensi.
La sinestesia è oggetto di studio della psicologia della percezione, può manifestarsi in individui di elevate capacità intellettuali, spesso ereditario o essere indotto artificialmente con l'uso di una droga, la mescalina, derivata da un piccolo cactus messicano, il peyotl.
I neonati sono probabilmente sinestesici poi le aree cerebrali si specializzano.
L’Ottocento farà della sinestesia la chiave di volta dell’universo e la radice della creazione di ogni opera d’arte.
I poeti decadenti fanno della sinestesia il loro manifesto: Baudelaire Gautier, Huysmans e Rimbaud utilizzando anche delle droghe.
Una forma molto nota di sinestesia è quella fra colori e suoni.
Wolfgang Amadeus Mozart e Vassily Kandinsky, per citarne alcuni, “soffrivano”di quest’intima corrispondenza fra colori e suoni, che sicuramente ha contribuito alla loro creatività artistica.
Persa la fiducia nel potere della scienza e convinto della non essenzialità dell’oggettivo, Kandinsky affida alla sensorialità, origine di tutte le arti, la capacità di comprendere le leggi cosmiche e a stabilire il legame con la Natura e le leggi che la governano… è soprattutto nell’animo delle persone più sensibili che la percezione di un organo sensoriale si ripercuote, attraverso l’anima, sugli altri organi:

così l'artista racconta la sua sconvolgente esperienza sinestetica assistendo alla rappresentazione dell’opera wagneriana “Lohengrin” al teatro di corte di Mosca.

Che cosa rende più potente ed efficace un’opera d’arte?
Tra le opere d’arte più potenti ci sono quelle che generano una molteplicità di esperienza…….l’ambiguo…..l’incompiuto

Jan VERMEER- l’ambiguo.
I soggetti trattati da Vermeer non sono né originali né nuovi. Gran parte degli stessi temi si
ritrovano in opere di altri maestri della scuola olandese di quell’epoca.
• Nessuno tuttavia eguaglia la forza psicologica di Vermeer, ed è proprio in questo aspetto,
secondo Zeki, la ragione del suo potere
immediato di attrarre e provocare.
• La domanda che si pone Zeki allora è: da dove viene questa forza psicologica e in che consiste?
Per rispondere a questa domanda Zeki esamina soprattutto il quadro Donna alla spinetta con gentiluomo (conosciuto anche come Lezioni di musica).



.La grandezza del quadro deriva dal modo in cui il virtuosismo tecnico viene usato per creare ambiguità (intesa come abilità di rappresentare
simultaneamente su una stessa tela non una, ma tante verità tutte ugualmente valide).
Qui questo intreccio di verità diverse ruota attorno al rapporto tra l’uomo e la donna.
• Lui è il marito, l’amante, un corteggiatore o solo un amico? È un piacere per lui sentirla suonare o sta pensando che la donna potrebbe fare di meglio? La donna sta pensando ad altro mentre suona?
• Tutte queste situazioni si adattano perfettamente alla rappresentazione del quadro che può così corrispondere a una molteplicità di immaginari diversi.
Nei quadri di Vermeer il cervello dell’osservatore è il luogo privilegiato della nascita di molte situazioni, tutte del pari valide. La vera soluzione rimane “eternamente sconosciuta”, perché la soluzione vera, la risposta corretta non esiste.
• Lezione di musica rispecchia una molteplicità di situazioni: un osservatore magari in base al suo
stato d’animo vi vedrà l’espressione dell’ultimo dubbio sul proprio rapporto d’amore; un altro vi
riconoscerà i segni dell’appagamento; altri suggeriranno ancora letture diverse.
L’artista produce uno shock nell’osservatore sottoponendo a una forte sollecitazione la memoria di eventi passati che egli ha immagazzinato nel proprio cervello

MICHELANGELO – l’incompiuto
Per tutta la vita Michelangelo (1475-1564) è stato dominato dalla travolgente ambizione di
rappresentare non solo la bellezza fisica ma anche quella spirituale, nonché l’amore divino.
• Sorretto da una maestria tecnica ancor oggi insuperata e dotato di una potente
immaginazione e di un’acuta sensibilità estetica, egli si scontra con il problema di rappresentare
i vari aspetti del Bello in una singola opera o in una serie di sculture.
In qualche caso l’impresa si rivela impossibile anche per il “divino” Michelangelo.
• In molti casi, infatti, l’artista sceglie di lasciare molte sue opere non finite, sia sculture che
pitture.
Il motivo per cui Michelangelo lascia inconcluse tante sue opere, lui che ha sempre criticato l’incompiutezza di alcune sculture di Donatello, è da sempre dibattuto. Giorgio Vasari dice: “Il non finito di Michelangelo riflette la sublimità delle sue idee che si pongono sempre oltre la capacità delle sue mani
Zeki invece ritiene che ci sia in Michelangelo un’intenzione precisa, proprio perché, a quanto sembra, non in tutti i casi egli lascia volutamente le sue opere allo stato di abbozzo più o meno avanzato.
• Egli pensa che il non finito rappresenti per Michelangelo una sorta di trucco neurologico per amplificare il potere immaginativo del cervello.

Se l’arte genera un senso di appagamento profondo in moltissime persone, significa che l’artista ha afferrato qualcosa di generale, che riguarda il cervello di tutti.
La base comune che permette di condividere impressioni ed emozioni profonde sono i “neuroni specchio”
Il sistema specchio è attivo sia durante l’osservazione, che durante l’esecuzione, di azioni
• Studiato inizialmente nell’ambito motorio, è ora considerato un “ponte” tra il sè e l’altro, anche nell’ambito emotivo (empatia)
• es1. visione di un volto disgustato riattiva i centri cerebrali del disgusto (Wicker et al 2003)
• es2. visione di una persona toccata sulla gamba riattiva i centri cerebrali della sensazione tattile (Keysers et al 2004)
• es3. visione di parti del corpo in situazioni dolorose riattiva i centri cerebrali del dolore (Decety, 2009)
L’osservazione dell’opera d’arte attiva meccanismi “a specchio” che simulano le azioni, emozioni, le sensazioni corporee (es. dolore, tatto)
Discobolo (copia romana della scultura in Bronzo di Mirone, 455 a.C.)
Senso di movimento, trasmesso dalla riattivazione del sistema specchio

Dei suoi dipinti e delle sue sculture colpisce la sensualità dei corpi: “Michelangelo, che con ogni probabilità era omosessuale, era attratto soprattutto dalla bellezza fisica maschile e il suo cervello doveva aver selezionato e conservato molti più particolari del corpo maschile che di quello femminile”. Ma chi osserva le sue opere, non si limita contemplare la fisicità dei corpi: grazie al meccanismo dei neuroni specchio rivive su di sé lo sforzo muscolare dei protagonisti.
Sempre sono i neuroni specchio a farci provare il dolore espresso dalla Pietà, perché Michelangelo, come ogni vero artista, ha istintivamente compreso la visione comune e l’organizzazione emozionale del cervello
L’osservazione dell’opera d’arte attiva meccanismi “a specchio” che simulano le azioni, emozioni, le sensazioni corporee (es. dolore, tatto)
Come interpretare, allora, l’esperienza estetica associata
all’arte astratta?
• E’ difficile rintracciarvi gli elementi percettivi che, nell’arte figurativa, trasmettono azioni ed emozioni
• Spesso, però, trasmette un senso di coinvolgimento corporeo con i movimenti rappresentati dalle tracce dell’artista
Un’empatia “motoria” per i gesti creativi dell’artista, che caratterizza una parte considerevole dell’arte moderna
Graziella Magherini, psichiatra e psicanalista, mentre dirigeva il reparto psichiatrico dell’Ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova, si imbatteva spesso in turisti che, pur essendo partiti in salute, lamentavano malesseri strani. Si andava da stati confusionali, a inspiegabili attacchi di depressione o di euforia, fino ad attacchi di panico e deliri persecutori in cui il mondo appariva all’improvviso minaccioso. In tutti i casi (qualche centinaia) questi disturbi avevano una breve durata e scomparivano completamente. Ben presto capì che questo malessere insorgeva dopo la visione di opere d’arte e coniò il termine “Sindrome di Stendhal”, ricordando le sensazioni descritte dallo scrittore durante una visita alla Cattedrale di Santa Croce nel Viaggio da Milano a Reggio Calabria, opera del 1817. La mente può essere cioè sopraffatta dall’arte e dalle emozioni che essa provoca.
Alla base di questa reazione, secondo Vittorio Gallese, ci sarebbero sempre i neuroni specchio: sarebbe cioè l’ipereccitazione dei meccanismi di immedesimazione a provocare questo strano malessere. Lo dimostrerebbe anche il fatto che le opere d’arte che più spesso provocano la sindrome di Stendhal appartengono ad artisti (quali Michelangelo e Caravaggio) che sembrano stimolare più di altri questi meccanismi di immedesimazione
Una delle questioni più dibattute, e che ancora non ha avuto una risposta, è se il senso della bellezza è qualcosa di innato o se è soltanto il risultato di ciò che per educazione e per esperienza abbiamo “imparato” essere bello.
Esiste insomma la bellezza oggettiva, fuori dallo spazio e dal tempo? Un tentativo di risposta lo dà sempre il gruppo di Parma (Rizzolatti-Gallese).
“Piacere edonico”: sistema dopaminergico mesencefalico, che origina nel mesencefalo e termina nella corteccia orbitofrontale
• Sistema cerebrale del piacere e della motivazione, che risponde a rinforzi primari (cibo) e secondari (denaro) che danno una gratificazione
• Si riattiva, spingendo a cercare nuove gratificazioni (motivazione)
• Attivato anche durante l’osservazione di pitture figurative giudicate “belle” rispetto a quelle giudicate “brutte” (Nucleo caudato e corteccia del cingolo: Vartanian & Goel, 2003; Kawabata & Zeki).
I ricercatori hanno esaminato con la risonanza magnetica funzionale l’attività cerebrale di un gruppo di volontari senza nozioni specifiche di storia dell’arte mentre osservavano alcune immagini di sculture classiche di epoca rinascimentali
Del Doriforo di Policleto (scultura famosa per la perfetta armonia tra le parti del corpo) erano per esempio state preparate due versioni modificate, una con il tronco più lungo e un’altra con il tronco più corto
3 diverse condizioni sperimentali:
- semplice osservazione (“come in un museo”)
- giudizio estetico (mi piace/non mi piace)
- giudizio di proporzione (e’ proporzionato/non e’ proporzionato)
- 1) bellezza oggettiva (canoniche rispetto a modificate)
- 2) bellezza soggettiva (“giudicate belle” rispetto a “giudicate
brutte”, e viceversa)
Attivazione della parte anteriore dell’insula
• Attivazione anche in aree coinvolte nell’analisi visiva
(precuneo, parietale posteriore), che probabilmente riflettono il senso di proporzione
• Cio’ che determina l’apprezzamento estetico “oggettivo” e’
l’attivita’ congiunta di aree deputate all’analisi visiva e all’emozione
Attivazione dell’amigdala destra, solo nella
condizione di “giudizio estetico”
• Una struttura tipicamente associata ad emozioni negative (es.
paura)
• Ma che in realtá associa a stimoli neutri un valore positivo o
negativo, mediante un processo di apprendimento
• Rispecchia la valutazione esplicita dell’esperienza estetica
soggettiva, forse mediante il recupero di memorie emozionali
il senso della bellezza è il risultato di una mediazione tra due processi:
• uno basato sull’attivazione congiunta di particolari neuroni della corteccia e dell’insula (bellezza oggettiva)
• l’altro basato sull’attivazione dell’amigdala (bellezza soggettiva). Il senso del bello è cioè il risultato di fattori neurologici e culturali.





Beatrice Viti


nata a Frontone nel 1966 vive a Pesaro.
Laurea in Medicina e Chirurgia a Bologna


specializzata in Neurologia ad Ancona.
Ha svolto attività assistenziale e di ricerca


a Milano, Pescara, San Marino, Ancona


attualmente lavora a Rimini


presso il Reparto di Neurologia dell’Ospedale degli Infermi.


10 febbraio 2011 Sergio PRETELLI

L'Unificazione italiana: 150 anni di sviluppo economico.

Lo sviluppo dell'economia italiana nei 150 anni della sua unità. Abbinato al parallelo progresso socio-culturale. Un cammino disomogeneo per le forti differenze regionali, economiche culturali dell'Italia. Tanto da ipotizzare, fin da allora, una Italia unita su base federale.
Quel federalismo diventato prioritario nel dibattito politico odierno, con alte probabilità di successo. Si tratta di capire, in questo contesto, le ragioni che hanno portato l'Italia tra gli otto paesi più sviluppati del mondo. Col concorso di tutte le regioni sia pure con intensità diverse.
Evidentemente occorre un supplemento di riflessione sulla formazione, nel tempo, dell'orgoglio italiano e della sua genialità che si è manifestato prima e dopo l'Unità d'Italia ed al di sopra delle ideologie che hanno percorso la nostra Nazione.

7 febbraio 2011 Bonita CLERI

L'arte confiscata. Il decreto Valerio (1861) e le requisizioni delle congregazioni soppresse.
Dopo lo scossone napoleonico, deleterio per le opere d’arte anche del territorio marchigiano, un ulteriore terremoto succedette con l’Unità Nazionale Italiana che si costituiva negli ultimi mesi del 1860 e che veniva sancita dal neo Parlamento il 17 marzo del 1861 ma senza Roma, che ancora rimaneva nella sfera dei domini pontifici. Nella costituita Circoscrizione (Regione) delle Marche il Commissario Governativo Lorenzo Valerio con Decreto del 2 gennaio 1861 sopprimeva tutte le congregazioni religiose ed il Governo nel 1866 e nel 1867 emanava apposite Leggi che prevedevano la chiusura dei conventi e monasteri con un numero esiguo di frati e le congregazioni di carità in tutta l’Italia. Di conseguenza furono requisiti gli immobili religiosi che vennero così destinati alle esigenze sociali come ospedali, carceri, scuole ( così era avvenuto a fine Settecento nel Granducato di Toscana) e le opere d’arte ivi contenute furono requisite anch’esse e messe a disposizione delle Municipalità ed ospitate nei musei delle varie città, ove già esistevano, aprendo comunque di conseguenza la strada all’istituzione dei musei civici.
Il percorso per arrivare a questo fu in realtà articolato e complesso ed è andato dall’individuazione dei luoghi all’elenco delle opere d’arte: ricordiamo che in Umbria e nelle Marche giunsero nel marzo-aprile 1861 Giovanni Morelli e Giovan Battista Cavalcaselle, pionieri e precursori dei moderni studi storico-artistici, che stilarono un elenco affiancato dal valore economico delle relative opere, lasciando così trasparire i riferimenti culturali dell’epoca. Tali Leggi furono denominate “eversive dell’Asse ecclesiastico” dal momento che venivano a sovvertire un ordine fissato ed immutato da diversi secoli: scossero le coscienze dei patrioti cattolici che si trovarono a mezzo tra la fede professata e il nuovo, laico, stato (Libera Chiesa in Libero Stato).


Bonita Cleri
Laureatasi nell'ateneo urbinate nel 1973, titolare di assegni di ricerca dal 1975; ha di seguito conseguito il Diploma di perfezionamento in Storia dell'Arte.Dal novembre 1981 è inquadrata nel ruolo di ricercatore confermato nella classe L/Art-02 presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere : nell'anno accademico 1994-95 ha ricoperto l'insegnamento di Storia e critica d'arte alla Facoltà di Lettere e Filosofia; nel periodo 1995-2000 ha usufruito dell'aspettativa per impegni amministrativi nella Regione Marche.Dall'anno accademico 2000-2001 ricopre l'insegnamento di Storia dell'arte moderna alla Facoltà di Lingue, nonché supplenza per la stessa materia al Corso di Design e Disciplina della moda e di Storia dell'Arte marchigiana alla Facoltà di Lettere e Filosofia.
Ha partecipato alla redazione di saggi e schede per mostre e convegni realizzando a propria cura la mostra Per Taddeo e Federico Zuccari nelle Marche (1993) alla quale è seguito (1994 con atti del 1997) il convegno Federico Zuccari, le idee, gli scritti ,; in preparazione al Giubileo del Duemila il convegno Homo viator (1996 con atti del 1997), nello studio del rapporto tra le due sponde dell'Adriatico con il convegno Adriatico, un mare di arte, di storia, di cultura (1999 con atti del 2000), il convegno Bartolomeo Corradini (Fra' Carnevale) nella cultura urbinate del XV secolo (2002 con atti del 2004), insieme con Giovanna Perini Guide e viaggiatori tra Marche e Liguria dal Sei all'Ottocento (2004 con atti del 2006) ed in preparazione (ottobre 2007) un convegno su Timoteo Viti .Ha al suo attivo diverse monografie (vedi pubblicazioni) avendo indirizzato gli interessi della ricerca all'indagine sul territorio marchigiano.
Fa parte della redazione della rivista “Notizie da Palazzo Albani”, del comitato scientifico della Società di Studi Storici e presidente del Centro Studi “G. Mazzini”.